E’ il procurement officer, ovvero lo specialista degli acquisti, il lavoro più richiesto nel 2023 secondo Indeed, che ha analizzato le offerte postate sul proprio portale italiano per individuare le professioni che offrono le migliori possibilità occupazionali. A questo seguono poi, al secondo posto nella classifica, il manutentore elettromeccanico/manutentore meccanico, quindi il farmacista (3°), l’HR specialist, ovvero l’addetto alle risorse umane (4°), e l’impiantista, il progettista elettrico, il payroll specialist, l'addetto alla pianificazione della produzione, il contabile senior.
Perchè, però, lo specialista del rapporto con i fornitori è così ricercato? Abbiamo cercato di comprenderlo meglio attraverso le parole di alcuni esperti che ci hanno spiegato qual è oggi il contesto in cui questi professionisti si devono muovere, anche in vista della prossima edizione del CPO Summit, l'evento dedicato al mondo del Procurement, organizzato da Business International - Fiera Milano e previsto il 14 e 15 giugno 2023 presso gli spazi dell'Allianz MiCo - Milano Convention Centre all'interno del Business Leaders Summit (la grande manifestazione dedicata ai C-level dell'impresa contemporanea).
"Non stupisca che una professione sino a ieri non così nota, il procurement officer appunto, abbia oggi così tanta domanda" – spiega Fabio Zonta, autore insieme a Lorenzo Zacchetti del best seller “Procurement Rievolution” (Franco Angeli) -. Pandemia, guerra e crisi globali hanno infatti fortemente impattato sulle nostre economie, sottoponendole a grande stress con una crisi degli approvvigionamenti (dall’energia, ai chip, ai componenti industriali, ai materiali edili, al grano) che ha influenzato negativamente le catene di fornitura, modificando strutturalmente il macrosistema economico e produttivo. “Per questo, frettolosamente, le aziende a livello globale stanno modernizzando la direzione acquisti rafforzando i team, non solo in termini numerici ma soprattutto – evidenzia l’esperto - in termini di qualità e competenze professionali e in un mix uomo/donna necessariamente equilibrato. Peraltro nella classifica ‘Procurement Top 100 Women’ stilata dalla testata internazionale ‘Procurement Magazine’ in collaborazione con EY è italiana la migliore direttrice degli acquisti al mondo, ovvero Anna Spinelli, Chief Procurement Officer di Deutsche Post DHL". Manager che, tra l'altro, come Bimag abbiamo avuto l'opportunità di intervistare proprio lo scorso giugno, in occasione della sua premiazione nel corso dell'edizione 2022 del CPO Summit, sempre all'interno del Business Leaders Summit che si era tenuto presso il Museo Diocesano di Milano.
Anche in Italia si è manifestata questa forte esigenza in un contesto però, rispetto agli USA ad esempio, che ci vede partire da un livello culturale. nella gestione moderna degli acquisti un po’ più arretrato e per giunta in un’economia caratterizzata prevalentemente da piccole e medie imprese che facilmente non hanno né mezzi né competenze per attuare velocemente questo urgente cambio di paradigma nella loro organizzazione. “In Italia - spiega Zonta - la direzione acquisti deve evolversi significativamente, assommando a sé competenze che spaziando dall’AI, al risk management, alla comprensione dei modelli predittivi, tecniche di negoziazione internazionale, gestione delle risorse umane, finanche alle competenze tecniche. Una figura per la quale serve, e molto velocemente, formare una classe dirigente per riposizionare la funzione al centro delle scelte strategiche aziendali e quale primo consigliere dell’amministratore delegato”.
