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Risk Management & Cyber Security

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2023: UN ANNO DI CAMBI DI ROTTA, TRA IL RISCHIO DI RECESSIONE AMERICANA E LA RIPARTENZA ANTICIPATA DI EUROPA E CINA

La primavera è finalmente arrivata e, insieme a essa, si auspica un periodo di sviluppo e opportunità per il settore finanziario. Dal comune "rally primaverile" dei mercati azionari al rinnovato slancio dell'economia dopo il torpore invernale, la primavera da sempre, infatti, costituisce un momento di riflessione e pianificazione per investitori e imprenditori. Il rischio, però, è quello di sottovalutare determinate situazioni che possono insorgere o interpretare male gli scenari previsionali basandosi su analisi affrettate. Per non parlare poi dell’imprevedibilità di periodi di grande incertezza geopolitica, energetica, sociale ed economica, come quello che stiamo vivendo e che rende inevitabilmente il processo decisionale sempre più complesso.

 

Una fotografia, questa, su cui abbiamo voluto concentrarci oggi, attraverso le parole di un esperto come Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, che in una sua recente lettera agli stakeholder dell’azienda ha delineato le possibili dinamiche che influenzeranno i mercati nei prossimi mesi. Una visione che vi riportiamo di seguito, anche in vista della prossima edizione del Global Risk Forum, l’evento dedicato al mondo del risk management, organizzato da Business InternationalFiera Milano il 14 e 15 giugno 2023, presso l’Allianz MiCo – Milano Convention Centre, all’interno del Business Leaders Summit, per comprendere meglio quale sia il reale panorama economico e prospettico in cui si stanno muovendo le aziende tra inflazione, nuovi hype tecnologici, investimenti da diversificare e resilienze da tenere sotto controllo.

 

LE PROSPETTIVE PER IL PROSSIMO FUTURO

Nell’ultimo Year Ahead di GWM, infatti, era stato previsto che il 2023 sarebbe stato un anno di cambi di rotta, con un rallentamento economico iniziale seguito da una nuova accelerazione verso metà anno. “Questa previsione – esordisce Haefele nella sua letter - ci sembra ancora valida su scala globale, ma gli ultimi dati indicano che le inversioni di rotta avvengono a ritmi diversi nelle varie regioni. Dopo una fase di crescita debole durante l’inverno, le economie di Europa e Cina stanno ripartendo prima del previsto, grazie rispettivamente al ritiro delle politiche zero COVID e alla marcata flessione dei prezzi dell’energia. Per contro, la resilienza degli Stati Uniti potrebbe far salire il rischio di una futura recessione più grave, che segnerebbe l’inizio di un periodo d’incertezza più lungo”. Per gli investitori, ovviamente, queste svolte divergenti aumentano il rischio di interpretare erroneamente i segnali economici e di mercato. “Diventa quindi particolarmente importante – commenta il manager - assumere un approccio sistematico, olistico e professionale alla gestione del portafoglio per ridurre la probabilità di commettere errori strategici. In chiave tattica, nell’attuale contesto consigliamo di diversificare i portafogli al di fuori degli Stati Uniti e delle azioni growth. Data l’incertezza sull’inflazione e sui tassi d’interesse, ci aspettiamo ancora una sovraperformance dei titoli value rispetto a quelli growth. E una ripartenza anticipata in Europa e in Cina corrobora la nostra attesa che le azioni emergenti e alcune aree del mercato europeo, come la Germania, possano sovraperformare le azioni americane. Alla luce dei rischi di deterioramento della crescita statunitense continuiamo a raccomandare di mantenere un’esposizione ai settori difensivi, anche se ora i beni di prima necessità ci sembrano favoriti rispetto alla sanità”. Al di fuori dell’azionario, gli elevati rendimenti obbligazionari continuano a schiudere varie opportunità in tutti i segmenti del reddito fisso, comprese le emissioni con alto rating, investment grade e dei mercati emergenti. “Tuttavia – sottolinea il chief investments officer -, restiamo cauti nei confronti dei corporate bond high yield. Gli indici generali delle materie prime dovrebbero salire per via dell’offerta ridotta e della domanda vivace. Inoltre, le strategie di hedge fund decorrelate possono aiutare i portafogli in questa fase in cui i mercati azionari e obbligazionari presentano un’alta correlazione e sono ancora trainati dalle aspettative sui tassi".

 

