Il club organizza incontri pensati per condividere e scambiare idee e best practice, accedere a fonti di informazione e aggiornamento professionale, facilitare nuovi contatti e individuare opportunità di business.
L’obiettivo principale dell’executive club è quello di essere una fonte costante di ispirazione e un supporto nell’interpretazione dei fattori chiave di successo dell’impresa del futuro.
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Rapidità, continuità e contemporaneità, visione di lungo periodo, capacità di anticipare gli scenari e di reagire alle criticità. Queste sono solo alcune delle skill che, secondo la nuova ricerca dal titolo “Keep Time and Manage Leadership”, realizzata da Business Internaional, la knowledge unit di Fiera Milano, con il contributo di Federico Ceschel, Ricercatore del Dipartimento di Economia Aziendale, Università Roma Tre, oggi un leader deve avere per poter capire come utilizzare nel modo migliore anche solo una brevissima frazione di secondo utile a prendere la decisione che farà la differenza tra il successo e il fallimento.
Il report, presentato all’Allianz MiCo, il 19 giugno 2025, nel corso dell’apertura della nuova edizione del Business Leaders Summit – la grande manifestazione dedicata ai C-level dell’impresa contemporanea – ha analizzato, inoltre, come, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale spinge l’essere umano a non avere tempo per pensare, ma a dover concentrare tutta la sua attenzione unicamente sull’azione immediata, ogni attività generata proponga inevitabilmente il rischio costante di errori frammentati che, a causa delle loro interdipendenze, possono produrre discontinuità dannose al funzionamento di un’organizzazione se non gestite nel modo migliore. Nonostante la trasformazione digitale in atto, però, a sorpresa stupisce come, secondo i risultati dell’analisi, la maggior parte dei manager italiani (81%) gestisca ancora la propria agenda e le proprie priorità attraverso strumenti analogici, come calendari, agende cartacee e block notes. A sottolineare quanto, in uno scenario complesso come quello che stiamo vivendo, la gestione e la cura del proprio tempo e soprattutto l’impostazione strategica dei punti focali su cui concentrarsi assumano un valore e un ruolo tale da doverne mantenere il saldo controllo manuale e personale.
“D’altronde l’esigenza della gestione del tempo per i leader – ha commentato Ceschel – è un elemento che, come abbiamo potuto verificare anche nella survey, non si pone più solo come una semplice tecnica organizzativa, ma come una sorta di pratica esistenziale per governare il nuovo ritmo di una quotidianità sempre più artificiale e sempre meno umana, nella quale la vera sfida non è trovare più tempo, ma usare quest’ultimo come uno spazio strategico per costruire futuro”
LA SURVEY
L’analisi è stata condotta su un campione di oltre 100 tra HR Director, Chief Financial Officer, Chief Procurement Officer, Chief Risk Officer, Chief Information Officer e Chief Marketing Officer, attivi in alcune delle più importanti aziende nazionali e internazionali operanti sul territorio italiano, che sono stati intervistati tra il mese di febbraio e quello di aprile 2025. Obiettivo del questionario somministrato è stato, quindi, quello di comprendere meglio, e più approfonditamente, come oggi i professionisti alla guida delle imprese sappiano gestire il proprio tempo e quello dei propri collaboratori, facendo fronte alle sfide proposte dai mercati e dai cambiamenti in atto, non solo in termini di trasformazione digitale, ma anche di nuove esigenze culturali, sociali, organizzative e valoriali che influenzano in maniera sempre più significativa il mondo del business. Un tema di grande attualità che, tra l’altro, ha fatto anche da filo conduttore alle conversazioni dei sei eventi verticali che hanno composto il palinsesto del Business Leaders Summit e che hanno permesso ai C-level intervenuti di confrontarsi e capire l’importanza di una risorsa così preziosa in scenari di grande complessità e incertezza, come quelli che stiamo vivendo. Basti pensare infatti che, secondo una recente ricerca di Forbes, se fino a qualche anno fa in cima ai desiderata dei recruiter erano presenti skill tecniche e tecnologiche, legate principalmente alla gestione dei dati e all’adozione di nuove applicazioni di AI, oggi la tendenza è decisamente cambiata e le soft skill, come la comunicazione efficace, l’intelligenza emotiva, l’ascolto continuo e, per l’appunto, la gestione del tempo, hanno raggiunto la vetta delle priorità delle organizzazioni alla continua ricerca di nuovi leader che le sappiano traghettare nel futuro. Una richiesta di talenti che, però, secondo una recente indagine di LinkedIn, sembra essere tutt’altro che semplice. L’analisi, inoltre, sottolinea come, a livello globale, più di 8 professionisti su 10 (82%) non siano in grado di gestire il tempo in maniera efficace sul posto di lavoro e più del 40% nel 2024 si sia iscritto o abbia partecipato a un corso di time management.
