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Marketing & Innovation

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TRASFORMARE LE DOMANDE GIUSTE IN TRIGGER POINT DI SUCCESSO: IL VERO SEGRETO DELLA MARKETING AUTOMATION

L’obiettivo principale deve essere quello di riuscire a trasformare l’esigenza e le domande in trigger point in grado di migliorare la nostra conversione. Possiamo, infatti, avere i dati più belli del mondo, ma se non li riusciamo a convertire in fattori scatenanti non riusciremo a raggiungere i risultati desiderati”. È stato questo uno degli spunti fondamentali su cui si sono articolati i lavori di “Marketing Automation”, l’incontro esclusivo, e riservato al mondo dei Chief Marketing Officer, tenutosi lo scorso 28 giugno 2023 a Milano presso Cascina Cuccagna. L’evento, realizzato da Business InternationalFiera Milano in collaborazione con t.bd – think by Diennea, ha radunato infatti un gruppo selezionato di direttori marketing di alcune grandi aziende operanti in Italia per analizzare più da vicino come impostare nel modo migliore una valida ed efficace strategia di marketing automation per aiutare le aziende a rimanere al passo con i tempi, guardando a uno sviluppo e una crescita continua orientata al futuro e all’innovazione. Tra i protagonisti di queste conversazioni, moderate da Federico Gasparotto, Founder & CGO di The Newco, e che si inseriscono all’interno di un percorso dedicato al mondo dei CMO che culminerà il prossimo 8 e 9 novembre 2023 all’interno della nuova edizione di SMXL Milan – l’evento più atteso in Italia dedicato al mondo del search marketing e organizzato da Business InternationalFiera Milano presso l’Allianz MiCo – Milano Convention Centre –, si sono alternati, così, esperti come Massimiliano Basile, Direttore Marketing di Tesisquare, Marco Brachini, Direttore Marketing Brand e Customer Relationship del Gruppo Sara Assicurazioni, Barbara Carpentieri, Digital Engagement Manager di LeasePlan Italia, Alvise  Comin, Head of Marketing & Communication di Fatture in Cloud & Danea Soft - Gruppo TeamSystem, Simone Ferri, eCommerce Sales Manager di Cellularline, Mattia Giuliani, CRM Manager del Gruppo Miroglio, Andrea Mariotti, Area Manager di t.bd think by diennea, Eugenio Miccone, Aftermarket Solution e Tender Manager di Romana Diesel, Marco Musso, Digital Strategist di Dressyoucan e Docente in comunicazione presso UET, e Michela  Parziale, Digital Consultant & Creative Communication Manager di t.bd think by diennea. “Il lavoro più difficile e complesso che un team marketing deve affrontare oggi – hanno spiegato i marketer presenti in sala – è quello di modificare ed evolvere il proprio modo di fare analisi e capire come le campagne di digital marketing possano concretamente aiutare il business online e offline”. Un processo estremamente complesso che, secondo i CMO intervenuti, può passare, ad esempio, attraverso “l’inserimento di un segmento di assessment nel workflow che porti alla creazione di processi e dinamiche che prendano in considerazione sempre di più il punto di vista del cliente per generare valore aggiunto”. Una prospettiva che, soprattutto dopo la pandemia, ha imposto alle aziende di rivedere completamente i modelli di gestione del cosiddetto ultimo miglio di relazione con il cliente finale. “La strategia di customer relationship and engagement – confermano gli esperti – è radicalmente cambiata in questi ultimi tre anni e si è orientata verso un’impostazione completamente ibrida, multicanale e phygital che dal marketing territoriale sfrutta al massimo anche lo sviluppo tecnologico online, spostando l’attenzione anche su piattaforme SSAAS con un approccio pay-per-use in grado di gestire al meglio i costi”. Un’evoluzione capace di moltiplicare per oltre 20 volte il volume di contatti e interazioni con la propria audience, ma che alla base nasconde una sfida importante secondo i direttori marketing. “La priorità – sostengono – è quella di migliorare i contatti e i consensi con i clienti al fine di portare la nostra forza lavoro a integrarsi in maniera più efficace ed efficiente  con la piattaforma in dotazione per massimizzare la relazione con il cliente finale”.

 

TRA NUOVE DIGITAL SKILL E CAPACITÀ DI ASCOLTO

Sotto il profilo delle competenze digitali, in effetti, i marketer presenti all’evento sono stati chiari: “Saper interagire consapevolmente con i nuovi strumenti e le nuove tecnologie in ambito marketing automation porta un vantaggio competitivo innegabile, laddove poi, è chiaro come il next step evolutivo diventino i canali e le fonti per poter interpretare in maniera univoca i dati da utilizzare, al fine di disegnare percorsi utili agli obiettivi da raggiungere, per permettere a tutto il processo di essere davvero strategico e fare la differenza nello sviluppo del business”. Spesso questo, però, significa anche superare dei passaggi intermedi e arrivare più velocemente a capire il cliente che si raggiunge, per poi dargli un servizio migliore e sempre più personalizzato, prima che ne abbia bisogno. “Oggi, infatti – sottolineano gli esperti –, è determinante convertire, ma domani forse sarà cruciale trattenere i lead che abbiamo fidelizzato nel canale in cui li abbiamo ingaggiati la prima volta”. Un risultato, questo, che, secondo i CMO presenti al tavolo, basa il suo successo sul raggiungimento di tre obiettivi primari: “posizionamento del brand, engagement continuo e internazionalizzazione”. Una strategia che vede la sua mission e la sua skill principale riflettersi in un'unica azione: “Porre al centro di tutto il cliente con tre Kpi da non dimenticare mai: acquisition, retention e omnicanalità. Tre elementi cardine che per essere misurati necessitano la valutazione di altrettante metriche fondamentali da considerare: annual recurrent revenue generation, average revenue per user, Customer Churn”. Criteri che, sostanzialmente, vanno ad analizzare quanti ricavi ricorrenti l’azienda riuscirà ad aggiungere anno su anno, quanti ne perderà con la possibile perdita o fuoriuscita di clienti e il valore medio per utente che può essere accresciuto e nutrito negli anni, grazie al cross-selling o all’up-selling. “Dietro il primo Kpi – spiegano i direttori marketing intervenuti – ci può essere anche sorpresa per i volumi di acquisizione dei clienti. Il vero numero d’interesse, però, poi è e rimane il recurring, seguito poi dalle numeriche e dai valori Year on Year, ma i fattori di crescita principali da osservare sono i ricavi ricorrenti che il team marketing riesce a portare all’interno del business. Perché nel comparto dei gestionali la chiave è il bilanciamento dell’acquisizione che contrasti il Customer Churn e il valore che si crea conseguentemente sul cliente”. Se, infatti, nelle grandi aziende le barriere al cambio sono più alte, mentre nelle micro-imprese sono più basse, una grande azienda che fa Erp ha un Customer Churn bassissimo. Si parla di qualche punto percentuale. Questo perché le barriere all’uscita sono molto alte. In questo senso, quindi, è evidente come le stelle polari risultino essere i ricavi ricorrenti. “E’ chiaro, poi – proseguono i CMO al tavolo –, che vadano considerate comunque anche altre variabili come il costo d’acquisizione, la crescita di acquisizione YoY, il life time value, il rapporto LTV e CAC e come, per esempio, quest’ultimo vari nell’arco degli anni, ma la valutazione attenta della recurrent revenue e di come viene incamerata negli anni, talvolta, rappresenta un dato più importante di altri, anche per vedere come i ricavi ricorrenti portati nel primo anno crescano negli anni successivi, e quindi come sia apprezzabile una buona crescita sul lungo periodo in questo senso”.