STATI UNITI: AUMENTANO I RISCHI RESIDUALI

L’economia statunitense si mantiene più robusta del previsto da inizio anno. “A gennaio – evidenzia il manager - sono stati creati più di 500 mila posti di lavoro su base netta e il tasso di disoccupazione è sceso al livello più basso da 53 anni. Le vendite al dettaglio sono salite del 3% su base mensile rispetto a dicembre, un incremento tra i più vigorosi degli ultimi 20 anni. Anche il settore dei servizi ha messo a segno un recupero inatteso: il relativo indice ISM si è portato a 55,2 a gennaio, da poco meno di 50 a dicembre”. La grande incognita per gli investitori in questo senso, però, è: sono notizie buone o cattive? “Di per sé – risponde Haefele - una crescita superiore alle attese è senz’altro positiva, logicamente, e la resilienza dell’economia in un contesto di rialzi dei tassi potrebbe indicare che gli Stati Uniti hanno maggiori probabilità di riuscire a compiere un atterraggio morbido, che vedrebbe l’inflazione ridiscendere al livello obiettivo e la crescita rimanere in territorio positivo. Al tempo stesso, però, il rafforzamento dell’economia e la tenuta del mercato del lavoro potrebbero suggerire che la Fed sarà costretta ad alzare i tassi molto di più per contenere l’inflazione”. Guardando ai valori finanziari pubblicati nelle scorse settimane, l’indice dei prezzi al consumo (IPC) di gennaio ha registrato solo una modesta flessione al 6,4% su base annuale, dal 6,5% di dicembre, e la media troncata dell’IPC della Fed di Cleveland, che esclude le variazioni dei prezzi più estreme, è salito dello 0,6% su base mensile. “Nel nostro scenario di riferimento – spiega il manager - ci attendiamo che l’inflazione torni a decelerare. I prezzi di alcuni beni altamente richiesti durante la pandemia, come le auto e i camion usati, continuano a scendere a fronte dello spostamento generalizzato della spesa al consumo dai beni ai servizi. Il contributo del costo degli alloggi all’inflazione dovrebbe diminuire man mano che il calcolo dell’affitto equivalente dei proprietari riflette la debolezza del mercato immobiliare dell’anno scorso. Inoltre, le crescenti pressioni sui margini aziendali dovrebbero pesare sulla crescita delle retribuzioni. Tuttavia, il vigore dell’economia e l’inflazione superiore al target potrebbero indurre la Fed a proseguire i rialzi dei tassi fino a spingere l’economia in recessione. I mercati hanno rivisto le loro aspettative circa il tasso terminale sui Federal fund. I contratti futures scontano ora un picco del 5,3% ad agosto, rispetto al 4,8% atteso tre settimane fa. Il comitato di politica monetaria della Fed potrebbe anche adottare un approccio più restrittivo a seguito della nomina di Lael Brainard, di orientamento accomodante, alla guida del National Economic Council”. Cosa bisogna aspettarsi, dunque, da queste proiezioni sul mercato americano? “Primo – indica il Chief Investments officer -, i dati economici migliori del previsto hanno sostenuto le azioni americane a inizio anno, ma adesso l’S&P 500 tratta a poco meno di 18x gli utili attesi a 12 mesi, un livello solitamente associato a un contesto di espansione degli utili aziendali, anziché contrazione, e di allentamento monetario, anziché inasprimento. Ma è difficile immaginare uno scenario nell’immediato futuro in cui i profitti crescono e la Fed taglia i tassi, considerato in particolare che una delle condizioni necessarie per un atterraggio morbido è un calo dei margini aziendali. A fronte del rafforzamento dei dati economici a breve termine abbiamo alzato la nostra previsione per l’S&P 500 a 3900 punti a fine giugno 2023 (da 3700), ma abbiamo anche abbassato la stima per fine dicembre a 3800 punti (da 4000), a causa del rischio di ulteriori rialzi dei tassi e di una recessione verso fine anno. Consigliamo di diversificare le posizioni al di fuori degli Stati Uniti, puntando anche su mercati emergenti e Germania. La forza dell’economia e l’inflazione superiore al target potrebbero indurre la Fed a proseguire i rialzi dei tassi. Secondo, i titoli growth continuano a sembrarci esposti a rischi. La tecnologia, che rappresenta il principale settore growth, dovrebbe risentire di un ulteriore rallentamento degli utili dovuto al deterioramento delle prospettive aziendali e al calo della domanda al consumo, mentre le valutazioni sono elevate. Infine, si apre una fase d’incertezza sui mercati dei cambi. I dati in uscita potrebbero indurre gli investitori a rivalutare la probabilità di un tasso terminale molto più alto o di un atterraggio duro degli Stati Uniti e quindi il dollaro potrebbe apprezzarsi a breve termine. Al tempo stesso però il biglietto verde resta sopravvalutato e in un orizzonte di diversi anni continuiamo ad aspettarci che perda valore rispetto a euro, sterlina britannica e varie valute emergenti. Malgrado un possibile rafforzamento a breve termine, gli investitori con un orizzonte di lungo periodo possono sfruttare l’attuale rally dell’USD per chiudere posizioni sul dollaro".

 

EUROPA E CINA: RIPARTENZA ANTICIPATA

A inizio anno la crescita europea era minacciata dai livelli record del gas e quella cinese dalle politiche zero COVID, ma stando ai dati attuali, nonostante le previsioni negative proposte da numerosi analisti internazionali nell’arco degli ultimi mesi, la netta flessione dei prezzi dell’energia a seguito del calo della domanda e il ritiro delle restrizioni pandemiche in Cina hanno permesso alla crescita di entrambe le regioni di ripartire prima del previsto. “Crediamo che l’eurozona riuscirà a evitare una recessione nel corso dell’inverno – suggerisce Haefele -, anche se l’attività economica rimarrà probabilmente sotto tono. Abbiamo recentemente alzato la nostra previsione per l’espansione del PIL 2023 dallo 0,2% allo 0,8%. Nonostante questo primo dato positivo, però, risulta comunque chiaro come l’elevata inflazione, gli impatti residuali degli alti prezzi dell’energia dell’anno scorso e i rincari dei prodotti alimentari continueranno a pesare sulla crescita dei redditi reali nei prossimi mesi. “In seguito, però – evidenzia il manager -, il calo delle quotazioni energetiche, il rallentamento dell’inflazione e la riapertura cinese dovrebbero favorire una modesta ripresa. Le riaperture più rapide del previsto in Cina hanno già spinto gli indici dei responsabili degli acquisti (PMI) del settore manifatturiero e dei servizi in territorio espansivo a gennaio, mentre i dati sugli spostamenti durante il Capodanno lunare hanno mostrato una ripresa incoraggiante dei viaggi e dei consumi. Il PIL cinese dovrebbe registrare una crescita del 5% quest’anno, dal 3% l’anno scorso, trainata dal recupero dei consumi”.

 

QUALI LE OPPORTUNITA’ DA COGLIERE?

