Le aziende italiane B2B sono le prime nella fatturazione elettronica e le ultime nella digitalizzazione della fase di consegna dell’ordine. Un’esigua minoranza, inoltre, utilizza i sistemi innovativi di dilazione dei pagamenti come il Buy now pay later (dilazione dei pagamenti a rate, conosciuto anche come “compra ora, paghi dopo”) e il request to pay, una formula che prevede l’avvio delle transazioni dai conti dei pagatori su iniziativa del fornitore.
Un mercato, dunque, con un’importante potenzialità di crescita, ma che sfrutta ancora poco le potenzialità del digitale, su cui ci siamo voluto concentrare in questo articolo, attraverso l'analisi di un recente white paper realizzato dal Centro Studi Opyn, che abbiamo voluto approfondire in vista della prossima edizione del Milan Fintech Summit - il più grande evento italiano dedicato al Finance Technology, organizzato da Business International - Fiera Milano e Fintech District e previsto a Milano dal 9 all'11 ottobre 2023.
Secondo gli esperti di Opyn, infatti, il Bnpl è in uso solo nel 2% delle aziende B2B. L’1% usa e conosce il request to pay e un ulteriore 1% li usa entrambi. Il che vuol dire che il 96% non adotta alcuna soluzione innovativa di pagamento, perdendo così l’opportunità di offrire ai propri clienti soluzioni alternative che migliorano l’esperienza di acquisto e permettono una maggiore fidelizzazione. Gli acquisti, nel prossimo futuro, saranno sempre più digitali e multidimensionali anche nel B2B: sempre più aziende vorranno acquistare in maniera frictionless e con modalità di pagamento adatte alle loro specifiche esigenze. Questi sono alcuni dei chiaro scuri in cui vivono le imprese italiane nel settore business-to-business per cui, pur avendo iniziato a usare il canale online per acquistare e vendere all’interno della loro catena del valore, restano per lo più appena all’inizio di un processo che ha un potenziale enorme.
In generale la digitalizzazione delle transazioni commerciali è cruciale per migliorare l’efficienza operativa delle imprese. Il tessuto industriale italiano, colonna portante della nostra economia, è composto principalmente da aziende B2B - che vendono quindi ad altre aziende utilizzatrici e trasformatrici o ad aziende di distribuzione (B2B2C). Ed è per oltre il 90% composto da Pmi, per cui l’automazione dei processi (a cui si associa il controllo dei costi) è più importante della media: questi fatti da soli spiegano perché il canale e-commerce B2B è un’opportunità. Un’opportunità che richiede un investimento iniziale, non solo economico, ma in termini di cambiamento. Perché per gestire un ordine B2B online è necessario avere un sito o appoggiarsi ad un marketplace, ma soprattutto è necessario aver digitalizzato le fatture e gli ordini di consegna, aver digitalizzato i pagamenti e le rateizzazioni.
E questa digitalizzazione secondo l'indagine di Opyn avviene in casi ancora sporadici. Partiamo dai puri numeri sulla dimensione del mercato, attingendo alle ricerche di mercato. Secondo l’Osservatorio Digital B2B della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2022 l’e-commerce B2B ha generato un valore di 468 miliardi di euro, con una crescita del 3% anno su anno e un’incidenza del 21% sul totale del transato B2B italiano, stabile dal 2021 ma in sensibile aumento rispetto al 13% del 2017. Quindi, oggi solo un ordine su cinque è scambiato tramite strumenti digitali. Non solo: è la prima volta che l’incidenza rimane stabile dal 2015, il che indica l’inizio di una fase di consolidamento degli investimenti realizzati durante la pandemia, quando diverse aziende hanno introdotto nuovi strumenti e canali digitali. Ma anche che le aziende, condizionate da un’economia non proprio florida e particolarmente incerta, siano in una fase di attesa sul fronte dei nuovi investimenti. La ricerca B2B Digital Commerce di Netcomm segnala, in aggiunta, che ben il 61% delle aziende B2B italiane con fatturato superiore a 2 milioni di euro ha un proprio sito e-commerce B2B, aperto o riservato ai clienti attivi, o lavora con i marketplace B2B, in crescita del +12% rispetto a inizio 2021. I canali digitali B2B rappresentano tuttavia per queste aziende l’11% del fatturato complessivo, dato che stimano arriverà in media al 25% nei prossimi tre anni.
