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CYBERSECURITY: IN SEI MESI REGISTRATI PIÙ FENOMENI DI CYBERCRIME CHE NELL’INTERO 2021

Nuovo report dell’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia sulle minacce informatiche che, nel primo semestre del 2022, registra in Italia un boom di fenomeni superiore all’intero anno 2021: 1.572 tra attacchi, incidenti e violazioni della privacy in soli sei mesi, a fronte dei 1.356 casi complessivi dello scorso anno. Un dato allarmante che sottolinea l'evoluzione di una criticità che negli ultimi due anni ha fatto un salto quantico sia in termini di volumi, sia in termini di efficaci degli attacchi. Un tema che risulta quindi essere sempre più centrale nelle questioni di business, soprattutto sotto un profilo di analisi, gestione e anticipazione del rischio, e che abbiamo voluto approfondire attraverso l'analisi di questo report, proprio anche in vista della prossima edizione dello Strategic Risk & Cyber Security Summit, l'evento che si terrà il 30 novembre e 1 dicembre a Roma presso gli spazi di Palazzo Rospigliosi nel corso del Business Leaders Summit, la grande manifestazione organizzata da Business International - Fiera MIlano e dedicata ai C-Level del futuro che, nella sua realizzazione autunnale, quest'anno, raddoppia e si estende su due settimane dal 21 novembre all'1 dicembre 2022.

LA RICERCA

Nonostante la curva di crescita dell’intero semestre, il rapporto stilato dal gruppo ICT pugliese - che prende in considerazioni 113 fonti aperte (siti di aziende colpite, siti pubblici di interesse nazionale, agenzie di stampa online, blog e social media) - segna tra aprile e giugno un lieve calo del 5% circa dei casi (766) rispetto al primo trimestre dell’anno (quando erano stati 806), ma con un considerevole picco nel mese di maggio. Tra aprile e giugno sono stati riscontrati 381 attacchi, 359 incidenti di sicurezza - ovvero attacchi andati a buon fine - e 26 violazioni della privacy, cresciute del 37% rispetto al trimestre precedente, con Pubblica Amministrazione, Banche e Finanza ed Healthcare tra i settori più colpiti dalle sanzioni emesse dal Garante per la protezione dei dati personali.
Se la leggera diminuzione delle minacce nel secondo trimestre dell’anno da un lato fa presumere una maggiore sicurezza informatica nei servizi digitali che si sono evoluti in questi anni, dall’altro complessivamente il fenomeno del cybercrime continua a mantenere un trend di crescita molto alto” - commenta Domenico Raguseo, direttore Cybersecurity di Exprivia. “Per la prima volta, inoltre, l’Osservatorio ha elaborato degli indici di calcolo che misurano l’impatto dei dispositivi IoT sulla sicurezza dell’intero ecosistema digitale, verificando se i risultati degli investimenti in cybersecurity bilanciano quelli per lo sviluppo del digitale stesso. Al momento l’analisi da cui partiamo fotografa un’Italia a due velocità, con dispositivi connessi molto più a rischio al Sud rispetto al Nord”.

L'IMPATTO IOT

I nuovi indici di calcolo elaborati da Exprivia evidenziano nel Mezzogiorno una carenza di consapevolezza sui danni che può provocare una inefficace gestione della cybersecurity anche negli ecosistemi individuali, che risultano quelli più a rischio (come telecamere di video sorveglianza, stampanti, fino agli stessi programmi antivirus). Al Nord, invece, dove si registra la maggiore diffusione dei dispositivi IoT, dovuta anche alla concentrazione delle industrie, i dispositivi sono più protetti ma i servizi digitali a disposizione dei cittadini sono più esposti a vulnerabilità e presi maggiormente d’assalto dagli hacker.