Il 2023, quindi, sarà un anno di cambi di rotta per l’inflazione, i tassi d’interesse e la crescita economica, ma gli sviluppi dello scorso mese hanno rafforzato la convinzione degli esperti che le inversioni di tendenza avverranno a ritmi diversi. “Gli investitori – commenta Haefele - dovranno quindi attuare un approccio più selettivo su base geografica, anziché adottare decisioni generalizzate in termini di propensione o avversione al rischio. È per questo che il nostro posizionamento include alcune opportunità di valore relativo mirate a preparare i portafogli a un cambio di rotta dei mercati globali, riducendo i rischi di ribasso. Primo, ci aspettiamo una sovraperformance dei mercati emergenti e dei listini azionari di inizio ciclo, come la Germania, rispetto agli Stati Uniti. La riapertura della Cina dovrebbe sostenere i consumi nazionali avvantaggiando i Paesi limitrofi dell’Asia settentrionale e del Sud-est asiatico, nonché diverse economie emergenti sensibili alle commodity come quelle di Medio Oriente, Africa e America Latina. Il momentum degli utili e le revisioni delle stime nei mercati emergenti hanno toccato il punto minimo sia su base assoluta che rispetto ai mercati sviluppati. Le valutazioni appaiono ancora convenienti anche dopo il recente rally. In base al rapporto prezzo/valore contabile (P/BV), l’MSCI Emerging Markets tratta con uno sconto del 43% rispetto ai mercati sviluppati (con un P/BV prospettico a 12 mesi di 1,5x contro 2,4x per l’MSCI World), un livello storicamente in linea con una performance positiva a medio termine. In Germania la crisi del gas si è notevolmente ridimensionata rispetto a sei mesi fa, l’economia sta accelerando e il rafforzamento delle prospettive di crescita cinesi dovrebbe premiare le società esportatrici tedesche. Il clima di mercato inizia a migliorare ma potrebbe rafforzarsi ulteriormente e le azioni della Germania hanno sottoperformato quelle dell’eurozona del 17% dai massimi del 2020. Le valuta[1]zioni sono relativamente convenienti: l’MSCI Germany tratta a 11,7x gli utili futuri, con uno sconto dell’11% rispetto all’MSCI EMU ex-Germany, superiore alle attese. Invece, il mercato azionario statunitense rimane costoso in termini sia assoluti che relativi. L’MSCI US tratta leggermente al di sotto di 18x in termini di utili, con un premio del 12% rispetto alla media a 20 anni (16x) e del 17% rispetto al benchmark globale, l’MSCI All Country World Index (ACWI)”. Se poi pensiamo al fatto che Il vigore dell’economia e del mercato del lavoro degli Stati Uniti ha fatto diminuire le probabilità di recessione a breve termine, favorendo il recupero dell’S&P 500 da inizio anno, è facile intuire che, con la graduale trasmissione dell’impatto dei rialzi dei tassi della Fed all’economia reale, la crescita degli utili dovrebbe contrarsi nel corso del 2023. “Le aziende – avverte il manager - devono affrontare una difficile combinazione di rallentamento della domanda, aumento del costo del lavoro e confronti sfavorevoli con gli utili del periodo 2021-22”. In secondo luogo, poi, il chief Innovation Officer di GWM sottolinea come sia preferibile oggi per gli investitori orientare la propria attenzione sui titoli value rispetto a quelli growth. “L’MSCI ACWI Growth – evidenzia Haefele - ha sovraperformato quello Value da inizio anno, ma un contesto d’inflazione ostinata e tassi d’interesse più alti dovrebbero sostenere una nuova sovraperformance dei titoli value nei prossimi mesi. Inoltre, un ulteriore rallentamento degli utili del settore tecnologico dovrebbe penalizzare le azioni growth. Anche le valutazioni settoriali appaiono elevate: l’MSCI World IT tratta a 22,5x gli utili prospettici a 12 mesi, un livello superiore del 20% alla sua media a 10 anni. Se teniamo conto solo della correlazione mostrata di recente con i rendimenti reali, a nostro avviso il sottoindice del settore informatico dovrebbe trattare a 16-18x”. In terza istanza, infine, l’esperto individua ancora opportunità in alcuni settori difensivi, dati i rischi cui va incontro l’economia americana, ma rivede i propri giudizi settoriali. “Continuiamo a puntare sui beni di prima necessità – prosegue il manager -, che tendono a sovraperformare il mercato complessivo in presenza di un indebolimento degli indicatori anticipatori, come l’indice ISM. La dinamica degli utili è positiva in termini relativi e continua a migliorare. Le valutazioni non sono convenienti, ma sono in linea con le medie storiche. Il settore tratta a 18,9x gli utili prospettici, leggermente al di sotto della media a 10 anni di 19,2x. Questo mese portiamo invece il settore globale della sanità da preferito a meno preferito. L’anno scorso l’apprezzamento del dollaro ha favorito le società sanitarie estere che generano un’elevata percentuale dei ricavi negli Stati Uniti, ma nel 2023 questo fattore potrebbe diventare penalizzante. E dopo la brillante performance relativa dell’anno scorso e le recenti revisioni al ribasso degli utili, le valutazioni appaiono meno convenienti. Il settore tratta a 18x gli utili prospettici, con un premio del 15% rispetto al mercato contro una media storica del 7%”. Al quarto punto nell’elenco delle opportunità d’interesse stilato da Haefele, nell’ambito del reddito fisso, vengono privilegiati i titoli di alta qualità, investment grade e dei mercati emergenti rispetto all’high yield statunitense. “I rendimenti complessivi – indica il Chief Ivestments Officer - appaiono interessanti nella maggior parte dei segmenti obbligazionari con rating più alto e ci sembra logico puntare sui titoli di credito di maggiore qualità, dati i rischi ai quali è esposta l’economia americana. I corporate bond high yield ci sembrano particolarmente vulnerabili. Il rallentamento della crescita e degli utili nei Paesi sviluppati farà aumentare il futuro rischio di default. Inoltre, i premi per il rischio di liquidità dovrebbero salire nel tempo a fronte della continua riduzione dell’offerta di moneta globale”. Concludendo, infine, l’esperto consiglia un’esposizione al complesso delle materie prime, che rappresentano una buona copertura contro il rischio d’inflazione persistente e beneficiano della riapertura della Cina. “Le performance attese delle materie prime – spiega Haefele – sono sostenute dal buon livello di carry; l’inclinazione discendente delle curve dei futures genera roll yield positivi, mentre l’aumento dei rendimenti obbligazionari migliora i ritorni sul collaterale liquido”.

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L’EDGE COMPUTING E' LA CHIAVE PER COMBATTERE IL CYBER CRIME E MIGLIORARE LA DIGITAL CUSTOMER ESPERIENCE

Con il panorama delle minacce informatiche in continuo sviluppo e le aspettative sempre più demanding da parte dei consumatori, bilanciare le esigenze di cybersecurity e di customer experience può essere molto impegnativo per un’organizzazione. In modo particolare se la business continuity viene esposta a rischi continuativi. Secondo gli analisti a livello nazionale e internazionale, infatti, al momento le realtà più esposte presenti sul mercato sono le piccole e medie imprese che più spesso non hanno né le risorse economiche da investire, né le competenze per gestire un'implementazione sempre più necessaria per poter difendere da un lato il proprio perimetro cibernetico e dall'altro offrire ai clienti il massimo dell'offerta.

 

In questo contesto di cambiamento, dunque, anche in vista della prossima edizione del Global Risk Forum - l'evento dedicato al mondo del risk management, organizzato da Business International - Fiera Milano e previsto il prossimo 14 e 15 giugno 2023, presso l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre, all'interno del Business Leaders Summit -, abbiamo voluto capire meglio quale potrebbe essere la giusta strategia da seguire per risolvere questa criticità sempre più diffusa e magari anche guardare con una prospettiva diversa al futuro. Per farlo abbiamo analizzato un recente whitepaper di Edgio che ha individuato due dei cyber-pericoli più comuni che possono essere limitati grazie all’utilizzo dell'edge computing, fornendo in questo modo anche la migliore user experience possibile.

 

GLI ATTACCHI ZERO-DAY HANNO RAGGIUNTO NUOVI LIVELLI

Secondo gli esperti, alcune delle minacce più importanti oggigiorno sono gli exploit di applicazioni zero-day, in cui gli hacker identificano una vulnerabilità nelle infrastrutture e la sfruttano per colpire le organizzazioni. Si tratta di attacchi massicci che possono essere difficili da individuare e molto pericolosi in termini di introiti e brand reputation. Ad esempio, nel secondo trimestre del 2022, gli attacchi DDoS verso applicazioni e reti sono aumentati rispettivamente del 72% e del 109%. Nell'ultimo decennio, circa il 40% degli attacchi ha avuto luogo solo nel 2021. In questo senso, quindi, è ormai vitale investire in soluzioni e capacità, non solo per prevenire gli attacchi informatici, ma anche per rilevarli e rispondere ad essi. Investire in una rete edge distribuita e in una doppia soluzione WAF consente di testare nuove tecniche di mitigazione, proteggendo facilmente l’intero network. Le organizzazioni che utilizzano soluzioni che rilevano le minacce tramite intelligenza artificiale (AI) e machine learning (ML), rispetto a quelle che non ne fanno uso, hanno potuto chiudere una violazione in un periodo di 74 giorni più breve, con un risparmio medio di 3 milioni di dollari in più.

