di Matteo Castelnuovo | 20/01/2025
Il 2025 si è aperto con il più grande incendio nella storia della California. La carenza di fonti idriche e l’ipersfruttamento delle risorse naturali, unite al cambiamento climatico, infatti, hanno arso quasi completamente la Città degli Angeli americana e le colline circostanti, lasciando senza abitazione centinaia di migliaia di persone e contemporaneamente paralizzando anche qualsiasi tipologia di business e di commercio nell’area geografica limitrofa. In un contest del genere, la prima domanda che ci si è posti è stata: come è stato possible arrivare a questo punto? Nel 2025 è ancora davvero possible non riuscire a prevedre situazioni come queste e soprattutto, come è possible che non esista un piano di disaster recovery in grado di moderare o ridurre gli impatti e le conseguenza di un incendio, portando la situazione a una catastrophe di questa portata?
Tutte domande lecite che, se trasposte invece nel mondo del business, ha fatto interrogare molti sulla propria capacità di gestione di rischi e criticità come queste, facendo conseguentemente sorgere molteplici dubbi e perplessità. Quali sono, però, oggi I principali rischi, realmente percepiti, mappati e anticipate dale aziende, tanto a livello globale, quanto a livello italiano? Abbiamo cercato di comprenderlo meglio, attraverso l’analisi e il commento del consueto Allianz Risk Barometer che, come ogni anno, offer una precisa fotografia dello scenario in cui siamo immerse, sotto questo punto di vista, e che vi proponiamo in questo articolo, anche in vista della prossima edizione del Business Leaders Summit, prevista il prossimo 19 e 20 giugno 2025 presso l’Allianz MiCo di Milano.
IL REPORT
Dall’analisi, emerge anche quest’ anno che gli incidenti informatici che includono le violazioni dei dati o gli attacchi ransomware e le interruzioni IT, come l'incidente CrowdStrike, sono la maggiore preoccupazione per le aziende a livello globale nel 2025 e ancora una volta, anche l'interruzione dell'attività rimane uno dei timori principali per le aziende di tutte le dimensioni, classificandosi al 2° posto, ma dopo un 2024 ancora caratterizzato da un pesante impatto delle catastrofi naturali, questo rischio, pur rimanendo stabile al 3° posto, si avvicina in maniera sensibile ai valori della “medaglia d’argento” di questa speciale classifica. Inoltre, l’impatto di un super anno elettorale a livello planetario come è stato il 2024, con crescenti tensioni geopolitiche e possibilità di guerre commerciali, ha fatto sì che i cambiamenti nella legislazione e regolamentazione si collochino tra i primi cinque rischi, arrivando al 4° posto. Il rischio che è cresciuto di più però, secondo quanto emerge dalle risposte fornite in questa edizione dell’Allianz Risk Barometer, è il cambiamento climatico, che passa dal 7° al 5° posto, raggiungendo la sua posizione più alta nella graduatoria dei peggiori rischi nell’arco dei 14 anni di sondaggio, nonostante negli ultimi 12 mesi gli investimenti sul team abbiano riscontrato una battuta d’arresto sia nel pubblico, sia nel private..
LE DIFFERENTI VISIONI DEL RISCHIO
Le grandi aziende, proprio come le medie e piccole imprese, percepiscono in egual modo gli incidenti informatici come il loro rischio aziendale numero uno. Tuttavia, ci sono differenze significative nel resto della classifica. Le piccole aziende sono più preoccupate per rischi più localizzati e immediati, come quelli collegati a compliance normativa, sviluppi macroeconomici e carenza di competenze a livello di personale, anche se l’indagine registra come alcuni dei rischi che in passato hanno preoccupato le aziende più grandi, stiano ora iniziando ad interessare anche quelle di piccole dimensioni, con il cambiamento climatico e i rischi politici, che salgono nella classifica.
