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2022: ANNO DA 2 MILIARDI DI EURO PER IL VENTURE CAPITAL IN ITALIA

Gli investimenti in Venture Capital in Italia nel 2022 hanno raggiunto e superato il traguardo dei due miliardi di euro. Con una raccolta di € 2.080 milioni, le startup e scaleup italiane segnano un +67,3% rispetto ai € 1.243 milioni del 2021, in controtendenza rispetto a ecosistemi più maturi in Europa, quali Regno Unito e Germania, dove i volumi investiti sono rimasti sostanzialmente stabili.

 

Un dato decisamente incoraggiante, per il comparto imprenditoriale innovativo e per le nuove generazioni di capitani d'impresa del nostro Paese, che, anche in vista della prossima edizione del Milan Fintech Summit - l'evento organizzato da Business International - Fiera Milano e Fintech District, in collaborazione con FTS Group e Milano & Partners, e previsto nel capoluogo meneghino dal 24 al 26 ottobre 2023 -, abbiamo voluto comprendere meglio attraverso l'analisi delle evidenze emerse dall’EY Venture Capital Barometer, l'annuale studio di EY che ha l’obiettivo di indagare l’andamento del mercato nel Bel Paese.

 

Nel 2022 sono state rispettate le attese e gli investimenti nelle start up e scale up italiane che hanno visto un’ulteriore forte crescita - ha commentato Marco Daviddi, Strategy & Transactions Markets Leader Europe West di EY -. Questo è stato possibile grazie all’impatto di adeguate politiche di investimento pubblico supportate da strumenti di intervento dedicati, che hanno consentito la valorizzazione delle relazioni tra investitori pubblici, privati, università, istituti di ricerca, incubatori e aziende, in grado di favorire processi di innovazione. Siamo ancora lontani dai benchmark internazionali in termini di volumi investiti, ma si conferma il trend positivo registrato negli ultimi anni, specialmente in settori dove le trasformazioni in atto richiedono la revisione piena dei modelli operativi, come il Fintech e in ambiti chiave in questo momento storico, come quello della sostenibilità (Energy & Recycling). In un’ottica prospettica, diverse iniziative, anche connesse al PNRR, tra cui quelle promosse dal Ministero della Università e Ricerca per favorire gli ecosistemi della ricerca e innovazione, perseguono obiettivi che possono consentire al Venture Capital di raggiungere un ulteriore livello di maturità. Certamente importanti continueranno ad essere il ruolo dei fondi a partecipazione pubblica - che hanno avuto e avranno un importante effetto moltiplicatore, integrandosi con le risorse raccolte dai fondi di Venture Capital – e quello degli investitori internazionali. Ci aspettiamo, inoltre, che il Corporate Venture Capital assuma una maggiore rilevanza, ponendosi come ulteriore modello di ricerca e innovazione, a servizio e supporto del processo di crescita del nostro Paese”.

 

Gianluca Galgano, Startup and Venture Capital Leader, EY in Italia, commenta: “Un altro passo in avanti per il Venture Capital del nostro Paese che infrange nel 2022 la soglia dei due miliardi di euro di capitali raccolti dalle nostre giovani aziende innovative, esattamente dieci anni dopo l’introduzione dello Startup Act, la prima legge italiana ad offrire un quadro di riferimento per il settore. A favorire questo risultato per il nostro ecosistema, è stata la presenza di numerosi maxi-round, ovvero singole operazioni di raccolta superiori ai 100 milioni di euro che hanno visto l’interesse di molti investitori internazionali, i cui capitali rappresentano circa il 40% della raccolta complessiva, con una crescita degli investimenti di oltre il 50% rispetto al 2021. Fondamentale nel corso del 2022 è stato anche il ruolo delle grandi aziende che hanno incrementato i loro sforzi con proprie iniziative di Corporate Venture Capital offrendo nuove ed ulteriori possibilità di fund raising. L’Italia è in controtendenza rispetto ai principali Paesi europei in cui, dopo diversi anni di crescita a ritmi vertiginosi, si è registrata una lieve frenata degli investimenti in startup. Stiamo tuttavia parlando di volumi su scale diverse: in Italia l’investimento pro-capite sul Venture Capital nel 2022 è di 35 euro contro i 61 euro della Spagna ovvero i circa 150 euro investiti pro-capite dai vicini francesi e tedeschi. Lontanissimo il Regno Unito i cui investimenti pro-capite sono pari a 369 euro. Esiste quindi un margine di crescita molto significativo e se saremo in grado di unire le forze per colmare questo gap, si potranno effettivamente sviluppare progettualità in grado di incidere sulla competitività del nostro Paese”.