 

I DISPOSITIVI IoT SONO ESPOSTI MAGGIORMENTE AI PERICOLI CYBER

Con i continui progressi dell'Internet of Things, poi, l'altro importante rischio che devono affrontare oggi le aziende è il fatto che i dispositivi connessi a Internet continueranno ad aumentare, concedendo opportunità senza precedenti per gli hacker. Con oltre 43 miliardi di dispositivi IoT, ora i criminali informatici hanno molteplici vettori di attacco da poter sfruttare globalmente. Alcuni Stati, addirittura, stanno introducendo misure più incisive per aiutare i consumatori a capire quali rischi sono connessi a specifici dispositivi IoT. Ad esempio, il governo britannico sta già vagliando il Product Security and Telecommunications Infrastructure Bill, che formalizza il precedente Code of Practice for Consumer IoT Security. Non è semplice comprendere appieno il panorama degli attacchi e le opportunità per i criminali informatici. Si tratta di una sfida continua, in quanto i sistemi e le soluzioni continuano a evolversi man mano che cresce l’innovazione e quando le organizzazioni costruiscono la loro infrastruttura IoT. Tuttavia, spostare la sicurezza ai margini della rete può aiutare a filtrare i dati sensibili a livello locale e a inviare al cloud solo i dati IoT cruciali.

 

2023: L'ANNO DELL'EDGE COMPUTING

Nonostante la sua grande diffusione a livello mondiale, l'edge computing è ancora agli albori, e molti decision-maker non sanno che: trasferendo i workflow verso l'edge, le organizzazioni otterrebbero performance migliori, latenza ridotta, costi più bassi e maggiore scalabilità e affidabilità. Il futuro delle digital experience è nell'edge. L'utilizzo di questa tecnologia protegge le infrastrutture cruciali e resiste alle minacce sempre più ingenti provenienti da attacchi zero-day e hacking dell'IoT” ha dichiarato Ajay Kapur, Chief Technology Officer di Edgio. Un tempo si credeva che l'implementazione di una security completa avrebbe rallentato i processi e compromesso la user experience, ma non è così. Oltre il 40% di tutto il traffico Internet è costituito da traffico bot; quindi, bloccando i bot malevoli, gli utenti reali possono accedere al sito più facilmente e ottenere prestazioni migliori, poiché il sito non viene rallentato dalle richieste dei bot. Che si tratti di combattere gli attacchi zero-day, di prepararsi alle nuove minacce IoT o di adottare nuove soluzioni edge, i prossimi anni vedranno davanti a sé molte minacce, ma al tempo stesso grandi opportunità da cogliere. L'unico elemento però a cui prestare attenzione, rimane l'esigenza della creazione di una maggiore cultura del cyber risk, dei suoi impatti e anche, se vogliamo, delle priorità da mettere in campo per gestire un aspetto così cruciale del business. Un elemento che nell'era post-covid ha assunto ormai una dimensione così importante da non poter più essere sottovalutato se si vuole guardare al futuro.

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MOSTARDA (LOKKY): PMI ITALIANE SOTTO ASSICURATE, ANCORA ELEVATO IL GAP CON L'EUROPA

"Sono 1 milione e 653 mila le piccole e medie imprese italiane non assicurate; le stesse PMI che oggi compongono più del 99% del tessuto socioeconomico del Paese". Inizia così il ragionamento di Sauro Mostarda, CEO di Lokky, all'interno di un recente white paper da lui stesso elaborato e che abbiamo voluto approfondire meglio per capire come sta evolvendo la cultura del rischio nel tessuto imprenditoriale italiano, anche in vista della prossima edizione del Global Risk Forum, prevista il 14 e 15 giugno 2023 presso l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre nel corso del Business Leaders Summit, la grande manifestazione organizzata da Business International - Fiera Milano e dedicata al mondo dei C-level. "Secondo il recente studio “Next Level for Insurance – SME Segment”, realizzato da CRIF, IIA e Nomisma - prosegue il manager nel suo paper -, quasi il 40% delle PMI italiane è attualmente senza copertura assicurativa. Stiamo parlando di 1 azienda su 3. Un dato poco confortante se rapportato all’attuale scenario macroeconomico molto incerto. Sebbene la cultura assicurativa delle PMI italiane stia aumentando negli ultimi anni, tanto che il 32% delle PMI italiane ha aumentato la propensione all’acquisto di polizze dopo l’emergenza sanitaria, la spesa annua (€14.000) per le coperture rimane però significativamente più bassa della media internazionale (€22.600) e sottostimare questa situazione potrebbe avere un impatto sulla redditività e la business continuity delle imprese".

 

LA DIMENSIONE INFLUENZA LE SCELTE

Parallelamente alla bassa percezione dei rischi, però, anche il fattore “dimensione aziendale” incide sulla propensione a stipulare una copertura assicurativa. "I dati - prosegue Mostarda nella sua analisi - dimostrano che le imprese di maggiore dimensione (con più di 200 dipendenti) tendono più frequentemente a sottoscrivere polizze rispetto alle organizzazioni più piccole, con meno di 50 persone. Più del 14% delle PMI sceglie, infatti, di non assicurarsi, anche per motivi economici. Secondo un’indagine sulle imprese industriali e dei servizi (INVIND) condotta da Bankitalia, uno dei principali motivi per la mancata assicurazione è la percezione dei premi elevati rispetto al danno atteso (56%): per il 38% delle PMI Italiane il costo è il secondo aspetto più importante nella scelta della polizza". Complice di questa situazione, secondo il manager, è l’assenza di una cultura assicurativa, la mancanza di informazioni esaustive sui prodotti assicurativi e la poca fiducia nei confronti delle compagnie. "Il 38% degli intervistati - evidenzia il CEO di Lokky - sostiene di non conoscere adeguatamente le assicurazioni, le tipologie di polizze e gli strumenti digitali. E questo è sicuramente un limite, soprattutto a fronte dei profondi cambiamenti che ha registrato il mercato italiano negli ultimi anni"