 

 

OBIETTIVO: METTERE IL CLIENTE AL CENTRO

Quando si parla di retention e fidelizzazione del cliente, però, il criterio rilevante, secondo i direttori marketing, nella maggior parte dei casi è il cross-selling. “In questo senso – sottolineano – questa strategia si pone alla base degli investimenti di marketing automation. L’obiettivo, sotto questo punto di vista, è sviluppare il proprio portfolio comprendendo clienti che magari possano essere interessati anche ad altre offerte, valorizzando così l’attività di analisi e il ruolo del marketer. Oltre, ovviamente, a sviluppare dati di fidelizzazione e di predisposizione all’ascolto, che conseguentemente aumentano anche i volumi di open rate sulle DEM e un engagement maggiore da parte dell’audience su tutti i canali”. Un’esigenza di bilanciamento tra ingaggio, acquisizione, riattivazione e riconoscimento del cliente che impone, quindi, ai team marketing l’utilizzo di una logica di engagement sempre più full-funnel, non solo nello specifico canale di acquisizione, ma anche proprio all’interno dell’intero journey di orchestrazione coordinata. “Una meccanica, insomma – sottolineano i CMO al tavolo – che consenta di comprendere sempre meglio e, soprattutto, sempre più in real time le vere e concrete esigenze del cliente nel momento stesso in cui le pensa, al fine di rendere l’orchestrazione e l’output pertinente, persistente e utile all’end user e al brand”. È chiaro, poi, come, quando si ha una maturità nella gestione e raccolta dei dati e anche nella loro relativa analisi, l’obiettivo e l’output debbano cambiare. “Solo con una buona conoscenza del dato e un’ottima copertura della base clienti attraverso dati transazionali e di comportamento – avvertono i direttori marketing presenti –, si può riuscire a sintetizzare il tutto come target che evolve in audience che si riattiva in modalità target rispetto a clienti già conosciuti e si trasforma in audience per reingaggio e acquisizione”.

 

IL VALORE DELLA REPUTATION

Detto tutto questo, però – evidenziano i marketer –, oggi, risulta anche evidente come le aziende italiane debbano ancora lavorare molto sulla maturità nell’adozione e nella gestione tecnologica. Se, infatti, è vero che si ha una buona gestione dei dati, è altrettanto vero che è necessario avere un’audience da ingaggiare. In quel senso, quindi, lavorare prima di tutto su reputation, fidelizzazione e passaparola rappresenta un elemento fondamentale per espandere anche il bacino d’utenza a nostra disposizione”. Un alert, questo, che delinea l’importanza di comprendere a fondo le reali opportunità proposte dall’utilizzo di tecnologie per l’engagement e l’analisi dei dati. “Parafrasando Nate Silver, storico data-driven journalist dell’ABC: “Pensiamo alle informazioni, quando vogliamo la conoscenza. In realtà il segnale è la verità, il rumore è ciò che ci distrae” – incalzano i CMO –. Quindi, nei team marketing andrebbe strutturato il lavoro sul dato per capire come fare delivery sui clienti in maniera più efficiente, sfruttando a pieno la marea di informazioni a disposizione. La cosa importante è fare le domande giuste ogni giorno, magari creando una unit dedicata che faccia solo quello. Un team di lavoro che si ponga e riceva quesiti utili a ingaggiare davvero i clienti e analizzi il dato di ritorno. La vera sfida in questo senso, quando si ha una maturità di adozione e gestione della marketing automation, è il raffinato gioco di restare in bilico tra rumore e segnale. Ovvero, sapere trovare quell’input che ti indica qualcosa di interessante per il business. Una leva che può far cambiare il customer journey per un cliente e magari decidere di andare a disegnare qualcosa di diverso per un segmento di mercato o per rivedere la journey di quel cliente stesso”. Un processo che, da una parte, probabilmente, impone uno sforzo prolungato nel porsi domande per cercare segnali nel rumore, ma, dall’altra, trova leve in grado di smuovere l’interesse del pubblico in maniera reale ed efficace per cercare di rendere il cliente più soddisfatto attraverso la sua percezione e comprensione del value for money nel servizio che compra. “Guardando a questo aspetto – aggiungono i direttori marketing presenti in sala – il primo Kpi da considerare è quello del Net Promoted Score (NPS) transazionale e, quindi, l’affidabilità e la raccomandazione del servizio. Un cliente finale soddisfatto, infatti, è un cliente che genera passaparola e crea nuove opportunità commerciali. Questi criteri di misurazione, inoltre, permettono di capire se quello che abbiamo in testa è realmente quello che il cliente vuole e percepisce dal brand”.