Se a livello internazionale la fotografia è questa, però, in Italia il polso della situazione è leggermente differente con il 60% degli intervistati che dichiara di essere soddisfatto della propria gestione del tempo. In questo scenario, inoltre, la maggior parte dei rispondenti conferma di riuscire a gestire le scadenze proposte dal proprio lavoro attraverso l’identificazione di chiari obiettivi (21%), la creazione di obiettivi multilivello di breve e lungo periodo (21%) o la scomposizione dei compiti in attività più ridotte (13%), ma in pochi (solo il 9%) indicano di monitorare con costanza l’avanzamento dei propri risultati nella gestione di obiettivi e scadenze. Questo sottolinea come spesso la pianificazione non trovi il riscontro necessario alla sua funzionalità, rendendo molto diffuse, per esempio, skill di adattamento e flessibilità agli imprevisti e alle emergenze, che vengono indicate dai professionisti nel 35% dei casi come capacità di ricalibrazione delle proprie priorità, sottolineando una grande propensione all’improvvisazione momentanea, che sembra emergere più come reattività anziché come capacità deliberata di riformulare strategie in maniera proattiva. E in questo scenario, il rischio maggiore è quello di incappare in errori tecnici che rendono impossibile la gestione delle priorità stesse. Tra gli sbagli più comuni, sotto questo punto di vista, figurano l’interruzione per attività non pianificate (44%) e l’incapacità di dire di no a richieste esterne (42%). Questi comportamenti segnalano una vulnerabilità organizzativa legata alla permeabilità dei confini lavorativi e all’assenza di norme condivise sulla protezione del tempo che, in questo modo, non viene identificato come risorsa scarsa e preziosa di cui prendersi cura. Una sottovalutazione resa ancora più forte da due aspetti che, in quest’era post-Covid, rendono ancora più complesso il panorama e che sono molto più frequenti di quanto ci si aspetterebbe, ovvero: l’emergere continuo di urgenze non pianificate (37%) e la bassa qualità delle riunioni organizzate (30%). Oltre a questo, poi, risulta chiaro anche che se, da un lato, l’utilizzo di calendar digitali, ormai, nel nostro Paese è abbastanza diffuso (73%), l’utilizzo di piattaforme per la collaboration, invece, non è ancora così considerato. Solo il 7% dei rispondenti, infatti, lo identifica come strumento funzionale alla gestione del proprio tempo e di quello dei propri collaboratori, rafforzando quindi l’impressione rilevata in precedenza e relativa a una scarsa considerazione del tempo di tutti, come risorsa fondamentale per gestire flussi e processi di lavoro. Come detto all’inizio, però, il gap tecnologico non si fa sentire solo negli strumenti di collaboration, ma proprio anche nell’uso di strumenti necessari alla gestione delle proprie priorità. In questo senso, infatti, solo il 19% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare strumenti digitali per il time management, mentre la maggior parte del campione (35%) conferma che lo strumento migliore per gestire le proprie attività e la definizione della loro importanza è la creazione di una to-do-list scritta a mano e il 28% afferma che nulla può sostituirsi all’agenda cartacea. A dimostrazione di quanto sia importante oggi per i manager avere proprio un controllo fisico del tempo e delle loro priorità. Un’esigenza che tra l’altro spesso si traduce anche in una forma di incapacità nella delega che porta quasi 1 manager su 5 (18%) a gestire in prima persona le urgenze e le questioni più critiche. Una tendenza, questa, che comprometterebbe, poi, il raggiungimento dei quattro principali benefici prodotti da una buona strategia di gestione del tempo e individuati dai manager coinvolti nella survey in fattori come: una maggiore capacità di pianificazione strategica (21%), una riduzione dello stress decisionale (17%), una migliore prioritizzazione delle attività (23%) e un incremento del tempo dedicato alla riflessione (22%). Asset fondamentali per poter ottenere il massimo dalla propria quotidianità professionale che richiedono, però, anche delle competenze specifiche da acquisire necessariamente, come per esempio l’automazione dei processi, che il 19% degli intervistati vede come una hard skill su cui bisogna lavorare per il futuro, o l’attivazione di un decision making più rapido, che il 19% dei rispondenti vede come una soft skill di grande valore, a cui si unisce anche l’abilità di comunicare in modo efficace (13%), o la gestione del cambiamento (22%) e delle emergenze (18%), che sono skill tipiche degli ambienti ad alta complessità.