I NUOVI RISCHI

La trasformazione digitale senza precedenti e l’evoluzione dei modelli di consumo ha esposto le PMI a nuovi rischi e in particolare, come abbiamo potuto notare anche nelle ultime settimane dai report sui trend di mercato dei prossimi mesi, a dominare sono quelli riguardanti la sicurezza informatica, come per esempio hacking, phishing e malware. "Da gennaio a giugno 2022 - fa notare Mostarda -, sono stati registrati in Italia 1.572 tra attacchi, incidenti e violazioni della privacy, a fronte dei 1.356 casi complessivi dello scorso anno. Lo rivela il report dell’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia sulle minacce informatiche. Eppure, il fenomeno della sottoassicurazione continua a risultare particolarmente intenso per le coperture sui rischi cyber. I dati ci mostrano che solamente il 21% del campione ha stipulato una polizza cyber risk negli ultimi 12 mesi. Altri report mostrano quanto le PMI abbiano diminuito il budget destinato alla cybersecurity e alla formazione dei dipendenti nell’ambito". Secondo i dati raccolti dall'esperto, le coperture assicurative più diffuse sono invece quelle per danni per incendio e furto (94%) e per Responsabilità Civile verso terzi e dipendenti (93%). Inoltre, il 68% delle imprese ha stipulato una polizza contro i rischi naturali e climatici, dato però relativamente basso se si considera che l’Italia presenta un rischio ambientale elevato.

 

LE NUOVE ESIGENZE DEL RISCHIO

"Negli ultimi anni abbiamo, quindi, assistito a un cambiamento delle necessità di copertura da parte delle PMI - continua Mostarda -, con una conseguente evoluzione dell’offerta da parte dei player assicurativi - e del modo di proporla - ma la strada è ancora lunga. Oggi i piccoli imprenditori, professionisti e freelance sono coperti dall’attività commerciale degli agenti e dei piccoli broker. Per le attività più grandi, gli agenti svolgono a pieno la loro funzione supportando il cliente con la consulenza necessaria alla comprensione dei bisogni e alla personalizzazione delle soluzioni assicurative. Per le attività più piccole però questo non avviene: per gli agenti, non è sempre facile dedicare tempo e risorse alla personalizzazione delle polizze, soprattutto per i limiti di tempo e redditività; spesso i premi in gioco sono ridotti, la remunerazione potenziale dell’intermediario è bassa e quindi per l’agente è anti-economico allocare il tempo necessario alla consulenza". Nella maggior parte dei casi, così, si tende a ripiegare su soluzioni standard che comprendono coperture non necessarie, con un conseguente aggravio dei costi per il destinatario, generando quindi un forte malcontento nei clienti che si ritrovano con prodotti non coerenti con le loro specifiche esigenze operative, di cui spesso lamentano la scarsa trasparenza e comprensibilità.

 

I VOLUMI DEL MERCATO ASSICURATIVO ITALIANO E LA FORZA DEL DIGITALE

"Sebbene non esistano dei dati ufficiali sulla dimensione del mercato assicurativo in Italia, generato dalle piccole imprese, professionisti e freelance - ricorda il manager -, gli operatori del settore convergono verso un valore di circa 5 miliardi di euro all’anno. La componente che viene attualmente coperta dal canale digitale è pressoché vicina allo zero, anche considerando che l’offerta da parte del mercato è davvero limitata". Inoltre, secondo i dati dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano nella Ricerca “Fintech & Insurtech nelle microimprese” sono oltre il 30% i clienti pronti ad abbracciare il canale digitale. "Questi dati - prosegue Mostarda - mettono in luce il grande potenziale di crescita del segmento insurtech nel nostro Paese. Uno dei punti di forza di questo comparto è, indubbiamente, la possibilità di offrire alle PMI un miglior servizio di consulenza assicurativa che difficilmente riceverebbe nel mercato tradizionale per le motivazioni citate precedentemente. Inoltre, i vantaggi dell’approccio totalmente digitale sono notevoli: la velocità di proposizione, l’efficacia, la scalabilità delle soluzioni offerte, la gestione completamente paperless delle pratiche (il preventivo, la firma digitale del contratto, l’archiviazione sostitutiva in cloud), la trasparenza e la tracciabilità dei consensi". In questo senso, quindi, l’insurtech è la risposta a un’esigenza di mercato non soddisfatta e molto di più: "Da un lato - chiosa il CEO di Lokky - sta lavorando per migliorare la gestione e la qualità dei dati per individuare, in modo ancora più efficace, i rischi di ogni singolo cliente al fine di offrire prodotti accessibili, sostenibili, modulari e, dall’altro, sta contribuendo a una vera e propria trasformazione culturale delle imprese italiane che storicamente hanno sempre avuto una cultura difensiva rispetto alla gestione del rischio e ora stanno evolvendo verso un approccio al risk management come leva strategica di impresa".

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Finance & Administration

ANRA - CYBERWAR: URGENTE UNA SERIA POLITICA DI SECURITY PATCH MANAGEMENT PER GARANTIRE LA SICUREZZA DEI DATI AZIENDALI

Il mondo digitale ha reso le aziende vulnerabili a minacce informatiche come malware, attacchi ransomware e furto di dati sensibili. A tal punto che proprio in questi giorni è stato diramato un allarme di sicurezza a livello europeo relativamente a un attacco hacker massivo. In Italia, l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ha allertato diversi soggetti i cui sistemi risultano esposti e dunque vulnerabili agli attacchi e in particolare ha segnalato che alcuni criminali informatici hanno avviato delle attività di scansione alla ricerca di server virtuali VMware ESXi vulnerabili ad un bug di sicurezza noto come CVE-2021-21974. 

 

Un alert che sottolinea ancora una volta, e se ancora ve ne fosse bisogno, quanto la cybersecurity oggi sia un settore cruciale da presidiare per lo sviluppo e la difesa del business. Un'attenzione su cui, visti anche gli accadimenti delle ultime ore e in attesa della prossima edizione del Global Risk Forum - l'evento dedicato al mondo del Risk Management e organizzato come ogni anno da Business International  - Fiera Milano all'interno del Business Leaders Summit (14-15 giugno 2023 | Allianz MiCo - Milano Convention Centre) -, ci siamo voluti concentrare attraverso l'analisi di un paper realizzato ad hoc da ANRA, per capire quali dovranno essere i fattori chiave su cui le aziende e le istituzioni italiane dovranno porre sempre di più la loro attenzione per impostare corrette strategie a difesa del perimetro cibernetico italiano a 360 gradi.

