| 27/05/2020
Dopo la crisi si tornerà alla normalità? Oppure ci sarà una nuova diversa
normalità? La domanda richiederebbe un’analisi di molti aspetti che riguardano
l’attuale stile di vita di eccessi e disinteresse nei confronti degli sprechi e
delle aggressioni all’’ambiente. Forse va rimediato tutto. Ma si andrebbe ben
oltre l’economia del presente intervento. Limitiamoci al lavoro. Certamente, al
di là della drammaticità di questi mesi, lo stress test al quale siamo stati
sottoposti ha messo in evidenza alcuni aspetti interessanti. Un utilizzo molto
massiccio della tecnologia e la «scoperta» di quello che impropriamente viene
chiamato «smart working».
Al di là della sorpresa per l’ottimo funzionamento della rete nazionale di
trasmissione dei dati (un carico di contemporaneità e di intensità certamente
oltre ogni ragionevole previsione), molti hanno dovuto fare i conti, molto
rapidamente, con connessioni e software che avrebbero richiesto molto tempo di
formazione per ottenere lo stesso risultato. E probabilmente non si tornerà
indietro. Gli appuntamenti e le riunioni de visu saranno ridotte al minimo e
solo se veramente indispensabili. Tutti hanno scoperto che le riunioni, i corsi,
anche i convegni fatti in video conferenza funzionano benissimo. Anzi. Sono
anche più efficienti: si parla uno alla volta e durano necessariamente un tempo
limitato. Si condividono documenti che devono essere preparati prima. Per noi
professionisti, un minor bisogno di sale riunioni.
Per le aziende, meno trasferte e, per tutti, meno viaggi di lavoro. Il Lock
down, come si diceva, ha fatto scoprire lo smart working tanto da ritardare per
molti il ritorno in ufficio. Anzi, si comincia a dubitare che siano necessari
gli uffici. Ma non è così semplice. In realtà lo smart working non è il lavorare
da casa. Ma il contrario. Il non lavorare da una postazione fissa. Altrimenti
quella postazione, normalmente a casa, deve rispondere a precisi requisiti.
Infatti, dopo tre mesi siamo tutti doloranti. Non va bene la sedia, non va bene
la scrivania, non va bene la luce. Insomma, un salto tecnologico in avanti. Ma
occorre riprogettare bene le organizzazioni.
a cura di
Avv. Franco Toffoletto
Managing Partner - Toffoletto De Luca Tamajo