Perché le imprese sono così lente nella via della digitalizzazione degli ordini? Perché non si tratta di un’azione semplice ma di un processo integrato che richiede una strategia e un lavoro complesso di cambiamento e che interessa ambiti molto ampi, tra cui le attività di pre vendita e marketing; quelle di lead generation, dove poi la vendita avviene su altri canali (al telefono, di persona, …); la vendita diretta con proprio sito e-commerce “chiuso”, o la vendita diretta con proprio sito e-commerce “aperto” con modello simile al B2C; la logistica, le modalità di gestione degli ordini provenienti dai canali digitali, i servizi per integrare la supply chain e migliorare le performance dei flussi logistici, degli stock e della pianificazione; i pagamenti e la digitalizzazione dei processi amministrativi e commerciali di gestione del ciclo attivo, sul fronte seller, e del ciclo passivo sul fronte delle aziende buyer. Sono pochissime le aziende che agiscono a tutti i livelli, come dimostrano i numeri. Se l’Italia vanta un primato europeo nella fatturazione elettronica (ma solo perché esiste un obbligo di legge), è però fanalino di coda per quanto riguarda la fase di consegna: oggi solamente il 34% delle imprese italiane emette Documenti di Trasporto digitali e solo una su quattro li riceve. Il 65% delle imprese possiede un software gestionale ERP, il 60% certificati di firma informatica, il 53% software di conservazione digitale e sempre il 53% software per la gestione elettronica documentale. Il 17% delle imprese italiane possiede un portale B2B per connettersi con i propri partner di filiera e scambiare tutti i principali documenti del ciclo dell’ordine. L’11% delle imprese adotta piattaforme B2B, che permettono di integrare in maniera flessibile in un’unica interfaccia diversi moduli e servizi esterni (come suite di gestione documentale o collegamento con piattaforme di e-commerce esterne). Tra le tecnologie digitali per la vendita, invece, il 6% delle imprese utilizza Marketplace B2B, che nel 2022 hanno aumentato del 33% il transato. Sono utilizzati principalmente per vendere prodotti, ma anche come vetrina dell’offerta. Il 18% delle imprese ha un sito proprio B2B su cui i clienti possono visionare o acquistare prodotti o servizi.
È possibile individuare cinque modelli di e-commerce B2B in uso nelle imprese italiane. Nel primo modello la piattaforma funziona solo da vetrina di prodotti – una sorta di catalogo digitale – e l’ordine viene poi eseguito su altri canali. Nel secondo modello, è possibile ricevere l’ordine attraverso la piattaforma, con l’integrazione dei dati direttamente nell’Erp: una volta verificata la disponibilità si procede alla convalida, alla spedizione e alla fatturazione. Nel terzo tipo di piattaforma invece il cliente conclude e invia l’ordine attraverso l’applicativo, e il processo di fatturazione e pagamento sono gestiti all’esterno. Il quarto modello prevede una gestione integrata di ogni fase dell’ordine e anche la reportistica finale. Quello che resta escluso è sempre il processo di pagamento. Che rientra invece nell’ultimo e più evoluto modello dove la piattaforma B2B da semplice repository, diventa un vero e proprio hub in cui far confluire tutti i documenti del ciclo esecutivo, indipendentemente dal canale su cui questi sono scambiati. Ma anche nelle piattaforme più evolute questi processi sono ancorati a logiche tradizionali di dilazione dei pagamenti.
Le criticità che impediscono l’integrazione di strumenti di dilazione tradizionali sono diverse: lato merchant, la principale è costituita dalla necessità di impiegare sempre più personale in attività non core dell’azienda a cui si sommano i problemi dell’eccessivo onere di sollecito per i pagamenti non effettuati e tensioni sul fronte della liquidità. Sul fronte dei pagamenti per il buyer, la criticità maggiore riguarda la mancanza di flessibilità offerta dal merchant. Una soluzione in questo senso arriva da Opyn Pay Later, un servizio end-to-end che permette di effettuare dall’analisi creditizia dei clienti fino al recupero del credito. Può essere utilizzato per gestire i pagamenti B2B in maniera flessibile e sicura, permettendo al merchant di massimizzare e semplificare le vendite, migliorare i flussi di cassa, ridurre i costi amministrativi ed i rischi di insoluto; allo stesso tempo offre al buyer un servizio di pagamento innovativo e 100% digitale.