I QUATTRO TIPI DI MANAGER ALLA PROVA DEL TEMPO
Dati, quelli emersi nella ricerca, che hanno portato infine a identificare anche quattro tipologie di manager moderni, elaborate in base alla capacità di gestire il tempo e le priorità, proprie e dei propri team. Attraverso una cluster analysis è stato possibile, così, evidenziare una suddivisione dei principali idealtipi di leader che oggi guidano le imprese e che definiscono l’approccio al concetto di tempo da parte di ogni professionista.
Il primo profilo è quello dell’”Orchestratore Strategico”. Figura manageriale di riferimento nei contesti complessi, questo tipo di manager è colui che riesce a trasformare il tempo in uno strumento di leadership. Rappresenta il vertice dell’intenzionalità e della strutturazione: guida il proprio team con una visione chiara, una pianificazione accurata e una capacità di delega ben consolidata. È il tipo di manager che non solo governa il tempo, ma lo progetta, attribuendogli valore strategico nel disegno organizzativo.
Il secondo profilo, poi, è quello dell’”Equilibrista Riflessivo”. Un manager che unisce sensibilità e capacità gestionale. Si muove con consapevolezza tra struttura e flessibilità, tra visione e operatività. È riflessivo, osserva sé stesso, apprende dall’esperienza e valorizza la coerenza tra azioni e valori. Non punta tanto all’efficienza quanto alla sostenibilità del proprio ruolo nel tempo. La sua forza sta nella capacità di adattarsi con consapevolezza, ma questo equilibrio è fragile e necessita di riconoscimento e supporto.
Il terzo profilo, invece, è quello dell’”Esecutore Organizzato”. Figura concreta, operativa, centrata sull’efficienza, questo tipo di manager incarna l’idealtipo del manager che tiene le redini del tempo grazie alla pianificazione meticolosa e all’utilizzo sistematico di strumenti. Il suo approccio è pragmatico: struttura, controlla, misura. Rappresenta la certezza della continuità organizzativa ma può rischiare di irrigidirsi, perdendo contatto con l’evoluzione e con il senso più profondo delle azioni che svolge.
Il quarto e ultimo profilo, infine, è quello del “Navigatore Reattivo”. Il manager esposto al caos, all’urgenza continua, alle interruzioni. Il suo tempo è costantemente frammentato, la sua attenzione sotto attacco. Si difende come può: improvvisa, reagisce, incassa. Spesso opera in PMI o in ruoli operativi dove mancano strumenti, delega, supporti organizzativi. È resiliente, capace di affrontare pressione e incertezza. Ma il rischio di burnout è alto, così come quello di perdita di direzione. Il navigatore reattivo ha bisogno di formazione, strumenti e riconoscimento per trasformare la sopravvivenza in capacità di guida.
Caratteristica del tempo è indubbiamente la sua capacità trasformativa. E tale tratto distintivo si rinviene non solo nei processi fisici, ma è riscontrabile certamente anche sul terreno di quotidiana applicazione della managerialità: il lavoro.