Un'evoluzione, questa, su cui però bisognerà lavorare molto nei prossimi anni per arrivare ad avere dei risultati che possano mutuare il percorso di trasformazione avvenuto per esempio nel finance e che, sicuramente può rappresentare un esempio concreto da seguire. Anche perchè, sempre di più oggi, uno dei fattori sostanziali su cui si instaura la linea di demarcazione tra una realtà di successo e una realtà che invece stenta a raggiungere gli obiettivi, risulta essere proprio la conoscenza e la relazione stretta con gli stakeholder appartenenti alla propria filiera di riferimento e che, nel mercato italiano, vanno a comporre l'ossatura fondamentale di tutto l'ecosistema economico in cui si insediano, operano e si muovono le nostre aziende. “Fatta salva questa fotografia – riflette infatti Mario Mantovani, presidente di ManagerItalia – va però, come nota positiva, considerato che i manager italiani sono ben preparati in quella che è la loro specializzazione o settore, ma soprattutto sono elastici, eclettici, ‘fantasiosi’ e quindi più capaci di giocare nell’emergenza fuori dagli schemi. Questo a differenza ad esempio di cinesi, americani o tedeschi, tanto per citare tre economie, che invece sono molto più ‘diligenti’ e che nell’emergenza confidano molto più su schemi e modelli, che però oggi non esistono. Inoltre l’Italia col suo cosmo di imprese super-specializzate potrebbe avvantaggiarsene, tiportando valore sullo stesso tessuto produttivo”. Una strategia che indubbiamente potrebbe proporre dei benefici, ma che ovviamente non può prescindere comunque sia dallo sviluppo di schemi predittivi, ormai imprescindibili e generabili anche e soprattutto grazie all'utilizzo di nuove tecnologie emergenti. Sistemi all'avanguardia, su cui il nostro sistema Paese dovrebbe puntare maggiormente. “Per le aziende è diventata fondamentale la valutazione e gestione dei rischi esterni per una efficace continuità d’impresa nonché l’investimento nella formazione di manager con competenze specifiche che consenta all’azienda di prevenire e indirizzare il proprio business verso la costante crescita anche diversificando le attività – spiega Marina Verderajme, Presidente Nazionale di GIDP Associazione Direttori Risorse Umane – La figura professionale si trasforma pertanto dall’attuale responsabile acquisti con una retribuzione tra i 50 e 60 mila euro a un Chief Procurement Officer che nelle grandi imprese raggiunge fino a 500mila Euro". Un valore decisamente differente questo dalle logiche del mercato italiano, su cui però le aziende, sempre di più, si troveranno a dover ragionare per far fronte a una tale volatilità dei mercati e anche degli scenari di rischio, da non poter sottovalutare o ignorare l'esigenza stringente di munirsi di un professionista in grado di gestire qualunque criticità con consapevolezza, competenza e conoscenza delle opzioni proposte dal mercato nazionale e internazionale.
Un nuovo White Paper di IDC, sponsorizzato da OpenText, rivela che una delle maggiori lacune nell’efficienza della supply chain è riconducibile alla mancata adozione di tecnologie digitali moderne. L’indagine mostra come le aziende che già hanno cominciato il percorso di trasformazione digitale business-to-business (B2B) superino le altre in termini di fatturato, profitto, soddisfazione dei clienti e tasso di reattività.
Un'evidenza, questa, su cui abbiamo voluto porre attenzione, per comprendere a fondo le esigenze di un mercato in evoluzione che sta cercando di ritrovare la sua dimensione in un'era post Covid-19 nella quale permane grande incertezza. Per questo, anche in vista della prossima edizione del CPO Summit - l'evento dedicato al mondo del Procurement e delle Value Chain, organizzato da Business International - Fiera MIlano e previsto il prossimo 14 e 15 giugno 2023, presso l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre, all'interno del Business Leaders Summit -, abbiamo cercato di analizzare a fondo il documento, al fine di proporvi un punto di vista differente sulle possibili evoluzioni, tendenze, sfide e opportunità per le catene del valore nei prossimi mesi.
