Finance & Administration

Gli eventi dell’area Finance & Administration (AFC) sono rivolti ad una community di oltre 40.000 manager che operano nella divisione AFC di multinazionali, grandi aziende e PMI italiane che hanno l’opportunità di aggiornarsi professionalmente e confrontarsi in expo internazionali, annual conferences, corsi di formazione ed eventi ad hoc.

Gli eventi flagship dell’area sono 3 tra i più importanti appuntamenti in Italia in ambito AFC: CFO summit, Finance Award e Re-Inventing Finance.

TAG: Amministrazione, Audit, Bilancio, Budget, Cash Flow, CFO, Contabilità, Controllo di Gestione, Corporate Governance, Fatturazione Elettronica, Finanza, Fiscale, IAS-IFRS, Recupero Crediti, Reporting, Tesoreria.


Sales Team* 06.80.91.18
* Per maggiori dettagli in merito al trattamento dei dati personali prendere visione della privacy policy
eventi realizzati
Business Leaders Summit 2025 Roma, 26 novembre 2025 Spazio Field, Via Merulana, 248 -139 giorni all'evento save the date
1
eventi futuri
Big Data e Digital Transformation per il CFO Live Streaming, 15 dicembre 2022
The Art of Negotiation Milano, dal 12 dicembre 2022 al 19 dicembre 2022 Spazio Cairoli, Vicolo San Giovanni sul Muro 5
Finance per NON Finance Manager Live Streaming, 25 novembre 2022
1 ... 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 ... 113

News & Media

BOOM DEL FACTORING INTERNAZIONALE: +20% NEI PRIMI TRE MESI DEL 2025 PER UN MERCATO DEL FACTORING CHE VALE IL 14% DEL PIL ITALIANO

Le nuove politiche di dazi introdotte dagli Stati Uniti nel 2025 con aumenti delle tariffe su tutte le importazioni e misure ancora più severe verso alcuni partner commerciali, hanno profondamente modificato le dinamiche del commercio globale, imponendo nuove sfide alle aziende italiane orientate all’export. In questo scenario di crescente incertezza e volatilità, è emerso fin da subito il potenziale di uno strumento come il factoring internazionale che da anni vive una significativa capacità di crescita e sviluppo del proprio segmento nel nostro Paese e che in questi ultimi mesi si è imposto come uno elemento strategico a supporto delle imprese, registrando nel primo trimestre del 2025 una crescita record del 20% e arrivando a rappresentare circa un quarto del mercato totale del factoring italiano.

 

Il motivo di questa accelerazione, chiaramente, risiede nella necessità delle aziende di gestire meglio i rischi di credito e di liquidità legati alle esportazioni, messe in forte criticità dalle scelte politiche dell'amministrazione Trump e dai conseguenti cambiamenti normativi in atto a livello globale. Il factoring permette infatti di trasformare i crediti commerciali in liquidità immediata, riducendo l’esposizione al rischio di insolvenza e facilitando l’accesso a nuovi mercati, anche in condizioni di maggiore incertezza, offrendo così una maggiore resilienza finanziaria delle imprese, una migliore gestione del cash flow e la possibilità di adattarsi rapidamente alle nuove esigenze delle value chain globali e locali. Tuttavia, questa crescita porta con sé anche nuove sfide da affrontare, come, per esempio, le differenze normative tra Paesi, la complessità delle operazioni cross-border e la necessità di soluzioni contrattuali sempre più personalizzate, che rappresentano ostacoli da superare per garantire la piena efficacia del factoring internazionale. 

 

Un tema di grande attualità, questo, che abbiamo voluto approfondire meglio, attravero i dati proposti negli ultimi giorni da Assifact, l'Associazione Italiana per il Factoring, per comprendere a fondo quale sia l'attuale stato dell'arte del settore e perchè stia assumendo un ruolo sempre più strategico per la resilienza delle nostre imprese e della loro capacità di internazionalizzazione.

 

iL MERCATO DEL FACTORING IN ITALIA

Secondo gli analisti dell'ente, il mercato italiano del factoring, che rappresenta circa il 14% del Pil, continua nel suo andamento positivo anche nel 2025.  Il dato più significativo è la crescita del factoring internazionale, che comprende le operazioni in cui il cedente o il debitore risiedono all’estero: +20% nei primi tre mesi, secondo i dati forniti da Assifact, l’Associazione italiana per il factoring, con oltre 17 miliardi di euro di turnover a fronte di una crescita del turnover complessivo del factoring nel primo trimestre pari al 3,07%.