 

IL SUCCESSO DELLA MARKETING AUTOMATION PASSA DAL CAMBIAMENTO CULTURALE

Una volta individuata l’audience, ingaggiata, acquisita e fidelizzata nel canale da cui è stata raggiunta e dopo, magari anche averla riattivata grazie ad attività di cross-selling e up-selling, realizzate attraverso la raccolta e la gestione del dato, il passo successivo è riuscire a generare non solo un’orchestrazione fluida, ma anche dinamica, che riesca quindi a permeare ogni processo dell’azienda e atterri concretamente in una multicanalità altamente sfaccettata e capace di coinvolgere ogni possibile funzione e quindi lead da generare. “Per fare questo – sostengono gli esperti –, bisogna realizzare progetti di marketing automation by design. Per poter coinvolgere l’impresa a 360 gradi, infatti, ci deve essere una strategia olistica che sappia portare al tavolo non solo le esigenze dei clienti o dei prospect, ma anche le necessità interne al business, al fine di rendere tutto il meccanismo sempre più fluido e performante. Se non si lavora a quattro mani, coinvolgendo tutti i ruoli necessari allo sviluppo del journey di cui si ha bisogno davvero, non si raggiungerà mai l’obiettivo preposto e non si avrà nemmeno quell’accelerazione fondamentale per poter guardare a uno sviluppo futuro”. D’altronde, per implementare flussi vincenti per il business, ai giorni nostri, l’imperativo da seguire è riuscire a mettere a terra le azioni necessarie in tempi sempre più brevi. “Il fatto – confermano i CMO – è che per essere rapidi, bisogna dare alle azioni un obiettivo preciso. La strategia migliore, quindi è proporre una roadmap di lungo periodo, composta però da piccoli step di approccio progressivo. Anche perchè l’istante di innesco del nostro trigger è proprio quando pensiamo al futuro e se la marketing automation in questo processo risulta fondamentale, è sempre più chiaro come ciò che permetterà alle aziende di raggiungere il successo sotto questo profilo sarà lavorare sulla cultura interna dell’impresa stessa. Un modo, quindi, per far capire ai differenti team coinvolti quale sia il valore di automatizzare certi processi e analisi”. Un fattore sempre più importante questo, soprattutto nell’epoca del digital skill gap e delle differenze generazionali da considerare nell’ambito di luoghi di lavoro sempre più eterogenei che includono ormai più di tre generazioni a confronto. “Quello della formazione continua, del reskilling e upskilling della propria forza lavoro e anche della convivenza e collaborazione tra diverse generazioni in azienda, oggi, è un fenomeno importante da considerare e da non sottovalutare da svariati punti di vista – chiosano i direttori marketing – per questo nell’ambito dell’evoluzione del business e dei marketer, sicuramente, bisognerà affrontare la questione di essere in grado di guidare gli stakeholder interni ed esterni verso un percorso di crescita e maturità, tanto nell’adozione, quanto nella gestione e nell’utilizzo di questi nuovi strumenti, che non sempre è semplice, ma che è essenziale per poter rimanere al passo con i tempi e guardare a un futuro di ripresa e sviluppo”.

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TRA PAURE E TECNO-ENTUSIASMO, COSI' L'IA RIDISEGNA IL MERCATO DEL LAVORO

Curiosità e ansia. Paura e al tempo stesso entusiasmo. Tra “apocalittici e integrati”, così i lavoratori vedono l’innovazione e l’introduzione nel mondo delle aziende dell’intelligenza artificialeNel 2027, secondo l’ultimo rapporto del World Economic Forum, con la diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale verranno creati 69 milioni di nuovi posti di lavoro mentre 83 milioni saranno eliminati, con macchine e robot umanoidi che arriveranno a svolgere il 43% delle mansioni, contro il 34% delle attuali.

 

Un tema questo di grande attualità che, in vista della prossima edizione di AIXA - Artificial Intelligence Expo of Applications (prevista l'8 e il 9 novembre 2023 presso l'Allianz MiCo), abbiamo voluto comprendere meglio attraverso i risultati della nuova ricerca “Stranger Skills”, realizzata da PHD Italia. Secondo i dati del report, infatti, l’IA, per il 30% delle persone intervistate, rappresenta la principale tecnologia che verrà implementata all’interno delle imprese.

 

Il Tecno-entusiasmo - afferma Lorenzo Moltrasio, Managing Director PHD Italia - va di pari passo con l’ombra lunga di un’ansia diffusa per la paura di essere tagliati fuori dalla prossima grande rivoluzione tecnologica. In questo l’azienda ha un ruolo sempre più strategico abbracciando l’esigenza della formazione continua per sfidare il presente e costruire il futuro”.

 

Lo studio evidenzia come il 72% dei lavoratori ritiene che sia proprio l’azienda a dover prevedere l'aggiornamento professionale. L’intelligenza artificiale, infatti, se da un lato comporterà la scomparsa di alcuni posti di lavoro, dall’altro favorirà la nascita di nuove professionalità, come per esempio nel marketing, dove molte aziende stanno cercando esperti che possano utilizzare l’IA per migliorare le loro strategie pubblicitarie. “Esiste - spiega Moltrasio - una nuova generazione di professionisti del marketing che riflette l’evoluzione verso la digitalizzazione. Sono figure professionali già presenti sul mercato che si sposteranno progressivamente verso un’area di tipo consulenziale”. Le principali richieste da parte delle imprese riguardano, secondo la ricerca, la consulenza riorganizzativa dei servizi del marketing, l’ottimizzazione della stack tecnologica esistente in azienda, la consulenza sulle tecnologie di cui dotarsi.

 

Un mercato caldo quello dell’IA (anche dal punto di vista degli stipendi), che vedrà la nascita di inedite figure professionali, come i Conversational AI Developer, che utilizzano la tecnologia per creare annunci pubblicitari interattivi, con gli utenti che possono interrompere il flusso dell’annuncio e parlare direttamente con uno dei personaggi dello spot per fare domande sul prodotto/servizio e anche acquistare direttamente. Una nuova modalità di advertising che punta ad aumentare l'interesse degli utenti e migliorare la probabilità di conversione, cioè che gli spettatori compiano l'acquisto del prodotto o servizio pubblicizzato.

 

Rilevante interesse, sempre secondo lo studio di PHD, desta anche la figura del Decision Science: scienziati dei dati che addestrano algoritmi di apprendimento automatico per prendere decisioni di marketing. Si tratta di algoritmi che assegnano dinamicamente punteggi a un singolo utente o a gruppi di utenti conformi alle norme sulla privacy in base alla loro propensione all'acquisto, che cambia costantemente in base al loro comportamento online, e si connettono al DSP come fattore di offerta. Vengono addestrati per prendere 50.000 decisioni di offerta al secondo e scegliere l'asset pubblicitario da mostrare.

La diffusione dei sistemi di IA generativa – dice Moltrasio - come emerge dalla nostra ricerca mostra come lo sviluppo di questi settori avanzati comporterà la nascita di nuove professioni, che ci consegnano il tema e la sfida di affrontare un grande reskilling professionale, paragonabile a quello vissuto durante l’industrializzazione e la prima era dell’informatica. La necessità di un continuo investimento in processi di formazione continua sin dall’inizio della carriera è un aspetto rilevante per il 52% degli intervistati. Processi di formazione continua che per le aziende e gli stessi lavoratori si traducono in un vantaggio competitivo".