I livelli di complessità della supply chain di oggi, la sua portata globale e la varietà di partner e fornitori, infatti, hanno ormai reso gli approcci tradizionali poco efficaci. L’indagine mostra quanto la trasformazione digitale possa influire sulle catene di approvvigionamento: il 78% degli intervistati riferisce che l’integrazione B2B ha migliorato le prestazioni complessive della supply chain. “L’integrazione B2B è alla base di una supply chain resiliente e digital-first e dovrebbe essere una priorità assoluta per quelle aziende gravate da processi manuali ancora basati su supporti cartacei”, ha affermato Simon Ellis, Program Vice President di IDC
Sebbene la resilienza della supply chain sia fondamentale nel contesto odierno, le aziende hanno spesso difficoltà a giustificare il ritorno sull’investimento (ROI) e a sviluppare le capacità interne necessarie per sviluppare appieno i propri business case. Infatti, sempre secondo l'analisi IDC, se il 71% delle organizzazioni ha aumentato gli investimenti nell’ambito della propria supply chain, guardando alla resilienza della catena di approvvigionamento digitale, solo il 6% degli intervistati ha riferito di aver raggiunto il livello di maturità più alto. Questo indica che possono essere fatti ulteriori progressi, creando valore grazie a processi moderni e tecnologie digitali. “Connettere, accedere e analizzare i dati prodotti dalle supply chain è oggi fondamentale per la maggior parte delle aziende di oggi”, ha dichiarato Sandy Ono, Executive Vice President e Chief Marketing Officer di OpenText. “I risultati del White Paper di IDC confermano che il futuro della supply chain è rappresentato dalla capacità di mettere insieme informazioni e automazione, e OpenText è orgogliosa di essere alla guida di questo cambiamento supportando le aziende nelle loro trasformazioni”.
Per supportare gli approcci moderni, più efficienti ed efficaci, nonché i modelli innovativi, possono venire in aiuto le funzionalità di integrazione avanzate della supply chain. Prendendo in considerazione l’automazione dei documenti di collaborazione, l’80% dei rispondenti ha citato diverse aree di miglioramento, come il costo della gestione e della condivisione delle informazioni, ma anche l’efficienza del personale e l’incremento degli indicatori chiave di performance (KPI). Le funzionalità di integrazione ed elaborazione B2B sono in linea con le principali priorità aziendali in termini di riduzione dei costi operativi e logistici, time-to-market più rapido, miglioramento della qualità e dell’accuratezza dei dati, nonché della visibilità. “Facilità, velocità, qualità e scelta sono alla base del nostro approccio e OpenText Trading Grid ci ha aiutato a semplificare i processi chiave della supply chain, riducendo gli oneri amministrativi e migliorando la nostra capacità di espandere la rete dei fornitori”, ha affermato Paul Wilkins, Responsabile Source to Pay, Co-op Group. “Inoltre, la capacità dei fornitori di condividere elettronicamente le informazioni sulle consegne grazie a una notifica di spedizione avanzata consente ai team del centro di distribuzione di pianificare e allocare le risorse in modo più efficiente, eliminare le comunicazioni cartacee e garantire una gestione più precisa del magazzino, contribuendo a consegnare ai nostri clienti ciò che desiderano, quando e dove ne hanno bisogno, nel modo più conveniente possibile”.
Lo studio evidenzia inoltre il ruolo significativo dell’intelligenza artificiale e dell’analisi avanzata dei dati nella maturità dell’integrazione B2B: il 44% delle aziende ha dichiarato di utilizzare tecnologie come Intelligenza Artificiale e Machine Learning per generare un maggior numero di insights predittivi dalla supply chain. Al contrario, il 17% degli intervistati ha riferito di utilizzare solo funzionalità di analisi di base. Che si tratti di condividere informazioni B2B specifiche o più ampie, la capacità di sfruttare tutti i dati a disposizione sta rapidamente diventando un imperativo, tanto che le aziende che rimangono indietro in questo processo subiranno uno svantaggio rispetto alla concorrenza.