 

LA LOMBARDIA GUIDA GLI INVESTIMENTI, MA IL MOTORE INNOVATIVO E' NEL CENTRO-SUD ITALIANO 

A livello geografico la Lombardia si conferma il terreno più fertile e promettente per le startup italiane, sia per numero di operazioni (166) che per capitali raccolti dalle proprie imprese (più del 50% della raccolta totale). In generale, tra le regioni che hanno attratto maggiori investimenti Piemonte, Veneto, Toscana e Lazio; meno rassicuranti in generale i dati del Sud e Centro Italia, dove a fronte di un’elevata presenza di società innovative (rispettivamente il 26% ed il 21% delle startup e PMI italiane) si ravvisa una carenza di potenziali investitori.

 

FINTECH-FIRST

Dal punto di vista settoriale, di grande interesse per gli investitori, si posiziona in testa alla classifica il settore Fintech con 712 milioni di euro raccolti grazie ad alcuni dei round più di successo dell'anno quali Satispay e Scalapay. A seguire il comparto Energy & Recycling con circa 346 milioni di euro raccolti, rappresentati quasi interamente da Newcleo. Al terzo e quarto posto, Health & Life Sciences e Proptech, rispettivamente con 284 e 172 milioni di euro. In ultima posizione, in netto calo rispetto allo scorso anno per valore degli investimenti, il comparto Foodtech con 119 milioni di euro.

 

I primi cinque round del 2022 per valore dell’investimento

Le cinque operazioni che nel corso del 2022 hanno raccolto i finanziamenti più consistenti in capitale proprio sono quelle che hanno interessato: Satispay (che nel corso dell’anno ha raccolto 320 milioni di euro); Newcleo (con un investimento pari a 300 milioni di euro); Scalapay (che nel 2022 ha chiuso due round per un totale di 215 milioni di euro); Casavo (finanziata per 100 milioni di euro in equity, oltre ad una consistente quota attraverso linee di credito); MMI (con un investimento di 72 milioni di euro).

 

Un altro passo in avanti per il Venture Capital del nostro Paese - ha concluso Gianluca Galgano, Startup and Venture Capital Leader, EY in Italia -, che infrange nel 2022 la soglia dei due miliardi di euro di capitali raccolti dalle nostre giovani aziende innovative, esattamente dieci anni dopo l’introduzione dello Startup Act, la prima legge italiana ad offrire un quadro di riferimento per il settore. A favorire questo risultato per il nostro ecosistema, è stata la presenza di numerosi maxi-round, ovvero singole operazioni di raccolta superiori ai 100 milioni di euro che hanno visto l’interesse di molti investitori internazionali, i cui capitali rappresentano circa il 40% della raccolta complessiva, con una crescita degli investimenti di oltre il 50% rispetto al 2021. Fondamentale nel corso del 2022 è stato anche il ruolo delle grandi aziende che hanno incrementato i loro sforzi con proprie iniziative di Corporate Venture Capital offrendo nuove ed ulteriori possibilità di fund raising. L’Italia è in controtendenza rispetto ai principali Paesi europei in cui, dopo diversi anni di crescita a ritmi vertiginosi, si è registrata una lieve frenata degli investimenti in startup. Stiamo tuttavia parlando di volumi su scale diverse: in Italia l’investimento pro-capite sul Venture Capital nel 2022 è di 35 euro contro i 61 euro della Spagna ovvero i circa 150 euro investiti pro-capite dai vicini francesi e tedeschi. Lontanissimo il Regno Unito i cui investimenti pro-capite sono pari a 369 euro. Esiste quindi un margine di crescita molto significativo e se saremo in grado di unire le forze per colmare questo gap, si potranno effettivamente sviluppare progettualità in grado di incidere sulla competitività del nostro Paese”.

