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KPI E ROI IN AMBITO IA? CONCETTI ANCORA SCONOSCIUTI. SOLO 3 DIRIGENTI SU 10 A LIVELLO GLOBALE INVESTONO SULLA BASE DI METRICHE MISURABILI

In un epoca in cui l'AI sta permeando ogni azione, processo o decisione, a livello globale, se è vero che per il 60% dei C-level oggi l’IA risulta essenziale in senso generale, d'altro canto è altrettanto vero che solo il 44% degli executive di grandi imprese  non ha una chiara governance e processi decisionali in atto per guidare le iniziative di intelligenza artificiale e in Europa il 31% dei componenti della C-suite crede che la strategia migliore sia adottare un approccio “wait and see”. Mentre, in Italia, se il numero dei C-level che ritiene fondamentale un assessment quantitativo è sopra alla media (53%), più alto è anche il timore per la carenza di personale qualificato. 

 

Sono questi alcuni dei principali aspetti emersi dalla recente ricerca dal titolo “AI-driven transformation: Becoming an augmented organization” , realizzata da BearingPoint e di cui vi proponiamo di seguito un'analisi dettagliata, stilata anche in vista della prima edizione di METS - Milano Emerging Technologies Summit - l'evento, dedicato al mondo delle applicazioni di tecnologie emergenti per l'impresa, che si svolgerà il prossimo 11 e 12 novembre 2024 presso gli avveniristici spazi di Monte Rosa 91 a Milano.

 

LO STUDIO

Lo studio, basato su insight raccolti da 700 dirigenti C-level di imprese di grandi dimensioni attive in Europa, Stati Uniti e Asia, sottolinea la necessità di adottare l'IA non solo come strumento tecnologico, ma come imperativo strategico, evidenziando l'urgenza per le aziende di trasformarsi in “organizzazioni aumentate” per mantenere la competitività in un mercato in rapida evoluzione.

 

TRA ENTUSIASMO ED ECCESSIVA CAUTELA, LA SFIDA DELL’IA PER LE AZIENDE MONDIALI E' STRUTTURALE

Anche se l'entusiasmo della C-suite verso l'adozione dell'IA è un prerequisito fondamentale per il successo per il 60% dei rispondenti a livello globale e la stessa percentuale la ritiene essenziale oggi, il 44% non ha ancora stabilito una chiara governance e processi decisionali, e meno di un terzo afferma di aver sviluppato delle linee guida comprensive e trasparenti per guidare le iniziative di IA. Inoltre, solo il 34% delle organizzazioni basa sistematicamente le proprie decisioni di investimento su metriche misurabili. I criteri più comuni utilizzati per dare priorità alle diverse iniziative di IA includono l’aumento di produttività ed efficienza e - soprattutto tra gli early-adopter - il miglioramento della customer experience e l’aspettativa di un aumento delle vendite. Puntando la lente di ingrandimento sull’Europa, inoltre, la ricerca osserva come il 31% dei dirigenti adotti un approccio attendista, dimostrando ancora un significativo livello di cautela nell'adozione delle nuove tecnologie.

 

Claudio Brusatori, Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia, commenta: “Questo scetticismo potrebbe rallentare l'innovazione e impedire alle aziende di sfruttare appieno le potenzialità dell'IA. In un contesto competitivo globale e di fronte ad aspettative sempre più alte da parte di clienti e pubblico, le aziende attendiste corrono il rischio di perdere rapidamente competitività nei confronti di rivali più coraggiosi che sfruttano l'intelligenza artificiale per migliorare le capacità e l'efficienza operativa, per reinventare l'esperienza dei clienti e dei dipendenti e, in ultima analisi, sconvolgono la propria catena del valore per rimanere rilevanti sul mercato”.