Dal nuovo report del Capgemini Research Institute emerge che, a fronte dei venti economici avversi, le aziende stanno adottando un approccio prudente agli investimenti. Per l’89% di loro, come abbiamo visto anche negli scorsi giorni all'interno dell'analisi realizzata da Bimag sull'Allianz Risk Barometer, le interruzioni nella catena di fornitura rappresentano il rischio principale per la crescita del business, seguito dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dalla crisi energetica. Di conseguenza, la resilienza della supply chain rappresenta la priorità principale, tanto che il 43% delle organizzazioni intende aumentare gli investimenti in questo ambito, mentre il 39% punta a incrementare le risorse finanziarie destinate alla tecnologia per ridurre i costi e favorire la trasformazione del business. Le aziende di Stati Uniti e Cina daranno priorità alle questioni legate alla sostenibilità, mentre quelle europee lo faranno in misura minore.
Uno spaccato questo che denota ancora quanto le catene del valore siano un vulnus cruciale su cui le imprese devono puntare la propria attenzione, nonostante ormai le restrizioni dovute alla Pandemia si siano attenuate. Uno scenario, questo, che abbiamo voluto comprendere meglio, anche in vista della prossima edizione del CPO Summit - organizzato da Business International - Fiera Milano all'interno del Business Leaders Summit e previsto all'Allianz MiCo - Milano Convention Centre il prossimo 14 e 15 giugno 2023 - attraverso l'analisi di un recente whitepaper realizzato da OpenText per indagare quali saranno i trend che guideranno l'approccio delle aziende sui mercati e nella gestione della catena di approvvigionamento, al fine di affrontare meglio la carenza di materie prime e l’aumento dei costi.
“Se fino a pochi anni fa gli obiettivi delle aziende, indipendentemente dal settore e dalla dimensione, erano di tipo finanziario, negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambio di paradigma da cui non ci si può più tirare indietro”, ha spiegato Antonio Matera, Regional Vice President Sales Italy, Malta, Greece & Cyprus di OpenText. “Per quanto la profittabilità rimanga importante, le organizzazioni a livello globale si stanno rendendo conto di dover diventare socialmente responsabili, sia come conseguenza di un ambiente normativo sempre più stringente, sia in risposta alle esigenze in evoluzione dei consumatori. Le aziende devono quindi ridefinire le proprie strategie di gestione della supply chain per rispettare questo duplice obiettivo”.
Secondo gli analisti dell'azienda leader nelle soluzioni di Enterprise Information Management e dalla crisi climatica a quella energetica, dallo scoppio del conflitto Russia-Ucraina alla conseguente instabilità economico-politica, l’ultimo anno ha messo aziende di ogni settore di fronte a sfide inedite che hanno richiesto elevati livelli di agilità per essere superate. Per rimanere competitive nell’attuale contesto di business, quindi, quest’anno più che mai le aziende dovranno saper riconoscere l’importanza di passare al digitale per automatizzare i processi e ottimizzare la supply chain su vasta scala. La digitalizzazione, vista come primo dei cinque trend proposti dagli esperti, permetterà infatti di migliorare la visibilità e la resilienza in ogni ambito aziendale. In particolare, sarà necessario sviluppare piani per una trasformazione digitale a lungo termine, che consentano di migliorare la collaborazione, creando in ultima analisi vantaggi di business reali. È qui che entrano in gioco le tecnologie di Industry 4.0, che permettono di aumentare la sostenibilità della produzione stessa e guidano l’adozione di processi davvero agili in grado di attivare una diruption sempre più necessaria sia dentro, sia fuori dal perimetro aziendale.
Gli obiettivi di neutralità climatica dell’Unione Europea hanno imposto alle aziende una sempre maggiore attenzione alle tematiche relative alla sostenibilità ambientale e all’approvvigionamento etico. La pressione non arriva unicamente dai Governi: in tutto il mondo, i consumatori richiedono che le aziende dichiarino la provenienza delle materie prime. Nel 2023 si assisterà a un’accelerazione nell’adozione di quei processi volti a migliorare il cosiddetto reporting ESG: tra le priorità delle aziende spiccheranno quindi quei fattori ambientali, sociali e di governance che possano dimostrare al mercato e ai consumatori che i prodotti dell’azienda sono stati acquistati o fabbricati in modo etico e sostenibile. A tal proposito, i fornitori di servizi stessi si impegneranno per supportare le aziende aiutandole a raggiungere i propri obiettivi di riduzione dell’impronta di carbonio complessiva, nonché a garantire che le loro catene di approvvigionamento operino secondo le linee guida ESG. Per farlo, sarà necessario migliorare la visibilità dell’ecosistema aziendale e delle operazioni end-to-end tramite tecnologie come la Blockchain e soluzioni come l’ECS (Enterprise Content Services), che sfrutta i dati per ricavare informazioni uniche sulle operazioni che avvengono all’interno della supply chain, offrendo per esempio soluzioni di tracciabilità basate su IoT.