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LA CSRD: ABBATTERE I MURI TRA ESG E FINANZA

Nota dell'editore: la CSRD è stata approvata dal Parlamento europeo: le informazioni più recenti su ciò che questo significhi per le società sono disponibili in questo blog.

 

Ci sono molto cose a cui riflettere sulla proposta della Commissione europea per una direttiva sulla Rendicontazione della Sostenibilità Aziendale (CSRD), condivise per la prima volta il 21 aprile 2021. Di seguito esplorerò alcuni dei principali punti di discussione, ma prima comincerò con un cambiamento che ad alcuni potrebbe sembrare banale. Il nome della direttiva.

 

La CSRD migliora e rafforza le misure già in vigore a seguito della Direttiva sulla Rendicontazione non Finanziaria (NFRD) ed è, in parte, il risultato di una serie di consultazioni iniziate nel 2018. È chiaro che in quel periodo sono stati ricevuti e presi in considerazione molti feedback. Ma questo feedback è stato unificato da molti temi emergenti, tra cui il fatto che "molte parti interessate ritengono che il termine "non finanziario" sia impreciso, in particolare perché implica che le informazioni in questione non abbiano alcuna rilevanza finanziaria".

 

Tutti i dati ESG sono davvero "non finanziari"?

Molte organizzazioni sostengono da tempo che alcuni temi ESG hanno un chiaro impatto finanziario. È il caso di BlackRock, che nelle sue famose lettere annuali agli amministratori delegati fa spesso riferimento all'effetto finanziario delle questioni ESG. A Bloomberg, Michael Bloomberg presiede la Task Force on Climate-Related Financial Disclosures. E il merito finanziario delle iniziative ESG è stato oggetto di molti interventi nel corso degli anni presso la Fondazione IFRS. È significativo che la Fondazione IFRS abbia recentemente istituito un gruppo di lavoro per avviare la proposta di SSB, precisando che "il gruppo di lavoro sarà presieduto dalla Fondazione IFRS e includerà la partecipazione dello IASB, data la necessità di connettersi con l'informativa finanziaria".

 

Di conseguenza, la valutazione d'impatto della Commissione europea ha concluso che "molte organizzazioni, iniziative e operatori del settore fanno riferimento alle informazioni sulla 'sostenibilità'. È quindi preferibile utilizzare il termine "informazioni sulla sostenibilità" al posto di "informazioni non finanziarie". La direttiva 2013/34/UE dovrebbe quindi essere modificata per tenere conto di questo cambiamento terminologico". Il risultato? La CSRD.

 

Non è solo il nome a cambiare - i requisiti ESG si stanno evolvendo

L'aggiornamento della terminologia e del nome è stato fatto per portare allineamento e connettività tra le informazioni sulla sostenibilità e quelle finanziarie nella forma legale da tempo attesa. Ma non è l'unico cambiamento proposto. I punti salienti includono:

 

Posizione

La rendicontazione di sostenibilità è ora proposta come obbligatoria nei resoconti di gestione come parte della relazione finanziaria annuale. È stata eliminata la possibilità per gli Stati membri di esentare le aziende dall'includere la sostenibilità nei loro resoconti di gestione.

 

Digitalizzazione

L'ESEF ha introdotto il concetto di tagging digitale (utilizzando lo standard Inline XBRL®) per il reporting finanziario. Questa proposta include il requisito che le società quotate in borsa divulghino le informazioni sulla sostenibilità "in un formato digitale e leggibile a macchina" e indica l'ESEF come tale formato.