 

Ma quali saranno le skill più richieste rispetto a un mercato che vedrà sempre più presente l’intelligenza artificiale e la progressiva automazione di una buona fetta delle mansioni? La ricerca conferma come l’aspetto umano resterà fondamentale pur in un contesto altamente tecnologico e come, in particolare, la creatività rappresenterà un’esigenza fondamentale per una persona su tre. “Questa forte domanda di creatività – continua Moltrasio - potrebbe trovare proprio risposta nell’adozione dell’IA, permettendo una crescita delle opportunità di sganciarsi dall’operatività per dedicarsi ad attività di pensiero. In generale vediamo che il mondo del lavoro richiede con sempre maggiore frequenza capacità di pensare in maniera analitica e creativa, la motivazione e la consapevolezza di sé stessi, la curiosità e l’apprendimento costante, delle buone basi di tecnologia, l’affidabilità e l’attenzione ai dettagli, l’empatia e l’ascolto attivo, la capacità di leadership e di influenza a livello sociale. Sono un insieme di elementi che concorrono a indicarci quali saranno le nuove geografie del lavoro e delle nostre società nell’era dell’IA. Uno scenario a cavallo tra presente e futuro prossimo, dove i lavori più difficilmente automatizzabili saranno quelli che richiedono competenze interdisciplinari, intelligenza emotiva e sociale”.

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A NOVEMBRE TORNA LA SESTA EDIZIONE DI AIXA PER DARE VITA A UNA NUOVA DIMENSIONE DELL’AI IN ITALIA

Il mercato dell’intelligenza artificiale oggi in Italia, secondo i dati del Politecnico di Milano, ha superato i 500 milioni di euro di valore, con una crescita a doppia cifra anno su anno che non ha smesso di progredire, nemmeno in questi anni di grande incertezza. È da questo spunto che, anche in questa sesta edizione, inizierà il percorso di AIXA – Artificial Intelligence Expo of Application. La più grande manifestazione italiana dedicata alle applicazioni di intelligenza artificiale per il mondo del business e organizzata da Business InternationalFiera Milano, infatti, l’8 e il 9 novembre tornerà ad animare gli spazi dell’Allianz MiCo di Milano, con l’obiettivo di promuovere una cultura dell’innovazione che porti le imprese del nostro Paese ad aumentare i propri investimenti nel settore, per guardare a una crescita di grande importanza e valore per il futuro dell’industria e dell’economia.  

PROPOSTA DI SISTEMA

L’edizione 2023 di AIXA si allarga a una nuova dimensione, più collaborativa, dando un esempio concreto dell’importanza di superare le frontiere settoriali e abbracciare la vera interdisciplinarità necessaria per cogliere a pieno questa grande opportunità d’innovazione. Con questo obiettivo, AIXA, la maratona di keynote speech, tavole rotonde, incontri e momenti di networking dedicata all’AI, fa parte di un vero e proprio network di eventi orientati al futuro del business. Nelle stesse date, infatti, all’Allianz MiCo si terranno SMXL Milan, appuntamento focalizzato sulle conoscenze del marketing digitale, BizBang Show, l’evento dedicato alla digital transformation B2B, e On Metaverse Summit, tech conference internazionale su creatività, design e business del metaverso e il web3. Si tratta di un’opportunità per fare networking e confrontarsi sui topic più importanti del futuro del business, un vero e proprio knowledge park della trasformazione digitale. 

 

UNA NUOVA DIMENSIONE DELL’AI

Pensata come il più grande e interattivo luogo d’incontro dell’innovazione italiana, nel quale esperti, accademici, manager e istituzioni nazionali e internazionali si confrontano sui principali temi che guidano il settore verso uno sviluppo e una crescita condivisa, AIXA quest’anno vedrà per la prima volta anche un’area espositiva aumentata, che sarà realizzata  in condivisione con gli altri eventi contemporanei e garantirà al pubblico una ulteriore occasione di incontro e conoscenza di chi ogni giorno lavora e studia nuove applicazioni di intelligenza artificiale che possano portare beneficio allo sviluppo del business. 

 

Obiettivo concreto del Summit è dare vita a momenti di discussione e confronto sulla corretta adozione di questa tecnologia, soprattutto quando si parla di implementazione aziendale o di miglioramento dei processi industriali. 

 

AIXA toccherà argomenti attuali come l’AI Act -  ossia il regolamento con cui l’Unione Europea cerca di proporre oggi una guida legislativa nel mondo della tecnologia, normando il mercato dell’adozione dell’Intelligenza Artificiale anche in ambito aziendale – ma, in due giorni di intensi dibattiti, si affronteranno anche riflessioni verticali, che analizzano l’impatto e  le potenzialità dell’applicazione della AI ai più diversi ambiti: smart cities e AI cities, analisi dei dati per generare salute, rivoluzione nel manufacturing, etica nell’adozione di tecnologie emergenti, applicazione dell’intelligenza artificiale nella misurazione delle emissioni per il miglioramento della qualità della vita delle persone, adozione di questa tecnologia nel marketing per offrire una crescita economica reale alle imprese e molto altro. 

 

PAROLA AGLI ESPERTI 

Temi di grande attualità, questi, che rappresenteranno l’anima di una conversazione guidata da Gian Luca Comandini, già Forbes100 under 30, docente, imprenditore e innovatore, che sarà il chairman dell’evento. 

 

Diversi i relatori di alto profilo internazionale che interverranno negli appuntamenti in calendario. 

 

Tra gli altri, Marco Landi, Presidente dell’Istitut EuropIA, Presidente QuestIT e Creatore di WAICF, parlerà del futuro dell’AI partendo dall’attuale ruolo di questa tecnologia e guardando alle sue applicazioni future, basandosi sugli attuali trend di mercato.

 

Nicola Marino, founder di Aeon Foundation, affronterà invece il tema Health and longevity, con uno specifico focus sulla sua Fondazione, che si propone come anello di collegamento tra la più avanzata ricerca scientifica nel settore della longevità e le istituzioni, con l’obiettivo di promuovere politiche ed attività atte all'estensione degli anni di vita vissuti in salute (Healthspan), rapportati agli anni di vita (Lifespan), grazie all’utilizzo di algoritmi di AI e IoT. Tecnologie essenziali in questo ambito per l’acquisizione e l’analisi dei dati utili a delineare prospettive future, sviluppo di tecnologie, incrementare la consapevolezza degli individui e molto altro. 