Gli ultimi due anni hanno aumentato la consapevolezza da parte sia dei consumatori, sia dei C-level delle aziende sull’importanza di una corretta gestione della supply chain. In tale contesto, Intelligenza Artificiale e Machine Learning potranno aiutare le aziende a ottimizzare ulteriormente i processi. Si pensi, ad esempio, che la sola divisione Business Network di OpenText elabora oltre 33 miliardi di transazioni commerciali ogni anno: si tratta di dati che possono essere analizzati tramite IA e ML per comprendere come operano le catene dell’approvvigionamento, contribuendo a ottimizzarle. Le aziende potranno quindi sfruttare le informazioni disponibili per migliorare i flussi logistici, i processi di gestione dell’inventario e prevedere in modo più accurato i comportamenti e le richieste dei clienti. Inoltre, se in passato queste tecnologie non sono state sfruttate appieno a causa di una carenza di competenze di base, da quest’anno ci si aspetta che un maggior numero di giovani completi la formazione in questo senso: la figura del Data Scientist diventerà sempre più comune, così che le aziende possano contare su professionisti specializzati per organizzare una supply chain di nuova generazione basata sui dati.
Oggi i sistemi ERP sono al centro delle operation aziendali, ma i CIO dovranno saper affrontare pressioni diverse: da un lato devono contribuire a far diventare le proprie aziende più agili favorendo il passaggio verso il cloud, che le renderà più flessibili e resilienti. Dall’altro, però, devono tenere conto dell’andamento del mercato, con cui dovranno inevitabilmente confrontarsi quando sarà necessario aggiornare gli ambienti ERP. Per gestire questo livello di complessità, sarà fondamentale scegliere il partner giusto, che accompagni le organizzazioni lungo tutto il percorso di trasformazione.
Le grandi aziende inizieranno gradualmente a prendere in considerazione il Metaverso per le proprie attività commerciali. Le tecnologie di realtà virtuale e aumentata già disponibili consentono infatti una rappresentazione digitale end-to-end della catena di approvvigionamento in un mondo 3D: si tratta a tutti gli effetti di un gemello digitale, un Digital Supply Chain Twin che, visualizzando dati predittivi e prescrittivi, può garantire un miglior processo di decision making. Attualmente, le reti aziendali producono una versione digitale delle informazioni relative alla supply chain che rispecchia il movimento fisico delle merci. Combinando questi flussi con i dati dei sensori IoT che contribuiscono a tracciare le spedizioni, è possibile creare un’immagine dettagliata della catena di approvvigionamento: tale quadro potrebbe essere visualizzato all’interno di un Metaverso per ipotizzare gli scenari più diversi e, simulandoli, aiutare le organizzazioni ad affrontare potenziali problemi o imprevisti prima che questi si verifichino.
In tutta Europa, l’industria manifatturiera è alle prese con una serie di sfide senza precedenti. La crescita esponenziale dei costi legati all’energia e l’instabilità della supply chain rappresentano al momento la causa dei maggiori problemi che le aziende devono fronteggiare. Quasi nove aziende su dieci prevedono che anche nei prossimi anni la situazione di incertezza continuerà ad essere la stessa. Le strategie fondamentali dell’industria manifatturiera per resistere e superare un futuro così incerto consistono in una digitalizzazione completa e in una maggiore collaborazione con i fornitori.