I SOCIAL DIVENTANO MENO INTERESSANTI PER IL CYBERCRIME

Tra aprile e giugno è salito vertiginosamente il numero degli attacchi DDoS, che interrompono i servizi erogati da istituzioni, aziende, pubblici esercizi, e dei malware, ossia vettori di attacco volti a sottrarre informazioni sensibili; malware che mantengono ancora il primato nella classifica delle tecniche più utilizzate dai criminali informatici in questo secondo trimestre del 2022 (316 casi). Scende per la prima volta, al secondo posto, il phishing/social engineering (-22%), modalità di adescamento tramite e-mail ingannevoli o social network, con 303 fenomeni rispetto ai 389 del trimestre precedente.

Il cybercrime si conferma, anche nel secondo trimestre dell’anno, la motivazione che ha spinto maggiormente gli attaccanti informatici a colpire sul territorio italiano. Al secondo posto il cyber warfare (guerra cibernetica) con 118 fenomeni, quintuplicati rispetto allo scorso trimestre (22) a causa del protrarsi del conflitto Russia-Ucraina, con conseguente incremento di attacchi a infrastrutture critiche. Al terzo posto si assesta il data breach, ossia il furto dei dati (27).

I SETTORI PIU' COLPITI DAL CYBERCRIME

Nella classifica dei settori più colpiti, il Finance si conferma quello privilegiato dai cyber-attaccanti, con un aumento del 14% (326 casi) rispetto ai primi tre mesi del 2022, rappresentando il 43% del totale degli attacchi, pari a 763. A notevole distanza, segue il settore Software/Hardware, in particolare società ICT, di servizi digitali, piattaforme di e-commerce, dispositivi e sistemi operativi, che principalmente subiscono il furto di dati, come credenziali di accesso o informazioni sensibili, con un +40% dei casi (130) rispetto al trimestre precedente, e il 17% degli attacchi totali. Sale al terzo posto il settore Industria, con 68 casi, mentre la Pubblica Amministrazione con 47 fenomeni segna un decremento del 57%, presumibilmente anche grazie a campagne di informazione in ambito cybersecurity da parte degli enti governativi che sembrano aver sensibilizzato a una migliore organizzazione nell’attuazione delle misure e dei controlli di sicurezza opportuni.
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Milano capitale dell’innovazione: a ottobre torna la terza edizione del Milan Fintech Summit

I CEO delle eccellenze Fintech italiane ed internazionali, player finanziari tradizionali e Istituzioni insieme per indagare e capire i trend attuali e futuri del fintech e le evoluzioni del settore finanziario. Tutto questo è Milan Fintech Summit, la cui terza edizione – la prima in presenza – si terrà a Milano il 5, 6, 7 ottobre 2022. L’evento, punto di riferimento del settore a livello internazionale, è promosso e organizzato da Fintech District - l’ecosistema di riferimento per il fintech in Italia - e da Business International - Fiera Milano, con il supporto del Comune di Milano tramite Milano&Partners e ha l’obiettivo di rafforzare il ruolo di Milano quale capitale dell’innovazione e valorizzare l’ecosistema italiano a livello internazionale, attrarre investimenti e talenti, creare occasioni di business networking. Si conferma nuovamente Chairman delle giornate di lavoro Alessandro Hatami, tra i partecipanti il Co-Founder & CEO di Qonto, Alexander Prot, Giuseppe Vegas, Chairman di Arisk ed ex presidente di Consob, Paolo Zaccardi, Co-founder e CEO di Fabrick, Clément Mauguet, Co-Founder di Agicap, Shalini Kurapati, Co-Founder and CEO di Clearbox AI, Sergio Zocchi, CEO di October Italia e Presidente di Italia Fintech, Carlo Gualandri, CEO di Soldo, Matteo Rizzi, Co-Founder FTS Group. Rilevante la presenza della keynote speaker Omobola Johnson, Senior Partner di TLcom Capital, società di venture capital specializzata in investimenti in aziende tecnologiche dell'Africa sub-sahariana. Omobola Johnson è stata anche Ministro delle tecnologie e della comunicazione in Nigeria dal 2011 al 2015, periodo durante il quale la percentuale di persone online in Nigeria è quasi raddoppiata.

