| 29/07/2013
Il governo ha deciso di porre la fiducia sul decreto Fare, facendo cadere
tutti gli emendamenti previsti. Ora deve passare all'approvazione del Senato
Il decreto Fare arriverà al Senato con la fiducia richiesta dal governo. Gli
emendamenti approvati venerdì che andavano a complicare i riferimenti al wi-fi
nel decreto Fare sono stati spazzati via da un intervento del presidente della
Commissione Bilancio Francesco Boccia. Come riporta il deputato di Scelta Civica
Stefano Quintarelli sul suo Tumblr, secondo la nuova versione " l'offerta di
accesso alla rete Internet al pubblico tramite rete wi-fi non richiede
l'identificazione personale degli utilizzatori". Liberi tutti quindi,
addirittura senza la distinzione diretta tra chi offre l'accesso come attività
commerciale prevalente, gli operatori di telecomunicazioni, e chi lo fa
dall'interno del suo ristorante, bar o pizzeria. Come spiega Quintarelli a
Wired.it, " gli operatori devono comunque fare riferimento alla normativa che li
obbliga a identificare gli utenti". Con il cambiamento di ieri sera, aggiunge il
deputato, " decade finalmente l'obbligo di rivolgersi a installatori certificati
per allacciare la rete"; si rischiavano multe da 30mila a 150mila euro.
Se il testo dovesse essere approvato al Senato, non ci sarebbe alcun obbligo
legislativo di introdurre sistemi di monitoraggio della navigazione e dell'
identità degli utenti che si connettono alla rete Internet del bar mentre stanno
sorseggiando un caffè. Su Twitter, il fondatore di Key4biz Raffaele Barberio si
dice perplesso sul rispetto della direttiva europea 24/2006, che fa appunto
riferimento alla conservazione dei dati per " garantirne la disponibilità a fini
di indagine, accertamento e perseguimento di reati gravi". Quintarelli precisa
che il tema della sicurezza e della responsabilità, sia per chi offre la
connessione sia per chi utilizza le reti, rimane e che con un intervento del
genere si liberano semplicemente gli esercenti da una serie di interventi
tecnici complicati e onerosi. Sarà poi il singolo esercizio commerciale a
decidere se introdurre o meno una password e l'utente a fidarsi (o meno) a
utilizzare una Rete di cui non è chiara la proprietà. L'amministratore delegato
di Futur3 Massimiliano Mazzarella, che del supporto nella creazione delle reti
pubbliche ha fatto il suo business, non è convinto che l'eliminazione totale
della password sia la soluzione: " Bisogna garantire un mimino di sicurezza e
tracciabilità", afferma, " tendendo inoltre conto del fatto che il bar ha tutto
l'interesse a mettere una password per riservare la connessione a chi consuma".
Le due posizioni rappresentano perfettamente il dibattito sulla questione,
attivo ormai da qualche anno: la legge Pisanu ha bloccato la diffusione del
wi-fi pubblico in Italia con l'obbligo di archiviazione della fotocopia del
documento degli utenti occasionali. Una volta abrogata è rimasto un buco
legislativo che l'esecutivo Letta sta provando a colmare. Da una parte, la
posizione di Quintarelli, la volontà di aprire il mercato e non scegliere questa
sede per precisare le responsabilità in caso di eventuale illecito compiuto
tramite le reti e, soprattutto, imporre accorgimenti tecnici che possono
rivelarsi complicati o anacronistici. Dall'altra, il parere espresso da
Mazzarella, l'auspicio che la norma sul wi-fi sia esaustiva anche dal punto di
vista della sicurezza. Sullo sfondo il problema culturale. Il tira e molla di
questi anni ha frenato l'adozione massiccia della soluzione: chiariti una volta
per tutte i paletti entro cui ci si potrà muovere, possibilmente senza eccessivi
oneri tecnici, si potrà provare a (ri)partire.
Il colpo di mano della serata di ieri non ha però portato solo buone notizie. I
fondi per la banda larga previsti dall'Agenda digitale sono stati tagliati. Dei
150 milioni di euro messi sul piatto per azzerare il digital divide nel Centro
Nord entro il 2014 ne sono rimasti 130, nonostante il ministero dello Sviluppo
Economico si fosse già organizzato per utilizzare l'intera somma. A beneficiare
di questa redistribuzione delle risorse le televisioni locali, alle quali non
verranno applicati i tagli precedentemente previsti.
a cura di Martina Pennisi
Fonte: http://www.wired.it/