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Top Management

Il club organizza incontri pensati per condividere e scambiare idee e best practice, accedere a fonti di informazione e aggiornamento professionale, facilitare nuovi contatti e individuare opportunità di business. L’obiettivo principale dell’executive club è quello di essere una fonte costante di ispirazione e un supporto nell’interpretazione dei fattori chiave di successo dell’impresa del futuro.

WebSite: club.businessinternational.it


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Business Leaders Summit 2023 Roma, dal 27 novembre 2023 al 28 novembre 2023 Spazio Field, Via Merulana, 248 www.businessleaders.it -66 giorni all'evento save the date
CEO Italian Summit & Awards 2023 Milano, 30 novembre 2023 Hotel Principe di Savoia, Piazza della Repubblica, 17 -69 giorni all'evento save the date
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Gestire e misurare la performance di un team Live Streaming, 11 ottobre 2023 -19 giorni all'evento iscriviti
The Art of Negotiation Milano, dal 19 ottobre 2023 al 27 ottobre 2023 -27 giorni all'evento iscriviti
Cyber Security nella piccola e media impresa Live Streaming, 17 novembre 2023 -56 giorni all'evento save the date
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News & Media

UNA NUOVA GESTIONE DELLA CRISI D'IMPRESA PER UN MIGLIORE SVILUPPO DEL BUSINESS

La nuova normativa sulla Crisi d'impresa e insolvenza compie il suo primo giro di boa. A un anno di distanza dalla sua entrata in vigore, però, qual è l'approccio delle aziende italiane relativamente a questa branca del #business che oggi assume un ruolo sempre più importante, anche a fronte dei cambiamenti e delle trasformazioni che il mondo sta subendo tanto sotto un punto di vista economico e geopolitico, quanto sotto un profilo ambientale e climatico?

 

Ne parliamo in questa nuova puntata di #OneQuestion insieme a Silvia Carrara, Partner di Mazars Italia.

 

 

... continua
ITALIA TRA LE PRIME IN EUROPA PER NUMERO DI AZIENDE IN STRESS FINANZIARIO

Le tensioni finanziarie aziendali in Europa sono cresciute del 20% rispetto al periodo pre-pandemico e quasi il 22% delle compagnie italiane del settore media e intrattenimento è in difficoltà. Questo è ciò che emerge dal nuovo report semestrale della società globale di servizi professionali Alvarez & Marsal (A&M), Distress Alert (ADA), che valuta la performance finanziaria e la solidità di bilancio di oltre 7.000 società europee.

 

Un'analisi che abbiamo voluto approfondire meglio anche in vista della prossima edizione autunnale del Business Leaders Summit - che si terrà il 27 e 28 novembre 2023 a Roma, presso lo Spazio Field nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio -, al fine di comprendere meglio quali siano oggi concretamente le sfide e le priorità che le imprese del Vecchio Continente si troveranno ad affrontare nei prossimi mesi.

 

Stress aziendale in Europa: 700 aziende a rischio ristrutturazione

Secondo la ricerca, infatti, l'alert rileva che le difficoltà aziendali in Europa sono aumentate del 20% rispetto al periodo pre-pandemico, con quasi 700 società (688, secondo l'analisi ADA), l’8,4%, che si trovano in una situazione di stress, tale da richiedere probabilmente un'azione di ristrutturazione. Attualmente in Europa sono 2.000 le società con bilanci che presentano debolezze, il 27,7% di tutte le società valutate. Questo dato riflette le ingenti quantità di debito che le aziende hanno contratto durante un prolungato periodo di tassi d'interesse ultra-bassi e di prestiti garantiti post-pandemia, e che si ritrovano oggi con una limitata capacità di ripagare questi livelli di debito più elevati a causa dell'aumento del costo del debito. Sebbene la percentuale di aziende con performance deboli si sia leggermente ridotta nell'ultima analisi, passando dal 13,3% al 12,8%, questo dato nasconde le sfide all'orizzonte. La capacità delle aziende di trasferire i costi più elevati sui clienti finali sta diminuendo e si prevede che i margini si restringeranno nel corso dell'anno, con un corrispondente impatto sulla redditività.

 

A&M: previsto aumento delle ristrutturazioni operative e finanziarie nel 2023/2024 

Jacopo Barontini, responsabile dei servizi di Financial Restructuring in Italia per Alvarez & Marsal, ha dichiarato: "In questa fase del ciclo economico, la riserva di liquidità derivante dall’erogazione massiva di finanziamenti garantiti post-pandemia è stata in larga parte assorbita dagli incrementi delle materie prime, del caro energia e dall’inflazione, e il tema della carenza di cassa disponibile per le imprese sta cominciando a farsi sentire. Un numero crescente di imprese sta iniziando ad adottare contromisure finalizzate alla riduzione dell'onere del debito, soprattutto come traslazione delle scadenze delle quote capitale, al fine di scongiurare il default. Prevediamo quindi un cospicuo aumento delle ristrutturazioni operative e finanziarie a partire dall’autunno 2023, rese necessarie anche dalle attuali sfide macroeconomiche e da trend a lungo termine come la digitalizzazione, che determinano una necessità di ripensamento dei modelli di business che hanno funzionato fino ad ora".