ITALIA: RISCHIO CYBER, CATASTROFI NATURALI E INTERRUZIONE DELL’ATTIVITÀ LA TOP 3 DEI RISCHI
Anche in Italia, l’Allianz Risk Barometer evidenzia che il rischio cyber si posiziona al primo posto seguito dalle catastrofi naturali - in aumento rispetto all’anno precedente - e dall’interruzione dell’attività produttiva. Marco Vincenzi, Regional Managing Director Southern Europe di Allianz Commercial ha osservato: "I risultati del recente sondaggio riflettono in modo chiaro e inequivocabile le principali preoccupazioni delle nostre aziende nel contesto attuale e rafforzano quanto già emerso nel 2024. Le imprese, di qualsiasi dimensione, oggi più che mai, si trovano ad affrontare sfide complesse e dinamiche che spaziano dall'adozione e utilizzo di nuove tecnologie, alla gestione delle risorse umane, dovendosi adeguare a normative sempre più stringenti. A ciò si aggiunge la preoccupazione che eventi catastrofici possano interrompere la propria attività con un impatto economico potenzialmente significativo. È evidente che per affrontare queste sfide le imprese necessitano di supporto strategico e strumenti adeguati che le aiutino a trasformare le loro preoccupazioni in opportunità di sviluppo e miglioramento. Questo report ci offre anche un prezioso spunto di riflessione su come queste sfide possano essere affrontate in modo proattivo e strategico di risk management".
Nell’ambito delle catastrofi naturali, nel 2024 in Italia si sono registrati 351 eventi climatici con un incremento di 5 volte in soli dieci anni. In particolare, rispetto al 2023, le esondazioni fluviali sono cresciute del 24%, gli allagamenti da piogge eccezionali per intensità del 12% e i danni da siccità prolungata del 55%, come emerso anche dai dati dell’Osservatorio Nazionale Città Clima del 2024.
IL RANKING DEI RISCHI A LIVELLO GLOBALE
Vanessa Maxwell, Chief Underwriting Officer di Allianz Commercial, ha commentato: “Il 2024 è stato un anno straordinario in termini di risk management e i risultati dell’Allianz Risk Barometer riflettono l'incertezza che molte aziende in tutto il mondo stanno affrontando in questo momento. Ciò che emerge è l'interconnessione dei rischi principali. Il cambiamento climatico, le tecnologie emergenti, la regolamentazione e i rischi geopolitici sono sempre più interconnessi, determinando una complessa rete di causa ed effetto. Le aziende devono adottare un approccio olistico nel risk management e impegnarsi costantemente per migliorare la loro resilienza al fine di riuscire ad affrontare questi rischi in rapida evoluzione”. In questo contest, come anticipato, gli incidenti informatici (38% delle risposte complessive) si classificano come il rischio più importante a livello globale per il quarto anno consecutivo, con il margine più alto di sempre (7 punti percentuali). È il pericolo principale in 20 paesi, tra cui Argentina, Francia, Germania, India, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti. Più del 60% degli intervistati ha identificato i data breach come il rischio informatico che le aziende temono di più, seguite dagli attacchi alle infrastrutture critiche e alle proprietà materiali, con il 57%. "Per molte aziende, il rischio informatico esacerbato dallo sviluppo rapido dell'intelligenza artificiale (AI) è il rischio più sentito, che prevale su tutto il resto. È probabile che possa essere considerato un Top Risk anche in futuro, data la crescente dipendenza dalla tecnologia. L’incidente di CrowdStrike nell'estate del 2024 ha nuovamente sottolineato quanto siamo tutti dipendenti da sistemi IT sicuri e affidabili," ha aggiunto Rishi Baviskar, Global Head of Cyber Risk Consulting di Allianz Commercial.
IL GIOCO DELLE INTERCONNESSIONI DEL RISCHIO
L'interruzione dell'attività (Business Interruption, BI) si è classificata al primo o secondo posto in ogni Allianz Risk Barometer nell'ultimo decennio e mantiene la sua posizione al secondo posto nel 2025 con il 31% delle risposte. Anche se, a ben Vedere, l'interruzione dell'attività è tipicamente una conseguenza di eventi come disastri naturali, attacchi informatici o guasti, l'insolvenza o rischi politici come conflitti o disordini civili, che possono tutti influire sulla capacità di un'azienda di operare normalmente. Nonostante questo, però, diversi esempi del 2024 evidenziano perché le aziende vedono ancora l'interruzione dell'attività come una minaccia importante per il loro modello di business. Gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, per esempio, hanno portato a interruzioni della catena di approvvigionamento a causa del dirottamento delle navi portacontainer, mentre incidenti come il crollo del Francis Scott Key Bridge a Baltimora hanno avuto un impatto diretto sulle supply chain globali e locali. Secondo un’analisi di Circular Republic, in