Dall’Osservatorio Opyn, infatti, emerge che le imprese B2B che hanno già intuito le potenzialità dei pagamenti rateali hanno aumentato i tassi di conversione, i valori medi degli ordini e gli acquisti ripetuti.
Le value chain stanno vivendo cambiamenti significativi in tutte le loro componenti. Tali modificazioni hanno impatti rilevanti sulle modalità con cui il Finance gestisce i propri modelli e processi. Occorre intraprendere percorsi di innovazione digitale alla luce sia dell’aumentata variabilità e imprevedibilità degli elementi delle catene del valore, sia dell’evoluzione delle tecnologie emergenti disponibili nelle nuove applicazioni a supporto del business.
Nel ciclo procure-to-pay, occorre favorire l’evoluzione del Supply Chain Finance, abilitando processi che sfruttino machine learning e intelligenza artificiale per ottimizzare l’utilizzo della liquidità nella scontistica dinamica coi fornitori, consentendo una riduzione significativa nei costi di acquisto.
Nelle operations (transform-to-deliver) i temi chiave oggi sono la gestione del capitale circolante, derivante dall’aumento degli stock, e il controllo dei costi (logistici e di produzione) in continua crescita, entrambi da ottimizzare con modellazione di scenario e pianificazione integrata tra Finance e Operations.
Infine, nei processi order-to-cash verso i clienti, i cambiamenti dei modelli di business (es. servitization, omnicanalità, bundling) richiedono una modernizzazione sia dei sistemi transazionali amministrativo-contabili (ERP e billing, account reconciliation), sia di performance management (budget complessi, forecast auto-predittivi, gestione della profittabilità).
Cloud, RPA, ML/AI, data sciences, algoritmi predittivi e assistenti digitali sono oggi tecnologie che abilitano l’innovazione dei modelli e dei processi AFC per affrontare e guidare il cambiamento. Una trasformazione radicale, di cui, come Oracle, tra l'altro, parleremo anche nel corso della prossima edizione del CFO Summit (14-15 giugno | Allianz MiCo - Milano Convention Centre), all'interno del Business Leaders Summit, organizzato da Business International - Fiera Milano.
Oggi il CFO di fronte all'incertezza cerca strumenti per prevedere e gestire i rischi. Un approccio diverso dal passato che, come Nextea, abbiamo voluto approfondire meglio anche in vista della prossima edizione del CFO Summit (14-15 giugno | Allianz MiCo - Milano Convention Centre), all'interno del Business Leaders Summit, organizzato da Business International - Fiera Milano.
In Nextea, infatti, abbiamo sviluppato l’approccio Adaptive Resilience Model (ARM) per consentire alle aziende di gestire in modo adattivo e resiliente l’impatto dei rischi e le relative conseguenze economiche. L’ARM permette all’organizzazione di convergere verso una matrice per un'analisi multi-scenario, consentendo alle aziende di cogliere opportunità inaspettate prima dei competitor. I rischi impattanti sono stati identificati in diverse aree, fra esse la Supply Chain emerge come focale.
L'approccio strategico si concentra allora sul supporto dei CFO nel creare Supply Chain resilienti e individuare e monitorare i rischi legati ai diversi dipartimenti, superando le tradizionali logiche di analisi e controllo. L’obiettivo finale è mettere questo modello al servizio delle persone e delle loro attività quotidiane. Tra gli elementi più rilevanti di verifica spiccano i fornitori, i terzisti, le capacità produttive, adeguati livelli di magazzino e i trasporti; tali elementi possono influire negativamente sulla produzione e sulla disponibilità del prodotto finito, causando ritardi e una riduzione delle vendite. Tuttavia, attraverso un Mindset e una strategia adeguata, si può preparare l'organizzazione alle sfide del futuro e trasformare questi elementi di rischio in opportunità tattiche e strategiche di competitività.
Nextea, attraverso il suo approccio ARM costituito da un modello organizzativo e uno strumento di formalizzazione, consente alle imprese di essere reattive rispetto ai rischi, valutandone l'impatto, la probabilità e le conseguenze finanziarie per coinvolgere il team di gestione in un controllo strategico e individuare azioni di mitigazione che possono rappresentare opportunità.