Un concetto che cercheremo di esplorare insieme in questo editoriale, scritto in vista della prossima edizione del Business Leaders Summit, la grande manifestazione organizzata da Business International, la knowledge unit di Fiera Milano, prevista il prossimo 19 e 20 giugno 2025 presso l'Allianz MiCo di Milano e dedicata ai migliori C-level dell'impresa contemporanea. Un momento di incontro e confronto tra HR Director, CFO, CPO, CMO, CRO e CIO, che cercherà di comprendere strategie e best practice per rimanere al passo con i tempi e dare valore al singolo istante, al fine di interpretare un decision making sempre più rapido, efficace ed efficiente.
UN INCONTRO DI INTELLIGENZE UMANE E ARTIFICIALI
Il tempo, questo nostro tempo scandito dagli avanzamenti tecnologici, ridisegna infatti modelli organizzativi e processi produttivi. E lo fa, in una sinergia costante tra elemento umano e tecnologico. Perché nel mondo del lavoro stanno progressivamente entrando nuove generazioni, quindi nuove intelligenze umane, e al contempo sistemi sempre più sviluppati di intelligenza artificiale. Tali intelligenze sono quindi chiamate oggi a cooperare per ridisegnare il lavoro, i suoi ritmi, i suoi spazi e la sua essenza costituiva, anche in termini di sicurezza e implementazione concreta.
IL RUOLO DEI MANAGER
Nel nuovo paradigma in evoluzione, i manager, che con orgoglio la nostra Federazione rappresenta, hanno il dovere di guidare questo tempo del cambiamento, in un dialogo intergenerazionale proficuo e mirato a valorizzare i talenti e le competenze, anche in una visione strategica che sappia premiare il merito. E i C-level in particolare, a cui il Business Leaders Summit è dedicato, sono proprio quei ‘decisori del quotidiano’ capaci di far compiere un salto di qualità effettivo alle proprie organizzazioni, a patto di saper anticipare i nuovi trend industriali, su mercati che corrono a ritmi incessanti. Dettare i tempi, per i manager, vuol dire quindi essere in grado di contribuire, da protagonisti, alla costruzione del futuro. Quell’avvenire a cui guardare con fiducia e che le nuove generazioni esigono più sostenibile e inclusivo.
“Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando”: mai banali le parole di Albert Einstein che ha sempre visto nel tempo una grandissima risorsa. Le dichiarazioni del noto fisico risultano più che mai attuali in un’epoca in cui grandi e piccini vivono a stretto contatto con la velocità. All’interno di questo scenario in cui tutti sono sempre costantemente di corsa, soprattutto durante le ore di lavoro, risulta più che mai fondamentale sviluppare una dote in particolare: si tratta del time management, ovvero la capacità di gestire nel migliore dei modi il tempo a propria disposizione, svolgendo così le mansioni richieste nella quotidianità e ponendosi delle priorità essenziali per raggiungere il successo.
Un tema, questo, che abbiamo voluto approfondire anche in vista della prossima edizione del Business Leaders Summit, la grande manifestazione organizzata da Business International, la knowledge unit di Fiera Milano, e prevista il 19 e 20 giugno 2025 all'Allianz MiCo di Milano, con l'obiettivo di riunire in un unico luogo i migliori C-level dell'impresa contemporanea. In occasione del nuovo appuntamento della kermesse, infatti, il filo conduttore dei sei summit verticali che caratterizzeranno la manifestazione con focus specifici dedicati al mondo HR, Procurement, Finance, Risk, Cybersecurity, Information Technology e Marketing, sarà proprio il concetto di tempo sotto i suoi diversi aspetti e nelle sue differenti declinazioni.
Secondo una serie di ricerche condotte sulle principali testate internazionali del settore da Espresso Communication per conto del Consorzio Vero Volley, il cosiddetto time management risulta una competenza quasi del tutto assente negli workplace di tutto il mondo. Infatti, stando a quanto indicato da Linkedin, più di 8 professionisti su 10 (82%) non sono in grado di gestire il tempo in maniera efficace sul posto di lavoro e, inevitabilmente, non riescono a rispettare le deadline imposte dai superiori e a portare loro risultati rilevanti. A seguito di quanto appena illustrato, non sorprende il fatto che, secondo un ulteriore approfondimento strutturato sempre da Linkedin, più del 40% dei professionisti globali si sia iscritto o abbia già partecipato nel corso dell’anno corrente a corsi utili per imparare tutti i segreti del mestiere e diventare così degli ottimi “Time Manager”. Migliorare o addirittura perfezionare la skill della gestione del tempo risulta molto importante perché, stando a quanto specificato da Forbes US, è una delle soft skill più richieste da HR Recruiter e leader d’impresa nel corso del 2024 e sarà una delle più ricercate in vista dei prossimi mesi e anni.
