Simona D’Alessio, nata e residente a Roma, giornalista professionista, lavora
dal 2014 per la redazione economica dell’agenzia Ansa e collabora stabilmente
con il quotidiano economico-giuridico ItaliaOggi e con il settimanale ItaliaOggi
Sette dal 2008. In precedenza, è stata vice caposervizio dell’agenzia di stampa
Dire, fino al 2008. Scrive principalmente di lavoro e previdenza, con
particolare riferimento all’occupazione libero-professionale e alle
caratteristiche pensionistiche della platea degli autonomi.
Da diversi anni viene ingaggiata da organismi pubblici e privati per effettuare,
in varie città italiane, la conduzione di convegni e tavole rotonde basati sulle
novità legislative in materia di welfare, lavoro, pensioni, giustizia e fisco.
Fra i numerosi eventi moderati, ci sono quelli inseriti nei tradizionali
congressi annuali dei Consigli nazionali, delle Casse di previdenza private e
dei sindacati di molteplici categorie di lavoratori autonomi (notai,
commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, medici, infermieri, ingegneri,
architetti, periti industriali, soltanto per citarne alcune) e nelle assemblee
delle maggiori associazioni datoriali del Paese, fra cui Confcommercio
Professioni, Confcommercio Terziario Donna e Confcooperative Lavoro e Servizi.
Grazie all’approfondimento «Il lato oscuro del lavoro agile», pubblicato su
ItaliaOggi Sette del 5 giugno 2017, ha vinto il primo premio del riconoscimento
dedicato allo scrittore e pensatore italo-americano Pietro Di Donato (consegnato
dall’allora vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni
Legnini, nel comune che patrocina l’evento, Taranta Peligna, in provincia di
Chieti, il 16 dicembre 2017) con la seguente motivazione: «Per aver affrontato,
in maniera originale e a tutto tondo, la questione dei rischi psico-sociali
legati all’uso prolungato degli apparecchi elettronici. Partendo dal rapporto
Anmil (Associazione nazionale invalidi sul lavoro) sui problemi di salute legati
alla digitalizzazione e all'industria dello smart working, è stato dato
opportuno risalto al «disturbo stress» troppo sottovalutato, da cui derivano
diverse patologie invalidanti per il lavoro. Il reportage è arricchito da una
significativa mole di statistiche sul fenomeno, rilevate a livello mondiale».