Human Resources

L'area Human Resources organizza conferenze e corsi di formazione per una community di 20.000 manager delle Risorse Umane. Gli eventi flagship dell’area sono 2 tra i più importanti appuntamenti in Italia in ambito HR: European HR Directors Summit e HR Business Conference.

TAG: Personale, Comunicazione Interna, Diritto del Lavoro, Employer Branding, Expatriates, HR Director, HR Metrics, Mappatura delle Competenze, Privacy, Sviluppo del Personale, Talent Management, Total Reward.


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Navigating the Future of HR: produttività, efficienza e strategie per la crescita Milano, 16 aprile 2025 Starhotels E.c.ho, Viale Andrea Doria, 4 -25 giorni all'evento
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eventi futuri
Come vivere e lavorare bene nel cambiamento Live Streaming, 27 ottobre 2022
Costo del lavoro e budget del personale Live Streaming, dal 23 settembre 2022 al 14 ottobre 2022
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News & Media

TALENT INNOVATION: I 10 PROFILI IT PIÙ RICERCATI NEL 2025

La ricerca e l'inserimento di nuovi talenti in ambito tech rappresenta, oggi, una priorità per molte aziende. Tuttavia, la continua evoluzione delle tecnologie e la successiva necessità di competenze sempre più specializzate, possono rendere complessa la reperibilità delle risorse di settore.

Un tema spinoso, in un momento di sviluppo frenetico e rincorsa delle migliori soluzioni di automazione, che risulta essere ai primi posti tanto delle agende dei direttori del personale quanto di quelle dei Chief Information Officer e che abbiamo voluto approfondire meglio in questo articolo, attraverso l’analisi e il commento di una recente ricerca realizzata da Randstad Digital. Una fotografia dell’attuale situazione di questo mercato, in Italia e a livello globale, che vi proponiamo di seguito anche in vista della prossima edizione del Business Leaders Summit, prevista il 19 e 20 giugno 2025 all’Allianz MiCo di Milano.

I talenti del settore digital sono spesso i più contesi tra le aziende, sia in Italia che nel resto del mondo, a causa di una domanda di competenze specializzate che supera costantemente l’offerta – dichiara Marco Ceresa, Group CEO di Randstad -. Attraverso un approccio orientato al talento, Randstad Digital si pone l’obiettivo da un lato di creare valore e accelerare il ‘digital journey’ delle imprese, dall’altro di guidare i talenti verso le opportunità del mondo ICT, in un percorso di crescita professionale, realizzando così un efficace link tra le migliori risorse specializzate e le esigenze delle aziende di settore”.

I 10 PROFILI DIGITAL PER IL 2025
 Dall’analisi, dunque, emergono sostanzialmente 10 profili chiave che le aziende ricercheranno nei prossimi mesi per creare innovazione nel proprio business e promuovere così una crescita strutturata sulla base di digitalizzazione, semplificazione e automazione.

Al primo posto di questo speciale elenco troviamo lo sviluppatore di Software. Un professionista in grado di progettare, sviluppare e testare applicazioni software o sistemi operativi, lavorando a stretto contatto con team di progetto per soddisfare i requisiti richiesti dai committenti. Ha competenze in linguaggi di programmazione come Java, Python o C#, strumenti di versioning come Git e metodologie Agile. Un esperto informatico, insomma, ma non solo, anche un IT in grado di rapportarsi con le altri funzioni in modo da poterne intercettare esigenze e migliorarne il lavoro.
Al secondo posto, poi, troviamo il system engineer. Una figura di alto profilo che si occupa della progettazione, implementazione e manutenzione di infrastrutture IT, garantendo prestazioni, sicurezza e scalabilità. È esperto in sistemi operativi (Windows, Linux), gestione di reti, virtualizzazione e configurazione hardware. Spesso lavora anche su automazione e gestione di ambienti complessi come cluster o data center. Il suo ruolo, da tecnico puro, oggi si sta evolvendo in un elemento essenziale di strategia e pianificazione all’interno dei team IT. Con il valore crescente che stanno assumendo le infrastrutture di rete all’interno dei contesti aziendali allargati e con la necessità di costante protezione di un perimetro cibernetico sempre più evoluto e ampliato dalle nuove modalità di smart e remote working, gli ingegneri di sistema diventando oltremodo preziosi nell’impostare una buona strategia di connettività e di digital continuity che risultano fondamentali per poter guardare al futuro.