 

Già nel 2024 il factoring internazionale, con un turnover di quasi 73 miliardi di euro e una crescita del 13,79% sul 2023, era arrivato a rappresentare circa un quarto del mercato totale del factoring in Italia. Ora l’ulteriore accelerazione nel primo trimestre di quest’anno, con un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente, al netto dell’operatività degli acquisti di crediti fiscali derivanti da bonus edilizi che risulta in esaurimento causa di decreti legislativi che nel corso del 2024 hanno di fatto bloccato la cessione di questo tipo di crediti da imprese a banche o intermediari finanziari. “I dati – ha affermato il Presidente di Assifact, Massimiliano Belingheri - confermano il ruolo sempre più rilevante del factoring per la liquidità delle imprese e nel sostenere l’economia reale: in un contesto di debole domanda di credito, la domanda di factoring continua a crescere. Il mercato italiano si distingue per volumi consistenti, con un ruolo rilevante nel supporto alle PMI e all’export: il segmento internazionale rappresenta ormai un quarto dei volumi e cresce a doppia cifra. La qualità del credito rimane molto elevata sul settore privato e rischi sostanziali contenuti sul settore pubblico. Serve ora una semplificazione normativa coerente con queste evidenze”. Il volume d’affari 2024 del factoring italiano corrisponde all’8% del mercato mondiale e all’11,5% di quello europeo. Nel 2024 hanno fatto ricorso al factoring oltre 32.400 imprese italiane, delle quali circa il 63% sono PMI, a testimonianza del continuo allargamento dello strumento finanziario a realtà di minori dimensioni. Sempre nel 2024 le operazioni di Supply Chain Finance (finanziamento della catena di fornitura) si sono consolidate al 10% circa del mercato totale italiano, con un turnover cumulativo pari a 28,03 miliardi di euro (+0,89% rispetto al 2023).  Il turnover del factoring delle imprese fornitrici del settore pubblico, da sempre caratterizzato da persistenti ritardi nei pagamenti (anche se in miglioramento negli ultimi anni), si è attestato nel 2024 a quasi 21 miliari di euro.

 

LA QUALITA' DEL CREDITO DEL FACTORING

La qualità del credito, con riferimento alle esposizioni lorde verso imprese private, si conferma molto elevata: i crediti deteriorati ammontano solo al 2% del totale, le sofferenze all’1,03%. “Per sostenere efficacemente le imprese – ha sostenuto il Segretario Generale di Assifact e professore all’Università di Roma Tor Vergata, Alessandro Carretta - serve un sistema che faciliti l’accesso al credito tramite lo smobilizzo dei crediti commerciali, anche e soprattutto quando parliamo di imprese fornitrici della PA. È fondamentale un quadro normativo europeo semplificato e proporzionato, che riconosca la specificità e il basso rischio del factoring. La revisione della definizione di default rappresenta un importante tassello”.

 

IL FACTORING INTERNAZIONALE

Alla base della forte crescita del factoring internazionale ci sono l’incremento delle esportazioni di merci italiane, la crescente domanda di transazioni in open account (quando il venditore invia la merce senza chiedere il pagamento anticipato, spesso concedendo una dilazione) da parte degli acquirenti internazionali e quindi la domanda crescente di soluzioni flessibili e sicure per le transazioni commerciali globali. Come evidenziato d auna ricerca di Assifact, le società di factoring portano a termine anche operazioni legate a forniture complesse verso acquirenti in Paesi in via di sviluppo, adattando contratti e operatività alle caratteristiche peculiari della fornitura e ricorrendo a specifiche forme di garanzia. Resta tuttavia la criticità delle differenze di natura legale fra i diversi Paesi, in particolare riguardo alle modalità per rendere opponibile la cessione al debitore e ai terzi. “Il factoring internazionale – ha sottolineato Diego Tavecchia, Direttore Operativo Assifact - rappresenta già oggi un valido alleato per le imprese vocate all'export, grazie a soluzioni flessibili capaci di adattarsi alle diverse caratteristiche delle filiere produttive. In prospettiva, il suo ruolo sarà sempre più strategico nel sostenere le aziende italiane nell’espansione verso nuovi mercati, contribuendo a rendere più sicuro ed efficiente l’accesso al commercio globale”.

... continua
I CFO DEL 2025? DA CUSTODI DEI NUMERI AD ARCHITETTI DEL CAMBIAMENTO AZIENDALE

Il 2025? Un anno cruciale in cui i direttori finanziari saranno chiamati a reinventare il proprio ruolo, trasformandosi da custodi dei numeri a veri strateghi e architetti del cambiamento aziendale.