Novità di quest’anno: un’area espositiva in cui numerose realtà fintech presenteranno le proprie soluzioni e saranno a disposizione per incontri e dimostrazioni.

L’edizione 2022 è organizzata insieme a FintechStage Group, già promotore del FinTechStage Festival. Gli organizzatori dei 2 eventi hanno deciso di unire le forze e realizzarne uno unico per ampliare il network di realtà coinvolte, mettere a fattor comune il know-how e agire come un'unica voce a beneficio dell’evento e di conseguenza del settore.

IL FINTECH SI CONFERMA PUNTO DI RIFERIMENTO A LIVELLO MONDIALE

Continua l’ascesa del Fintech che nel 2021 a livello globale ha registrato un fatturato di 143 miliardi di dollari e una raccolta di investimenti per 121,5 miliardi. Un’espansione senza precedenti trainata dai segmenti Personal Finance e Digital Payments, per i quali al 2025 è attesa un’ulteriore crescita del 14%. L’Italia con round di investimenti milionari è il primo paese per ammontare raccolto. È quanto emerge dall’analisi di Cross Border Growth Capital secondo cui da inizio 2022 nel nostro Paese sono già sei i round con size maggiore di 1 milione, tra cui quelli di Scalapay (188,1 milioni) e Moneyfarm (53 milioni). Il Fintech italiano sta vivendo un vero e proprio momento di fermento. L'ecosistema di aziende è in costante crescita e le banche e gli altri attori del sistema finanziario hanno sviluppato nuovi canali e servizi digitali facendo sempre maggiore leva sulla collaborazione; consumatori italiani e PMI mostrano ogni anno di più una maggiore propensione nei confronti del digitale e dei servizi finanziari più innovativi. L’entrata in vigore della PSD2, nuova direttiva europea sui servizi di pagamento, ha inoltre rimescolato le carte, ampliando le opportunità per startup e operatori Fintech, in una logica sempre più di Open Finance.

Milan Fintech Summit vuole promuovere l’ecosistema Fintech italiano a livello internazionale ed agevolare l’ingresso di realtà straniere sul mercato nostrano. La validità e l’efficacia dell’iniziativa è dimostrata dai numeri del programma Soft Landing implementato a latere da Fintech District e Milano&Partners che apre le porte della Community a realtà estere non ancora operative in Italia, per agevolare l’accesso attraverso la creazione di relazioni, visibilità e piani di azione strutturati. Dall’ultima edizione del Summit, Fintech District e Milano&Partners sono entrate in contatto con 73 aziende straniere, di cui 13 unicorni: di queste 11 sono già diventate operative in Italia e 5 lo saranno a breve.

L’agenda completa e le informazioni relative alle iscrizioni sono disponibili al sito www.milanfintechsummit.com

La manifestazione vede tra i suoi partner alcuni dei principali brand nazionali e internazionali del comparto, come Fabrick, FTSGROUP, Arisk, Mia Fintech, Neosurance, viafintech, Conto Lingotto, Finanza.tech, Lending Solution, Recrowd, LEXIA Avvocati, October, Crescitalia, modefinance, Opyn, Tech Italia Lab, Uk Confederation, e il patrocinio di associazioni di riferimento, come Italian Insurtech Association, Associazione Blockchain Italia, AIFI, InnovUp, Italia Fintech, Italian Tech Alliance, La Carica delle 101 e Fin+Tech.
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L’Europa frena sul Green Deal, mentre dall’Italia arriva il grande insegnamento sostenibile delle Acciaierie Arvedi