 

C-LEVEL ITALIANI TRA I PIU' ENTUSIASTI: GOVERNANCE E ROI GUIDANO LA FIDUCIA VERSO L'iA, MA MANCANO LE SKILL

E l’Italia? Non è assolutamente il fanalino di coda. Anzi, lo studio mostra come nel nostro Paese l’IA sia identificata come priorità strategica anche ai livelli più alti dell’organizzazione, con organi decisionali e operativi dedicati che riportano regolarmente al direttivo, evidenziando un livello di governance superiore al 70% globale. Inoltre, l’Italia si distingue per l’uso di assessment quantitativi nelle decisioni sulle iniziative di IA, posizionandosi al secondo posto dopo l’Asia: il 53% dei rispondenti si basa su un impatto di business misurabile e sul ROI atteso, fondamentali per costruire la fiducia verso questa tecnologia. Per quanto riguarda i criteri di adozione dell'IA, l’84% delle organizzazioni italiane considera la produttività e l'efficienza come criteri principali (vs 75% globale). Tuttavia, il gap di talenti rimane una preoccupazione significativa, con il 58% degli italiani che esprime timore per la carenza di personale qualificato, soprattutto nelle aree della pianificazione e sviluppo di strategie di Gen IA, nella gestione e governance dei dati, e nel settore della compliance e dell’etica. È fondamentale, quindi, che le organizzazioni investano in tecnologia e formazione per colmare il gap di competenze e costruire fiducia nell'IA: lo pensa l’84% dei partecipanti italiani allo studio.

 

L’IA SPADA E SCUDO: PER BEARINGPOINT DIVENTARE UN'ORGANIZZAZIONE AUMENTATA E' OBIETTIVO STRATEGICO

“Come sottolinea il nostro studio, una governance efficace dell'IA, l’ottimizzazione strategica degli investimenti, l'empowerment della forza lavoro e la costruzione di fiducia nell'IA sono i quattro pilastri fondamentali per diventare un'organizzazione aumentata e mantenere la competitività in un mercato globale in rapido cambiamento. In BearingPoint supportiamo quotidianamente i nostri clienti nel loro processo di trasformazione e adozione dell’IA tramite un approccio olistico, definendo col top management la strategia più opportuna - che sia sempre focalizzata su obiettivi di business concreti e misurabili -, identificando con le linee di business gli use-case più adatti e vincenti, delineando con le risorse umane i profili dei talenti necessari a supportare il cambiamento, e disegnando con i team IT un futuro tecnologico che abiliti all’uso pervasivo dell’IA nei processi aziendali”, continua Brusatori. Un utilizzo su cui peraltro la stessa realtà consulenziale sta basando la propria ricerca e sviluppo attraverso l'individuazione di soluzioni in grado di offrire metriche valide e supportive per la definizione di roadmap e obiettivi realmente raggiungibili e oggettivamente misurabili e interpretabili al fine di renderli veri e propri KPI su cui basare le strategie di business. Piergiorgio Stano, Data, Analytics & AI Lead di BearingPoint Italia aggiunge: “In BearingPoint abbiamo sviluppato uno strumento basato sull'intelligenza artificiale - GenXplore - in grado di restituire un'analisi completa dell'impatto dell'IA in tutti i settori aziendali. Utilizzando le descrizioni delle mansioni del cliente come input, GenXplore offre valutazioni quantitative per il confronto e la definizione delle priorità in pochi giorni, facilitando la pianificazione strategica e l'adozione efficace dell'IA. Si tratta di un approccio innovativo, che sta consentendo ai nostri clienti di identificare rapidamente le aree in cui ottenere i maggiori benefici dall’utilizzo della Gen AI, avviare use-case ad alto valore aggiunto e un ROI quantificabile ex-ante”.

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IL CLIENTE AL CENTRO: GUIDARE IL SUCCESSO AZIENDALE CON LA CUSTOMER EXPERIENCE 

In un mondo digitale in rapida evoluzione, la Customer Experience emerge come fulcro vitale per il successo aziendale. Un'analisi approfondita rivela che aziende con un forte orientamento verso la CX hanno visto una crescita significativa del fatturato. Ma cosa rende l'esperienza del cliente così cruciale? 

 

Una domanda a cui abbiamo cercato di rispondere in questo articolo, anche in vista della prima edizione del CMO Summit che si terrà il 12 giugno 2024 presso l'Allianz MiCo di Milano, all'interno del Business Leaders Summit

 

Prima di tutto, la Customer Experience va oltre una singola interazione. Gartner la definisce come la percezione e i sentimenti del cliente derivanti dall'effetto cumulativo delle interazioni con i dipendenti, i sistemi e i prodotti di un'azienda. In questo contesto, creare un'esperienza positiva non è un lusso, ma una necessità strategica. 

