GROSSMAN (CYBERARK): INTELLIGENZA ARTIFICIALE, I TRE PILLAR FONDAMENTALI PER IL SUCCESSO A LUNGO TERMINE

di Matteo Castelnuovo | 31/03/2025

L’intelligenza artificiale può essere un motore di valore importante, ma solo se applicata ai casi d’uso corretti. A volte, infatti, l’automazione o altri approcci consolidati possono essere più efficaci.

 

Un tema, questo, di grande attualità al momento, dato il trend di iper adozione da parte delle aziende nei confronti di questa tecnologia emergenti, che abbiamo voluto approfondire meglio attraverso l'analisi e il commento di un recente white paper sull'argomento realizzato da Omer Grossman, global chief information officer di CyberArk. Un articolo di approfondimento pensato in vista della prossima edizione del CIO Summit, l'evento dedicato al mondo dei Chief Information Officer, previsto il prossimo 19 e 20 giugno 2025 presso l'Allianz MiCo di Milano, all'interno del Business Leaders Summit - la grande manifestazione dedicato ai migliori C-level dell'ìmpresa contemporanea, organizzata da Business International, la knowledge unit di Fiera Milano.

 

I CONSIGLI

Secondo l'esperto, infatti, "la chiave per i responsabili IT nell'adottare e gestire implementazioni di intelligenza artificiale è capire perché l’AI sia la scelta migliore per una specifica esigenza aziendale". Dl punto di vista del manager, seguendo questo ragionamento, quindi, "quando la decisione di adottare questa tecnologia emergente è guidata da una chiara comprensione del suo potenziale, sono tre i fattori che si rivelano cruciali per un successo duraturo".

 

ADOZIONE DA PARTE DEGLI UTENTI

Se pensiamo che in generale e da sempre, il successo di ogni tecnologia si misura dalla sua adozione, comprendiamo quanto questo assioma assuma un ruolo ancora più importante in ambito professionale e aziendale. "Tuttavia - spiega Grossman -, affinché questa teoria sia realmente efficace e raggiunga il suo scopo nel concreto, non si deve pensare in alcun modo che per realizzarla ci sia bisogno di imporre l’uso di un nuovo strumento di GenAI dall’oggi al domani all'interno dell'organizzazione. Al contrario, la strategia migliore rimane sempre la promozione di un’adozione graduale e mirata". In questo senso, l'esperto sottolinea come, in realtà sia opportuno iniziare con un caso d’uso critico per un gruppo specifico. Ad esempio, automatizzare la revisione e il riepilogo di documenti legali complessi o addestrare una chatbot per fornire assistenza tecnica al team di vendita. "L’obiettivo - conferma il manager - è dimostrare il valore aggiunto dell’AI in modo tangibile. Una volta raggiunti risultati concreti e un buon livello di adozione, si potrà estendere l’implementazione ad altre aree e team". Un processo, questo, che nell'esperienza di Grossman, in particolare, e di CyberArk, più in generale, nell'ambito dell'implementazione di GenAI ha evidenziato, nell'arco degli anni, l’importanza di monitorarne l’adozione in ogni fase e comunicare costantemente i progressi. "Se l’adozione da parte di un determinato gruppo è bassa, infatti - commenta l'esperto -, probabilmente sarà necessario identificare gli ostacoli al fine di superarli". In questo senso, inoltre, incoraggiarne l’utilizzo grazie a promemoria automatici può risultare importante per chi non si affida regolarmente allo strumento da tempo e riallocare eventuali licenze inutilizzate può aiutare a provarci di nuovo. Chiaramente, però, bisogna essere consapevoli che ci possano essere delle reticenza nell'utilizzo costante di questi nuovi strumenti, in base all'età della forza lavoro o al suo grado di digitalizzazione. "Aspettarsi un calo dell’adozione a ogni nuova fase di implementazione, quindi - avverte il manager -, è normale per gli utenti che si adattano allo strumento, e rafforzare supporto e formazione senza scoraggiarsi è essenziale per mantenere alta la soglia dell'attenzione sul tema da parte di tutti". Anche perchè distrarsi è molto facile, soprattutto quando si maneggiano, magari, grandi moli di dati, la cui gestione non va mai sottovalutata. "Una solida governance delle informazioni è cruciale, infatti - ricorda Grossman -, per garantire che i modelli di AI siano addestrati con dati di qualità. “Acquisire, classificare e ripulire” dovrebbe essere un mantra".

 

MANAGER MENTORI

Quando si parla di adozione dell'intelligenza artificiale, però, bisogna sempre tenere in considerazione un aspetto fondamentale, secondo l'esperto: il fattore umano. "In questo senso - commenta il Grossman -, i manager di tutti i livelli, dalle risorse umane all’IT, svolgono un ruolo fondamentale nel guidare l’adozione e l’impatto della GenAI. Devono supportare i team ad integrare i nuovi strumenti nei flussi di lavoro e a servirsi di nuove modalità operative". A tal punto che, secondo uno studio di BCG, i manager che ottengono i migliori risultati nell’adozione della GenAI si distinguono per tre comportamenti chiave: la utilizzano in prima persona, dedicando tempo alla sperimentazione e diventano un esempio per i loro team, creando così un effetto ’palla di neve’; coltivando un ambiente di lavoro positivo e incoraggiante, dove i dipendenti si sentono liberi di sperimentare senza timore di sbagliare; e condividono con i loro team in modo chiaro ed efficace la loro fiducia nel potenziale della GenAI di migliorare il lavoro.

 

FORMAZIONE COSTANTE 

Il fattore umano, però, non riguarda solo i manager, ovviamente, ma anche i dipendenti e, in questo caso, secondo l'esperto, "i professionisti hanno bisogno di risorse adeguate per adattarsi a nuovi modi di lavorare". Sotto questo profilo, inoltre, la coerenza è fondamentale nel processo di abilitazione e ci sono alcune iniziative di formazione che Grossman indica come buone prassi da implementare in questo percorso evolutivo: "In primis, va considerato l'invio di email periodiche con brevi video tutorial e casi di successo. Queste comunicazioni possono essere utilizzate anche per presentare nuove funzionalità. In secondo luogo, è importante realizzare dei webinar periodici che presentino casi d’uso aziendali di GenAI rivolti a un pubblico interfunzionale. In terza istanza, può risultare importante dar vita a workshop pratici e in presenza per gruppi aziendali specifici che approfondiscano come ottimizzare i prompt dell’AI per ottenere risultati migliori. Oltre a questo, poi, sarebbe opportuno anche allestire una knowledge library in continua evoluzione contenente tutti i materiali di formazione, accessibile su richiesta da parte dei dipendenti". Nel proprio programma, per esempio CyberArk, ha inserito anche meccanismi di feedback per il confronto regolare tra dipendenti e responsabili dei team e il miglioramento continuo delle iniziative. "Oggi nel mondo del business - chiosa il manager -, l’entusiasmo per l’AI è palpabile, e a ragione. È una tecnologia rivoluzionaria che offre un potenziale enorme. Tuttavia, come per ogni innovazione, è necessario un approccio ponderato. Concentrandosi sul “perché”, sull’adozione da parte degli utenti, sul supporto manageriale e sull’abilitazione costante, i responsabili IT possono superare le sfide comuni, generare valore tangibile e costruire programmi di AI duraturi e di successo".