Il Green Deal è l’unica risposta al drammatico fenomeno del cambiamento climatico in atto”. E’ questo l’appello lanciato in questi giorni sui principali quotidiani italiani da parte del Cavalier Giovanni Arvedi, Presidente delle Acciaierie Arvedi, dopo il passo indietro fatto il 6 luglio dalla Commissione Europea nei confronti della Tassonomia per le attività sostenibili che ha incluso all’interno dell’elenco dei comparti considerati anche quello dell’energia nucleare e del gas. Una mossa, dettata da differenti motivazioni geopolitiche ed economiche, che allontana l'Europa, inevitabilmente però, dal suo obiettivo di carbon neutrality, la cui importanza invece è sempre più stringente tanto per le aziende, quanto per i cittadini. Un concetto, quest’ultimo, che abbiamo approfondito anche recentemente nel corso del Business Leaders Summit, in particolare all’interno di eventi come il CPO Summit, il CFO Summit e il Global Risk Forum (organizzati da Business International - Fiera Milano e tenutisi a Milano dal 13 al 17 giugno 2022) e che Arvedi ha ben chiaro non da oggi, ma dagli anni ‘90. “Il risultato conseguito, che fa di Acciaieria Arvedi l’unica acciaieria al mondo a emissioni zero di CO2 – ha dichiarato il Cavaliere in un’intervista rilasciata a La Provincia di Cremona –, è il frutto di scelte strategiche maturate trenta anni fa, quali ad esempio l’avere puntato – unica acciaieria europea – sulla produzione di laminati piani da ciclo basato sul forno elettrico. Scelte allora dai più ritenute penalizzanti in termini di costi di trasformazione ma che ho assunto con la convinzione che sarebbero state le sole a garantire, in prospettiva, competitività e la continuità aziendale”. Un esempio, di grande coerenza, visione e sostenibilità da seguire e soprattutto ascoltare anche per comprendere quali sono le opportunità offerte e le sfide proposte da questa transizione a cui ormai non ci si può più sottrarre.

LO STATO DELL’ARTE DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Nel recente white paper proposto da Intesa Sanpaolo e Prometeia dal titolo “Le energie rinnovabili: sfide e opportunità per il manifatturiero italiano”, infatti, risulta chiaramente come l’analisi geopolitica, di scenario economico e previsionale nell’approvvigionamento e nella fornitura di nuove risorse energetiche, individui nel conflitto tra Russia e Ucraina, ancora in corso, l’artefice principale della sensibilizzazione sul tema della transizione energetica, necessaria non solo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, obiettivo chiave dei protocolli europei e mondiali di salvaguardia dell’ambiente, ma anche e soprattutto per aumentare la sicurezza energetica dell’Europa e calmierare la volatilità dei prezzi, divenuta ormai un fattore di rischio per famiglie e imprese. Il Green New Deal europeo, approvato nel luglio del 2020, infatti, poneva l’obiettivo della carbon neutrality nel 2050, puntando, attraverso l’accelerazione delle politiche comunitarie e nazionali, a un generale abbattimento delle emissioni climalteranti. In particolare, il pacchetto climatico Fit for 55 recentemente adottato dalla Commissione Europea impone un target intermedio sfidante per il 2030: una riduzione del 55% di GHG (Green House Gas) emessi in atmosfera (rispetto ai livelli del 1990), da raggiungersi attraverso una ristrutturazione di tutti i settori economici, a iniziare da quello energetico, che sfrutta ancora ampiamente combustibili fossili (petrolio, carbone, gas naturale), e in questo senso, in modo particolare, la Tassonomia indica che un’attività può essere considerata sostenibile se risponde almeno ad uno dei sei obiettivi ambientali: mitigazione del cambiamento climatico; adattamento al cambiamento climatico; protezione risorse idriche; transizione verso economia circolare; riduzione dell’inquinamento; protezione delle diversità. Per non parlare poi di come l’utilizzo dei fondi Next Generation EU sia fortemente condizionato all’impegno degli Stati membri nella transizione green, sia in forma diretta (almeno il 37% delle risorse deve essere destinato alla decarbonizzazione) sia indiretta (nessuno degli interventi previsti nei piani di ripresa nazionali può arrecare danni significativi all’ambiente).