 

IL VALORE DEL SECURITY PATCH MANAGEMENT

Gli analisti dell'Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali nel suo documento ricorda subito come "anche Il Rapporto Clusit nella sua edizione di ottobre 2022 ci racconta che, tra le tecniche di attacco utilizzate dai cyber criminali, lo sfruttamento di rivelazione rappresenta circa l'11% del totale". Secondo gli esperti, quindi, "uno dei modi più efficaci per proteggere il perimetro aziendale digitale è attraverso una politica di security patch management". Questa politica prevede la regolare applicazione di patch di sicurezza su tutti i sistemi, e i dispositivi della rete aziendale. "Queste patch - proseguono dall'ANRA - correggono invisibilità di sicurezza note che potrebbero essere sfruttate da criminali informatici per accedere alle informazioni sensibili dell'azienda". Inoltre, una politica di security patch management aiuta a mantenere i sistemi e le modifiche e al sicuro da minacce informatiche emergenti. Secondo gli analisti, questo significa che "criminali informatici non avranno accesso alle vulnerabilità che possono essere sfruttate per entrare nella rete aziendale".

 

RIDURRE GLI IMPATTI REPUTAZIONALI

Un'altra motivazione importante per proteggere il perimetro aziendale digitale, poi, secondo gli esperti dell'associazione: "è preservare la reputazione aziendale". Un attacco informatico "può avere conseguenze negative sulla reputazione dell'azienda e danneggiare la sua immagine di fronte ai clienti, ai partner commerciali e alla comunità". In questo senso, come evidenziato da ANRA, "una buona politica di security patch management aiuta a prevenire anche questo tipo di criticità derivanti dagli attacchi, preservando così la reputazione dell'azienda".

 

 GARANTIRE SICUREZZA FINANZIARIA ALL'AZIENDA

Infine, una politica di gestione delle patch di sicurezza, secondo gli analisti, aiuta a minimizzare la superficie di attacco ai criminali informatici. Nel documento di ANRA, infatti, viene ribadito come con una maggiore sicurezza dei sistemi i cyber criminali avranno meno opportunità di entrare nella rete aziendale e rubare i dati sensibili. "Ciò - evidenziano gli esperti di ANRA - riduce il rischio di perdita finanziaria e garantisce che i dati aziendali siano al sicuro". Una mossa strategica, questa, per mantenere una continuità nelle attività di business e assicurare, quindi, una solidità finanziaria che, altrimenti, sarebbe compromessa seriamente da questi attacchi.

 

In sintesi, proteggere il confine aziendale digitale con una politica di security patch management è importante per garantire la sicurezza dei dati aziendali, preservare la reputazione aziendale e offrire minore superficie di attacco ai cyber criminali al fine di preservare la business continuity dell'azienda e la sua economia. Tre obiettivi che, come abbiamo visto anche nel recente report dell'Allianz Risk Barometer risultano essere ai primi posti tra le priorità delle organizzazioni globali nella gestione del rischio e che sempre di più si collegano a una corretta strategia di difesa del perimetro cibernetico. Un aspetto che in Italia sta prendendo sempre più piede, ma che ha ancora ampi margini di miglioramento.

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Marketing & Innovation

NONOSTANTE IL CRYPTOWINTER LA BLOCKCHAIN CONTINUA A CRESCERE E IN ITALIA RAGGIUNGE I 42 MILIONI DI EURO DI INVESTIMENTI NEL 2022

Da una parte il fallimento di Terra-Luna e della piattaforma FTX, dall’altro il cambio del meccanismo di consenso di Ethereum che permette di risparmiare il 99% dell’energia, il record assoluto del valore transato in stablecoin, e la forte crescita dei progetti verso il Web3. Nonostante l’anno difficile delle crypto, che ha portato al cosiddetto cryptowinter, non rallentano i progetti Blockchain di aziende e PA nel mondo - come abbiamo potuto riscontrare anche grazie al percorso formativo dal titolo "Creating with Blockchain", realizzato nel corso del 2022 da Business International - Fiera Milano, in collaborazione con NERO Editions e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, con il patrocinio di Book City Milano e Rai e il supporto di Accenture Italia.

 

Una crescita, questa, che abbiamo voluto comprendere meglio attraverso l'analisi dei dati del recente Osservatorio Blockchain and Distributed Ledger creato dalla School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui nel 2022 sono stati identificati 278 progetti nel nostro Paese, +13% rispetto ai 245 del 2021. In totale sono state censite 2.033 iniziative a livello globale tra il 2016 e il 2022, 1.046 delle quali sono progetti già avviati (sperimentazioni o già in produzione). Sono in calo i progetti Blockchain for business (67 iniziative nel 2022, -43% rispetto al 2021), che rimangono però la maggioranza del totale dei casi censiti in 7 anni a livello internazionale (568, 54% del totale). Sono in aumento, nonostante le difficoltà delle crypto, le applicazioni Internet of Value su criptovalute, stablecoin e CBDC per lo scambio di valore (100 iniziative nel 2022), che rappresentano il 28% del totale. Mentre sono in forte crescita i progetti Decentralized web che più si avvicinano al paradigma Web3 (con 111 casi nel 2022, in aumento del +98%), con applicazioni decentralizzate (DApp) e molte iniziative legate agli NFT. Guardando al contesto italiano, il 2022 ha visto un deciso aumento dei progetti Blockchain aziendali. In Italia, inoltre, gli investimenti hanno raggiunto i 42 milioni di euro, +50% rispetto al 2021. Nel 33% dei casi sono legati al settore finanziario e assicurativo, nel 23% legati al retail e alla moda, principale novità del 2022. Ma si segnalano anche il settore automobilistico e della pubblica amministrazione, rispettivamente il 10% e il 7% del mercato. Aumenta anche l’interesse degli italiani per le cryptovalute e i token: più di 7 milioni li hanno già acquistati e altri 7 milioni dichiarano di essere interessati a farlo in futuro

 

Il 2022 è stato un anno di estremi per il mondo Blockchain –ha spiegato Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Blockchain and Distributed Ledger -. Assieme allo scoppio drammatico di alcune bolle e a un deprezzamento prolungato di tutti i crypto-asset, il cosiddetto cryptowinter, si è compiuto il consolidamento del lavoro di sviluppo iniziato anni fa, a dimostrazione di una vitalità tecnica e di un pragmatismo ingegneristico senza precedenti. Oggi, le aziende stanno sfruttando il momento per concentrarsi sulla sperimentazione di progetti Web3, lontane dal clamore mediatico e dalle meccaniche più speculative. Il mondo Blockchain sta accedendo a una nuova fase: finito l’hype, è iniziato il tempo di costruire”.