 

E’ questa la sintesi di un’annata complessa e caratterizzata da incertezza e volatilità dei mercati globali, che, in vista della prossima edizione del CFO Summit, previsto il 19 e 20 giugno 2025 presso l’Allianz MiCo di Milano, all’interno del Business Leaders Summit, abbiamo voluto comprendere meglio attraverso l’analisi e il commento di un recente white paper realizzato da Sap Concur per indagare più da vicino una trasformazione che passa necessariamente dall'adozione di tecnologie innovative e dalla capacità di integrare nuove competenze, come l'ESG reporting, nel DNA finanziario dell'impresa contemporanea.

 

DARE VITA AI PIANI DI CRESCITA DEL 2024
Secondo gli analisti internazionali, infatti, molti CFO nel 2024 hanno lavorato a strategie di crescita e reinventato i loro modelli di business. Nel 2025, quindi, il loro focus dovrà essere concentrato sull’esecuzione di questi piani, in collaborazione con CEO e stakeholder interni ed esterni. Costruire una leadership forte e investire nella comunicazione aziendale sarà essenziale per queste figure, al fine di garantire l’allineamento strategico e affrontare condizioni di mercato sempre più complesse.

 

INVESTIRE IN TECNOLOGIE CON VISIONE STRATEGICA
Secondo un’indagine Orgvue, l’82% delle aziende ha investito in intelligenza artificiale nel 2024, nonostante il 50% non fosse certo del suo impatto. Partendo da questo presupposto, quindi, nel documento, gli esperti sottolineano come: “Nel 2025, i CFO dovranno valutare con attenzione le tecnologie più efficaci, assicurandosi che siano in linea con gli obiettivi aziendali e con le normative internazionali sull’uso responsabile dell’AI”. L’adozione consapevole dell’innovazione, che tra l’altro è un tema di grande attualità in questi giorni anche in Italia, dopo che la premier Meloni ha rinnovato ieri l’intenzione del governo nel continuare a lavorare a stretto contatto con il Vaticano per la realizzazione di un utilizzo etico dell’intelligenza artificiale, secondo gli analisti internazionali, “garantirà benefici tangibili in termini di efficienza e compliance”.

 

PRIORITÀ ALLA SICUREZZA INFORMATICA
Con un costo medio globale di una violazione dei dati stimato in 4,88 milioni di dollari nel 2024 (fonte: IBM), la cybersecurity è diventata ormai la priorità assoluta per qualunque tipo di organizzazione. In questo contesto, secondo il rapporto di Sap Concur: “I CFO, grazie alla loro visione olistica del rischio aziendale, sono i più indicati per collaborare con i CISO nella valutazione degli investimenti in sicurezza e nella formazione del personale per ridurre il rischio di errori umani, principale causa di attacchi informatici”.

 

ESG: DA OBBLIGO NORMATIVO A LEVA DI CRESCITA
L’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) è sempre più centrale per attrarre investitori e migliorare la reputazione aziendale. Sotto questo profilo, continuando a scorrere il documento, si capisce come: “I CFO, grazie alla loro competenza nella gestione dei dati, possono trasformare il reporting ESG in un vantaggio competitivo, definendo obiettivi misurabili e utilizzando i dati per ottimizzare le performance aziendali”. Una vera e propria mission questa che, tra l’altro, si accompagna anche alle sempre più stringenti normative europee entrate in vigore da tempo, ormai, e che, nei prossimi anni, orienteranno maggiormente l’attenzione delle imprese verso tematiche di sostenibilità finanziaria e non finanziaria, che rappresentano fattori essenziali per lo sviluppo e la crescita delle organizzazioni, anche sotto un profilo reputazionale e di opportunità di innovazione e visibilità.

 

AFFRONTARE IL TALENT CRUNCH
Con il ritiro dei baby boomer e l’evoluzione delle aspettative dei giovani professionisti, il mercato del lavoro sarà sempre più competitivo. Una vera e propria corsa che porterà i leader dell’impresa contemporanea a dover trovare nuovi metodi per gestire e trattenere i propri talenti. Una sfida su cui gli analisti internazionali hanno riflettuto attentamente in questa analisi, arrivando sottolineare come anche “i CFO dovranno collaborare con le risorse umane per sviluppare programmi di formazione continua e adattare le politiche aziendali alle nuove esigenze generazionali”. Inoltre, l’automazione di attività ripetitive tramite AI permetterà ai dipendenti di concentrarsi su mansioni a maggior valore aggiunto, aumentando la soddisfazione e la retention. Ma questo sarà possibile, chiaramente, solo se ci saranno opportuni investimenti su nuove tecnologie e anche su differenti e inediti modelli e processi di lavoro e di gestione manageriali. Aspetti su cui i C-level dovranno confrontarsi e a cui andrà prestata sempre più attenzione.