 

Audit

Una delle principali proposte introdotte (rispetto all'attuale NFRD) è quella di "richiedere a tutte le società che rientrano nell'ambito di applicazione di richiedere una garanzia limitata (limited assurance) per le informazioni sulla sostenibilità riportate, includendo l'opzione di passare a un requisito di garanzia ragionevole (reasonable assurance) in una fase successiva". Questo passaggio iniziale a una garanzia limitata porterà una maggiore affidabilità alle informazioni sulla sostenibilità allinenadosi a quella attualmente associata alle informazioni finanziarie. Vale anche la pena di evidenziare che la proposta lascia aperta l'opzione di passare alla garanzia completa (full assurance) e alla revisione contabile (audit).

 

Responsabilità

Si propone che la responsabilità di garantire che i commenti della direzione aziendale (management commentary) (nell'AFR) contenga informazioni conformi agli standard spetti alle "persone responsabili dell'informativa finanziaria". In questo modo, l’approccio per l’approvazione è in linea con quella dei bilanci.

 

Qual è l'impatto di queste proposte sulle aziende?

La Commissione Europea è tenuta a eseguire una valutazione d'impatto. Essa tiene a sottolineare che, sebbene ci sia inevitabilmente un costo per le aziende, "lo scopo è quello di raggiungere il miglior risultato in termini di obiettivi e costi associati".

 

Questo approccio "best value" si riflette nell'aspettativa che alcuni aggiornamenti, in particolare la creazione degli standard (che chiariscono le disclosures e i frameworks richiesti) e la possibilità di ridurre il numero di richieste di informazioni ad hoc da parte degli investitori, alleggeriscano in parte l'onere dei costi. Tuttavia, vale la pena ricordare che, anche in assenza di modifiche alla NFRD, questi oneri da parte degli investitori sono indubbiamente in aumento e continueranno ad aumentare con l'entrata in vigore del Regolamento sulla Divulgazione della Finanza Sostenibile (SFDR) e della Tassonomia Europea. Per soddisfare questa domanda, le imprese devono affrontare una pressione significativa per migliorare la qualità delle informazioni ESG che condividono con gli investitori e il mercato.

 

L'imperativo di allineare i processi ESG con quelli finanziari offre alle aziende l'opportunità di sfruttare il loro patrimonio di esperienza in ambito finanziario. Le tattiche utilizzate per creare connessioni più strette tra i team e i processi aiuteranno a portare avanti i dati e i controlli ESG. Le questioni di sostenibilità hanno una rilevanza finanziaria e, con una supervisione condivisa e una relazione finale, ha senso abbattere i muri tra finanza e sostenibilità. Il che è positivo, perché è esattamente ciò che la CSRD propone di fare.

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IL CRESCENTE VALORE AGGIUNTO DEL DATA MATCHING PER IL FUTURO DEL CORPORATE FINANCE

Secondo una recente ricerca pubblicata da IMARC Group, la domanda di software per l’Account Reconciliation Management a livello globale ha raggiunto i 2,45 miliardi di dollari nel 2021. Gli analisti inoltre prevedono che il mercato si sviluppi con un tasso composito di crescita annuale pari al 14.80%, arrivando a superare i 5,8 miliardi di dollari entro il 2027.

 

Dati estremamente interessanti che dimostrano come l’innovazione tecnologica e la digital transformation innescatasi negli ultimi due anni in modo particolare a causa dell’avvento del Covid-19 stiano rivoluzionando completamente anche il modo in cui le imprese gestiscono operativamente i propri processi finanziari. Un tema che abbiamo voluto approfondire meglio insieme ad Piero Pogliani, BU Intelligent Data Matching Leader di Piteco.

Scopriamo il punto di vista del manager in questo nuovo episodio di One Question.

 

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QUANDO LA DIGITAL TRANSFORMATION INCONTRA LA GESTIONE DELLA TESORERIA AZIENDALE

Secondo una recente ricerca pubblicata da Figures and Factors, la domanda di servizi e piattaforme informatizzate per la gestione della tesoreria aziendale a livello globale ha raggiunto i 46.20 milioni di dollari nel 2021.