 

INTERNET OF VALUE

Secondo i dati della ricerca, uno dei trend più interessanti del mercato negli ultimi mesi è stato l'interesse dimostrato per le applicazioni Internet of Value (IoV), che riguardano l’utilizzo di criptovalute, stablecoin e CBDC per lo scambio di valore. Queste soluzioni sono in fase di maturazione e sono in cerca di legittimazione. Il collasso dell’ecosistema Terra-Luna e il fallimento dell’exchange FTX, avvenuti, come detto, nell’anno appena trascorso, hanno messo a dura prova la fiducia di aziende e consumatori, contribuendo al crollo del mercato delle criptovalute con un impatto negativo sulle aziende del settore, che però continuano a esplorare questo settore. Le valute digitali sono anche al centro delle sperimentazioni di Governi e banche centrali che guardano alle CBDC: 59 delle 100 principali banche al mondo hanno attivato almeno un progetto legato all’utilizzo di stablecoin, CBDC oppure a servizi di custodia e di investimento in criptovalute. Il Digital Euro è a metà della fase investigativa iniziata nell’ottobre 2021: la strada per la creazione di una forma digitale di moneta, legalmente riconosciuta e utilizzabile su piattaforme Blockchain (criptovalute, stablecoin o CBDC), è ancora all’inizio e rimane incertezza su quali saranno gli strumenti che per primi riceveranno la legittimazione necessaria per essere utilizzati dalle aziende nel Web3. In questo scenario, la regolamentazione giocherà un ruolo cruciale.

 

Il 2022 è stato caratterizzato da un notevole sviluppo delle piattaforme Blockchain con particolare attenzione all’aumento della scalabilità e alla riduzione del consumo energetico - ha commentato Francesco Bruschi, Direttore dell’Osservatorio Blockchain and Distributed Ledger -. Ethereum si è modificato, riducendo il consumo nel processo di validazione. BNB Chain, la principale Blockchain per numero di DApp e utenti attivi, ha creato un vero e proprio standard operativo basato su soluzioni con fee basse, ma meno decentralizzate, e promuovendo lo sviluppo di DApp spesso copiate da altre piattaforme, finanziando ingentemente gli sviluppatori. Tra le applicazioni più interessanti si segnala l’introduzione da parte di piattaforme “classiche” come Instagram di token nei propri mondi e i crypto-asset sono diventati un'alternativa agli strumenti principali di supporto economico all’Ucraina, consentendo di raccogliere decine di milioni di dollari da piccoli donatori in tutto il mondo”.

 

BLOCKCHAIN FOR BUSINESS

Dalle evidenze dello studio, inoltre, emerge anche che un secondo ambito di applicazione di grande interesse, negli ultimi mesi, è stato quello dei progetti di Blockchain For Business, ovvero, quelle sperimentazioni in cui i processi di business tradizionali vengono replicati utilizzando tecnologie Blockchain. Le aziende che sviluppano questi progetti perseguono obiettivi di efficientamento dei processi esistenti, utilizzando le tecnologie Blockchain per semplificare l’accesso e la condivisione dei dati (nel 56% dei casi), per garantire la trasparenza e l’immutabilità delle informazioni (38%) o per realizzare processi affidabili attraverso gli smart contract (6%). Il momento di difficoltà di questi progetti, proseguito nel 2022, non è sintomo del fallimento di una tecnologia, ma piuttosto della complessità di progetti di ecosistema ampi.

 

DECENTRALIZED WEB

Un terzo elemento su cui si è concentrata molto l'attenzione del settore nel corso dell'anno appena trascorso sono state le potenzialità del Web3, inteso come ambiente decentralizzato. Questo tipo di progetti sono cresciuti in maniera significativa nel 2022, anche grazie al forte hype che si è sviluppato nel 2021 sugli NFT, soprattutto con la creazione di digital collectible. Sempre più spesso le aziende provano a costruire intorno agli NFT delle strategie di business che includano anche l’accesso a servizi esclusivi o esperienze nel Metaverso. In particolare, molti attori nel business della moda e del lusso hanno avviato progetti di emissione di asset, sia “phygital”, sia puramente digitali, costruendo nuove strategie di business intorno agli NFT. Anche le applicazioni decentralizzate hanno proseguito la loro evoluzione. In particolare, le DAO e i sistemi di governance distribuita su Blockchain hanno attirato l’attenzione di aziende tradizionali, ad oggi però, questi modelli decisionali partecipativi e decentralizzati sono utilizzati quasi esclusivamente dalle DApp più mature, come quelle del mondo DeFi.

 

LE CRYPTO IN ITALIA

 Guardando un po' più da vicino, infine, gli impatti di questa nuova economia sul nostro territorio, si scopre che, come anticipato all'inizio, il mercato italiano nei confronti della blockchain, ma anche delle cryptovalute in ambito fintech, ha conosciuto negli ultimi 12 mesi una grande evoluzione - come abbiamo potuto notare anche nella risposta di partecipazione da parte del pubblico tricolore, e non solo, a un evento come quello del Milan Fintech Summit dello scorso ottobre, che giunto alla sua terza edizione, organizzata come di consueto da Business International - Fiera Milano e Fintech District, ha superato gli oltre 1500 visitatori in tre giorni di evento. Guardando, così, al mondo dei crypto-asset, gli analisti del Politecnico di Milano rilevano come siano già 14 milioni gli italiani che hanno già acquistato criptovalute o token, o che dichiarano di essere interessati a farlo in futuro. Il metodo più usato per entrare in possesso di questi strumenti sono gli exchange di criptovalute (40%), seguiti da ATM di criptovalute (19%) e servizi di wallet che permettono l’acquisto diretto (18%). Il 52% degli italiani, inoltre, ha utilizzato sistemi indiretti tramite servizi di trading finanziari tradizionali e la propria applicazione bancaria. Ma gli exchange di criptovalute sono anche il metodo di custodia preferito da oltre la metà degli italiani, che però utilizzano diffusamente anche non custodial wallet. I 3 exchange più utilizzati sono Coinbase, Crypto.com e Binance. A differenza del trend globale, invece, in Italia si evidenziano numeri inferiori per gli NFT: il 9% degli italiani dichiara di averli acquistati e il 14% intende acquistarne in futuro. Gli NFT preferiti, però, sono quelli collegati a opere d’arte digitali, avatar e collectible.

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Risk Management & Cyber Security

ALLIANZ RISK BAROMETER 2023: CYBERSECURITY E BUSINESS CONTINUITY AL PRIMO POSTO, MA AUMENTANO TIMORI SU CRISI ECONOMICA ED ENERGETICA

L'inflazione che sta per trasformarsi in recessione, la crisi geopolitica che traina quella energetica e che promuove quella economica. Lo spettro della pandemia che finalmente si allontana un po' dai rifleffori del palcoscenico e nel mezzo la sicurezza informatica, l'attenzione al cambiamento climatico, il ruolo della sostenibilità e della digitalizzazione, le restrizioni doganali e nel trasporto delle merci e molto altro.