 

Interventi di visione e valore, quindi, che animeranno le due giornate dell’Expo delle applicazioni di intelligenza artificiale per il business e che oltre ai lavori in sala saranno accompagnati anche dalla presentazione di soluzioni concrete nell’area espositiva che offriranno ai visitatori di toccare realmente con mano le potenzialità offerte dall’AI per lo sviluppo e la crescita dell’impresa contemporanea. Un’opportunità unica, questa, che insieme alla proposta degli altri eventi colocalizzati consentirà a tutti gli interessati di scoprire come il digitale sta cambiando e continuerà a trasformare il mondo che conosciamo. 

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L’ECOMMERCE B2B VALE 468 MILIARDI DI EURO (+3%), MA RIMANE IN STALLO LA DIGITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ITALIANE

In Italia, nel 2022 è pari a 468 miliardi di euro il valore dell’eCommerce B2b, cioè di tutte le transazioni in cui gli ordini sono scambiati in formato digitale dalle imprese, in crescita del 3% rispetto al 2021, con un’incidenza però ferma al 21% sul totale del transato B2b del nostro Paese.

 

Un dato chiaramente positivo, questo, da una parte, ma che d'altro canto sottolinea anche quanta strada ci sia ancora da fare per le aziende operanti sul territorio peninsulare in termini di trasformazione digitale, automazione e nuovi strumenti tecnologici di business. L'innovazione digitale, insomma, non fa ancora parte del DNA delle nostre imprese e questo è un tema su cui abbiamo voluto porre grande attenzione, cercando di comprendere meglio lo stato dell'arte del mercato attraverso i nuovi dati dell'Osservatorio Digital b2b della School of Management del Politecnico di Milano, anche in vista dell'evento "Marketing Automation", organizzato da Business International - Fiera Milano in collaborazione con t.bd think by diennea. Un momento di confronto e networking esclusivo, previsto a Milano il prossimo 28 giugno 2023 e inserito all'interno di un percorso più ampio e dedicato alla community dei marketers italiani e internazionali. Una vera e propria roadmap che culminerà nella prossima edizione di SMXL Milan, che si terrà il prossimo 8 e 9 novembre 2023 presso l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre, in colocalizzazione con AIXA - Artificial Intelligence Expo of Applications.

 

Per la prima volta dal 2015, l’incidenza rimane stabile rispetto all’anno precedente, suggerendo l’inizio di una fase di consolidamento degli investimenti realizzati durante la pandemia, quando diverse aziende hanno introdotto nuovi strumenti e canali digitali. Nonostante un livello di adozione mediamente alto delle tecnologie per le transazioni digitali (tra EDI, Portali B2b e Piattaforme B2b, Marketplace B2b e siti propri B2b), la penetrazione dell’eCommerce B2b risulta ancora bassa, con appena un ordine su cinque scambiato tramite strumenti digitali.

 

L’Italia vanta un primato europeo nella fatturazione elettronica, avendo introdotto l’obbligo generalizzato, ma resta da completare l’ultimo tassello per la digitalizzazione completa del ciclo dell’ordine, quello della fase di consegna, che è ancora ferma al palo: oggi solamente il 34% delle imprese italiane emette Documenti di Trasporto digitali e solo una su quattro li riceve. Tra i processi amministrativo-contabili delle imprese, le attività interne sono le più digitalizzate, anche se il livello raggiunto non è ancora soddisfacente: il 65% delle imprese possiede un software gestionale ERP, il 60% certificati di firma informatica, il 53% software di conservazione digitale e sempre il 53% software per la gestione elettronica documentale. Ma a spingere verso il basso la digitalizzazione sono le PMI che registrano una diffusione di mediamente 24 punti percentuali in meno delle grandi imprese.

 

La digitalizzazione nel B2b è un processo lento e complesso: a causa di differenti livelli di dotazione tecnologica tra le imprese, standard di filiera eterogenei e bisogni diversi da settore a settore, l’Italia non ha ancora raggiunto una piena maturità digitale - spiega Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Digital B2b -. A livello normativo, dopo l’obbligo di fatturazione elettronica, gli enti governativi faticano a trovare un nuovo innesco per proseguire la trasformazione digitale. Le imprese che durante la pandemia avevano introdotto nuovi strumenti digitali ora hanno difficoltà a inserirli in una logica strategica e integrata. A questo punto, è fondamentale non fermarsi e tracciare un percorso di evoluzione sinergico tra istituzioni e imprese”.

 

Il paniere di tecnologie a disposizione delle imprese è sempre più ampio e con logiche sempre più vicine a quelle B2c, ma la penetrazione dell’eCommerce B2b è ancora troppo bassa - aggiunge Paola Olivares, Direttrice dell’Osservatorio Digital B2b -. Il principale ostacolo alla digitalizzazione è spesso culturale: per permettere una maggiore diffusione del digitale nelle relazioni tra imprese, è importante coinvolgere le aziende, in particolare le PMI, in piani formativi per il top management che spingano verso una modifica strutturale della cultura aziendale”.

 

LE TECNOLOGIE DELL’ECOMMERCE B2B

Tra le diverse tecnologie che abilitano l’integrazione tra aziende, nel 2022 23.700 imprese italiane utilizzano l’EDI (Electronic Data Interchange, sistemi interscambio dati in formato elettronico strutturato attraverso un canale informatico che automatizza la gestione diretta dei documenti commerciali e amministrativi), il 13% in più rispetto al 2021, per 135 milioni di documenti scambiati (+2%), tra ordini, conferme d’ordine, avvisi di spedizione e fatture.

 

Il 17% delle imprese italiane possiede un Portale B2b per connettersi con i propri partner di filiera e scambiare tutti i principali documenti del ciclo dell’ordine. Da semplici repository, questi portali stanno diventando dei veri e propri hub in cui far confluire tutti i documenti del ciclo esecutivo, indipendentemente dal canale su cui questi sono scambiati. L’11% delle imprese adotta piattaforme B2b, che permettono di integrare in maniera flessibile in un’unica interfaccia diversi moduli e servizi esterni (come suite di gestione documentale o collegamento con piattaforme di eCommerce esterne).

