«L’innovazione, in termini tecnologici, organizzativi, di prodotto e di processo, può diventare il nuovo driver per azzerare il trade-off tra redditività aziendale e crescita sostenibile». È così che Maria Grazia Cafagna, Director – Head of FS Global solutions di CCH® Tagetik, Expert Solution di Wolters Kluwer, ha commentato i risultati del report dal titolo “ESG e finanza di impresa: a che punto siamo?”, realizzato da Business International – Fiera Milano, in collaborazione proprio con CCH Tagetik, Expert Solution di Wolters Kluwer, interpretando il rapporto simbiotico che si sviluppa oggi tra il mondo dell’innovation e quello della sustainability. Due universi apparentemente distanti che non possono, però, esistere l’uno senza l’altro. «Incentivare le imprese a orientarsi verso investimenti che ne accrescano la sostenibilità, ma che siano al contempo redditizi – continua la manager –, ai giorni nostri può voler dire, per esempio, produrre investimenti sul rinnovamento degli impianti e degli edifici, per garantire all’impresa una riduzione dei costi operativi e significativi miglioramenti nell’efficienza energetica, o su intelligenze artificiali, per consentire una maggiore efficienza dei trasporti e della logistica e contemporaneamente una riduzione dell’impatto ambientale dei processi operativi».
LA SOSTENIBILITA’ E IL VALORE DEL DATO
Per arrivare a una strategia di questo tipo, che sappia guardare al
futuro e al lungo periodo, però, bisogna partire prima dalla cura e dalla
gestione di un tassello fondamentale su cui poi strutturare tutto il proprio
percorso di
trasformazione sostenibile: il
dato. «Garantire la disponibilità di dati ESG aggiornati, fruibili e
confrontabili che, provenendo da diverse fonti non sempre omogenee, siano anche
razionalizzati e normalizzati, oltre che integrati con informazioni di carattere
finanziario – sottolinea Cafagna –, oggi, consente ai CFO di avere a
disposizione, nei tempi compatibili con le chiusure aziendali, le informazioni
necessarie per una corretta governance della sostenibilità e per calare appieno
la strategia ESG nella più ampia strategia aziendale di creazione del valore».
Un processo, questo, che evidenzia a sua volta come il legame tra sostenibilità
e finanza, ormai, sia sempre più evidente. Perseguire gli obiettivi tipici della
gestione finanziaria, tenendo in considerazione anche gli aspetti di
sostenibilità ambientale, sociale e di governance aziendale, crea quindi valore
per l’impresa stessa e per tutti i suoi stakeholder. «Come attori chiave di
questo nuovo scenario – continua la manager – i CFO possono portare in tavola
abilità uniche in termini di misurazione e monitoraggio dei risultati
non-finanziari, bilanciandone il valore aggiunto con quello delle misure
finanziarie. La divisione Finance, sotto questo profilo, ha la prospettiva e le
competenze giuste per stabilire e sfruttare un’infrastruttura di dati
efficiente, nonché un reporting integrato tra tutti i reparti, che garantiscano
il tracciamento e la valutazione delle metriche ESG ed anche il loro impatto
sulla performance finanziaria dell’azienda, così da guidare le scelte
strategiche nel rispondere con successo alle sfide della sostenibilità per
sfruttarne i relativi vantaggi».
LA LEVA VINCENTE DEI CFO DEL FUTURO
I
direttori finanziari del futuro dovranno, quindi, essere in grado di
garantire un forte coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali, dalla
Sustainability per la raccolta e il reporting delle informazioni ESG fino al
Risk & Compliance per la gestione degli impatti dei rischi e delle opportunità
ESG e la compliance con le normative e i framework in vigore, ma per raggiungere
questo obiettivo avranno bisogno di un’infrastruttura capillare che sappia
connettere ogni punto di informazione interno ed esterno alla propria
organizzazione. «Per questo – ribadisce Cafagna –, il primo e principale
progetto su cui un CFO dovrebbe puntare oggi è quello della creazione di una “ESG
platform”, in grado di gestire e integrare dati non omogenei e
provenienti da fonti diverse per trasformarli in informazioni utilizzabili nei
processi decisionali dell’azienda».
I TRE PILASTRI DELL’APPROCCIO ESG
Per
arrivare a un ambiente virtuale di questo tipo, però, le imprese necessitano di
fare un percorso che promuova una nuova cultura e un nuovo approccio al
business. «Quando ci si avvicina al mondo ESG – chiosa la manager – ci sono tre
importanti aspetti da tenere in considerazione e che possono fare la differenza
tra un pericoloso fallimento e una strategia sostenibile di successo. In primis,
bisogna munirsi di sistemi per reperire, aggregare e interpretare, con metriche
chiare e tracciabili, i dati relativi alla sostenibilità, incorporandoli in
strutture ERP standardizzate. Ciò consentirebbe al CFO di offrire al management
e agli investitori facile accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per
prendere le decisioni. In secondo luogo, poi, bisogna avere la capacità di
collegare le informazioni finanziare e non finanziarie. Questo, infatti,
permetterebbe di monetizzare i dati sulla sostenibilità, inserendo quest’ultima
nella strategia aziendale di cui monitorare poi l’esecuzione effettiva. In fine,
sarà essenziale attivare una rete di controlli interni in materia di ESG, in
grado di evidenziare chiaramente la materialità dei rischi di sostenibilità».