a cura di Ivalua | 09/05/2023
Perché il Procurement deve farsi “carico” della riduzione delle emissioni Scope 3? La risposta è semplice: fornitori e spesa. Dichiararsi azienda a emissioni zero infatti, ormai, non è sufficiente, se poi la propria rete di fornitura non lo è. Secondo uno studio realizzato da McKinsey “Starting at the source: Sustainability in supply chains”, il 70% delle emissioni totali di una azienda provengono da emissioni indirette (Scope 3) dovute all’attività aziendale. Questa categoria include le fonti emissive che provengono principalmente dalla filiera produttiva di un’azienda e che non sono sotto il suo diretto controllo.
Un dato che al suo interno nasconde quell'universo di relazioni che, attraverso la catena di fornitura, ogni azienda intesse con la propria filiera e su cui, come Ivalua, abbiamo voluto ragionare più approfonditamente in questo articolo, anche in vista della prossima edizione del CPO Summit (l’evento dedicato al mondo del Procurement), a cui parteciperemo con il nostro stand, e che si terrà il 14 e 15 giugno 2023 presso l’Allianz MiCo – Milano Convention Centre, nel corso del Business Leaders Summit, la grande manifestazione dedicata ai migliori C-Level dell’impresa contemporanea e organizzata da Business International – Fiera Milano.
“La catena di fornitura della tipica azienda di beni di consumo", spiegano i ricercatori, "crea costi sociali e ambientali molto maggiori rispetto ai benefici derivanti dalle proprie attività, generando oltre l’80% delle emissioni di gas serra e oltre il 90% dell’impatto su aria, terra, acqua, biodiversità e risorse geologiche dell’azienda stessa. Ecco perché le aziende devono concentrarsi sulla loro supply chain per ridurre significativamente questi costi”.
La risposta potrebbe essere banale, ma le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, l'impatto e contributo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico. In secondo luogo, la visione dello Scope 3 come la principale priorità del top management. In terzo luogo, l'influenza che l'attenzione verso la sostenibilità ha sulla reputazione dell'organizzazione e il suo valore di mercato. Poi, l'importanza che ha assunto in questi anni l'adeguamento ai requisiti normativi in rapida crescita per la riduzione e tracciatura delle emissioni Scope 3. Infine, la connessione esistente tra riduzione dei costi e riduzione delle emissioni, dove tutto parte dai dati e dalla loro analisi.
In questo senso, quindi, i professionisti del Procurement e della Supply Chain sono i maggiori responsabili nelle politiche di riduzione delle emissioni e possono fare una grande differenza attraverso le loro scelte di acquisto. Ma da dove iniziare? Quali strategie implementare? Per raggiungere dei buoni risultati sotto questo profilo è importante prima di tutto stabilire una strategia per generare dati affidabili sulle emissioni Scope 3 in base alle categorie e alla spesa. Sarà necessaria una combinazione di dati di terze parti (da fonti come Exiobase, Ademe, CDP, Ecovadis ecc.), dati dei fornitori e dati di spesa (ad esempio, PO e fatture). Conseguentemente, bisognerà sviluppare una struttura e un processo di governance chiari per impostare una baseline delle emissioni e per regolare e convalidare i dati sulle emissioni Scope 3. Quindi, diventerà essenziale iniziare a raccogliere la documentazione, i certificati e i dati aggiuntivi forniti dal fornitore (noterete che molti non dispongono di informazioni sufficienti in merito). Dopo questo reperimento di informazioni, si dovrà estendere il quadro di gestione del rischio dei fornitori per incorporare il rischio ambientale. Un'operazione che porterà i CPO a dover definire un meccanismo che consenta ai responsabili di categoria di mettere in atto piani di riduzione delle emissioni sulla base dei dati raccolti a livello di categoria e di prodotto, e collaborare con i fornitori, al fine di delineare e monitorare un piano ESG strategico attraverso reportistica delle emissioni Scope 3 dettagliata, obiettivi di riduzione e relativi progressi, e così via. Un'impostazione che dovrebbe offrire, infine, la possibilità di garantire che i dati sulle emissioni siano facilmente accessibili in tutto il processo source-to-pay. Questo consentirà all’ufficio acquisti di prendere decisioni che tengano in considerazione l’impatto ambientale di ogni prodotto acquistato e garantirà, inoltre, che i profili dei fornitori siano arricchiti con dati relativi alle loro emissioni.