 

Italia: Media e Intrattenimento, Information Technology e Healthcare i settori più vulnerabili

L’Italia, insieme alla Germania e ai Paesi Nordici, è uno dei 3 Paesi europei che ha visto aumentare nel 2022 il numero di aziende in difficoltà rispetto al 2021, passando dal 5,7% al 6,9%. Tra i settori in maggiore difficoltà in termini di performance spicca il comparto Media & Entertainment con il 21,9% di imprese in stress. Seguono il comparto dell’Information Technology, 16% di aziende sotto stress, e quello dell’Healthcare con il 13,5%, fatta eccezione per il farmaceutico.

 

Le imprese Media & Entertainment hanno risentito delle scarse performance di alcuni grandi operatori del settore, tra cui i fornitori di servizi di comunicazione e le grandi società sportive. Le società di calcio, ad esempio, hanno storicamente sempre avuto livelli di indebitamento elevati, mentre i fornitori di servizi di comunicazione, a causa degli scarsi investimenti effettuati nell'ultimo decennio, si sono trovati in una posizione di forte debolezza rispetto agli operatori emergenti specializzati in nuove tecnologie e piattaforme.

 

Lo scorso anno il settore dell’Information Technology italiano ha subito un forte rallentamento rispetto al resto d'Europa. Anche in questo caso, la causa è da rintracciarsi nella mancanza di investimenti da parte della maggioranza delle grandi multinazionali e nel divario tecnologico tra gli operatori più piccoli in Italia e i loro concorrenti internazionali. 

 

Anche le aziende del settore Commodity, con un calo del 6,5% rispetto all’anno precedente, hanno registrato un aumento delle difficoltà. In particolare gli operatori del settore Oil & Gas hanno risentito dell'andamento dei prezzi delle materie prime e delle commodity registrato negli ultimi anni, mentre le imprese ad alta intensità energetica, come le fonderie e le aziende metallurgiche, sono state impattate soprattutto dall'aumento dei prezzi dell'energia.

 

Il settore dell’Oil & Gas appare tra i più colpiti in Europa, proprio a causa delle restrizioni conseguenti al conflitto ucraino”, prosegue Barontini. La pressione sulla marginalità legata all’aumento della concorrenza da una parte e le difficoltà di trasferimento degli incrementi di prezzo a valle della filiera dall’altra, hanno costituito un elemento di crisi in particolare per il sub-settore delle valvole per grandi impianti, con un numero senza precedenti di aziende in default. Infine, un settore non ancora catturato dalle statistiche ma che è atteso generare rischi di stress finanziario nel breve-medio termine è quello delle costruzioni, soprattutto per chi si è presentato a questo appuntamento con un elevato leverage e senza la capacità di assorbire i maggiori costi finanziari con un adeguato finanziamento del circolante operativo”.   

 

Beni di largo consumo e imprese energivore: ecco i settori più a rischio in Europa

Il settore dei beni di largo consumo ha registrato un aumento significativo del 25,44% rispetto all'anno precedente, con il 12,3% delle aziende in difficoltà. Questo gruppo, che comprende negozi di moda, elettronica e arredamento, dipende in misura maggiore dalla spesa discrezionale, e l'aumento delle difficoltà riflette il peggioramento del quadro macroeconomico e la compressione dei bilanci delle famiglie.

 

Anche le vulnerabilità del settore automotive hanno subito un'accelerazione nel 2022, con il 10,5% di queste aziende in difficoltà, in aumento del 13% rispetto allo scorso anno. Ciò evidenzia le sfide a lungo termine che continuano a colpire la redditività delle aziende, tra cui il prezzo dell'energia, i problemi della catena di approvvigionamento e la carenza di manodopera, ma soprattutto la transizione verso le nuove tecnologie di alimentazione, come l’elettrico e l’idrogeno.

 

Le turbolenze del mercato energetico europeo hanno avuto un impatto sugli operatori, con 39 società di energia e servizi di pubblica utilità (pari all'11,1%) in difficoltà, con un aumento del 39%. In particolare, la percentuale di società di fornitura di gas in difficoltà è passata dal 6,5% del 2021 al 19,4% dello scorso anno, secondo il documento. L'aumento della volatilità dei prezzi ha messo molti fornitori di energia in difficoltà nel trasferire le tariffe più alte ai clienti, soprattutto quelli che avevano venduto ai clienti contratti a prezzo fisso.