 

Gli analisti inoltre prevedono che il mercato si sviluppi con un tasso composito di crescita annuale pari al 4.70%, arrivando a superare i 60.86 milioni di dollari entro il 2028.

 

Dati estremamente interessanti che dimostrano come l’innovazione tecnologica e la digital transformation innescatasi negli ultimi due anni in modo particolare a causa dell’avvento del Covid-19 stiano rivoluzionando completamente anche il modo in cui le imprese gestiscono operativamente i propri processi finanziari. Un tema che abbiamo voluto approfondire meglio insieme ad Andrea Guillermaz, Partner, Sales & Marketing Director di Piteco.

 

Scopriamo il punto di vista del manager in questo nuovo episodio di #OneQuestion.

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LA GESTIONE DELLA TESORERIA, UN MERCATO IN EVOLUZIONE

Secondo una recente ricerca pubblicata da Insight Partners, il mercato del Treasury and Risk Management a livello globale – comprensiva di tutti i servizi e le soluzioni informatiche e non per il mondo della gestione finanziaria aziendale – ha raggiunto i 4,73 miliardi di dollari nel 2021. Gli analisti inoltre prevedono che il mercato si sviluppi con un tasso composito di crescita annuale pari al 6.1%, arrivando a superare i 7,15 miliardi di dollari entro il 2028. Dati estremamente interessanti che dimostrano come l’innovazione tecnologica e la digital transformation, innescatasi negli ultimi due anni, in modo particolare a causa dell’avvento del Covid-19, stiano rivoluzionando completamente anche il modo in cui le imprese gestiscono operativamente i propri processi finanziari.

Un tema che abbiamo voluto approfondire meglio insieme a Paolo Virenti, CEO di Piteco, che ci ha spiegato come sta cambiando il mercato e quali sono le sue prospettive future.

Scopriamo insieme il punto di vista del manager in questo nuovo episodio di #OneQuestion.



 


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MILAN FINTECH SUMMIT: IN DUE ANNI MILANO HA ATTRATTO L’INTERESSE DI 73 NUOVE REALTÀ FINTECH INTERNAZIONALI TRA CUI 13 UNICORNI

Aiutare l’ecosistema fintech italiano a crescere, attrarre interesse e investimenti anche da parte di player internazionali e accendere i riflettori sul ruolo centrale di Milano quale capitale dell’innovazione a livello europeo. Sono questi gli obiettivi del Milan Fintech Summit, l’evento internazionale promosso e organizzato da Fintech District, Business International - Fiera Milano, insieme a FTS Group e con il supporto del Comune di Milano tramite Milano&Partners.

LA VIA DEL FINTECH

A pochi giorni dall’avvio della terza edizione – la prima totalmente in presenza – che si terrà presso l’Hotel Melià di Milano il 5, 6, 7 ottobre 2022, i dati mostrano come il Summit e le iniziative a esso collegate stiano portando risultati concreti nello sviluppo di una roadmap in grado di attrarre investimenti nel nostro Paese anche dall’estero: FDI Unit – Foreign & Direct Investments Unit di Milano&Partners mostra che negli ultimi due anni 152 Fintech internazionali hanno manifestato concreto interesse verso la città. Dal 2018 al 2021 le aziende Fintech in Italia sono cresciute anno su anno del 28%, passando da 299 a 564 con la città meneghina che guida questa crescita e attrae sempre più investimenti, ospitandone oltre il 45%. La FDI Unit di Milano&Partners in collaborazione con il Fintech District si è resa protagonista di questa crescita, attraverso l’implementazione di un Soft Landing Program - iniziativa a supporto di fintech estere non ancora operative in Italia che vengono accompagnate alla scoperta del mercato locale attraverso la creazione di relazioni e piani di azione strutturati - che ha visto coinvolti 73 nuovi player internazionali, di cui 13 unicorni. Di questi, 11 sono già diventati operativi in Italia e 5 lo saranno a breve. I finanziamenti alle startup Fintech italiane sono cresciuti di oltre il 60% dal 2018 al 2021 e nel 2021 le startup Fintech italiane hanno ricevuto 410 milioni di euro, stabilendo un nuovo record per il paese.