 

Per trasformare l'esperienza del cliente in un successo, le aziende devono adottare un approccio metodico e ben strutturato. Si parte dall'analisi del contesto aziendale attuale per comprendere le esigenze, definendo obiettivi e KPI chiari. L'elaborazione dei progetti dovrebbe essere supportata da approfonditi insight derivati dall'analisi dei dati e del feedback dei clienti. Inoltre, è cruciale selezionare e integrare le tecnologie più appropriate per migliorare la comunicazione e monitorare costantemente i risultati. Questo ciclo di valutazione e ottimizzazione continua è essenziale per garantire un'esperienza cliente sempre più soddisfacente e adattata alle mutevoli esigenze del mercato. 

 

Prendiamo in considerazione un caso pratico di un nostro cliente nel settore dell'abbigliamento, Antony Morato. Hanno implementato strategie Customer Experience per potenziare le vendite e valorizzare il cliente. La chiave del loro successo risiede nell'adozione di un'approccio omnicanale e data-driven, che ha permesso di personalizzare l'esperienza cliente e massimizzare l'engagement.  

 

In conclusione, l'eccellenza nella Customer Experience non è solo un obiettivo, ma un viaggio continuo di apprendimento e adattamento. Le aziende che eccellono in questo campo non solo fidelizzano i clienti ma creano anche un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. 

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STRATEGIE PER UNA CUSTOMER EXPERIENCE MULTIGENERAZIONALE 

Affrontare con successo la complessità di un cliente multigenerazionale richiede una strategia aziendale agile e inclusiva, capace di rispondere alla crescente diversità delle aspettative e delle preferenze dei consumatori. L’omnicanalità e l’automazione sono essenziali. Tuttavia, è partendo dai dati e adottando un approccio human-centered che è possibile creare un’interazione autentica con la propria audience e trarne beneficio. 

Un concetto, questo, che abbiamo voluto approfondire meglio in questo articolo, anche in vista del contributo importante al tema che sarà fornito da Luigi Gangitano, Chief of Digital Innovation di POLIMI Graduate School of Management (GSoM), e Emiliano Rantucci, Country Manager di Avanadedurante il CMO Summit all'interno della tavola rotonda "Take CX to the next level: From Data to Generation Satisfaction", che si terrà il 12 giugno 2024 presso l'Allianz MiCo di Milano, al fine di condividere le esperienze emerse dal percorso di trasformazione digitale della scuola

Il progetto di POLIMI GSoM si è concentrato sulla personalizzazione dei servizi offerti e l’ottimizzazione della customer experience dell’ampio bacino di utenza della scuola, composto da 3.000 studenti, 15.000 alumni e 10.000 prospect ogni anno. Un’audience estremamente diversificata per fascia di età, esigenze e maturità digitale.  

L'approccio adottato ha previsto la centralizzazione dei dati sugli utenti nel CRM Microsoft Dynamics 365 e l’uso di tecnologie di marketing automation per la creazione di servizi personalizzati. Le interazioni con il pubblico e l’erogazione dei servizi avviene attraverso un'unica interfaccia, la Digital Experience Platform di Sitecore. La soluzione garantisce servizi coerenti e personalizzati che guidano l'intero ciclo di vita dello studente, dalla prima visita al sito fino all'ammissione, all'orientamento e all'esecuzione del percorso formativo.  

Attraverso questa strategia integrata, POLIMI GSoM offre un'esperienza cliente autentica e rilevante per tutte le unicità con cui interagisce, superando le barriere generazionali e costruendo relazioni durature basate sulla fiducia e sulla reciproca comprensione. 

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20 ANNI DI PODCAST E IL FUTURO DELLA COMUNICAZIONE PER LE AZIENDE

Sono passati 20 anni da quando, su un articolo del The Guardian - pubblicato per la precisione il 12 febbraio 2004 -, il giornalista, Ben Hammersley, coniava la parola “podcast”, crasi tra iPod e broadcast, ovvero trasmissione in inglese. Nei primi anni, infatti, i podcast rappresentavano soprattutto la versione on demand di programmi radiofonici, e presto il principale strumento usato per ascoltarli diventò appunto l’iPod. 