 

Jacopo Barontini ha a questo proposito dichiarato: "I settori ad alta intensità energetica, come automotive e manifatturiero, stanno soffrendo, così come le stesse aziende energetiche, queste ultime per un assorbimento di capitale circolante di natura straordinaria. Anche i settori rivolti ai consumatori, come il retail, alcuni segmenti di hospitality e in generale tutti i beni non strettamente necessari, andranno incontro a pressioni competitive, mentre i costi aumentano e i consumatori vanno progressivamente a ridurre i loro budget per la spesa voluttuaria. Per queste aziende sarà fondamentale valutare le proprie esigenze finanziarie a breve termine, senza perdere di vista le opportunità di crescita e investimento a lungo termine per non perdere terreno competitivo".

... continua
COLMARE IL GAP DIGITALE: COME RISPONDERE ALLA CARENZA DI COMPETENZE?

Se la vostra azienda è continuamente alla ricerca di persone con le giuste competenze digitali, non siete soli. In occasione del lancio dell'Anno europeo delle competenze 2023 - l’iniziativa incentrata sulla promozione dell'aggiornamento e della riqualificazione delle competenze per sostenere l'innovazione e la competitività delle aziende - la Commissione europea ha rilevato che il 77% delle organizzazioni dell'UE ha difficoltà a trovare lavoratori con le competenze di cui necessitano, confermando ciò che molte imprese sanno da tempo: quattro adulti su dieci in Europa non hanno competenze digitali di base, compreso un terzo delle persone attualmente occupate. La bassa percentuale di persone con competenze digitali avanzate (solo il 26% degli adulti tra i 16 e i 74 anni) è ancora più preoccupante.

 

Un tema questo di grande importanza sia sotto un profilo HR, sia dal punto di vista di quel processo di digital transformation, sempre più necessario ormai alle imprese che vogliano guardare al futuro, che abbiamo voluto approfondire meglio attraverso le parole di Robert Condon, Senior Director and Head of EMEA Policy di VMware. Il manager, infatti, ha recentemente pubblicato un white paper sul tema, di cui vi proponiamo di seguito un'analisi, in vista della prossima edizione di AIXA - Artificial Intelligence Expo of Applications (prevista a Milano l'8 e il 9 novembre 2023) e del Business Leaders Summit (previsto a Roma dal 27 novembre al 1 dicembre 2023).

 

ALLA BASE DEL PROBLEMA

Il manager della multinazionale IT, inizia la sua riflessione da un assunto che potremmo definire ormai assodato a livello globale: "Non c'è dubbio che il digitale stia rivoluzionando la società, le imprese e l’economia, eppure abbiamo un gap di competenze che minaccia di rallentare questo cambiamento". Come ormai viene ripetuto ovunque da anni, infatti, le competenze tecnologiche approfondite sono oggi più che mai fondamentali per il successo di un individuo sul posto di lavoro, oltre che per la crescita economica e lo sviluppo della società. Ma la questione sollevata da Condon ha risvolti ben più allargati. "Non si tratta di un problema esclusivamente europeo - prosegue l'esperto -. L'OCSE riferisce che il costo, la pertinenza e la qualità della formazione tecnologica hanno portato a una scarsa adozione della stessa in tutti i Paesi. Gli ostacoli all'apprendimento continuo e gli investimenti limitati rallentano gli sforzi per colmare il divario. Per questo motivo, l’impegno della Commissione per abbattere queste barriere è importante, così come lo è l'obiettivo di assicurare che, entro il 2030, l'80% degli adulti dell'UE abbia competenze digitali di base e che 20 milioni di persone siano impiegate come specialisti ICT. "Tuttavia - sottolinea il manager -, è anche importante che l'industria tecnologica si faccia avanti e si impegni su questo fronte. Le aziende IT dovrebbero collaborare con le scuole, le Università, le amministrazioni locali e le istituzioni per incoraggiare un maggior numero di persone a sfruttare le opportunità di formazione e aggiornamento digitale. Dopo tutto, questa è la nostra area di competenza e sappiamo bene quali siano le conoscenze necessarie oggi e quelle che serviranno in futuro".

 

GLI OBIETTIVI PER IL 2030

In questo senso, per esempio, l'impegno di VMware per colmare il divario di competenze e rendere la trasformazione digitale più accessibile a tutti è racchiuso nell'Agenda 2030 stilata dall'azienda: "Un programma per costruire un futuro più sostenibile, equo e sicuro - spiega Condon -. Il nostro impegno per l'equità consiste nel creare un futuro che sia accessibile, inclusivo e giusto per tutti, e colmare il divario di competenze digitali è una parte fondamentale di questo".