È quanto emerge dalla recente indagine "La transizione delle aziende europee", realizzata da Aras e che ha coinvolto più di 440 dirigenti di 19 Paesi europei. Un report interessante per comprendere meglio i trend che guideranno il mercato nei prossimi mesi e che abbiamo voluto analizzare più approfonditamente anche in vista della prossima edizione del CPO Summit che si terrà, come ogni anno, a Milano all'interno di Business Leaders Summit (14-15 giugno 2023 | Allianz MiCo - Milano Convention Centre), la grande manifestazione organizzata da Business International - Fiera Milano per mettere a confronto i migliori C-level di oggi e di domani sulle principali tematiche dell'impresa contemporanea.
"In uno scenario denso di elementi imprevedibili quali costi energetici alle stelle, rischi geopolitici e crescenti minacce nel mercato del lavoro, l'industria europea è attualmente più focalizzata a produrre in modo più attento. Per rispondere all'instabilità delle filiere, il 40% delle aziende ha già implementato una maggiore collaborazione con i propri fornitori, un altro 39% è in fase di definizione e il 17% sta pianificando ulteriori collaborazioni con i fornitori", afferma Luigi Salerno, Country Manager di Aras Italia. Il dato che colpisce, mettendo a confronto i Paesi europei, è come le preoccupazioni legate alla supply chain siano particolarmente evidenti nel Regno Unito. Sulla scia della Brexit, le aziende operanti in UK hanno adottato modalità di collaborazione più intense con i propri fornitori.
La digitalizzazione della supply chain è un ulteriore tassello importante per sviluppare resilienza. "Il 36% delle aziende ha già riprogettato la propria supply chain in funzione della digitalizzazione e un altro 42% è in procinto di farlo", dichiara Salerno. Un' azienda su tre ha reagito all'instabilità delle supply chain apportando modifiche ai prodotti e circa un'azienda su quattro ha delocalizzato i siti produttivi.
Secondo Salerno, la pressione che grava sulle aziende non è mai stata così intensa, ma i risultati dell'indagine sono altresì incoraggianti. Ad esempio, otto aziende su dieci ammettono che la prospettiva di una permanente instabilità della supply chain è fonte di preoccupazione. Tuttavia, grazie alle contromisure già adottate e ad altre che sono state pianificate, l'industria manifatturiera europea può prepararsi ad affrontare più efficacemente le crisi future.
Questo sguardo al futuro è necessario poiché la situazione per le aziende europee è destinata a mantenersi critica. Nove partecipanti alla survey su dieci, ad esempio, affermano che le sfide da affrontare non sono mai state così complesse quanto lo sono oggi. Gli intervistati, interpellati sull’andamento futuro, hanno indicato che la situazione non migliorerà, perlomeno nel medio termine. "L'88% dei rispondenti all’indagine ritiene che i prossimi anni resteranno incerti. Davanti a queste sfide le aziende sono chiamate ad agire, reinventandosi costantemente e sfruttando i vantaggi della digitalizzazione in termini di efficienza. Soltanto in questo modo potranno resistere agli scossoni economici dovuti alla crisi globale", afferma Salerno.
Si è aperta oggi NME, Next Mobility Exhibition, la manifestazione di Fiera Milano dedicata alla mobilità sostenibile delle persone che proseguirà fino al 14 ottobre. Il convegno inaugurale è stata un’occasione per presentare il nuovo studio del Politecnico di Milano Driver per una mobilità sostenibile e innovativa, che ha posto l’accento sulle opportunità che gli investimenti in nuovi mezzi e nella digitalizzazione – dai nuovi autobus ai veicoli a guida autonoma – porteranno al Trasporto Pubblico Locale.