Arrivati a questo punto, sorge una domanda quasi del tutto spontanea: esistono dei “superpoteri” da sviluppare per arricchire il proprio bagaglio di competenze con la skill più ricercata sul mercato del lavoro? La risposta è sì e sono innumerevoli: le prime conferme in merito giungono da Economic Times, il quale, grazie ad un approfondimento esaustivo basato su una serie di studi elaborati dalla Indian School of Business, mette in risalto il cosiddetto “priority power”. Nello specifico, è l’abilità di stabilire delle priorità fin dalle prime ore della propria giornata lavorativa, completando così innanzitutto i compiti più lunghi e dispendiosi e, in seguito, tutto il resto. Ulteriori precisazioni sul tema arrivano dall’Italia e, nel dettaglio, da un’esperta del settore. Si tratta di Alessandra Marzari, presidente del Consorzio Vero Volley, struttura di riferimento nel mondo della pallavolo nazionale e internazionale, che recentemente ha espresso la sua opinione sul valore del tempo in relazione anche alla costruzione di una società sportiva e allo sviluppo dei suoi progetti presso l'Università degli Studi di Milano: “La nostra disciplina, la pallavolo, che è un gioco a punteggio, non ha quella caratteristica della fretta che è tipica di altri ambiti. Anche la costruzione e la storia del Consorzio Vero Volley sono state caratterizzate da questo, aspettando il tempo che era necessario per crescere, anche per studiare e capire con pazienza quello che stava succedendo e si stava sviluppando. Mantenendo, però, sempre fermi alcuni nostri pensieri, come quelli legati all'attività giovanile e alla sua importanza nello sviluppo delle life skills delle persone. Oggi, il Consorzio, con i suoi circa vent'anni di storia è raccontato dal claim «Driven by Values», quello che di più parla di noi. Aver lasciato lavorare anche il tempo è una modalità di cui sono veramente soddisfatta nella crescita del Consorzio, che continua a guardare, immaginare il futuro e ad accompagnare tante generazioni nello sviluppo del loro percorso”.
Fanno seguito alle parole di Alessandra Marzari indicazioni aggiuntive sui superpoteri da sviluppare per acquisire un ottimo time management. A questo proposito, ecco l’International Journal of Multidisciplinary Research in Arts Science and Technology che definisce il concetto di “bundary bliss”, vale a dire la corretta distinzione tra attività lavorative e mansioni di carattere personale. In questo modo, fin dal principio, sarà possibile dividere la giornata in due fasi distinte e concentrare l’attenzione su ciò che è più importante a seconda del momento, del luogo e della situazione in cui ogni singolo lavoratore si trova. Si prosegue con Linkedin che descrive la “distraction defense”: entrando più nel dettaglio, il lavoratore in questione, per organizzare il tempo a sua disposizione, deve eliminare ogni tipologia di distrazione ed entrare in una specie di bolla in cui isolarsi e pensare solo ed esclusivamente ai progetti da portare a termine. E ancora, secondo Mckinsey un Time Manager di livello è capace di prefissarsi degli “smart goal”, cioè obiettivi pertinenti e specifici correlati ad un lasso di tempo necessario per svolgere nel migliore dei modi il lavoro richiesto. Per ultimo, ma non meno importante, ogni crescita, in questo caso in termini di time managing, passa sempre dalla determinazione e dalla voglia di cambiare del singolo professionista. Per questo motivo, il portale britannico Management Today parla, nel dettaglio, di “change for growth”.
Ecco, quindi, di seguito i 7 superpoteri da sviluppare per diventare dei veri e propri maestri di time managing sul posto di lavoro: