È un profondo cambiamento nel design: Mark Zuckerberg, amministratore
delegato di Facebook, spiega che la sezione Notizie del social network (o News
Feed, in lingua inglese) sarà più simile a un giornale personalizzato.
Avrà filtri che semplificano la visualizzazione in canali tematici. E la barra
sulla sinistra della pagina diventa un pannello di controllo.
La trasformazione è ispirata dall'aumento della condivisione di fotografie che
ormai costituiscono il 50% del News Feed e da un design orientato agli utenti da
dispositivi mobili che, soprattutto sugli smartphone, hanno meno spazio
disponibile nei display. I cambiamenti saranno varati da subito e nelle prossime
settimane diventeranno accessibili anche per applicazioni software iOs e Android.
Il News Feed fu lanciato nel 2006 e ha contribuito all'evoluzione di Facebook
grazie a post pubblicati in tempo reale quando il social network era ancora
molto statico.
Visibilità migliorata
Fotografie, video, link: saranno più grandi e brillanti gli aggiornamenti
condivisi nella sezione Notizie. Le modifiche coinvolgeranno anche applicazioni
software di terze parti, ad esempio Pinterest. Inoltre i link dei media (come
gli articoli di un quotidiano) avranno sommari più lunghi da leggere. I video
diventeranno più visibili nella colonna di destra. Nel News Feed saranno
disponibili maggiori informazioni sugli utenti grazie alla visualizzazione di un
estratto dal Diario. Sulla sinistra, la nuova barra laterale è ispirata al
design per dispositivi mobili: abilita un pannello di controllo per l'accesso
rapido alle informazioni. È in grado di adattarsi in modo dinamico alle
dimensioni del display e racchiude anche la chat.
Canali tematici
Per semplificare la lettura del News Feed gli utenti avranno i filtri. Che
costruiscono canali tematici. Con l'etichetta "tutti gli amici" vedono tutto
quello che i propri contatti nella rete sociale online stanno condividendo, in
modo simile a quanto avviene adesso. Attraverso "foto", invece, saranno mostrate
soltanto le immagini pubblicate dagli amici, come se fosse un album fotografico
in tempo reale. Con il filtro "musica" potranno osservare anche quali sono i
brani ascoltati dagli altri contatti nel social network, ad esempio sulla
webradio Spotify, oppure leggere i messaggi da cantanti e band. La categoria
"persone/pagine che segui" permette agli utenti di riunire gli aggiornamenti di
cantanti oppure di opinion leader senza dover essere immersi nel flusso di
"tutti gli amici". Sono inoltre accessibili i filtri "giochi" e "gruppi" (ad
esempio, la lista degli amici più stretti). Resta, come in precedenza,
l'etichetta "più recenti". Gli utenti potranno passare da un profilo all'altro
senza doversi soffermare sul News Feed.
Un solo design
Gli iscritti di Facebook avranno un unico layout per accedere alla sezione
Notizie da dispositivi mobili e da desktop. È il risultato della strategia
mobile first adoperata dal social network: ha portato a progettare i cambiamenti
a partire dalla visualizzazione sugli schermi di smartphone e tablet. I primi a
vedere il nuovo News Feed saranno gli utenti da web. I feedback degli iscritti
permetteranno a Facebook di capire qual è stata la reazione e quindi di
intervenire in tempo reale per ulteriori modifiche. Nelle prossime settimane il
nuovo design arriverà anche sulle applicazioni software, prima per iOs (iPhone e
iPad) e in seguito su Android.
Fonte: IlSole24Ore - Articolo di Luca Dello Iacovo
La musica è un'area in evoluzione: Google ha in cantiere il lancio di
un'offerta per brani da ascoltare in streaming attraverso il suo sistema
operativo Android e prevede che sarà anche a pagamento. Inoltre per YouTube
progetta di aggiungere sottoscrizioni in abbonamento dove gli utenti potrebbero
guardare video o accedere soltanto all'audio. Sono indiscrezioni pubblicate dal
Wall Street Journal e rivelano trattative in corso con le etichette
discografiche.
Indicano un'accelerazione per guadagnare terreno su rivali che hanno piattaforme
musicali in streaming come Spotify, integrato con Facebook, e Deezer.
Google guarda in avanti. Finora ha varato anche in Italia Google Music: gli
utenti possono ascoltare brani che hanno già archiviato nella loro raccolta
oppure sono in grado di acquistarli su Google Play. È accessibile da web o da
applicazioni software per dispositivi mobili. Sbarcato per la prima volta negli
Stati Uniti durante il 2011, è stato una risposta ad Apple e Amazon. Ha
richiesto anni di negoziati con le major discografiche. YouTube invece ha
immensi scaffali digitali per i video: è soprattutto la pubblicità ad
alimentarne il fatturato. Ad esempio il filmato di Gangnam Style del rapper Psy
ha generato 8 milioni di dollari dalle inserzioni commerciali.
Con gli abbonamenti il colosso di Mountain View vuole ampliare i confini. E
guarda alle piattaforme di musica in streaming che hanno costruito il loro
successo negli ultimi anni: gli iscritti possono scegliere l'ascolto gratuito
affiancato ai messaggi promozionali oppure una sottoscrizione a pagamento per
l'accesso a servizi premium. È un territorio dove hanno percorso una lunga
strada startup diventate aziende come Pandora, Spotify e Deezer. Sono state in
grado di elaborare complessi algoritmi per capire gli interessi degli utenti.
Pandora ha sviluppato la formula del Music Genome Project che consiglia i brani
musicali a partire dalle preferenze simili di altre persone. Spotify invece può
contare sull'alleanza con Facebook dove gli iscritti segnalano cosa stanno
ascoltando: inoltre possono compilare playlist da condividere. L'International
Federation of the Phonographic Industry (Ifpi) rileva che nella prima metà del
2012 lo streaming musicale, sostenuto da pubblicità e abbonamenti, ha raggiunto
il 16% del fatturato globale della musica.
La competizione è intensa. Secondo la società d'analisi di mercato Gartner il
sistema operativo Android è installato sul 69,7% degli smartphone venduti
nell'ultimo trimestre dell'anno scorso. Per Google diventa una vetrina dove
coinvolgere un pubblico a pagamento. E con YouTube può espandere i confini
ovunque, dal web ai dispositivi mobili: la piattaforma di videosharing ha
inoltre scommesso sulla produzione di canali originali che coinvolgono artisti
professionisti e utenti.
Fonte: IlSole24Ore - Articolo di Luca Dello Iacovo
Quindici, forse venti miliardi di euro tra danni diretti e indiretti alle
aziende italiane. Eventi online dannosi in crescita del 254% tra il 2011 e il
2012, cybercrimine che esplode segnando un +372%. Il dato più preoccupante:
attacchi per furto di identità digitale e altri reati in crescita nei social
network del 900% anno su anno. Il nuovo Rapporto sulla sicurezza Ict 2013
dell'associazione italiana degli esperti di sicurezza informatica Clusit che
verrà pubblicato il prossimo 12 marzo e che Nòva24 è in grado di anticipare è un
campo di battaglia in cui si contano morti e feriti. «Lo stato della sicurezza
informatica è molto grave – spiega Paolo Giudice, segretario generale di Clusit
Italia – perché ogni giorno vediamo accadere cose terribili, centinaia di
migliaia di attacchi al giorno con migliaia di "successi" per i cyber-criminali,
e non ci sono mezzi, persone e strutture per contrastarli in tempo reale. La
finestra media tra quando una azienda viene attaccata e quando se ne accorge è
di 18 mesi. E questo secondo i dati in nostro possesso, perché molte aziende non
denunciano neanche le violazioni informatiche e, soprattutto, non c'è una legge
che li obblighi a farlo».
Negli Stati Uniti il Presidente Obama ha puntato l'indice sul problema. Nel
discorso sullo stato dell'Unione ha dichiarato che le infrastrutture critiche
degli Usa sono bersagli a rischio, e pochi giorni prima aveva firmato un ordine
esecutivo per indicare alla aziende la via delle contromisure, investimenti
costosi che il presidente non ha voluto però rendere obbligatori. Pochi giorni
dopo, la società di cybersicurezza Mandiant ha pubblicato un rapporto super
dettagliato, individuando nella Cina il mandante della maggior parte dei
cyber-attacchi e arrivando a indicare la famigerata unità 61398, una palazzina
nei sobborghi di Shanghai di proprietà dell'Esercito popolare di liberazione,
come fonte di molti di questi.