L’obiettivo sfidante del Pnrr che è stato fatto proprio dagli operatori del settore è quello di ottenere il trasferimento del 10% degli spostamenti in auto verso sistemi di Trasporto Pubblico Locale urbano o extraurbano entro il 2026. In particolare, si è osservato come questa modalità di trasporto abbia oggi concrete possibilità di svilupparsi nelle grandi città come nei piccoli centri. Se da un lato crescono, infatti, gli investimenti pubblici in mezzi di ultima generazione, elettrici, a idrogeno o a gas, dall’altra si punta ad evolvere un nuovo senso civico, che spinga gli utenti a privilegiare il trasporto pubblico e a limitare l’uso dell’auto privata. Le città sono certamente le realtà maggiormente interessate dal fenomeno. Basti pensare che a Milano il trasporto pubblico copre il 48%, una quota superiore a quelle di Berlino e Madrid, inferiore solo a Londra e Parigi.
In Italia, però, si viaggia ancora su bus obsoleti: l’età media dei mezzi urbani è di circa 10 anni, quella dei mezzi extraurbani è di circa 12 anni. Si stimano circa 3000 unità euro II da sostituire entro il 1 gennaio 2023 e circa 8500 euro III da sostituire entro il 1 gennaio 2024. Le risorse non mancano: il Pnrr prevede investimenti di oltre 11 miliardi di Euro solo per quanto riguarda il trasporto urbano e finalmente, grazie al PSNMS (Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile), c’è una programmazione certa degli investimenti, che permette di dare maggiore sicurezza al mercato. Un segnale concreto è il ritorno alla produzione in Italia di grandi brand, che genera indotto e nuovi posti di lavoro. Le opportunità di un cambio di passo sono molte e non riguardano solo la decarbonizzazione. I mezzi nuovi sono infatti connessi a livello digitale e permettono uno scambio continuo di informazioni che migliora il servizio, consente un costante monitoraggio dell’esercizio evitando i ritardi e l’affollamento a bordo o in fermata e informa l’utente finale sui tempi di attesa o con comunicazioni personalizzate. È ciò che in sintesi viene chiamato MaaS (Mobility as a Service), un approccio che si sta delineando anche in Italia e che permetterà di rendere più efficiente e inclusivo il Trasporto Pubblico Locale.
Tutti temi, questi, che insieme ai prodotti e ai servizi del settore – grazie all’offerta di più di 110 aziende - diventeranno così protagonisti in fiera attraverso un racconto che sarà composto però solo dai momenti espositivi, ma anche da un palinsesto di più di 20 convegni in tre giorni, che faranno il punto sulla mobilità che evolve con le sue sfide e le sue opportunità.
Autobus elettrici a emissione zero, bus mild hybrid di ultima generazione, mezzi a metano e biogas, ma anche veicoli a idrogeno e navette a guida autonoma. C’è tutto questo e molto di più nell’offerta di NME, che porterà in fiera le proposte di grandi costruttori come Industria Italiana Autobus, Irizar e-mobility, Isuzu Bus Italia, Iveco Bus, Karsan, MAN Truck & Bus Italia, Otokar Europe, Rampini Carlo, Solaris Bus & Coach, Tecnobus, ZF Italia. La proposta delle case anticipa il futuro e racconta una mobilità collettiva che sta evolvendo in chiave sostenibile e si propone come alternativa importante e concreta al trasporto privato. In mostra ci saranno anteprime europee e nazionali di veicoli pronti per essere protagonisti della viabilità nel prossimo futuro, interessanti proposte a trazione alternativa in grado di raggiungere ragguardevoli traguardi di autonomia, ma non mancheranno i mezzi diesel di ultima generazione che consentono un abbattimento importante delle emissioni. Tra i mezzi presenti, ci saranno anche molti veicoli premiati per le loro performance sostenibili e per il contributo dato all’evoluzione del settore, veicoli in grado di garantire un abbattimento quasi assoluto delle emissioni di ossido di azoto e di particolato, che in più vantano una silenziosità notevole rispetto ai mezzi alimentati a gasolio. L’offerta di NME proporrà bus di ogni dimensione, tutte le soluzioni oggi possibili per districarsi tra le vie dei piccoli centri, ma anche raggiungere le città italiane ed europee attraverso coach ampi e comodi come aerei.
Presente anche una proposta di guida autonoma, grazie a una navetta bidirezionale da 8 posti a sedere e 14 in piedi più sedili reclinabili che si muove senza conducente. Non mancherà, inoltre, l’offerta di componentistica e accessori.