La sostenibilità oggi è un asset fondamentale per la crescita, la resilienza e anche la competitività di un’azienda. Un elemento su cui porre l’attenzione e che sempre di più diventa un fattore rilevante per lo sviluppo futuro del business.
Un concetto, questo, che le imprese stanno comprendendo sempre di più. Basti pensare che negli ultimi 12 mesi il mercato globale dell’ESG Reporting Software ha raggiunto i 0.7 miliardi di dollari, ma che il suo valore è previsto possa arrivare a toccare gli 1.8 miliardi di dollari entro il 2028, con un tasso di crescita anno su anno pari al 15.3%.
Dati, questi, che fanno riflettere sul valore di questi sistemi di valutazione e reportistica dell’impegno sostenibile dell’impresa, su cui abbiamo voluto ragionare meglio, come Fitch Ratings, anche in vista della prossima edizione del CFO Summit, prevista il 14 e 15 giugno 2023 presso gli spazi dell’Allianz MiCo – Milano convention Centre, all’interno del Business Leaders Summit – la grande manifestazione dedicatae ai migliori C-Level dell’impresa contemporanea e organizzata da Business International – Fiera Milano.
LO STATO DELL’ARTE DEL MONDO ESG
Ai giorni nostri, infatti, I software ESG sono frequentemente utilizzati per analisi finanziarie, in ambito sostenibilità e investimenti. Oggi, gli investitori si stanno concentrando principalmente su investimenti e trasparenza connesse al mondo ESG e Reportlinker.com ha annunciato recentemente I risultati del suo report "Global ESG Reporting Software Market 2022 - 2028" nel quale si evidenzia come aziende con forti performance ESG offrono maggiori ritorni di investimento, proponendo asset di minore rischio e aumentando quindi la resilienza alla crisi. In questo senso le aziende devono prepararsi a un aumento dei controlli delle loro performance ESG. Per approcciare il percorso verso un abbassamento del rischio e un miglioramento della reputazione del brand, le organizzazioni hanno bisogno di un migliore mix tra tecnologia e strategia e I sistemi di reporting ESG consentono una migliore e più veloce raccolta dei dati utili e una loro organizzazione automatizzata per aiutare le aziende a uniformarsi alle regole imposte dalla disclosure non finanziaria e allinearsi così alle metriche fondamentali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che sostanzialmente sono identificati come I risultati delle attività in ambito corporate governance, social responsibility ed environment. Al fine di individuare potenziali fattori di rischio e possibilità di sviluppo, gli investitori, quindi, stanno sempre di più incorporando elementi ESG nelle loro operazioni. I crescenti volumi di dati aziendali, le capacità sempre più estese delle applicazioni disponibili, e un incremento nell’affidabilità delle disclosure non finanziarie delle aziende sono così diventati gli aspetti principali che stanno promuovendo l’espansione del mercato.
I VANTAGGI DEL MONDO ESG
In questo senso, infatti, gli investimenti ESG sono cresciuti enormemente in questi ultimi anni a causa della pressione imposta dalla necessità di aziende, istituzioni e un’ampia varietà di stakeholder di risolvere problematiche cruciali, come l’inclusione, il degrado ambientale, il cambiamento climatico, e la diseguaglianza sociale. Anche perchè implementare un programma ESG aumenta la brand awareness e incoraggia la fedeltà verso il brand. I clienti al giorno d’oggi, infatti, sono più consapevoli riguardo alla propria spesa etica e sono più interessati a ciò che l’azienda sta facendo nei confronti della sostenibilità. In questo periodo, spesso le piccole e medie imprese si sono trovate a perdere numerosi clienti e partner che volevano fare business con aziende impegnate realmente su questi aspetti, mentre loro non riuscivano a risolvere i propri dubbi sulla sostenibilità. Questo tipo di aziende, invece, potrebbero aggiungere valore grazie all’implementazione di strumenti ESG. In passato, questo richiedeva più risorse ed era più sfidante gestire e consolidare dati ESG, ma oggi questo è possible grazie a tutti gli strumenti che il mercato propone.
