"La competenza più importante per approcciare il metaverso è: l’Umanità".
In questa nuova puntata di Question from the Club, registrata il 12
aprile 2022, a margine dei talk realizzati da
Business International –
Fiera Milano all’interno degli spazi
della BIT - Borsa Internazionale del
Turismo (10-12 aprile 2022),
Giulia Ferrari,
Corporate Strategy Coordination Manager di Balich Wonder Studio, spiega
cos’è il metaverso e quali sono le sue potenzialità per il mondo del business,
del turismo e dei creatori di #esperienze.
Scopriamo insieme il punto di vista dell'esperta su un settore che a livello
globale nel 2021 ha raggiunto i 209 miliardi di dollari di valore e che per il
2027 prevede di superare i 715 miliardi di dollari.
«L’AI-as-a-Service è uno dei trend che oggi porta e promuove l’intelligenza artificiale sul mercato per rendere disponibile all’utente finale un algoritmo che non venga sviluppato dall’utente stesso, ma sia fruito come un servizio esterno e, come nel caso del SaaS, abbia l’obiettivo di abbattere la barriera dell’adozione massiva di questa soluzione». E’ questa la visione di
Dario Freddi, CEO di
SECO Mind, su un nuovo approccio all’AI per rendere le aziende sempre più autonome nello sviluppo di soluzioni per la crescita del proprio business. Un segmento dell’innovazione, questo, che nel 2020 ha raggiunto i
3.9 miliardi di dollari a livello globale, ma che per il 2026 prevede di aumentare i suoi volumi fino ad arrivare a
43.2 miliardi di dollari. Una crescita vertiginosa, in grado di evidenziare le potenzialità di questo nuovo modello di business focalizzato sull’utilizzo di AI, che abbiamo voluto comprendere meglio in questa intervista anche in vista della prossima edizione di
AIXA – Artificial Intelligence Expo of Application, l’evento organizzato da
Business International –
Fiera Milano e previsto il prossimo novembre 2022. «L’AI – continua il manager – è sulla bocca di tutti, ma nei fatti oggi il mercato sta solo iniziando a esplorare la possibilità di mettere questa innovazione tecnologica in produzione. In questo senso, quindi, è ovvio che la prima cosa a cui si sta pensando è: come abbassare la curva di apprendimento e come abbattere le barriere all’ingresso? Questo è il motivo principale della crescita descritta. Perché chiaramente mentre tutti i C-Level oggi sul tavolo hanno il tema dell’AI, il secondo step è: come metterla in produzione e che strumenti esistono per abilitare un rump-up rapido? L’AIaaS cerca proprio di far sì che tutti gli stakeholder dell’ecosistema possano accedere all’intelligenza artificiale in maniera rapida e fruibile senza avere per forza competenze specifiche difficili da reperire».
ADOTTARE L’AI SIGNIFICA RIDISEGNARE I PROPRI PROCESSI
«L’AI, che non è altro che matematica applicata che fornisce insight preziosi per supportare decisioni migliori – prosegue Freddi –, è un qualcosa di estremamente specifico al caso d’uso in cui viene adottata. Quando parliamo di AI as a Service, e quindi di accelerare l’adozione di AI tramite una soluzione già pronta e fruibile, come un servizio, è ovvio che dobbiamo parlare di un caso d’uso circoscritto a uno specifico segmento verticale, come per esempio nel nostro caso quello dell’IoT». E’ sempre più necessario per le aziende, quindi, avere un’idea chiara. Gli asset, infatti, variano molto da settore a settore, in base appunto alle specifiche esigenze. Non c’è una formula magica e quando si va a mettere in campo una soluzione, bisogna capire se magari non ci siano già in atto altre opzioni. «Quando si affronta un cambio di questo tipo – spiega il manager –, il primo passo deve essere il know-how della soluzione che si vuole implementare. Quasi tutti oggi, infatti, partono con la voglia di applicare l’AI, ma in realtà bisogna partire dalla soluzione concreta a un problema. E’ vero che l’AI abilita soluzioni più efficaci ed efficienti ai problemi, ma prima bisogna conoscere bene quali sono le criticità che un’azienda ha e che non possono essere risolte in altro modo se non con l’AI». Un altro punto importante, poi, è quello legato per l’appunto all’IoT, che nell’arco degli anni è stato un segmento che si è un po’ soffocato da solo a causa di questa grande mole di dati, che più spesso ha rappresentato un costo anziché un valore aggiunto, ma che, in un mondo sempre più phygital, oggi può rappresentare una risorse pressoché illimitata di sviluppo e crescita del business estraibile proprio da quegli stessi dati, grazie all’intelligenza artificiale. «In questo caso, l’obiettivo base da raggiungere – sottolinea Freddi – è quello di ottimizzare i propri processi per risolvere problemi esistenti che possano essere aiutati dall’AI che così verrà vista come un mezzo e non come un fine. La vera sfida da affrontare, quindi, rimane quella di rivedere i propri modelli di business, concependo l’artificial intelligence non come un abilitatore nella riduzione dei costi, ma come il trigger di un incremento delle revenue». Ricalibrare questo modello di business, però, non è un processo banale, ma anzi diventa un ostacolo non indifferente per un’azienda. «In realtà – commenta Freddi – il tema non è tanto cambiare i processi, ma si tratta di estenderli per modificare il modo in cui si vende e si va sul mercato. Chi oggi è abituato a mettere sullo scaffale il prodotto fisico con il suo prezzo, domani lo metterà magari in abbonamento. Ci sono già player noti che fanno questo, ma ci saranno sempre più aziende che lo faranno. Oggi andiamo verso un mondo dove tutto si sta sempre più servitizzando. Tutto diventa fruibile a consumo e quindi tutto quello che oggi già esiste e che in futuro emergerà e agevolerà lo sviluppo di questo trend, sarà sempre un qualcosa che rimarrà sulla cresta dell’onda».