 

Tra le tecnologie digitali per la vendita, invece, il 6% delle imprese utilizza Marketplace B2b, che nel 2022 hanno aumentato del 33% il transato. Sono utilizzati principalmente per vendere prodotti, ma anche come vetrina dell’offerta. Il 18% delle imprese ha un sito proprio B2b su cui i clienti possono visionare o acquistare prodotti o servizi. Secondo l’Osservatorio esistono tre approcci per l’utilizzo di tecnologie di vendita in ambito B2b: gli “infanti”, con semplici vetrine o punti di raccolta di richieste d’ordine, attivati in situazioni di emergenza o di adeguamento all’offerta dei competitor; sul lato apposto gli “adulti”, con veri e propri hub di servizi in grado di coprire tutte le fasi del ciclo esecutivo, dall’emissione dell’ordine al relativo pagamento, integrando servizi avanzati di reportistica e visualizzazione dei prodotti tramite realtà virtuale; in fase intermedia gli “adolescenti”, consapevoli dell’importanza dei nuovi canali, ma ancora arretrati sul fronte organizzativo e tecnologico.

 

FOCUS SUI DOCUMENTI DI TRASPORTO

Ad oggi solamente il 34% delle imprese italiane emette Documenti di Trasporto digitali e una su quattro li riceve. È possibile digitalizzare anche il CMR, la lettera di vettura internazionale utilizzata a livello comunitario per il trasporto a titolo oneroso di merci su strada a mezzo di veicoli, ma attualmente lo fa solamente l’8% delle imprese italiane.

 

Le complessità da affrontare per digitalizzare il processo di consegna sono diverse: molti attori da allineare rispetto a standard e procedure, diverse fasi da tenere sotto controllo e molteplici documenti da gestire. Ma più il processo è digitalizzato, maggiori sono i livelli di efficienza ed efficacia raggiungibili: i vantaggi sono riduzione del tempo di ricerca e consultazione dei documenti (secondo l’80% degli operatori logistici, trasportatori e committenti), la possibilità di avere accesso alle informazioni in tempo reale (73%) e l’aumento della sostenibilità (60%). Servono però strumenti tecnologici adeguati, attenzione alla relazione con i traportatori e i partner di business (ad esempio fornendo ricompense per quelli più virtuosi), corsi di formazione per il personale e una comunicazione del cambiamento incentrata sui benefici.

 

La diffusione della digitalizzazione dei documenti di trasporto è ancora ferma al palo, in parte per la sua complessità e in parte per la focalizzazione delle imprese principalmente alla compliance e agli obblighi che si sono susseguiti negli ultimi anni – osserva Riccardo Mangiaracina -. I tempi sono maturi per ipotizzare un obbligo di digitalizzazione dei Documenti di Trasporto sul territorio nazionale che snellirebbe ulteriormente le attività amministrativo-contabili delle imprese”.

 

DALLA FIRMA INFORMATICA ALLA CONSERVAZIONE DIGITALE

Nella digitalizzazione dei processi interni, aumentano la diffusione delle firme informatiche, utilizzate ormai da quasi la metà delle imprese italiane per firmare contratti e fatture elettroniche. Sono oltre 29 milioni i certificati di firma attivi rilasciati ad aziende e privati, +0,4% rispetto al 2021 e +33% rispetto al pre-pandemia, e aumentano gli utilizzi effettivi (si contano 5,81 miliardi di firme nel 2022 contro le 4,82 del 2021). La firma informatica è uno dei servizi fiduciari normati in eIDAS insieme a sigilli elettronici, servizi di recapito certificato, time stamping e certificati di autenticazione (TLS) per siti web. La sinergia tra questi servizi è sempre più forte: si contano 225 fornitori qualificati di servizi fiduciari (QTSP) in Europa, di cui 20 in Italia, terzo Paese dietro a Spagna (48 QTSP) e Francia (29). La conservazione digitale di documenti informatici ha subito importanti modifiche a seguito delle nuove linee guida AgID applicabili dal 1°gennaio 2022, che prevedono per le imprese, tra le altre cose, la redazione di un manuale di conservazione e la nomina di un responsabile della conservazione. A maggio 2023, 62 soggetti sono iscritti al nuovo marketplace AgID (una vetrina dove PA e privati possono individuare i fornitori di servizi di conservazione), di cui il 90% provider di servizi, il 5% società inhouse regionali, il 3% regioni e il restante 2% consorzi.

 

LA FATTURAZIONE ELETTRONICA IN EUROPA

L’Italia ha un primato in Europa con l’introduzione di un sistema di fatturazione elettronica generalizzata. Altri due Paesi dell’EU27, Francia e Polonia, si sono già mossi per introdurlo. Questi Paesi potranno mantenere il sistema attuale nelle transazioni domestiche, garantendo piena interoperabilità entro il 2028, secondo la proposta di Direttiva “VAT in the Digital Age”, che prevede l’introduzione a partire dal 2028 di un sistema di fatturazione elettronica obbligatorio per le transazioni intra-UE – preferito rispetto all’utilizzo di un sistema di reporting di dati, simile al nostro spesometro – utilizzando come unico formato quello europeo (UBL e CII). I Paesi che non si sono ancora mossi nella direzione di un obbligo B2b (11 Paesi dell’EU27 hanno un obbligo totale B2g, 8 Paesi hanno un obbligo parziale B2g e 8 Paesi hanno una situazione di sostanziale volontarietà), invece, dovranno introdurre da subito il sistema unico europeo. Tale proposta, ancora in discussione, dovrà essere approvata all’unanimità da tutti gli Stati membri. Se la proposta passerà, sarà necessaria una modifica della Direttiva IVA per poter introdurre il sistema. La situazione è comunque ancora molto fluida, motivo per cui dall’Osservatorio Digital B2b è stato lanciato l’International Observatory on Electronic Invoicing proprio con l’obiettivo di monitorare la situazione e provare a influenzare le prossime decisioni.

 

Visti il primato e il successo dell’Italia nell’introduzione di un sistema di fatturazione elettronica generalizzata, per non vanificare sforzi e investimenti compiuti è fondamentale la possibilità di mantenere il sistema attuale a livello domestico – osserva Paola Olivares -. È però altrettanto fondamentale disegnare un modello unificato all’interno dell’UE per permettere alle imprese e ai provider di servizi di sviluppare un unico sistema di relazione con tutti i Paesi, senza disperdere energie nella costruzione e manutenzione di connettori e standard ad hoc per la singola nazione”.