Sotto questo punto di vista, l'obiettivo è aiutare più di 15 milioni di persone in tutto il mondo ad acquisire le competenze digitali necessarie entro il 2030. "Riteniamo - aggiunge il manager - che le partnership tra istituzioni pubbliche e private siano essenziali per democratizzare l'accesso alle competenze digitali e per raggiungere questo obiettivo su larga scala. Attraverso le collaborazioni possiamo migliorare le competenze in aree chiave come il cloud computing, la modernizzazione delle applicazioni, la virtualizzazione dei data center, l'end user computing, il networking e la sicurezza, tutti elementi essenziali per conoscere e avere padronanza di tecnologie cruciali portanti come il cloud, il mobile, l'IoT e l'AIPer raggiungere questo obiettivo, abbiamo sviluppato VMware Learning, un programma specifico per le persone già occupate o in cerca di lavoro e VMware IT Academy, dedicata agli studenti delle scuole secondarie superiori, dei community college, degli istituti tecnici e delle università".

 

VMWARE LEARNING
"Nell'ambito del programma VMware Learning - sottolinea Condon -, aiutiamo le persone ad acquisire competenze IT attraverso i nostri partner VMware Authorized Training Center (VATC)". La collaborazione tra questi partner e le istituzioni consente, quindi, di garantire formazione, risorse e opportunità di aggiornamento, in modo che i singoli individui e i loro datori di lavoro ottengano le competenze cloud-smart di cui hanno bisogno. "Insieme - evidenzia il manager -, abbiamo progettato corsi e programmi per aiutare le persone ad avere successo nel mondo del lavoro di oggi e a ottenere le certificazioni VMware riconosciute dal settore. I nostri partner forniscono un supporto linguistico essenziale, orari e istruttori locali per aumentare i tassi di successo". Ad esempio, prosegue l'esperto, "abbiamo sviluppato un programma con gli specialisti della formazione continua di ExperTeach a Francoforte, in Germania. ExperTeach offre corsi di formazione VMware autorizzati allineati alle nostre certificazioni. Allo stesso modo, in Francia, abbiamo partner VATC come Atlas, skill operator autorizzato dallo Stato (OPCO) che supporta la formazione professionale. Poiché Atlas collabora con oltre 100.000 aziende, tra cui microimprese e PMI, possiamo estendere la nostra portata e garantire che un maggior numero di organizzazioni sviluppi internamente le competenze in materia di cloud e virtualizzazione necessarie per avere successo nell'economia digitale".

 

VMWARE IT ACADEMY

VMware, inoltre, gestisce la VMware IT Academy in tutta l'area EMEA e a livello globale, collaborando con istituzioni, partner di settore, scuole, Università e organizzazioni comunitarie. "Insieme - racconta Condon -, forniamo agli studenti certificazioni di alto livello ed esperienze pratiche di laboratorio con le tecnologie VMware, offrendo gratuitamente curriculum e materiali, con l'obiettivo di aiutarli a comprendere la tecnologia VMware e ad avviare la loro carriera nel settore del software". Nel 2022, attraverso la VMware IT Academy, l'azienda ha collaborato con 608 Università in Europa e contribuito con oltre 25 milioni di euro in natura all'istruzione europea. "Si tratta di sviluppare un ambiente collaborativo e di apprendimento per aiutare un maggior numero di studenti a iniziare il loro percorso di formazione - ha concluso il manager -, a sviluppare le competenze di base e a ottenere certificazioni riconosciute dal settore. Desideriamo sviluppare i giovani talenti e formare i leader del domani che colmeranno il divario delle competenze digitali, realizzando cambiamenti positivi in tutto il mondoNell'ambito di questo programma, ci siamo impegnati ufficialmente a dare a tutte le istituzioni accademiche, ai centri di ricerca e alle organizzazioni non profit accreditate dall'UE l'accesso alle nostre risorse e a fornire un contributo diretto per ridurre il divario di competenze digitali in Europa".

 

PIU' CHE CERTIFICAZIONI

È quindi davvero giunto il momento di colmare il divario tra le buone intenzioni e le azioni decisive. "Sappiamo che le aziende cercano le certificazioni offerte da VMware quando assumono personale per gli impieghi in ambito IT - afferma Condon -, oggi molto richiesti e remunerativi. Ma c'è anche qualcosa di più grande in gioco. Con le giuste competenze digitali, le persone possono rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro e della società. Possono influenzare, partecipare e guidare il cambiamento nella direzione che preferiscono. E possono assicurarsi che le grandi forze tecnologiche come il cloud, l'AI, il ML e la digitalizzazione non siano più solo concetti astratti, ma permettano loro di accedere a opportunità lavorative di valore, migliore qualità della vita e maggiore sicurezza per il futuro".

... continua