di Matteo Castelnuovo | 26/06/2025
Tradizionalmente, creare software richiedeva competenze di programmazione avanzate e tempi di sviluppo lunghi. In questo scenario, le piattaforme low-code/no-code (LCNC) consentono già da tempo a utenti aziendali non tecnici di costruire applicazioni attraverso interfacce visive e strumenti drag-and-drop, e così a sempre più persone, anche senza formazione informatica, di contribuire alla digitalizzazione di processi aziendali, sperimentare soluzioni innovative o automatizzare attività ripetitive.
Con l'arrivo dell'intelligenza artificiale, però, le regole del gioco sono cambiate e stanno cambiando in maniera radicale, da una parte, sendendo ancora più immediato e facile dare vita a nuovi progetti digitali e dall'altra riducendo ancora di più la necessità di competenze informatiche. Tuttavia, come ogni nuova grande opportunità, anche questa nuova dimensione della trasformazione digitale deve avere un controllo e una corretta gestione e integrazione nei sistemi aziendali per evitare una concatenzazione di errori e criticità che possono verificarsi a seguito dell'utilizzo improprio dell'AI e delle sue applicazioni. Così, per comprendere meglio lo scenario in cui ci stiamo immergendo, spesso, senza nemmeno accorgercene, abbiamo chiesto un parere ad Antonio D’Agata, Director Strategic Accounts & Partner di Axiante, che ha cercato di spiegare il reale stato dell'arte della situazione attuale e dei possibili sviluppi futuri.
"L’intelligenza artificiale - spiega D'agata - sta ora amplificando questa trasformazione e questo cambiamento, e in modo significativo. Gli strumenti di Generative AI (GenAI), ad esempio, sono in grado di scrivere codici, suggerire miglioramenti, automatizzare test o personalizzare l’esperienza utente in tempo reale. In combinazione con le piattaforme LCNC, l’AI non solo ne semplifica ulteriormente l’utilizzo, ma riduce in egual misura la soglia di competenza necessaria per creare soluzioni sofisticate".
È quindi prevedibile che l'adozione di queste piattaforme raggiungerà un punto di svolta grazie proprio alla spinta dell’AI, che aumenterà l'utilizzo di sistemi low-code e no-code tra gli utenti aziendali che non sono programmatori o tecnici e, secondo numerosi esperti del settore, potrebbe portare alla nascita di una nuova classe di strumenti di sviluppo. "Secondo le previsioni di Gartner - prosegue l'esperto - entro il 2029, l'80% delle applicazioni aziendali sarà generato utilizzando piattaforme low-code no-code, rispetto al 15% del 2024 grazie alla crescente disponibilità di strumenti potenziati dall’intelligenza artificiale". Inoltre, possiamo vedere già ora come l’integrazione tra AI e LCNC si traduce in benefici significativi: "Maggiore agilità, prototipazione rapida, capacità di adattamento ai cambiamenti di mercato e sviluppo di soluzioni personalizzate senza dover necessariamente dipendere al 100% da team IT interni o da fornitori esterni", conferma il manager. "La combinazione fra piattaforme low-code/no-code e AI – sottolinea D'Agata - non sostituirà iteam IT o gli sviluppatori, ma li aiuterà. Queste tecnologie permetteranno agli utenti aziendali di generare prototipi e costruire soluzioni più velocemente, alleggerendo il carico di lavoro degli sviluppatori che potranno così concentrarsi su compiti più complessi e critici. Inoltre, si favorirà una collaborazione più stretta tra business e IT, accelerando l’innovazione e la penetrazione della Digital Transformation. "Ciò grazie a un’accelerazione dei tempi di sviluppo, una riduzione dei costi, una maggiore inclusività nei processi di innovazione e una maggiore capacità di sperimentazione - aggiunge l'esperto -. Ma tutto questo comporta anche nuove sfide per i team tecnici. Lo sviluppo con piattaforme LCNC e GenAI da parte degli utenti aziendali può infatti incontrare limiti in termini di scalabilità, sicurezza, integrazione con sistemi complessi e qualità del codice. Senza una supervisione adeguata, si rischiano soluzioni frammentate, difficili da manutenere o non conformi agli standard aziendali. Per evitare questi rischi, è fondamentale che l’IT definisca linee guida chiare, promuova la governance centralizzata, fornisca formazione e mantenga un coinvolgimento attivo per garantire coerenza, sicurezza e sostenibilità nel tempo".
In definitiva, non si tratta solo di una rivoluzione tecnologica. "Assolutamente - conferma il manager -, piuttosto stiamo parlando di un cambiamento culturale che riscrive non solo chi può costruire software e come, ma anche le basi stesse della trasformazione digitale all’interno delle imprese".