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Marketing & Innovation

APPROVATA LA BOZZA DELL’AI ACT EUROPEO: UN PRIMO PASSO, MA SERVONO REGOLE GLOBALI PER GUARDARE AL FUTURO DI QUESTA INNOVAZIONE

L’Unione Europea accelera verso una normativa che, però, ha bisogno di essere condivisa per essere davvero efficace. Al di là degli allarmismi inutili, infatti, se è vero che l’AI presenta dei rischi importanti, da un lato, perché viene gestita da una manciata di società e usata già oggi per i processi che riguardano la salute, il lavoro, la burocrazia, e persino la giustizia, e, dall’altro, perché l’AI si sviluppa rapidamente e può arrivare a livelli di complessità che probabilmente non sapremo districare, è altresì vero che il rischio può essere quello di non sapere perché l’AI prenda certe scelte e affidarci a lei ciecamente potrebbe non essere sempre la soluzione ideale.

 

Un tema estremamente attuale, questo, che abbiamo voluto comprendere meglio attraverso le parole e l'esperienza di Shalini Kurapati, Co-Founder e CEO di Clearbox AI, che ci ha spiegato quali dovrebbero essere i prossimi passi sotto questo profilo, anche in vista della prossima edizione di AIXA - Artificial intelligence Expo of Applications - il grande evento sul mondo dell'intelligenza artificiale e delle sue applicazioni per il business, organizzato da Business International - Fiera Milano presso l'Allianz MiCo - Milano Convention Centre e previsto l'8 e 9 novembre 2023 all'interno della grande fiera dedicata alla Digital Transformation, che al suo interno vedrà la presenza degli eventi colocalizzati di SMXL Milan, On Metaverse Summit e BizBang Show

 

Secondo la manager, infatti: "L’Unione Europea sta cercando di regolamentare l’intelligenza artificiale. Un esercizio complesso perché se da un lato bisogna proteggere le persone dai rischi di una tecnologia così potente e complessa, dall’altro non si può – e non si deve – fermare la possibilità di migliorare diversi ambiti della nostra vita quotidiana". A complicare il tentativo dell’Ue, però, è anche la portata di una norma che, per essere efficace, deve essere riconosciuta a livello globale. "Altrimenti - sottolinea Kurapati - rischia di essere agevolmente aggirata. Infatti, le principali società che sviluppano l’AI nel mondo sono oggi Microsoft/Open AI, Google, Meta, Tesla, solo per citarne alcune". Un panorama, questo, che coinvolge gli Stati Uniti, ma che inizia a coinvolgere anche la Cina. "E gli Stati Uniti - prosegue la CEO -, per il momento, non hanno alcuna intenzione di frenare la ricerca e lo sviluppo: per quanto l’amministrazione Biden sia consapevole dei rischi. Nonostante questo, però, dopo tanti discorsi tutto ciò che è stato fatto ad oggi – di fatto – sono una serie di misure non legislative che suggeriscono ai colossi dell’AI come dovrebbero comportarsi per auto-regolare la propria tecnologia".

 

NORMATIVA UE TRA SOLUZIONI E PROBLEMATICITA'

L’idea del Vecchio continente è quella di classificare non tanto gli algoritmi, quanto l’intensità del rischio relativo al loro utilizzo: basso, medio, alto, inaccettabile. "Questo - sottolinea la manager - è un primo passo molto utile che serve a vietare quelle tecnologie che hanno un rischio troppo elevato in termini di violazione dei diritti fondamentali delle persone. Se l’AI viene usata per bloccare lo spam, il rischio è basso, se invece viene usata per la diagnosi e l'analisi delle forme tumorali è evidente che il rischio è molto più alto (può sbagliare, può discriminare, ecc)". Senza dimenticare la possibilità che l’AI venga usata per il social scoring, ovvero per classificare la reputazione delle persone (come fa la Cina per i propri cittadini) - e il rischio per questo utilizzo sarebbe classificato come “inaccettabile”.

"È una norma che però presenta almeno una problematicità - prosegue la CEO -: dal momento che l’intelligenza artificiale si sviluppa rapidamente, non è sempre facile capire in anticipo se un determinato tipo di software sia pericoloso o meno". Un esempio su tutti: il caso dei chatbot. "Se fino a un paio di anni fa - continua Kurapati - sarebbero stati classificati come algoritmi a basso rischio, oggi con Chat-GPT lo scenario è radicalmente cambiato. D’altra parte non esisterà mai una legge perfetta e qualunque norma approvata dovrà essere – in qualche modo – flessibile. Capace di adattarsi, o essere adattata, ai cambiamenti della società e agli sviluppi della tecnologia".

 

REGOLE GLOBALI: L'UNICA VIA DAVVERO EFFICACE

In un contesto di grande trasformazione come quello che stiamo vivendo, in ogni caso, forse ancora più importante di avere una regolamentazione flessibile è l’urgenza di avere delle norme condivise. "Infatti - aggiunge la manager -, per quanto l’AI Act possa regolare i software del vecchio continente, non può farlo per quelli che vengono sviluppati in altre nazioni e questo, in un mondo globalizzato, è chiaramente un problema per tutti". La proposta di raggiungere una cooperazione globale ineffetti non è nuova. "Ci sono state delle prime discussioni nel G7 e piani per includere Paesi ricettivi come India, Indonesia e Brasile per andare verso un accordo globale sulla regolamentazione AI e protocolli di sicurezza, ma non abbastanza velocemente - sostiene Kurapati -. Sono solo piccoli passi, almeno per ora. Se gli allarmi più o meno esagerati sull’impatto disastroso che l’intelligenza artificiale avrebbe sul mondo si rincorrono da anni, è però vero che, senza scendere in scenari distopici, è ormai prioritario trovare un’intesa su larga scala globale, esattamente come dovrebbe accadere per proteggere il clima".