Sul terzo gradino del podio, quindi, compare l’ERP Analyst. Un professionista capace di analizzare le esigenze aziendali per implementare, personalizzare e ottimizzare sistemi ERP (Enterprise Resource Planning). Conosce piattaforme come SAP, Oracle o Microsoft Dynamics ed è esperto in processi aziendali come contabilità, supply chain e HR. Possiede capacità analitiche e di comunicazione per interfacciarsi con stakeholder tecnici e non. La sua dimensione prende forza dall’analisi dei dati reali più che digitali, per quanto poi l’output sia orientato al miglioramento di piattaforme e meccanismi informatici di pianificazione e controllo. Anticipare rischi e risolvere criticità negli snodi principali dei processi amministrativi aziendali è il suo mantra e, in un contesto moderno nel quale la semplificazione, l’automazione e la riduzione di processi, tempi e costi la fanno da padrona, sapersi muovere in questo dedalo di necessità risulta cruciale.

In quarta posizione, poi, arriva l’IT Help Desk. Una figura spesso molto sottovalutata che, invece, in uno scenario di grande evoluzione di strumenti e tool digitali, fornisce un supporto tecnico fondamentale agli utenti per risolvere problemi hardware e software, configurare dispositivi e mantenere la continuità operativa. Un professionista abile nel problem solving che ha familiarità con strumenti di ticketing e conosce sistemi operativi, applicazioni aziendali e reti di base, e che abbia anche importanti capacità relazionali, essenziali per poter rappresentare il primo punto di contatto per quelle criticità IT che ancora mettono in difficoltà i professionisti moderni.

Al centro di questa particolare classifica, ecco poi il Cloud Specialist. Un esperto nella progettazione, implementazione e gestione delle infrastrutture cloud che risultano essere uno dei principali trend IT di questo 2025, garantendo sicurezza, scalabilità e ottimizzazione dei costi. Grazie alle competenze su piattaforme cloud come AWS, Azure o Google Cloud, containerizzazione (Docker, Kubernetes) e strumenti DevOps, questa figura è in grado, quindi, di monitorare le performance per assicurare continuità e ridondanza dei sistemi al fine di garantire un’esperienza utente ottimale anche in mobilità e da remoto. Aspetti, questi, sempre più importanti nell’era dello smart working.

Al sesto posto, poi, si trova il data engineer. Un professionista in grado di occuparsi della progettazione e manutenzione di pipeline per l’elaborazione e l’integrazione dei dati, assicurando qualità e disponibilità per analisi e modelli predittivi. Nell’era dell’intelligenza artificiale, infatti, risulta chiaro come l’ingegneria del dato sia una branca strategica del reparto IT e dotarsi di un esperto in big data, ETL, database relazionali (SQL) e non relazionali (NoSQL) e strumenti come Hadoop o Spark è quanto mai importante oggigiorno. Inoltre, l’ingegnere dei dati è una figura che collabora strettamente con Data Scientist e analisti alla fine di consentire a tutti gli utenti aziendali, ma soprattutto a manager ed executives di avere sempre la possibilità di prendere decisioni rapide, efficaci ed efficienti.

Una volta progettata l’ingegneria del dato, che è il cuore pulsante di tutto il sistema di raccolta e gestione delle fonti d’informazione, l’attenzione della lista dei professionisti più ricercati si sposta, in fine, su quattro figure che, ormai da qualche anno, sono nella top 10 dei professionisti più richiesti dalle imprese ovvero: il machine learning Engineer, l’AI developer, l’embedded software developer e il data scientist. Dall’ideazione, sviluppo e ottimizzazione di modelli di machine learning, lavorando con librerie come TensorFlow e PyTorch, per rendere il tutto scalabile e integrandolo in sistemi aziendali, alla creazione di applicazioni basate su intelligenza artificiale, come chatbot, sistemi di riconoscimento visivo o predittivo, usando strumenti avanzati come OpenCV, spaCy e framework AI per sviluppare soluzioni innovative, e dalla realizzazione di software ottimizzati per sistemi embedded utilizzati nell' IoT, automazione industriale, elettronica di consumo e centraline elettroniche, all’analisi e interpretazione di grandi volumi di dati per identificare tendenze, modelli e soluzioni strategiche, questi esperti saranno sempre più importanti per le aziende di oggi e di domani, al fine di poter rendere sempre più automatizzate le operation, snellire i processi, semplificare le decisioni e presentare insight utili a supporto dell’intero ecosistema aziendale.

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SPECIALE FORMAZIONE: QUAL E' LO STATO DELL'ARTE DEL SETTORE IN ITALIA?