... continua
CFO SUSTAINABILITY OUTLOOK SURVEY: NEL 2025, IL 91% DELLE AZIENDE CHE HA INVESTITO IN ATTIVITA' ESG PREVEDE UN SIGNIFICATIVO AUMENTO DEI RICAVI

Nel mondo del business, oggi, la sostenibilità è un concetto che si sta allargando a macchia d’olio, comprendendo anche la valutazione di criteri d’interesse che valicano gli aspetti puramente economico finanziari e orientando anche l’attenzione dei Chief Financial Officer verso aspetti come il benessere e la salute dei dipendenti, la ricaduta sociale, ambientale e territoriale delle attività aziendali e gli impatti di compliance normativa, legata al mondo ESG, che ogni scelta o decisione manageriale può produrre. L’implementazione delle iniziative di sostenibilità all’interno delle strategie di sviluppo aziendale, così, passa dall’essere una buona prassi valoriale al diventare un must have reputazionale nei confronti degli stakeholder, al rendersi asset fondante di crescita futuribile. Una trasformazione in fieri che deve arrivare ancora al suo stadio evolutivo finale, ovvero a quello status di mile stone attorno al quale far ruotare tutte le logiche e le dinamiche imprenditoriali su cui ancora troppe poche realtà oggi stanno concentrando la propria attenzione.

 

 Tuttavia, è sempre più evidente come le imprese, a livello globale, stiano iniziando a capire in maniera sempre più consolidata come la generazione di vantaggi competitivi a lungo termine prodotta da queste iniziative green, che comprendono nuove opportunità di crescita e una maggiore resilienza nel mercato di riferimento, siano importanti per rimanere al passo con i tempi. A tal punto che secondo la recente “CFO Sustainability Outlook Survey”, realizzata da BDO, il 91% delle organizzazioni, che stanno attivamente integrando gli aspetti ESG nelle proprie strategie aziendali, prevede un aumento dei ricavi nel 2025 e l'80% stima che il proprio impegno nella definizione di strategie di sostenibilità aumenterà o rimarrà invariato durante i prossimi 12 mesi.

 

Dati ed evidenze, queste, che abbiamo voluto approfondire meglio in questo articolo, proprio attraverso un’analisi commentata del report, prodotto dall’organizzazione internazionale dedicata alla fornitura di servizi professionali alle imprese. Una sintesi dello studio, che ha coinvolto un campione di 500 CFO a livello globale e che vi proponiamo di seguito, anche in vista della prossima edizione del CFO Summit, l’evento dedicato al mondo dell’area Amministrazione, Finanza e Controllo, previsto il prossimo 19 e 20 giugno 2025 presso l’Allianz MiCo di Milano, all’interno del Business Leaders Summit – la grande manifestazione organizzata da Business International, la knowledge unit di Fiera Milano e pensata per riunire in un’unica location i migliori C-level dell’impresa contemporanea.

 

IL RETURN ON INVESTMENT DELLE ATTIVITÀ SOSTENIBILI DEGLI ULTIMI 5 ANNI

Dall’indagine, inoltre, emerge un altro aspetto estremamente importante per questo segmento di mercato, ovvero il fatto secondo il quale sembrerebbe che i CFO stiano comprendendo l’importanza di porre la sostenibilità al centro della propria attività. In questo senso, infatti, il 47% di essi prevede di aumentare il proprio coinvolgimento nella definizione delle strategie di sostenibilità nel corso dei prossimi 12 mesi. Un aspetto, questo, che deriverebbe dai risultati ottenuti fino a questo momento, evidenziando il valore oggettivo generato da questo radicale cambio di approccio. Se, infatti, analizziamo il Return on Investment (ROI) delle iniziative di sostenibilità realizzate dalle aziende negli ultimi cinque anni, i CFO segnalano di aver conseguito benefici sia nelle performance finanziarie che in quelle operative, tra cui un aumento dell'innovazione e delle nuove opportunità di business (nel 37% dei casi), una crescita dei ricavi (nel 36%) e un più facile accesso a finanziamenti a condizioni favorevoli (nel 34%). In particolare, l’aumento dei ricavi rispetto alle iniziative ESG viene segnalato dal 40% delle imprese del comparto manifatturiero, dal 43% di quello tecnologico e dal 37% di quello della sanità. I vantaggi generati dai progetti sostenibili si riscontrano anche in una crescita del grado di innovazione, soprattutto per i settori Technology (42%) e Life sciences (39%), grazie al loro orientamento particolare sulle attività di ricerca e sviluppo.

