di Matteo Castelnuovo | 15/03/2023
L’intelligenza artificiale impressiona, affascina e spaventa, non soltanto per le (quasi) infinite applicazioni e i vasti scenari che apre davanti a sé, ma anche per i risvolti sul tessuto economico e sociale di tutto il mondo. Secondo l’ultimo studio dell’Unicusano – studio per altro condotto in parte grazie proprio all’AI di Chat GPT – il mercato globale tocca oggi i 62,4 miliardi di dollari per arrivare, entro il 2026, a superare i 300 miliardi secondo le stime degli analisti. Di questi, solo i Chatbot – come appunto il più famoso Chat GPT – nel 2016 valevano 190,8 milioni di dollari facendo registrare negli anni una crescita del +555% che entro il 2025 raggiungerà l’ 1,25 miliardi di dollari.
In questo scenario di forte crescita, come abbiamo visto anche recentemente, l’Italia è fanalino di coda insieme al Giappone per quanto riguarda i Paesi a forte indice di sviluppo. Anche se il mercato post-pandemico delle AI è raddoppiato nel nostro Paese, registrando un +27% e assestandosi su un valore di circa 500 milioni di euro, come sottolineano i dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano, presentati lo scorso mese, l’Unicusano nel suo studio evidenzia infatti come campi di applicazione e investimenti delle aziende siano nel Belpaese molto circoscritti. Soltanto 6 aziende su 10, infatti, hanno avviato almeno una progettualità di AI nei settori dei servizi finanziari, dei trasporti, del retail e dei servizi pubblici.
Dati questi che fanno capire quanta strada anche ci sia da fare per l'Italia in questo senso e che abbiamo voluto approfondire meglio attraverso l'analisi di questa indagine universitaria che vi proponiamo di seguito, anche in vista della prossima edizione di AIXA - Artificial intelligence Expo of Applications - il grande evento sul mondo dell'intelligenza artificiale e delle sue applicazioni per il business, organizzato da Business International - Fiera Milano presso l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre e previsto il 7 e 8 novembre 2023 all'interno della grande fiera dedicata alla Digital Transformation, che al suo interno vedrà la presenza degli eventi colocalizzati di On|Metaverse Summit e Biz Bang.
Sfogliando il report di Unicusano, nonostante le difficoltà che il mercato tricolore sta affrontando, emerge anche il fatto che entro il 2024 per l’Italia sia prevista una crescita del 41,4% solo in ambito imprenditoriale. Le aziende che hanno saputo cogliere le potenzialità dell’AI, oggi affidano a questa tecnologia diversi “compiti”: dal risparmio di tempo nell’espletamento delle attività alla drastica riduzione dei margini di errore; dall’aumento delle performance a quello delle entrate, dall’individuazione tempestiva di eventuali problematiche all’elaborazione e analisi di un’enorme quantità di dati, dal miglioramento dell’esperienza con il cliente al risparmio di denaro.
Per gli italiani, però, esiste anche un lato oscuro legato allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il 40% degli intervistati, infatti, dichiara di fidarsi poco di questa innovazione e il timore più grande tocca la sfera della professione lavorativa. Il 71% degli italiani, per esempio, secondo una ricerca condotta da Ipsoa e ripresa puntualmente da Unicusano, teme un impatto negativo sull’occupazione. Ad avere maggiore timore che l'AI possa sostituirsi ai lavoratori sono copywriter, insegnanti, traduttori, ma anche programmatori, marketer e ricercatori, tutti provenienti da ambiti già toccati dalle più recenti applicazioni di intelligenza artificiale.
In questo scenario di preoccupazione globale, i timori dei lavoratori sembrano trovare fondamento nell’indagine dell’Unicusano: per l’ateneo telematico, infatti, fra poco meno di sette anni l'automazione del lavoro sarà responsabile della perdita di circa 73 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti e di 15 milioni in Europa. Nonostante le perplessità a livello etico-comportamentale e sociale, il sentiment nei confronti delle AI è comunque positivo, tanto che il 60% delle persone sostiene che l’intelligenza artificiale migliorerà la vita in alcuni ambiti come l’istruzione, l’intrattenimento, l’apprendimento, lo shopping, i trasporti, l’ambiente. A sorprendere è invece l’automotive, da sempre molto attenta allo sviluppo tecnologico, alla ricerca di nuove soluzioni e alla “naturale” inclinazione a esplorare nuove possibilità. In questo caso non ha ancora sfruttato le potenzialità AI soprattutto perché la legge non consente la sperimentazione di veicoli a guida automatica con automazione maggiore della classificazione SAE 2 (veicoli a “guida cooperativa”, con sistemi di ausilio alla guida). Eppure i campi di applicazione sono davvero tanti: monitoraggio delle condizioni stradali, nessun intervento umano, abilità predittive, possibilità di conversare con sistemi di IOT incorporati per esempio nei semafori o nella carreggiata, riduzione degli incidenti stradali (il 94% sono oggi dovuti a errori umani). Opportunità queste che bisognerebbe cogliere nell'immediato per poter rimanere al passo con i tempi, ma che ovviamente richiedono anche risorse e infrastrutture di rete sufficientemente capillari da coprire in maniera uniforme tutto il territorio nazionale. Un impegno che il governo italiano si è preso con il focus dedicato alla digital transformation, che sfrutta ovviamente gli investimenti del PNRR, ma che dovrà essere portato a compimento nei tempi richiesti dall'Europa per poter raggiungere gli obiettivi desiderati, arrivando a trasformare completamente la nostra penisola sia sotto un profilo tecnologico, sia sotto un profilo culturale, sociale e formativo. Uno dei più grandi ostacoli a questa roadmap, infatti, oggi in Italia sono le competenze: sempre più ricercate e sempre meno trovate. Un gap da ridurre questo, su cui aziende e università dovranno impegnarsi a collaborare concretamente per produrre soluzioni efficaci che consentano ai talenti di rimanere in Italia e non essere più costretti a espatriare per migliorare le proprie condizioni lavorative e opportunità di crescita professionale.