 

VERSO UN'AI PIU' GIUSTA

La questione è ampia e complessa, certo, ma le soluzioni possibili per fare in modo che ci sia un controllo etico dell’intelligenza artificiale sono molte. "Una delle proposte contenute nella bozza dell’AI Act è, per esempio, quella di creare dei processi che si servano dei dati sintetici (che è poi quello che facciamo in Clearbox AI) - spiega la CEO -. Questo aspetto è significativo perché solitamente le regolamentazioni non fanno riferimento diretto a tecniche specifiche. I dati sintetici sono costruiti partendo da dati reali e generandone di nuovi che però mantengono le proprietà statistiche di quelli originali: quindi da un lato permettono di anonimizzare i risultati (quindi non violare la privacy) e dall’altro anche di agire sulla riduzione dei bias. Anche per questo nell'AI Act c'è molto focus sul dato che sta alla base dell’intelligenza artificiale, la sua qualità e la sua validazione in termini di robustezza e rappresentazione, oltre ai requisiti di data privacy e data minimization". In questo senso, dunque, i dati sintetici hanno il potenziale per giocare un ruolo fondamentale nella realizzazione di questi requisiti verso un'AI sicura e affidabile. "Un’altra strada percorribile - incalza la manager - è quella di affidare a un ente terzo l’obbligo di certificare periodicamente lo stato dell’arte. Insomma, L'AI Act europeo è l’apripista nell'istituzione di regole esaustive e applicabili per garantire la sicurezza dell'IA e l'innovazione responsabile. Nonostante alcuni limiti e sebbene potrebbe richiedere da 2 a 3 anni per entrare in vigore (ma la Commissione Europea sta lavorando a delle linee guida che le aziende possano iniziare ad adottare nel frattempo) ci sono comunque varie ragioni per sostenerlo fortemente, prima tra tutte perché ha creato un punto di riferimento che può essere utile per la cooperazione nella regolamentazione globale dell'intelligenza artificiale". E una cosa è certa: "la finestra temporale per la normazione dell’intelligenza artificiale - conclude Kurapati - si sta riducendo rapidamente. Non ci sarà alcuna esplosione nucleare, ma è come una palla di neve che rotolando verso valle diventa sempre più grande e sempre più difficile da fermare. E’ per questo che è importante agire adesso, come sta già facendo l’Europa, ma a livello mondiale".

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Marketing & Innovation

ALLA MIND INNOVATION WEEK TORNA “OPEN FUTURE OPEN CULTURE”

Il laboratorio vivente MIND – Milan Innovation District torna ad aprire le porte della conoscenza con una settimana di eventi – pensata per guardare all’innovazione come principale vettore dell’evoluzione globale – che si terrà dall’8 al 13 maggio 2023 e all’interno della quale andrà in scena la seconda edizione di “Open Future Open Culture”, il summit della contaminazione trasversale tra business, scienza, arte e cultura sotto la direzione editoriale di Carlo Antonelli, realizzato da Business InternationalFiera Milano, in collaborazione con Lendlease.

 

DUE GIORNI DI EVENTI SULL’INNOVAZIONE

Struttura su due intense giornate di fire-side talks, previste l’11 e il 13 maggio, in questa occasione la kermesse avrà come perno il concept “The Next Best Vision, The Next Best You”, inserendosi così nel già ricco palinsesto della MIND Innovation Week (#MIW), per esplorare le migliori versioni immaginabili del presente esteso in modo da mantenere saldo il filo del percorso progettuale, evitando di ricorrere a paradigmi di tipo grandioso o distopico (puntualmente effimeri), ma prestando massima attenzione all’apporto del nostro operare nella società e sul pianeta, al fine del suo miglioramento immediato.

 

Un rinnovamento continuo e inesorabile – ha commentato Carlo Antonelli, Direttore Editoriale di Open Future Open Culture e Direttore di Business International – Fiera Milanoche non va contrastato, ma abbracciato nell’ottica di guardare a un futuro che non frapponga soluzioni di continuità al presente, ma ne incarni la naturale consequenzialità. Per la seconda edizione abbiamo costruito una rassegna di contaminazioni di visioni trasversali in grado di aprire la mente a nuove dinamiche e prospettive spazio-temporali, oltre a nuove dimensioni del vivere e del conoscere. Un processo complesso, ma fondamentale che – come knowledge unit di Fiera Milano – abbiamo voluto continuare a progettare anche quest’anno, grazie all’ottima collaborazione con il MIND e Lendlease”.

 

“La MIND innovation Week è la celebrazione e il racconto delle innovazioni e delle idee che ogni giorno animano l’ecosistema MIND e che contribuiscono a rivoluzionare il futuro. Il nostro obiettivo è quello di creare un ambiente di ricerca e creatività che vede la comunità protagonista dei nostri progetti. ha dichiarato Domenico D’Alessio, Head of Marketing & Communications di Lendlease - La partnership con Business International - Fiera Milano per i due eventi Open Future Open Culture ci ha permesso di realizzare un programma dinamico e coinvolgente che esplora le potenzialità del nostro territorio e incoraggia la comunità e gli individui a confrontarsi e dialogare per scoprire la migliore versione del nostro presente e contribuire alla creazione della migliore versione del nostro futuro”.

 

UNO SGUARDO SU QUEL PRESENTE ESTESO CHE CHIAMIAMO “FUTURO”

Un’ analisi che, verrà dipanata attraverso l’opinione di personalità di rilevanza internazionale, come Dardust – Artista e produttore, Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore della rivista Domino, Stefano Gustincich, Direttore del Central RNA Laboratory dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, Laura Margheri, dottoressa in biorobotica del Bioinspired Soft Robotics Laboratory - Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Ippolito Pestellini Laparelli, Founder dell’agenzia interdisciplinare 2050+, Alberto Sangiovanni Vincentelli, Co-founder and Member of the Board del Cadence Design Systems di San Jose e The Edgar L. and Harold H. Buttner Chair, Department of EECS, University of California, Berkeley, Daniela Billi, Astrobiologa Docente di Botanica all’Università degli Studi di Tor Vergata, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, i designers di Formafantasma, Alessandro Vespignani, Professore di Scienze computazionali presso la Northeastern University di Boston, Andrea Lissoni, Direttore artistico dell’Haus der Kunst di Monaco di Baviera, e Nadeesha Uyangoda, scrittrice e autrice. Il summit, infine, delineerà una riflessione su alcune questioni chiave del fare impresa, quali: le migliori strategie per approcciare le trasformazioni e i cambiamenti; le priorità su cui porre l’attenzione per compiere i passi necessari ed abbracciare concretamente l’innovazione, tecnologica in primis; le skill essenziali su cui investire per prepararsi ad anticipare eventi avversi e imprevisti al fine di utilizzare il capovolgimento in atto nelle cose per scoprire una versione migliore di noi.

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SMXL Milan 2023 - Charles Farina

Google Analytics 4 and Adobe Analytics Lead, Asdwerve,

AIXA Summit 2023 - Prof. David J. Gunkel

Professore del Dipartimento della Comunicazione e autore, Northern Illinois University

SMXL Milan 2022 - Fiona Bradley

Founder & Director, FB Comms
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