| 24/03/2014
Chiarimenti del ministero del Lavoro sulle modifiche al contratto a tempo
determinato: proroghe estese e tetti massimi di assunzioni a termine senza
causalone, con le eccezioni per le piccole imprese.
Il contratto a termine nell’arco dei tre anni (36 mesi) per i quali non è più
necessario il causalone è prorogabile fino a un massimo di otto volte: è una
delle precisazioni che arrivano dal ministero del Lavoro dopo la presentazione
del decreto legge approvato dal Cdm dello scorso 12 marzo, che ha previsto una
sostanziale marcia indietro sul contratto a tempo determinato (e non solo, anche
sull’apprendistato), rispetto a quanto previsto due anni fa dalla riforma
Fornero.
Le imprese sono ora libere di applicare il contratto a termine senza dover
spiegare, per iscritto, le esigenze produttive che richiedono il tempo
determinato in luogo del contratto a tempo indeterminato) per tre anni (non più
uno solo) nell’arco dei quali sono consentite fino a otto proroghe, che si
riferiscano alla stessa attività lavorativa del contratto iniziale.
Requisiti di contratto
C’è un paletto: ogni azienda non può avere più del 20% di contratti a
termine rispetto al totale dell’organico aziendale. Questo, specifica il
ministero, nel rispetto delle precedenti leggi, in particolare dell’articolo 10,
comma 7, del Dlgs 368/2001, in base al quale i contratti nazionali possono
prevedere limiti diversi e sono comunque esclusi dai vincoli di tetto massimo
una serie di tipologie contrattuali (start-up, stagionali). Di contro, le PMI
fino a 5 dipendenti non hanno nessun vincolo e possono sempre stipulare un
contratto a termine.
Riforma del Lavoro
Il governo, sottolinea il ministero, con queste modifiche vuole offrire «la
risposta ritenuta più efficace alle attuali esigenze del contesto occupazionale
e produttivo del Paese». Ricordiamo che si tratta di un decreto legge, che
quindi andrà convertito in legge dal Parlamento, che potrà apportare eventuali
modifiche.
Il decreto, lo ricordiamo, conterrà anche le modifiche sull’apprendistato e
sulla smaterializzazione del DURC mentre le altre misure annunciate del Jobs Act
saranno contenute in diversi provvedimenti: uno, di cui sono state tratteggiate
le linee guida, relativo al taglio del cuneo fiscale (con l’aumento da maggio di
circa 80 euro al mese per 10 milioni di lavoratori), e un disegno di legge con
una più corposa riforma di contratti di lavoro e ammortizzatori.
Fonte: www.pmi.it