«Un grande errore – dice Andrea Zapparoli Manzoni, membro del direttivo del
Clusit e uno degli autori del rapporto – perché si crea tensione tra i due paesi
senza poter motivare con sicurezza nessuna delle dichiarazioni. Va detta
un'altra cosa: il rischio di attacchi catastrofici alle infrastrutture è reale
ma improbabile. È molto più pericoloso il rischio di attacchi alle singole
persone: furti di identità digitale, violazione dei Pc con virus e altro. Oggi
per gli italiani connessi è più probabile venir depredati online che non
borseggiati in strada o che gli venga rapinata la casa». La minaccia della
tecnologia è fredda. Non la calcoliamo. I danni che sta producendo sono enormi,
però, e i rischi giganteschi. Ma non ci sono i John le Carré e i Graham Greene
che li sappiano raccontare, romanzandoli. C'è la grande trama dello spionaggio
internazionale, del cyber-warfare, che potrebbe essere la mano militare digitale
del prossimo conflitto: i virus all'attacco delle centrifughe nucleari iraniane
del 2010 sono l'esempio. C'è anche lo spionaggio industriale, che mette a terra
migliaia di aziende in tutto il mondo: secondo il rapporto del Clusit le Nazioni
unite hanno calcolato in un triliardo di dollari i danni mondiali alla proprietà
intellettuale.
Il centro del rischio sono i singoli però. «Abbiamo 20 milioni di smartphone in
Italia, il 98% privo di qualsiasi genere di protezione – dice Zapparoli Manzoni
–. Tablet, Pc, smartphone: è tutto a rischio perché è stato progettato senza
tener conto della tecnologia. La nostra società sta guidando una Ferrari senza
freni e senza airbag: non basta aggiungere la sicurezza a posteriori, deve
essere inserita nel progetto. Altrimenti è facilmente eludibile: la maggior
parte delle minacce digitali oggi è in grado di evitare le difese dei più comuni
antivirus e firewall».
Come mai? Perché scopriamo che la tecnologia è così fragile? In realtà la
risposta è semplice: la tecnologia moderna non è stata progettata per essere
sicura perché è stata pensata da una serie di geniali figli dei fiori nelle
università americane degli anni Sessanta. La loro visione di internet, del
software, dei Pc e poi degli apparecchi mobili è basata su una mentalità
libertaria e senza malizia, che non si preoccupava di gestione del rischio e
aveva una fiducia di fondo nelle relazioni umane. Una visione utopica che si
scontra con una realtà moderna e al tempo stesso molto antica: come diceva
Thomas Hobbes, homo homini lupus.
Fonte: IlSole24Ore - Articolo di Antonio Dini
I titani delle tecnologie esplorano frontiere per ampliare i loro confini
e accelerare il passo sui rivali. I Google Glass saranno acquistabili in
anteprima dai vincitori di un concorso lanciato sui social network. Secondo
alcune voci Apple produrrà un dispositivo da indossare sul polso già chiamato "iWatch"
e con sistema operativo iOs. E indiscrezioni trapelate da siti online di
informazione rivelano che anche Samsung ha in cantiere un orologio
intelligente. La competizione parallela tra i colossi è nella capacità di
attrarre startup e imprese per costruire una nuova generazione di applicazioni
software capaci di integrarsi con l'uso degli occhiali intelligenti e degli
smart watch. Inoltre accanto all'elettronica indossabile emerge una galassia di
oggetti connessi a internet.
I laboratori di ricerca sono un motore di innovazione. All'inizio è stato Sergey
Brin, fondatore di Google con Larry Page, a seguire l'evoluzione del prototipo
dei Google Glass all'interno degli edifici dell'X Lab dell'azienda californiana:
di recente gli occhiali intelligenti sono arrivati tra le mani dei primi
sviluppatori software impegnati a immaginare come saranno utilizzati dalle
persone che li indosseranno. Al momento, ad esempio, rispondono a comandi vocali
e permettono di consultare messaggi email. Secondo indiscrezioni, invece, Apple
ha una squadra di cento unità dedicata alla progettazione di un dispositivo che
avvolge il polso: adopera anche un vetro flessibile che può spingere ai limiti
le possibilità dell'ingegneria dei materiali. Samsung, sostengono alcune voci,
punta a battere sul tempo l'azienda di Cupertino e a lanciare un suo smart watch
a breve.