 

Un contesto questo, molto lontano da come li conosciamo. Oggi questo mercato, infatti, è arrivato a valere a livello globale oltre 27.3 miliardi di dollari e per il 2032 è previsto che superi i 233 miliardi di dollari, con una produzione che si calcola ormai in miliardi di contenuti in tutte le lingue del mondo anche e soprattutto grazie agli investimenti prodotti da un player come Spotify, che negli ultimi anni ha scommesso moltissimo sul settore, riportandone anche il concept alle origini di una produzione radiofonica di alta qualità contenutistica. 

 

Ma cosa rende oggi questo strumento, un asset perfetto da sfruttare per le strategie comunicative delle aziende? 

 

Ne abbiamo parlato in questa nuova puntata di #OneQuestion insieme a Francesco Tassi, CEO e Founder di VOIS

 

 

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CLUSTER ALISEI E FIERA MILANO PRESENTANO L'HEALTH INNOVATION GLOBAL FORUM 2024

Una grande occasione di dibattito e di confronto sui progressi dell’innovazione – in particolare nel campo della medicina di precisione – e sulle priorità per la salute. Questa è la grande sfida dell’Health Innovation Global Forum, l’evento internazionale organizzato da Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita – ALISEI, che riunisce istituzioni pubbliche e decisori politici, scienza e mondo accademico, settore privato e società civile, in collaborazione con Fiera Milano e la sua knowledge unit, Business International.

 

Come afferma Massimiliano Boggetti, Presidente del Cluster: “E’ importante che ALISEI porti avanti il progetto del Global Forum, un appuntamento fisso annuale che dibatte sulle nuove frontiere dell’innovazione nel campo Health & Life Sciences. Il Cluster ALISEI vuole essere, infatti, un grande motore dell’innovazione e mira a favorire una politica industriale che veda nella ricerca e nell’innovazione un propulsore essenziale del progresso della società e dell’economia”.

 

Fanno parte del Comitato Scientifico la prof.ssa Maria Cristina Messa, professoressa di Diagnostica per Immagini e Radioterapia all’Università degli Studi di Milano Bicocca, già Ministro dell'Università e della Ricerca, in qualità di Presidente; il prof. Marino Zerial, Direttore di Human Technopole, il prof. Giuseppe Ippolito, professore di Malattie infettive alla Saint Camillus International University of Health Sciences, già Direttore generale della ricerca e dell'innovazione del Ministero della Salute; la prof.ssa Rosanna Tarricone, Associate Dean della SDA Bocconi School of Management – Divisione Government, Health e Non Profit. 

 

Il Forum si terrà il 9 maggio 2024 presso l’Auditorium di Human Technopole nell’ambito della MIND Innovation Week.  MIND – Milano Innovation District è il più grande distretto dell’innovazione nell’area delle Life Science in Italia e modello di partnership pubblico-privata. Lo Human Technopole e la Federated Innovation @MIND saranno main partner dell’evento, che vedrà anche la partecipazione del Cluster lombardo scienze della vita e di altre associazioni.

 

Come afferma Roberto Foresti vicedirettore generale di Fiera Milano: “Con l’annuncio di questa collaborazione e il lancio della prima edizione in Italia dell’Health Innovation Global Forum, Fiera Milano vuole sottolineare il suo impegno nei confronti dell’innovazione e della sostenibilità a 360 gradi. L’importanza di fare sistema e di guardare al futuro con progetti come questo è il fulcro di quella strategia di crescita e sviluppo, in grado di coinvolgere il comparto industriale ed economico del nostro Paese per promuovere una nuova cultura del business che metta al centro la persona e la sua cura”.

 

Le tematiche del Forum ruoteranno attorno ai problemi e alle opportunità legati all'innovazione nel settore sanitario: la salute digitale, considerando l’avanzamento del European Health Data Space e delle digital therapies; le nuove tecniche di diagnostica per lo sviluppo della medicina di precisione e per screening di prevenzione sempre più rapidi ed accurati; l’approccio value-based healthcare come strumento per rendere più sostenibile il sistema sanitario.

 

Come afferma la professoressa Maria Cristina Messa, Presidente del Comitato ScientificoE’ importante discutere delle nuove sfide che l’innovazione porta nella medicina per assicurare che le nuove opportunità di cura e salute contribuiscano a rinforzare la sostenibilità e la resilienza dei sistemi di healthcare con al centro il paziente ed i suoi dati. L’Health Innovation Global Forum sarà un utile momento di confronto tra scienza, società e politica.