 

Anche quest' anno il mondo del business globale dovrà affrontare molteplici rischi interconnessi tra loro e in grado di mutare a una tale rapidità da rendere sempre più difficile il poterli prevedere e quindi gestire. Un set di fattori esogeni ed endogeni, capaci di determinare le sorti di sviluppo ed evoluzione delle imprese, che, in vista della nuova edizione del Global Risk Forum, l'evento dedicato al mondo del Risk Management, organizzato da Business International - Fiera Milano all'interno del Business Leaders Summit (la grande manifestazione pensata per riunire i migliori C-level del momento, il 14 e 15 giugno 2023, all'Allianz MiCo - Milano Convention Centre), attraverso l'analisi dell'Allianz Risk Barometer 2023. l'annuale report, realizzato da Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS), che identifica i principali rischi aziendali da monitorare nei mesi a seguire tra stabilità e cambiamenti.

 

LA TOP 10 DEI RISCHI GLOBALI

Per il secondo anno consecutivo, i Rischi informatici e l’Interruzione di attività rappresentano i principali timori delle aziende (entrambi con il 34% delle risposte). Tuttavia, i Cambiamenti macroeconomici come l'inflazione, la volatilità dei mercati finanziari e l'incombenza di una recessione (che passa dal 10° al 3° posto rispetto all'anno precedente), nonché l'impatto della Crisi energetica (new entry al 4° posto) salgono nella classifica dei rischi aziendali globali di quest'anno, così come si fanno sentire le conseguenze economiche e politiche del mondo in seguito al Covid-19 e alla guerra in Ucraina.

 

Inquietudini così pressanti richiedono una reazione immediata da parte delle aziende e si spiega perché sia le Catastrofi naturali (dal 3° al 6° posto) che i Cambiamenti climatici (dal 6° al 7°) scendono nella classifica annuale, così come la Pandemia (dal 4° al 13° posto), dato che i vaccini hanno messo fine alle chiusure e alle restrizioni e molte aziende hanno migliorato la resilienza della loro supply chain. I Rischi politici sono un'altra new entry nella top 10 dei rischi globali, al 10° posto, mentre la Carenza di manodopera qualificata sale all’8° posto. I Cambiamenti nello scenario legislativo e regolamentare rimangono un rischio importante al 5° posto, con gli Incendi, esplosioni che scendono di due posizioni al 9° posto. 

 

Per il secondo anno consecutivo l’Allianz Risk Barometer mostra che le aziende sono preoccupate prevalentemente per l'aumento dei Rischi informatici e di Interruzione di attività - ha commentato Joachim Müller, CEO di AGCS -. Allo stesso tempo, considerano l'imminente recessione e la crisi energetica come minacce immediate per la loro attività. Le aziende, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, sono preoccupate per l'attuale "permacrisi" derivante dalle conseguenze della pandemia e dall'impatto economico e politico della guerra in corso in Ucraina. Si tratta di uno stress test per la resilienza di ogni azienda. La notizia positiva è che, in qualità di assicuratori, osserviamo continui miglioramenti in quest'area da parte di molti dei nostri clienti, in particolare per rendere le supply chain sempre più a prova di errore, per migliorare la pianificazione della business continuity e per rafforzare i controlli informatici. Le azioni per costruire resilienza e ridurre i rischi sono ora al centro dell'attenzione delle aziende, visti gli eventi degli ultimi anni".

 

LA TOP 10 DEI RISCHI IN ITALIA

In Italia la percezione dei rischi da parte delle aziende rispecchia i trend globali, mantenendo nelle prime due posizioni i rischi informatici - che però in termini percentuali scendono lievemente rispetto al 2022, passandao dal 52% al 47% e denotando forse un leggere progresso nella consapevolezza e nelle competenze legate al mondo della cyber security - e i rischi di business continuity - che invece scendono leggermente di più rispetto a quelli cibernetici, passando dal 45% al 37%, probabilmente anche grazie all'allentamento delle restrizioni legate al Covid. Al terzo posto del podio, però, troviamo la prima novità relativa al sentiment italiano sul risk management, ovvero, la new entry legata ai rischi collegati alla crisi energetica - un fattore che mette tutte le organizzazioni del nostro Paese in grande apprensione, soprattutto a causa dei costi esorbitanti che questo comparto di approvvigionamento sta raggiungendo, non ultimo, per esempio, nel segmento dei carburanti. A seguire, il secondo grande cambiamento nella classifica, rispetto a 12 mesi fa, è quello legato ai rischi inerenti alla crisi economica, dove inflazione e recessione diventano due elementi di grande preoccupazione per le imprese tricolore che portano questo rischio dal 10° al 4* posto raddoppiandone la percentuale d'incidenza nelle risposte dal 10% al 21%. Al quinto posto, poi, in leggera ascesa troviamo il cambiamento climatico con il 18% (l'anno scorso era in ottava posizione). Al sesto posto, invece, si evidenziano le preoccupazioni in ambito legislativo e regolatorio che scendono di due posizioni rispetto al 2022, anche probabilmente in conseguenza del cambio di governo. Al settimo posto, quindi, si può notare come le catastrofi naturali abbiano ceduto il passo alla crisi, retrocedendo di ben quattro posizioni (l'anno scorso erano al terzo posto). A pari merito all'ottavo posto, infine, troviamo incendi o esplosioni, cambiamenti nei mercati e rischi politici - dove rispettivamente il primo e il terzo sono le ultime due new entry della classifica, che probabilmente soffrono dell'influenza generata dalla situazione bellica in atto tra Ucraina e Russia, ma anche da una serie di disordini civili e sociali, che stanno avendo tanto a livello internazionale, quanto a livello nazionale anche e soprattutto a causa dell'innalzamento del costo della vita, dovuto all'inflazione e alla prossima recessione. Aspetti, questi, assolutamente da non sottovalutare nemmeno nel nostro Paese, soprattutto pensando a quell'ossatura economica nazionale composta da PMI e micro imprese.

 

"Il 2023 sarà un anno difficile; dal punto di vista puramente economico, probabilmente sarà un anno da dimenticare per molte famiglie e aziende. Tuttavia, non c'è motivo di disperare - ha concluso Ludovic Subran, Chief Economist presso Allianz -. Innanzitutto, l'inversione di tendenza dei tassi di interesse è di grande aiuto, soprattutto per milioni di risparmiatori. Anche le prospettive a medio termine sono molto più rosee, nonostante - o piuttosto a causa - della crisi energetica. Le conseguenze, al di là della recessione prevista per il 2023, si stanno già facendo sentire: una trasformazione forzata dell'economia in direzione della decarbonizzazione e una maggiore consapevolezza dei rischi in tutti i settori della società, che rafforzerà la resilienza sociale ed economica".

 

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Direttore PNRR Lab, SDA Bocconi