All'ultima fiera Ces di Las Vegas i riflettori erano puntati sugli orologi
intelligenti connessi a internet, ad esempio attraverso un collegamento
Bluetooth con uno smartphone. Nella città del Nevada ha debuttato l'italiano I'm
watch dotato di Android. Ma erano sul palcoscenico anche braccialetti in grado
di misurare parametri fisiologici, come il battito cardiaco e la pressione: i
dati vengono poi visualizzati sugli schermi dei dispositivi connessi. Oppure si
moltiplicano i contapassi intelligenti. Fitbit, ad esempio, rileva i percorsi
quotidiani di chi è impegnato in attività sportive. Un pioniere in Italia
dell'elettronica indossabile è stata Eurotech con il computer indossabile Zypad.
Sono tutte piattaforme tecnologiche in grado di alimentare applicazioni software
per vedere i dati rilevati e abilitare anche l'auto-monitoraggio degli utenti. È
un processo chiamato quantified self. Dove il duello è tra startup e imprese
nella capacità di capire le esigenze delle persone e di trasformarle in apps o
siti web. Nike, ad esempio, ha costruito un intero ecosistema che comprende un
braccialetto, un contapassi e anche scarpe dotate di sensori di movimento: gli
utenti possono gareggiare in una community e condividere i loro risultati nei
social network.
Quello dell'elettronica indossabile (wearable electronics, in lingua inglese) è
un frammento dell'internet delle cose (internet of things) che coinvolge una
schiera crescente di oggetti connessi. Non esistono confini predeterminati. Ma
sono già sul mercato non poche tecnologie. Possono includere le stampanti 3D,
droni in volo da pilotare a distanza, oppure piccoli dispositivi grandi quanto
un pacchetto di fazzoletti e integrati con un'ampia gamma di sensori. Una
startup italiana ha varato Ego! Smartmouse: è un mouse intelligente collegato
con un archivio cloud. A trainare la creatività per l'internet delle cose sono
inoltre gli spazi di crowdfunding dove i progetti innovativi possono trovare
finanziamenti grazie ai versamenti di piccole somme di denaro da parte degli
utenti.
Fonte: IlSole24Ore - Articolo a cura di Luca Dello Iacovo
L'ultima ondata di attacchi informatici è all'insegna di una tipologia di
minaccia conosciuta solo agli addetti ai lavori, ransomware, tecnica che
disabilita i computer delle vittime fino a quando queste non pagano un riscatto
per ripristinare l'accesso. Le sole truffe imputabili a questo malware, stando a
una stima conservativa contenuta in uno studio di Symantec, hanno generato in un
anno un giro d'affari di oltre cinque milioni di dollari, andando ben oltre i
confini di Russia ed Europa dell'Est, l'area che ne aveva salutato le prime
manifestazioni nel 2009.
Quanto siano pericolosi ed invasivi questi attacchi lo dicono i seguenti numeri:
fino al 2,9% delle vittime finisce per pagare i ricatti, l'importo delle singole
estorsioni può arrivare a 460 dollari ed è stata osservata una banda di hacker
che tentava di infettare 495mila pc nel corso di soli 18 giorni.
Il "movimento" cybercriminale, da inizio anno a questa parte e nel corso degli
ultimi tre mesi in particolare, si è dato parecchio da fare causando danni di
vasta portata su scala globale. La stessa Symantec ha confermato infatti come,
in ottobre, sia rimasto sostanzialmente stabile l'incidenza del pishing (una
mail su 286,9 è stata identificata come fraudolenta) e quello del classico
malware (una mail infetta su 229,4) e come, invece, sia aumentato in modo
considerevole il numero di siti Web bloccati ogni giorno (salito del 19,7%
rispetto a settembre, a quota 933). Detto che, sempre secondo l'Intelligence
Report della società americana, lo spam è per contro sceso di oltre 10 punti al
64,8%, va rilevato come sia emersa il mese scorso una nuova truffa legata ai
social network, che sfrutta Instagram per raccogliere dati personali degli
utenti e convincerli a sottoscrivere (utlizzando come esca commenti spam,
follower falsi, proposte di lavoro fasulle e "like" relativi alle foto degli
utenti) servizi premium a pagamento.