In un mondo del lavoro nel quale l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando dinamiche e processi, a tal punto che, secondo una recente ricerca Ipsos, l’87% dei professionisti italiani ritiene che l’IA trasformerà significativamente il modo in cui funziona l’azienda in cui opera e il 43% si dice disposto a seguire un corso di aggiornamento per acquisire nuove e necessarie competenze digitali, risulta chiaro come il comparto della formazione diventi sempre più strategico e sia anche chiamato a trasformare la logica lavorativa da "workfare" a "learnfare". Un’evoluzione che, in Italia, non è ancora a pieno regime, ma che offre già spunti di miglioramento con una quota di imprese con almeno 6 addetti che ha investito nel 2021 nell’aggiornamento e nello sviluppo delle conoscenze del proprio personale che è stata pari al 60,3% - come indicato dalla IV edizione dell’Indagine INDACO-Imprese (rilevazione campionaria svolta da INAPP che ha coinvolto oltre 20mila aziende) che conferma come la propensione a realizzare interventi formativi cresca all’aumentare della dimensione aziendale e sia tendenzialmente più ridotta nelle regioni meridionali e insulari. Il tasso di incidenza delle imprese formatrici (sul totale delle imprese italiane) è infatti pari al 50,2% fra le microimprese e sale al 66% fra le piccole imprese, all’83,4% fra le medie fino al 92,8% fra le grandi imprese. Il divario territoriale Nord-Sud rimane però importante con circa 10 punti percentuali.

 

Una tendenza che evidenzia anche un miglioramento notevole del posizionamento dell’Italia nella formazione continua delle imprese. Il quale, pur rimanendo a livello intermedio e non arrivando alle eccellenze dei paesi scandinavi, in Europa occupava nel 2020 la quindicesima posizione per la percentuale di imprese con 10 addetti e oltre che forniscono formazione ai propri dipendenti, con un valore del 68,9% (in un range che va dal 17,5% della Romania al 96,8% della Lettonia) e con un guadagno di ben sette posizioni rispetto a cinque anni prima: nel ranking UE28 l’Italia occupava, infatti, la ventiduesima posizione nel 2015 (60,2%).

 

Qual è però oggi il reale stato dell’arte di questo mercato e come si stanno muovendo enti formatori, istituzioni, università e imprese per guardare davvero in maniera propositiva a quel presente esteso che chiamiamo futuro?

 

Ne abbiamo parlato approfonditamente, nel corso di questa puntata, insieme a numerosi esperti, come Kevin Giorgis e Stefano Marchese di EFI - Ecosistema Formazione Italia, Roberto Angotti di INAPP, Nicola Neri di Ipsos Italia, Damiano Previtali del Ministero dell’Istruzione e del Merito, i professori Claudio Rorato e Luca Gastaldi del Politecnico di Milano, Mauro Meda di ASFOR, Egidio Sangue di Fonditalia, Nicola Minelli di Confimprese e Servizi, Italo Piroddi di Aruba e Guido Stratta dell’Accademia della Gentilezza, che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare nel corso della prima edizione dell’Innovation Training Summit, organizzato a Roma da EFI – Ecosistema Formazione Italia.

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THE AI IMPACT: COME L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE STA TRASFORMANDO IL MONDO DELLE RISORSE UMANE

In un mondo sempre più digitalizzato, nel quale la trasformazione tecnologica e la necessità di orientare l’attenzione del business verso nuovi valori di sostenibilità stanno influenzando le scelte dei decision maker, l’Intelligenza artificiale non rappresenta più solo un fenomeno in ascesa, ma una realtà concreta e “tangibile” che sta modificando dinamiche e processi dell’impresa e del lavoro.

 

Secondo una recente ricerca del Politecnico di Milano, oggi in Italia il mercato dell’AI ha un valore di circa 760 milioni di euro, con una crescita degli investimenti pari al 52% anno su anno. Un aumento di capitali e di interesse che ha portato i ricercatori ad analizzare come, nei prossimi 10 anni, questa tecnologia emergente potrebbe arrivare a sostituire le attività odierne di oltre 3,8 milioni di professionisti del nostro Paese.

 

Un dato che fa riflettere e su cui si è voluto concentrare lo sviluppo della nuova edizione dell’annuale ricerca, realizzata da Inaz, in collaborazione con Business International, la knowledge unit di Fiera Milano, dal titolo “The AI impact: come l’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo delle risorse umane”, presentata nel corso di HR Directors Summit, l'evento dedicato al mondo delle risorse umane, tenutosi l'11 e il 12 giugno 2024 pressp l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre all'interno del Business Leaders Summit - la grande manifestazione dedicata ai migliori C-level dell'impresa contemporanea.