 

Con questa nuova edizione dell’Health Innovation Global Forum, che, dopo il successo ottenuto nel corso di Expo 2020 Dubai, arriva per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione tra Fiera Milano e Cluster ALISEI, si conferma sempre di più il valore strategico della necessità di un rapporto di incontro e confronto, ormai imprescindibile, tra il sistema della ricerca multidisciplinare, il tessuto industriale farmaceutico-biomedicale e le istituzioni pubbliche nel settore della salute, con l’obiettivo preciso di dare un impulso concreto alla ricerca e all’innovazione in Italia. Senza dimenticare il ruolo-guida che un’iniziativa del genere deve avere sul progresso delle Scienze della Vita in Italia, al fine di sottolineare l’importanza di condividere l'impegno a migliorare le terapie e la diagnostica per il bene dei pazienti, la centralità della persona e la competitività dell’intero sistema-Paese.

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L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN ITALIA VALE 760 MLN EURO.E TRA 10 ANNI POTREBBE SOSTITUIRE 3,8 MLN DI PROFESSIONISTI

Il mercato dell’Intelligenza Artificiale, in Italia, cresce in maniera impetuosa. Nel 2023 segna +52%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, dopo che già nel 2022 aveva registrato un +32% rispetto all’anno precedente. La gran parte degli investimenti riguarda soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali, mentre sono ancora limitati al 5% (38 milioni di euro) i progetti di Generative AI. Sei grandi imprese italiane su dieci hanno già avviato un qualche progetto di Intelligenza Artificiale, almeno a livello di sperimentazione, ma ben due su tre hanno già discusso internamente delle applicazioni delle Generative AI e tra queste una su quattro ha avviato una sperimentazione (il 17% del totale).

Nel 2023 quasi tutti gli italiani (98%) hanno sentito parlare di Intelligenza Artificiale, e più di un italiano su quattro (29%) ne ha una conoscenza medio-alta. C’è grande interesse, dunque, ma anche una certa confusione: tre italiani su quattro hanno sentito parlare di ChatGPT ma solo il 57% conosce il termine “Intelligenza Artificiale Generativa”. Un italiano su quattro dichiara inoltre di aver interagito almeno una volta con ChatGPT. Ben il 77% degli italiani (+4 punti percentuali rispetto al 2022) guarda con timore all’Intelligenza Artificiale, soprattutto in relazione ai possibili impatti sul mondo del lavoro. Tuttavia, solo il 17% è fermamente contrario all’ingresso dell’AI nelle attività professionali.

Di certo, gli impatti sul mondo del lavoro saranno molto significativi. Già oggi, in Italia, l’Intelligenza Artificiale ha un potenziale di automazione del 50% di “posti di lavoro equivalenti” (l’equivalente in posti di lavoro della somma del tempo impiegato in singole attività che possono essere affidati alle macchine), ad oggi realizzato in minima parte, considerando anche che il ruolo dell’AI è più di supporto che di vera e propria sostituzione. Ma da qui a 10 anni, le nuove capacità delle macchine potrebbero svolgere il lavoro di 3,8 milioni di persone in Italia.

Sono questi alcuni dei risultati dell'ultima edizione dell'Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano che abbiamo voluto approfondire meglio in quest'articolo, anche in vista della prossima edizione di AIXA - Artificial Intelligence Expo of Applications, che quest'anno si terrà in autunno all'interno del METS - Milano Emerging Technologies Summit.


Quest’anno l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante anche in Italia – afferma Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Il mercato è in forte crescita, come i progetti, e ormai quasi tutti gli italiani hanno sentito parlare di AI, ma guardano a questo ambito con interesse e qualche timore. Nel valutare il reale impatto sul lavoro, però, bisogna tenere in considerazione le previsioni demografiche che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, prospettano un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti entro il 2033. In questa prospettiva, la possibile automazione di 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti appare quasi una necessità per ribilanciare un enorme problema che si sta creando, più che un rischio. Tuttavia, soltanto prestando attenzione alle nuove esigenze dei lavoratori, alla formazione e ad un’equa redistribuzione dei benefici, la società riuscirà a trarre valore dallo sviluppo dell’AI”.