IL CASO RATING ESG DI SUSTAINABLE FITCH
Strumenti come ad esempio i Rating ESG di Sustainable Fitch, che sono tra i primi prodotti a fornire una valutazione quantitativa e qualitativa dell'impatto di un'entità o di una transazione su questioni ambientali, sociali e di governance, assegnando Rating ESG a singole entità, Green, Social and Sustainable (GSS), Sustainability-Linked bond e anche a strumenti non labelled. Sustainable Fitch è stato incluso nell'elenco ICMA (International Capital Market Association), l’organizzazione di autoregolamentazione e associazione di categoria dei partecipanti al mercato dei capitali, una credenziale internazionale, in quanto le linee guida e i principi ICMA sono uno standard riconosciuto sul mercato globale. Grazie a un'analisi trasparente e granulare, i Rating ESG certificano quindi le credenziali di sostenibilità di un'entità o di una transazione ai principali stakeholder attraverso una scala di comparabilità assoluta. L’analisi è condotta da esperti che applicano una metodologia solida e trasparente, sviluppata sfruttando l'ampia esperienza in fatto di rating del credito di Fitch. Un processo che, peraltro sfrutta anche le Second-Party Opinion (SPO). Un meccanismo che fornisce un'opinione circa il fatto che il framework relativo a uno strumento di debito si allinei con i principi di mercato generalmente accettati, verificando e valutando l'allineamento del framework dello strumento di debito con determinati principi, ivi compreso l'utilizzo dei proventi, offrendo anche una mappatura degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite applicabili e una valutazione dell'allineamento ai principi e alle linee guida pertinenti.
La gestione ottimale dei flussi di cassa è un punto cruciale per far crescere un’azienda in modo sano e sostenibile, ma spesso il cash flow viene ancora controllato con strumenti obsoleti e a scadenza irregolare.
Un fenomeno questo che può risultare un elemento di criticità nella gestione sostenibile del business e su cui - anche in vista della prossima edizione del CFO Summit (14-15 giugno | Allianz MiCo - Milano Convention Centre), all'interno del Business Leaders Summit, organizzato da Business International - Fiera Milano - abbiamo voluto concentrarci, proponendo tre consigli utili per gestirlo, invece, in maniera semplice ed efficiente.
Come dice il proverbio “prevenire è meglio che curare”. Ecco perché una gestione dei flussi di cassa richiede uno sguardo orientato al futuro. Realizzare un piano di cassa a un anno ti permetterà di prevedere il cash flow per anticipare le esigenze dei mesi a venire e non farti trovare in carenza di liquidità in caso di imprevisti. Una buona pratica, questa, che soprattutto in un momento di grande incertezza, come quello che stiamo vivendo, può fare la differenza nel raggiungimento di risultati ed obiettivi, ma anche nella capacità di rimanere competitivi e resilienti sui mercati.
Realizzare un piano di cassa è un’ottima idea, ma è necessario tenerlo d’occhio a intervalli regolari. Un cliente che non rispetta le scadenze di pagamento, un aumento improvviso delle spese, e così via possono essere fattori destabilizzanti, in grado di modificare la situazione e, di conseguenza, lo stato del cash flow di un'organizzazione. Per questo motivo, è necessario che i team finance trovino il tempo ogni giorno o, almeno ogni settimana, di aggiornare le analytics relative al monitoraggio effettuato, al fine di continuare costantemente e in tempo reale a dare insight preziosi al management aziendale che, in questo modo, avrà l'opportunità di prendere decisioni più rapide e precise per rispondere alle esigenze dell'impresa.
Gestire il flusso di cassa su carta o su Excel richiede molto tempo e molta “manualità”, che potrebbe portare a commettere errori influendo sull’attendibilità dei dati su cui fare analisi e prendere decisioni. Con l'avvento della trasformazione digitale e l'aumento dei tool disponibili per snellire processi, velocizzare attività e ottimizzare le operations, oggi le imprese possono scegliere un software di tesoreria per automatizzare il monitoraggio dei flussi di cassa e creare previsioni in pochi click. Inoltre, le soluzioni innovative, come sono anche quelle proposte proprio da AGICAP, grazie alla loro flessibilità e duttilità, non richiedono più specifiche skill informatiche di gestione e, soprattutto, consentono una maggiore e più facile accessibilità alle informazioni, ai dati e agli insight, da parte di tutti i professionisti del team finance, rendendo più semplice ed efficiente anche la collaborazione interna.
