| 25/02/2013
La musica è un'area in evoluzione: Google ha in cantiere il lancio di
un'offerta per brani da ascoltare in streaming attraverso il suo sistema
operativo Android e prevede che sarà anche a pagamento. Inoltre per YouTube
progetta di aggiungere sottoscrizioni in abbonamento dove gli utenti potrebbero
guardare video o accedere soltanto all'audio. Sono indiscrezioni pubblicate dal
Wall Street Journal e rivelano trattative in corso con le etichette
discografiche.
Indicano un'accelerazione per guadagnare terreno su rivali che hanno piattaforme
musicali in streaming come Spotify, integrato con Facebook, e Deezer.
Google guarda in avanti. Finora ha varato anche in Italia Google Music: gli
utenti possono ascoltare brani che hanno già archiviato nella loro raccolta
oppure sono in grado di acquistarli su Google Play. È accessibile da web o da
applicazioni software per dispositivi mobili. Sbarcato per la prima volta negli
Stati Uniti durante il 2011, è stato una risposta ad Apple e Amazon. Ha
richiesto anni di negoziati con le major discografiche. YouTube invece ha
immensi scaffali digitali per i video: è soprattutto la pubblicità ad
alimentarne il fatturato. Ad esempio il filmato di Gangnam Style del rapper Psy
ha generato 8 milioni di dollari dalle inserzioni commerciali.
Con gli abbonamenti il colosso di Mountain View vuole ampliare i confini. E
guarda alle piattaforme di musica in streaming che hanno costruito il loro
successo negli ultimi anni: gli iscritti possono scegliere l'ascolto gratuito
affiancato ai messaggi promozionali oppure una sottoscrizione a pagamento per
l'accesso a servizi premium. È un territorio dove hanno percorso una lunga
strada startup diventate aziende come Pandora, Spotify e Deezer. Sono state in
grado di elaborare complessi algoritmi per capire gli interessi degli utenti.
Pandora ha sviluppato la formula del Music Genome Project che consiglia i brani
musicali a partire dalle preferenze simili di altre persone. Spotify invece può
contare sull'alleanza con Facebook dove gli iscritti segnalano cosa stanno
ascoltando: inoltre possono compilare playlist da condividere. L'International
Federation of the Phonographic Industry (Ifpi) rileva che nella prima metà del
2012 lo streaming musicale, sostenuto da pubblicità e abbonamenti, ha raggiunto
il 16% del fatturato globale della musica.
La competizione è intensa. Secondo la società d'analisi di mercato Gartner il
sistema operativo Android è installato sul 69,7% degli smartphone venduti
nell'ultimo trimestre dell'anno scorso. Per Google diventa una vetrina dove
coinvolgere un pubblico a pagamento. E con YouTube può espandere i confini
ovunque, dal web ai dispositivi mobili: la piattaforma di videosharing ha
inoltre scommesso sulla produzione di canali originali che coinvolgono artisti
professionisti e utenti.
Fonte: IlSole24Ore - Articolo di Luca Dello Iacovo