Nel 2023 il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale cresce in maniera significativa segnando un +52%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, in accelerazione rispetto al +32% registrato nell’anno precedente. La gran parte degli investimenti riguarda soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali, mentre i progetti di Generative AI pesano solo per il 5%, sebbene vi sia però un grande interesse – evidenzia Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence –. Due organizzazioni su tre hanno già discusso internamente delle applicazioni delle Generative AI e tra queste una su quattro ha avviato una sperimentazione (il 17% del totale). L’avvento della Generative AI non sembra tuttavia essere una via per ridurre il gap nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale tra le grandi organizzazioni, chi è indietro nel percorso di adozione dell’AI, infatti, non riesce a trarre beneficio delle opportunità della generative AI (nel 77% dei casi).

Da parte della comunità scientifica è doveroso guidare il percorso di adozione dell’AI e dell’AI Generativa, cercando di evitare la fase di disillusione che solitamente caratterizza il processo di adozione di nuove tecnologie – spiega Nicola Gatti, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. A questo riguardo, sono tre le principali criticità che riguardano oggi l’AI: poter garantire che i risultati dei sistemi di AI siano corretti — tipicamente si parla di robustezza —, poter garantire che le decisioni prese siano spiegabili alle persone — tipicamente si parla di explainability —, e certificare che i sistemi di AI rispettino le regolamentazioni Europee e che i rischi potenziali siano mitigati. Come Politecnico di Milano, tramite il Partenariato Esteso FAIR, stiamo portando avanti la ricerca in ambito Adaptive AI proprio per dare risposta a queste sfide”.

 

IL MERCATO

Il 90% del mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia è dovuto alle grandi imprese. Il resto è suddiviso in modo equilibrato tra PMI e Pubblica Amministrazione. La quota più significativa del mercato dell’Intelligenza Artificiale italiano (29%) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Data Exploration & Prediction, Decision Support & Optimization Systems). Il 27% è per progetti di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato (Text Analysis, Classification & Conversation Systems). Il 22% per algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation Systems). Il 10% analisi di video ed immagini, 7% Process Orchestration Systems, il 5% Generative AI. Guardando alla spesa media in Intelligenza Artificiale per azienda, ai primi posti Telco-Media e Assicurazioni, seguiti da Energy, Resource & Utility e Banche e Finanza.

 

LA DIFFUSIONE NELLE AZIENDE

Il 61% delle grandi imprese ha all’attivo, almeno al livello di sperimentazione, un progetto di Intelligenza Artificiale, mentre si scende al 18% tra le piccole e medie imprese (+3 punti percentuali rispetto al 2022). L’adozione nelle imprese è sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Le aziende che avevano già avviato almeno una sperimentazione proseguono e accelerano. Nelle aziende in ritardo, sono invece rari i casi in cui l’avvento della Generative AI ha già dato vita ad una sperimentazione. Il 37% delle grandi realtà che non hanno progetti all’attivo ha intenzione di attivarli nei prossimi 12 mesi e si moltiplicano le iniziative di workshop ispirazionali/formativi sul tema. Circa 2 grandi aziende su 3 hanno discusso internamente delle applicazioni delle Generative AI, tra queste una su quattro ha avviato una sperimentazione (il 17% del totale, dunque). D’altro canto, soltanto il 7% delle piccole e medie imprese sta riflettendo su potenziali applicazioni e solo il 2% ha concretamente attivato almeno una sperimentazione.  

LA MATURITA' DELLE AZIENDE

L’Osservatorio ha analizzato la maturità delle grandi organizzazioni nel percorso di adozione dell’AI, arrivando ad individuare cinque diversi profili. L’11% è avanguardista (in crescita di 2 punti percentuali rispetto all’anno scorso), aziende che hanno raggiunto la piena maturità a livello tecnologico, organizzativo e gestionale nell’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale. Il 23% è apprendista, hanno diversi progetti avviati ma difficilmente impiegano metodologie strutturate nel gestirli e tendono a far ricorso a soluzioni standard o pronte all’uso. Nel restante 66% dei casi, permangono situazioni eterogenee: ci sono organizzazioni in cammino (29%), dotate degli elementi abilitanti ma con pochi progetti, e aziende che non percepiscono il tema come rilevante e non dispongono di un’infrastruttura IT adeguata alla gestione di grandi quantità di dati.

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