Picco di violazioni per i database
Preoccupante anche il Report sulle minacce del terzo trimestre elaborato da
McAfee, secondo cui il malware "zoo" ha raggiunto complessivamente i 100 milioni
di esemplari unici e quello di natura mobile sia praticamente raddoppiato
rispetto al trimestre precedente. Con la piattaforma Android a confermarsi
l'obiettivo più sensibile. Assai negativo, inoltre, il dato che registra il
picco assoluto nelle violazioni dei database (già superata a fine ottobre il
numero dell'intero 2011, con circa 100 nuove vulnerabilità divulgate o rimediate
in silenzio dagli sviluppatori) e quelli che vedono in costante ascesa la
popolarità delle minacce che interessano i computer Mac di Apple, i malware ad
esecuzione automatica e le "new entry" in campo ransomware.
Più in generale, gli esperti di McAfee hanno evidenziato come sia sia
notevolmente allargato il fronte delle frodi finanziarie online, con attacchi
ormai diffusi in tutto il mondo. Emblematica, in tal senso, l'operazione High
Roller, identificata di recente anche in Europa, Stati Uniti e Colombia e basata
su un sistema di trasferimento automatico utilizzato per attaccare diverse
istituzioni finanziarie europee e un'importante multinazionale statunitense.
Rilevante, infine, la percentuale di indirizzi Web sospetti (Url contententi
malware) rilevati negli ultimi mesi: il 64% di questi sono stati localizzati
principalmente in Nord America.
Cellulari Symbian sotto attacco
Una fotografia delle minacce nel periodo luglio-settembre l'hanno quindi
scattata anche i report di F-Secure e Kaspersky. Nel suo Mobile Threat Report,
la sussidiaria di Intel ha confermato come la piattaforma operativa di Google
sia quella più esposta agli attacchi (oltre 51mila casi di malware, un numero 10
volte superiore rispetto a quello del secondo trimestre) e come siano ben 21 le
nuove famiglie e le varianti di applicazioni maligne rilevate per Symbian, il
sistema che equipaggia milioni di telefonini Nokia venduti soprattutto nei Paesi
emergenti. Curioso notare come sebbene i dispositivi Symbian costituiscano oggi
solo il 4,4% del mercato globale dei cellulari, le minacce rivolte a questa
piattaforma rappresentino circa il 30% dei malware mobili (e abbiano in maggior
parte origine in Cina).
Dagli analisti di Kaspersky Lab, infine, è arrivata conferma che il volume di
spam nel traffico email è diminuito di 2,8 punti percentuali, attestandosi ad
una media del 71,5%. É per contro aumentata in modo significativo la
condivisione di mailing nocive, dal 3 al 3,9%, e la presenza di mail spazzatura
(molto gettonato il ricorso a simulazioni di notifiche ufficiali di servizi
promozionali come Groupon) con allegati nocivi, pubblicità di prodotti vietati e
tecniche fraudolente. Quanto alla distribuzione geografica del fenomeno, il
terzo trimestre 2012 ha registrato un notevole incremento dell'attività negli
Stati Uniti, ora responsabile del 27% del flusso globale, e in Europa
Occidentale (salita al 6,9%). L'Asia si conferma la macroarea da dove proviene
la metà di tutti gli invii di spam a livello mondiale.