 

LA VALUTAZIONE DELLE DIVERSE FONTI DI RISCHIO PER LE AZIENDE NEL 2025

Guardando, poi, ai possibili rischi relativi agli investimenti prodotti nell’ultimo periodo da parte delle aziende, gli analisti di BDO evidenziano come, secondo il 45% dei CFO intervistati, nel 2025, i fattori ESG ricoprano la terza posizione, dopo i rischi operativi (48%) e quelli legati al servizio o prodotto offerto (46%), che occupano le prime due posizioni della graduatoria. Un dato, questo, che in qualche modo viene anche confermato come non prioritario dalla percezione che, nonostante quanto detto finora, vede il mondo green ancora come un segmento a se stante, isolato dal resto delle strategie improntate per la crescita da parte delle imprese o comunque non ben integrato all’interno dei loro schemi evolutivi. Nonostante i CFO intervistati abbiano segnalato evidenti benefici aziendali derivanti dagli investimenti in campo ESG, infatti, secondo i dati del rapporto, molte organizzazioni considerano ancora la sostenibilità come un'iniziativa a sé stante anziché come una componente fondamentale della strategia aziendale generale. A tal punto che, secondo gli esperti internazionali, oggi, la maggior parte dei progetti in materia di sostenibilità viene sviluppato prevalentemente come risposta alle pressioni esterne da parte dei regolatori (30%) o di altri stakeholder (40%). Poco più di un quinto (21%) degli intervistati sta, però, lavorando attivamente all'integrazione dei progetti ESG nella strategia aziendale più ampia. Una frazione che, però, risulta essere ancora significativamente minoritaria rispetto al totale per poter effettivamente considerare come consolidato il cambiamento in atto, che indubbiamente risulta avere bisogno di tempo per poter attecchire concretamente negli approcci reali dell’industria globale.

 

LE PROSPETTIVE DEGLI INVESTIMENTI IN SOSTENIBILITÀ

Nonostante l’incertezza dovuta alla crisi economica e geopolitica, oltre che alle nuove politiche sull’ambiente e sui dazi dettate dall’amministrazione americana del governo Trump, guardando al futuro, la maggior parte delle aziende intervistate prevede di mantenere (33%) o aumentare (44%) i propri investimenti in progetti ESG. Tra i settori più propensi a un’implementazione di queste iniziative ci sono quello tecnologico (55%) e retail (45%). Concentrandoci, infine, sugli ambiti in cui le aziende stanno orientando o prevedono di orientare i propri investimenti in sostenibilità, sul podio troviamo la promozione della salute e del benessere dei dipendenti (40%), lo sviluppo di prodotti sostenibili (39%) e la riduzione dei costi (35%), che, differentemente da quanto ci si aspetterebbe nell’ambito dell’Office of Finance, per come veniva considerato e interpretato fino a qualche tempo fa, compare solo in terza posizione, sottolineando come l’approccio strategico nei confronti del business e della sostenibilità stia completamente rimodellando le logiche di approccio anche del’area Amministrazione Finanza e Controllo. Un concetto sottolineato, proprio a corredo della survey, anche da parte di Carlo Luison, Partner BDO Sustainable Innovation: “Sebbene la maggior parte delle organizzazioni intervistate si trovi ancora nelle prime fasi del proprio percorso di sostenibilità – ha dichiarato il manager –, i vantaggi dell'integrazione strategica delle iniziative in ambito ESG emergono chiaramente dalla nostra ricerca,” commenta Carlo Luison, Partner BDO Sustainable Innovation. “Una netta maggioranza di aziende che stanno già lavorando per integrare la sostenibilità nella strategia aziendale prevede una crescita dei ricavi nell’anno in corso, indicando quindi come un approccio maturo alla sostenibilità aziendale possa diventare un fattore chiave di differenziazione competitiva. Il percorso da seguire richiede anche un cambiamento nella mentalità organizzativa e prevede l’adozione, da parte dei CFO, di una visione aziendale più completa per garantire che le considerazioni sulla sostenibilità siano integrate nella gestione del rischio, nella generazione di ricavi e nella pianificazione strategica, allineando le iniziative in ambito ESG con gli obiettivi aziendali. Risulta quindi cruciale effettuare questa transizione - e iniziarla ora - per aumentare il valore aziendale a lungo termine e la resilienza dell’organizzazione.”

... continua