collaborazione con Allianz e altri, le interruzioni delle supply chain con effetti globali si verificano approssimativamente ogni 1,4 anni e la tendenza è in aumento. Queste discontinuità causano danni economici significativi, variando dal 5% al 10% dei costi dei prodotti e provocando ulteriori impatti dovuti ai tempi di inattività. "La spinta verso il progresso e l’efficienza tecnologica sta influenzando la resilienza delle catene di approvvigionamento. L'automazione e la digitalizzazione hanno accelerato significativamente i processi, che a volte sopravanzano gli individui a causa del ritmo rapido e della complessità della tecnologia moderna. Tuttavia, quando vengono implementate efficacemente, queste tecnologie possono anche potenziare la resilienza delle imprese, fornendo migliori analisi dei dati, intuizioni predittive e capacità di risposta più agili. È per questo che costruire e investire nella resilienza sta diventando fondamentale per ogni azienda a livello globale", ha confermato Michael Bruch, Global Head of Risk Advisory Services di Allianz Commercial.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO TOCCA UN NUOVO RECORD
Se poi pensiamo che il 2024 è stimato essere stato l'anno più caldo di sempre e che è stato anche un anno di terribili catastrofi naturali con uragani e tempeste estreme in Nord America, alluvioni devastanti in Europa e Asia e siccità in Africa e Sud America, è semplice notare anche come, dopo essere sceso in classifica durante gli anni della pandemia, poiché le aziende dovevano affrontare sfide più immediate, il cambiamento climatico sia risalito quest’anno di due posizioni, entrando al 5° posto nella Top 5 dei rischi globali, il livello più alto di sempre, con le catastrofi naturali, strettamente collegate, che si posizionano al 3° posto con il 29%, anche se più intervistati hanno identificato questo come rischio principale negli ultimi anni. A livello globale, per la quinta volta consecutiva nel 2024, le perdite assicurate hanno ampiamente superato i 100 miliardi di dollari, rendendo ancora più chiaro ed evidente come, nonostante la Medaglia di bronzo ufficiale, le catastrofi naturali siano il vero grande rischio di questi ultimi anni, come indicato anche esplicitamente da paesi come Austria, Croazia, Grecia, Hong Kong, Giappone, Romania, Slovenia, Spagna e Turchia. Nazioni nelle quali si sono verificati alcuni degli eventi più significativi del 2024. Il Giappone, poi, ha affrontato un terremoto di magnitudo 7.5 nella Penisola di Noto solo pochi mesi. Uno dei più forti della sua storia sismografica.
LA GEOPOLITICA E IL PROTEZIONISMO SONO SOTTO OSSERVAZIONE
Un altro elemento interessante da notare, poi, all’interno del report è il fatto che, nonostante continui a persistere l'incertezza geopolitica ed economica in luoghi come il Medio Oriente, l’Ucraina e il Sud-est asiatico, i rischi politici siano scesi di un posto nel ranking globale, piazzandosi alla 9° posizione sebbene con la stessa percentuale di intervistati del 2024 (14%). Di fatto, però, l’aspetto politico è un fattore tenuto in considerazione principalmente dalle grandi aziende, che li classificano al 7° posto, mentre le piccole aziende lo collocano al 10° posto. In questo senso, la paura delle guerre commerciali e del protezionismo è in aumento e l'analisi di Allianz e altri, mostra che nell'ultimo decennio le restrizioni all'esportazione di materie prime critiche sono aumentate di cinque volte. I dazi e il protezionismo potrebbero essere in cima all’agenda del nuovo Governo degli Stati Uniti, ma c'è anche il rischio di un 'far west normativo', in particolare rispetto all'IA e alle criptovalute. Nel mentre, gli obblighi di comunicazione e rendicontazione sulla sostenibilità saranno al centro dell'agenda in Europa nel 2025, con l’ulteriore rischio di portare molte realtà imprenditoriali ad abbandonare gli investimenti previsti sul tema a causa di ritardi o proprio dell’impossibilità di seguire e mantenere la compliance nei confronti delle direttive in vigore ormai da qualche mese. "L'effetto dei nuovi dazi sarà più o meno lo stesso delle (sovra)regolamentazioni: un aumento dei costi per tutte le aziende coinvolte", ha sottolineato Ludovic Subran, Chief Investment Officer and Chief Economist di Allianz SE. "Tuttavia, non tutte le normative sono intrinsecamente negative. E il più delle volte, è l'attuazione delle regole a rendere difficile la vita aziendale. L'obiettivo non è solo la numerosità delle norme, ma anche una gestione efficiente che renda più semplice la compliance. È urgente una digitalizzazione completa dell’amministrazione. Tuttavia, anche nel 2025, probabilmente aspetteremo ancora invano una strategia digitale corrispondente. Al contrario, sono in arrivo le guerre commerciali. Le prospettive non sono rosee”.