 

Un’analisi che si è avvalsa del commento di Danila Scarozza, Associate Professor in Organization Studies della Link Campus University, e che è stata condotta su un campione di 200 direttori delle risorse umane di alcune delle più importanti aziende nazionali e internazionali operanti sul territorio italiano, che sono stati intervistati tra il mese di marzo e quello di maggio 2024, al fine di comprendere meglio, e più approfonditamente, quali potrebbero essere gli impatti prodotti da questa tecnologia dirompente sul mondo delle risorse umane, cercando anche di indagare quali saranno le sfide da affrontare, le opportunità da cogliere e le tendenze da seguire, ora e nei prossimi anni, per i professionisti delle HR. Manager che, sicuramente, avranno un ruolo cruciale nell’accompagnare e supportare imprese e lavoratori in questa transizione che modificherà per sempre il lavoro per come oggi lo conosciamo. Basti pensare agli impatti che assistenti vocali, motori di ricerca, traduttori automatici, navigatori automobilistici e chatbot per il customer care hanno sulla nostra vita quotidiana e come le applicazioni di automazione dei processi e di AI generativa stanno già rivoluzionando il nostro modo di lavorare e gestire le dinamiche aziendali. “L’intelligenza artificiale – ha commentato la Professoressa Scarozza – è sicuramente una grande opportunità e uno strumento potente, tanto per le aziende, quanto per i professionisti, siano essi manager o dipendenti, ma risulta oggi sempre più evidente come sia necessario che questa tecnologia debba anche essere approcciata, gestita e sfruttata nel modo giusto. Una nuova realtà che sta permeando ogni ambito e a cui tutti ci stiamo abituando, in alcuni casi forse anche in maniera eccessiva, ma che pone delle responsabilità di carattere etico, valoriale, normativo, regolatorio e culturale che non vanno sottovalutate o tenute in minore considerazione, a vantaggio di una velocizzazione del mondo che ci circonda e dei costanti e crescenti input che ne provengono”.

 

Un monito fondamentale, questo, che, anche dalle risposte raccolte nel report che leggerete, risulta essere ben chiaro ai direttori HR coinvolti. “I direttori delle risorse umane, oggi – ha aggiunto Fabrizio Armenia, People & Organization Director di Inazsi trovano al centro di una transizione epocale che da una parte chiede loro con insistenza un adattamento tecnologico di sistemi e processi e dall’altra però gli impone di mantenere sempre il cosiddetto human in the loop. Chi saprà dare vita a un mix di scelte e decisioni, in grado di creare un balance ottimale tra questi due aspetti avrà davvero l’opportunità di cambiare volto alla propria organizzazione rendendola più sostenibile, snella, veloce, ma anche attenta alle esigenze e alla valorizzazione del potenziale vero delle persone che, se liberate correttamente dalle proprie incombenze routinarie, potranno concretamente generare a quel punto un vantaggio competitivo per il business, grazie ad attività di grande valore aggiunto”.

 

Un obiettivo importante che nei prossimi anni potrebbe rappresentare lo spartiacque tra il successo e il fallimento di strategie orientate a seguire, e in alcuni casi, forse, anche inseguire, una trasformazione massiva e una necessità di digitalizzazione, spesso inconsapevole, che è solo l’anticamera di quella quinta rivoluzione industriale già proiettata sulla Generazione Alpha, ovvero quei futuri cittadini e professionisti che non conosceranno mai un mondo senza la presenza e il supporto dell’intelligenza artificiale. Un’ambientazione, questa, che solo qualche anno fa era presente solo nella cinematografia o nella letteratura fantascientifica e che oggi, invece, diventa una realtà da analizzare, al fine di offrire un contesto quanto più concreto e attuale possibile, per poter valutare lo stato dell’arte del cambiamento in atto. Una fase di transizione sia in termini di innovazione e redesign dei propri processi, ma anche di upskilling e reskilling delle competenze, oltre che di adozione, comprensione e spiegazione delle potenzialità di uno strumento ancora tutto da capire. Una leva di futuro a cui, se è vero che non si potrà più rinunciare, bisognerà anche imparare a dare il giusto valore e la corretta dimensione, trovando il modo appropriato di conviverci e interagirci, senza lasciare troppo spazio a quella voglia di farsi sostituire in virtù di quella naturale tendenza umana a non voler fare fatica per ottenere il risultato desiderato.

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