Secondo uno studio del Politecnico di Milano, la registrazione di una fattura passiva richiede dai 15 ai 30 min con un costo tra 30 e 65 euro. Questo perché l’intero processo prevede la gestione di un numero elevato di documenti tra Fatture, DDT, OdA di diverse culture e lingue, ricevute da più canali, in formati differenti con unità di misura e valute diverse. In un mondo sempre più globalizzato e nel quale l’internazionalizzazione delle organizzazioni diventa un elemento fondamentale tanto di competitività, quanto di resilienza, risulta facilmente comprensibile quanto la complessità di un processo di questo tipo possa raggiungere livelli difficilmente gestibili in tempi brevi, efficaci ed efficienti da parte dei team finance.
Un elemento da non sottovalutare, questo, soprattutto in un periodo di grande incertezza e criticità come quello che stiamo vivendo, su cui, come Maxtrino, abbiamo voluto ragionare più approfonditamente anche in vista della prossima edizione del CFO Summit (14-15 giugno | Allianz MiCo - Milano Convention Centre), all'interno del Business Leaders Summit, organizzato da Business International - Fiera Milano.
Come detto sopra, la delicata natura di questi documenti e dati finora hanno imposto ai team finance di acquisire ed elaborare in modo manuale, con calma ed estrema precisione queste informazioni così sensibili e fondamentali per la gestione finanziaria del business. In questo senso, infatti, errori di trascrizione e registrazione di numeri, importi, dati e molto altro sono frequenti e spesso difficili da correggere o ricostruire a posteriori per risolvere le incongruenze createsi. Per questo, l’utilizzo delle nuove tecnologie gioca un ruolo fondamentale nella semplificazione e ottimizzazione, oltre che automazione dei processi nella gestione della tesoreria. Soluzioni innovative come quelle promosse da Maxtrino, quindi, diventano strumenti abilitatori di una nuova era del finance aziendale. Sotto questo punto di vista, infatti, per un’azienda avere a disposizione una soluzione integrata con i propri sistemi informativi, che apporti innovazione nell’area AFC, migliorandone efficienza e accuratezza attraverso interventi di automazione della gestione documentale e dei processi, impatta in maniera significativamente positiva poi su tutto lo sviluppo del business a 360 gradi, rendendo il finance uno dei motori della crescita e della sostenibilità dell’impresa.
In sintesi: un approccio integrato al ciclo passivo con uno strumento tecnologico avanzato che agevoli la transizione digitale di tutte le operation necessarie per rendere i documenti uniformi e quindi accessibili in modo semplice e veloce da parte di chiunque in azienda consente di snellire qualunque tipo di processo e flusso gestionale e amministrativo. Se, infatti, l’intera catena procedurale viene completata in meno di un minuto (come recita lo slogan della nostra nuova soluzione: “7 secondi per una registrazione!”), dalla ricezione della fattura alla contabilizzazione ed espletamento delle verifiche previste, risulta chiaro come tutto possa essere enormemente razionalizzato con una minima supervisione da parte dell’operatore che a quel punto avrà la possibilità, invece, di concentrare la sua attenzione e i suoi sforzi su attività a maggior valore aggiunto. Basti pensare alla grande quantità di tempo che ogni giorno un professionista del team finance potrebbe dover utilizzare per attività come: il controllo di condizioni e termini di pagamento e IBAN, il 3WayMatch – controllo incrociato con OdA e DDT –, le verifiche documentali su contratti o OdA in pdf, i cicli autorizzativi, le verifiche su esistenza e plafond delle dichiarazioni di intento e su oneri accessori quali Conai, le spese di trasporto e molto altro. Tutte attività che, grazie a un sistema digitale e integrato, potranno essere gestite con semplicità attraverso, per esempio, l’impiego di intelligenza artificiale e machine learning che garantiscono un’automazione completa in oltre il 90% dei casi. Una vera rivoluzione che, sempre di più, deve essere presa in considerazione dalle organizzazioni per poter fronteggiare qualunque tipologia di situazione all’interno di un contesto di grande incertezza come quello che stiamo vivendo. Un framework nel quale la complessità e la mole di dati imporranno costantemente, d’ora in avanti, di essere rapidi e reattivi nella gestione della finanza aziendale per poter rispondere al meglio alle esigenze dei mercati e dei clienti, ma anche dei fornitori e di quel network più allargato di stakeholder che pone grande attenzione sul valore e l’importanza per i brand di abbracciare la transizione digitale in atto per coglierne i benefici e i vantaggi.