La crisi non è finita. Secondo il Fondo monetario internazionale servono
più investimenti in infrastrutture pubbliche per favorire la ripresa perché
diverse economie avanzate sono alle prese con bassa crescita e alta
disoccupazione. Così gli ultimi dati sull'occupazione in Italia e in Europa. Per
Visco "le misure eccezionali adottate a più riprese dalla Bce hanno sostenuto la
liquidità dei mercati ed evitato un collasso del sistema del credito, a fronte
di severi malfunzionamenti e distorsioni”
Nuovo report del Fondo monetario internazionale sulla situazione economica
''E' il momento giusto per spingere sulle infrastrutture: maggiori investimenti
infrastrutturali spingono l'attività economica e creano lavoro''. Lo afferma il
Fmi. Un aumento di 1 punto percentuale di Pil della spesa per gli investimenti
aumenta i livelli di produzione dello 0,4% nello stesso anno e dell'1,5% in
quattro anni. La spinta al Pil dagli investimenti compensa inoltre l'aumento del
rapporto debito-Pil: la spesa in infrastrutture può ''pagarsi da sola se
effettuata in modo corretto''.
“Diverse economie avanzate sono alle prese con bassa crescita e alta
disoccupazione. Aumentare gli investimenti in infrastrutture pubbliche è una
delle poche leve economiche che restano a sostegno della crescita'' afferma il
Fmi, sottolineando che ''nei periodi di bassa crescita, un aumento della spesa
per investimenti nelle infrastrutture può aumentare il livello della produzione
dell'1,5% nello stesso anno e del 3% nel medio periodo. Nei periodi di elevata
crescita l'effetto di lungo termine non è statisticamente significativo''.
''Uno shock da investimenti pubblici si traduce in una riduzione significativa
nel medio termine del rapporto debito-Pil (fino a 9 punti percentuali dopo
quattro anni) nei paesi in cui c'è un'elevata efficienza degli investimenti
pubblici. Il rapporto debito-Pil tende ad aumentare nei paesi con bassa
efficienza degli investimenti'' mette in evidenza il Fondo. ''Un aumento di un
punto percentuale di Pil di spesa in investimenti riduce il rapporto debito-Pil
nel breve termine (circa di 1,2 punti percentuali di Pil), ma l'effetto di medio
termine è incerto e statisticamente non significativo''.
Il Fondo monetario evidenzia poi che la ripresa economica mondiale è debole e
l’inflazione è bassa nell’area euro. ''Cinque anni dopo la crisi finanziaria, la
ripresa globale continua ma resta debole. In diverse economie avanzate ci sono
ancora sostanziali'' debolezze economiche ''e l'inflazione resta troppo bassa
nell'area euro''. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nei
capitoli analitici del World Economic Outlook.
Inoltre gli squilibri globali delle partite correnti sono diminuiti di un terzo
rispetto al picco del 2006, facendo scendere i rischi sistemici per l'economia
globale. Ma restano preoccupazioni'', spiega il Fondo Monetario Internazionale
(Fmi), sottolineando che a far temere è la natura degli aggiustamenti, legata al
calo della domanda e ai differenziali di crescita. Il tasso di cambio ha giocato
un ruolo limitato nel calo degli squilibri, comportando alti costi economici e
sociali. […]
Visco: la Bce ha evitato il collasso con la distorsione dei mercati
"Le misure eccezionali adottate a più riprese dal Consiglio direttivo della
Banca centrale europea hanno sostenuto la liquidità dei mercati ed evitato un
collasso del sistema del credito, a fronte di severi malfunzionamenti e
distorsioni che hanno caratterizzato i mercati finanziari e bancari; hanno
disperso i timori di una dissoluzione dell'Unione monetaria". Lo ha detto il
governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento alla
Conferenza interparlamentare sul fiscal compact. "Hanno evitato che la strategia
complessiva di risposta alla crisi, necessariamente sviluppata su tempi lunghi,
potesse essere compromessa, ma non la hanno resa meno necessaria".
Fonte: http://www.grr.rai.it