AL VIA LA TERZA EDIZIONE DEL MILAN FINTECH SUMMIT

Sono oltre 90 i relatori confermati per questa nuova edizione, tra questi i CEO di unicorni internazionali, i founder delle eccellenze Fintech nostrane, player finanziari tradizionali e rappresentanti delle Istituzioni. Esperti ed economisti nazionali e internazionali si confronteranno sui trend che stanno ri-disegnando i confini del settore finanziario, sulle prospettive future e sui next step necessari perché l’ecosistema fintech possa continuare a crescere ed esprimere a pieno il suo potenziale.

Clelia Tosi, Head of Fintech District, commenta: “L’ecosistema italiano è maturo e pronto per esprimere le sue potenzialità: le fintech sono oltre 400 con un numero sempre maggiore di scale up e la maggior parte di quelle che appartengono alla nostra community hanno un modello di business b2b o b2b2c, sono quindi aperte e cercano la collaborazione con gli incumbent. Segnali positivi arrivano anche sul fronte degli investimenti, dal momento che più del 50% degli stessi arrivano da fondi di venture capital internazionali. L’Italia rimane tuttavia ancora fanalino di coda rispetto agli altri paesi europei: per stare al passo con i competitor internazionali, è necessario migliorare nel fare sistema e agevolare il dialogo tra tutti gli stakeholder. Il Milan Fintech Summit punta proprio a questo”.

Creare una cultura dell’innovazione finanziaria non è solo una grande opportunità per l’Italia, ma è soprattutto una necessità a cui non possiamo sottrarci, in questo frangente storico. Formare nuove generazioni di talenti all’interno di un profilo generale tecnologico e circolare, infatti, è l’unico modo per trovare soluzioni concrete e flessibili alle ondulazioni continue della realtà quotidiana. In questo contesto, grazie ad eventi come questo, la città di Milano può trasformarsi in una vera e propria porta verso il presente avanzato, generazionalmente allineata alle aree del mondo che stanno disegnando col pensiero i nuovi modelli della produzione, immateriale e non” aggiunge Carlo Antonelli, Direttore di Business International – Fiera Milano.

Sotto la regia del conference chair Alessandro Hatami, si alterneranno sul palco gli unicorni stranieri operativi in Italia nelle persone di Erik Podzuweit Founder e Co-CEO di Scalable Capital, Alexandre Prot Co-Founder e CEO di Qonto, Lukas Enzersdorfer-Konrad Deputy CEO di Bitpanda. Riccardo Trubiani, Chief of Staff di ScalaPay - primo unicorno fintech italiano - sarà protagonista del networking cocktail – su inviti - del primo giorno. Sul palco anche il keynote speaker Sopnendu Mohanty, Chief Fintech Officer della Monetary Authority of Singapore, Matthias Kroener, Carlo Gualandri CEO di Soldo, Giuseppe Vegas Chairman di Arisk ed ex presidente di Consob, Paolo Zaccardi Co-founder e CEO di Fabrick, Clément Mauguet Co-Founder di Agicap, Sergio Zocchi CEO di October Italia e Presidente di Italia Fintech. Dagli Stati Uniti interverranno, invece, Omobola Johnson, ex Ministro delle tecnologie e della comunicazione in Nigeria e Senior Partner di TLcom Capital, e Brett King, autore di best seller e Host di Breaking Banks.

3 le importanti novità di quest’anno: la sessione “V for VC (or CVC)” in cui aziende selezionate faranno pitch con investitori italiani e internazionali in un contesto a loro riservato, la sessione “Everything You Always Wanted to Know from Authorities (But Were Afraid to Ask)” in cui rappresentanti di Consob e Milano Hub – Banca D’Italia risponderanno alle domande arrivate dal grande pubblico, e l’area espositiva fisica in cui le aziende partner presenteranno le proprie soluzioni e saranno a disposizione per incontri e dimostrazioni.
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Direttore PNRR Lab, SDA Bocconi
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