Ilsole24ore
Quello attuale è un tempo dilatato. Gli istituti di ricerca (da Forrester a
Gartner) da un paio di anni fanno copia e incolla con le loro previsioni, i
mercati con tassi di crescita a doppia cifra sono sempre gli stessi, le parole
sono drammaticamente sempre le stesse. Cloud computing, big data, reti mobili,
green economy, internet delle cose sono le più note. Bio statistics, quantum
computing, Dna hardware, smart technologies, nearshoring anufactoring le più
immaginifiche (e in taluni casi fumose). Ma spesso le seconde rimandano alle
prime. Insomma, a sfogliare il rapporto di Idc dal titolo «Competing on the 3rd
Platform» sembra proprio che il 2013 concederà poco o nulla alla fantasia. Gli
analisti dell'istituto di ricerca che ogni anno aggiornano le proprie previsioni
sul mercato It (declinato in technology, business e industry) hanno racchiuso in
un unica grande "scatola" concettuale applicazioni, reti mobili a banda larga,
big data analytics, tecnologia sociali e servizi cloud. Il nuovo paradigma, per
usare una espressioni anni Ottanta, nel 2020 quando l'industria delle tecnologie
varrà (secondo loro) 5 miliardi di dollari (quasi due milioni in più di oggi)
rappresenterà almeno l'80 per cento dell'industria delle tecnologie. Nella
sostanza tra sette anni si configura un mondo nuovo, che si è lasciato alle
spalle pc desktop, file e cartelle per lasciare campo a superfici piatte,
applicazioni e cloud. Eppure, oggi solo il 22% della spesa It è indirizzata
sulla nuvola. Big data continua a essere un must have e i pc da tavolo sono ben
lontani dallo sparire dalle scrivanie aziendali. Verrebbe da pensare che i cicli
tecnologici hanno preso fiato, il futuro ha smesso di essere un piano inclinato
dove le accelerazioni scientifiche e informatiche producono nuove forme di
prosperità economica impreviste e imprevedibili. La crisi europea, il debito
americano, il rallentamento della crescita del Pil cinese non esauriscono il
difetto di prospettiva ma aggiungono linee di sviluppo. Secondo Gina Westbrook,
editorial director di Euromonitor International l'impatto dei nuovi modelli di
consumo indotti dalla crisi con le tecnologie di rete ha l'effetto di non
fornire punti di riferimento al mercato. Per Gartner i ceo e i cio, ovvero gli
amministratori delegati e i responsabili dei sistemi operativi dovranno per
forza lavorare insieme nel business se vogliono davvero uscire dalla crisi e chi
non lo farà rischierà di rimanere indietro (anche questa è una previsione che si
legge ormai da alcuni anni). Per Idc il mercato mondiale It continuando a
sfidare al legge di gravità con tassi di crescita doppi rispetto al pil è
destinato in ultima istanza a rendere sempre meno uniforme il mercato. Le
opportunità ci sono basta crederci, è il loro mantra. Le risposte degli analisti
però non convincono. Paradossalmente nel momento di maggior maturità
tecnologica, alle aziende è venuto a mancare il senso di futuro. L'incertezza
dei mercati sta mettendo in discussione le roadmap dei tecnologici accusate di
non riuscire a guardare oltre la crisi. Eppure, sono i pensatoi del futuro, che
in questi anni non hanno smesso di disegnare mappe, a proporre un nuovo modello
di agenda. L'Institute for the future (Iftf), il più visionario di questi centri
di ricerca, ha però cambiato metodo. I suoi ricercatori sono convinti che per
scoprire qualcosa nel futuro si deve tornare indietro nella storia per due volte
la distanza che si vuole coprire con la previsione. Per quarant'anni hanno
costruito mappe concettuali capaci di intercettare i segnali latenti di
cambiamento, hanno descritto i patterns di flusso delle politiche economiche,
calcolato le curve di sviluppo tecnologico per suggerire non futuri probabili ma
fotografare le opportunità presenti. Oggi non si allontanano da quel metodo ma
lo arricchiscono aggiungendo nuove variabili all'equazione, prima tra tutte non
solo e non più i decision maker, i capi d'azienda, i politici ma le persone.
Allo stesso modo la Singularity University, nata (al Nasa Research Park, in
Silicon Valley) nel 2008 a pochi mesi dal primo crack dei mercati finanziari
americani si è data in quest'ultimo anno compiti più concreti. In Europa, nello
specifico, ha costituito un network europeo di leader dell'innovazione, ha
spiegato Salim Ismail, executive director dell'ateneo, ma si è dato come
obiettivo di lungo termine quello di ripartire dalle persone, di formare prima
delle grandi organizzazioni le persone. In quest'ultimi due anni il Media Lab
del Mit come anche il progetto del FuturICT stanno tutti contribuendo ad
aggiungere ai cicli delle tecnologie la componente sociale nella sua accezione
più grande, l'individuo. Sulla lavagna una agenda nuova ha già cominciato a
prendere forma.
Ilsole24ore - Articolo di Luca Tremolada