La transizione ecologica necessita di una riorganizzazione sul piano infrastrutturale e di approvvigionamento energetico. Per questo, grandi realtà a livello globale - Eni, A2A E-Mobility, ABB, FNM, SEA Aeroporti di Milano- hanno scelto Next Mobility Exhibition per presentare il proprio contributo alla evoluzione sostenibile della mobilità collettiva. In fiera ci sarà così spazio per il biocarburante che nasce dalla trasformazione di oli vegetali e biomasse di scarto in HVO (olio vegetale idrogenato), destinato ai bus già omologati, a quelli per cui non sono disponibili ancora alternative sostenibili mature e alla maggior parte dei veicoli Euro 5 e 6. Dai biocarburanti alla trazione elettrica. Il processo di elettrificazione passa attraverso soluzioni innovative: a NME non mancheranno le tecnologie per garantire l’alimentazione e la manutenzione dei veicoli elettrici, gestire le stazioni di ricarica, le infrastrutture elettriche in cabina e a deposito, ma ci saranno anche i software per il monitoraggio da remoto delle operazioni di ricarica per evitare picchi di consumo di energia.
La svolta green non si riguarda solo il trasporto pubblico locale, ma coinvolge anche le linee a lunga percorrenza e i viaggi turistici. Sotto la vela di Fiera Milano saranno presenti i tre principali operatori privati, Itabus, Flixbus e Marinobus, che racconteranno il loro impegno nel concretizzare la svolta sostenibile nelle loro flotte, sempre più caratterizzate da mezzi ecosostenibili e con alimentazioni alternative. La presenza in manifestazione dei tre player più importanti nel mercato italiano completa la filiera cui guarda NME e porta in fiera gli operatori di primo piano nella fruizione dei bus di ultima generazione. Queste realtà rappresentano un banco di prova fondamentale per i costruttori, grazie alla disponibilità a sperimentare che li caratterizza: è attraverso di loro, infatti, che la lunga percorrenza si arricchisce anche di mezzi elettrici o con pannelli solari e si afferma come avanguardia per il settore.
Interessante sarà la presenza di realtà che sviluppano soluzioni integrate per un trasporto pubblico efficiente e rispettoso dell’ambiente come piattaforme software, gestionali completamente digitalizzati pensati per le aziende di Trasporto Pubblico Locale, ma anche App per il carpooling e strumenti per l’utenza finale. Non mancheranno soluzioni software basate sui più recenti risultati della ricerca operativa per aiutare le aziende di trasporto pubblico locale, le compagnie aeree e ferroviarie ad ottimizzare la pianificazione e la gestione delle risorse. Ma ci saranno anche App che permettono agli utenti di conoscere le linee e gli orari di percorrenza dei mezzi di trasporto e consentono di calcolare il percorso per arrivare puntuali a destinazione e acquistare biglietti e abbonamenti. Altissima la tecnologia digitale a bordo di queste soluzioni, che va dalla intelligenza artificiale al machine learning per creare soluzioni data driven capaci di modificare gli esiti della ricerca grazie a potenti algoritmi di ottimizzazione.
Se si parla di spazi urbani e di centri storici, la mobilità sostenibile si declina, oggi sempre più, come micromobilità e sharing. Per questo in manifestazione non mancheranno soluzioni e proposte per rendere sempre più vivibili le città, con un’area test in cui sarà possibile provare monopattini e biciclette. La micromobilità urbana elettrica e lo sharing giocano, infatti, un ruolo chiave per creare uno spazio urbano più democratico e fatto a misura di cittadino, anziché a misura d’auto privata. Così in fiera, accanto al momento espositivo non mancheranno convegni che metteranno al centro il ruolo dello sharing come forza trainante l’innovazione: grazie ad esso è infatti possibile sperimentare veicoli di ultima generazione a trazione alternativa, ma anche muoversi liberamente con mezzi sempre più diffusi come i monopattini elettrici.