E’ facile dunque capire come la scelta del Europarlamento dello scorso 6 luglio rappresenti concretamente uno stop in questo senso e ponga numerosi dubbi sulle reali possibilità di superare gli ostacoli proposti dagli interessi lobbystici e anche puramente nazionalistici di Paese come Francia e Germania che su questi settori energetici hanno investito molto negli anni sia sotto un profilo economico, sia sotto un profilo politico.

Di fatto, però, le fonti di energia rinnovabile (FER) oggi rappresentano una delle principali alternative ai combustibili fossili. A tal punto che secondo l’International Renewable Agency, IRENA, oltre il 90% delle soluzioni per la decarbonizzazione del pianeta sono legate, direttamente o indirettamente, all’utilizzo di FER, diventando così la risposta più decisa al raggiungimento di questi obiettivi. Ciò è particolarmente vero nel contesto attuale, dove la guerra, scatenata da uno dei più importanti produttori mondiali di materie prime e commodity energetiche, impone un’accelerazione nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, al fine di rendere l’Unione Europea più indipendente dal punto di vista energetico. Questo, però, impone anche alla UE di prendere una posizione forte, sottolineando la sua debolezza e fragilità sotto il profilo energetico. Una scelta che evidentemente la Comunità Europea non è ancora pronta a prendere unitamente, anche se il ricorso di Austria e Lussemburgo, basato anche proprio sui commenti pervenuti precedentemente al voto da parte degli esperti coinvolti proprio dalla Commissione Europea nell’ambito delle valutazioni sulla possibile inclusione del comparto energetico nucleare e del gas naturale all’interno della tassonomia delle attività sostenibili che possono accedere a investimenti pubblici, potrebbe cambiare le carte in tavola.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

Guardando però all’esempio di una società come quella delle Acciaierie Arvedi, nate a Cremona nel 1963 e da sempre all’avanguardia su questi temi, possiamo dire che l’Italia si pone rispetto questi argomenti in maniera diversa rispetto agli altri player europei. Basti pensare anche solo alle strategie proposte attualmente dal governo Draghi, che viaggiano su due binari paralleli, guardando, da una parte, al breve periodo, con la creazione di possibili partnership per l’espansione dell’approvvigionamento energetico e l’investimento in tecnologie, come la recente acquisizione da parte di Snam di un rigassificatore che dovrebbe aiutare alla copertura di parte del fabbisogno nazionale, e, dall’altra, al lungo periodo, con la predisposizione di fondi del PNRR proprio per il sostegno all’adozione di energie rinnovabili e alla decarbonizzazione. Anche perché, come ha sottolineato il Ministro Giovannini in una recente intervista a Sky TG24: “Il Green Deal per l’Europa non è solo una questione ambientale, ma, vista in una prospettiva di lungo periodo, diventa anche una questione di business che potrebbe permettere al vecchio continente di poter vendere un domani la propria tecnologia e le proprie soluzioni per la sostenibilità anche al resto del mondo”. Un principio già ben radicato nel mercato economico italiano che vede nella bioeconomia uno dei suoi segmenti industriali in maggior sviluppo, rendendo il nostro Paese un’eccellenza in questo settore a livello europeo. Secondo i dati del il rapporto “La Bioeconomia in Europa”, giunto alla sua ottava edizione e redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec-Federchimica, infatti, se l’Italia risulta essere al terzo posto nel continente europeo per fatturato, con 364 miliardi di euro (26 miliardi in più rispetto al 2019), e al secondo posto come numero di dipendenti coinvolti nel settore, con oltre 2 milioni di professionisti, comparando il numero di attività operanti in questo comparto rispetto al totale nazionale, scopriamo che il nostro Paese è praticamente prima a parimerito con la Spagna, mentre guardando all’impatto occupazionale del segmento rispetto al mercato del lavoro del Bel Paese, la nostra Penisola risulta essere saldamente al primo posto a livello Europeo, con un impatto del 8.2%. Dati questi che fanno ben sperare e sottolineano come l’impatto dell’economia circolare stia assumendo un valore, anche economico, sempre più rilevante per il nostro territorio che non dovrà farsi sfuggire questa opportunità per guardare alla crescita e una ripartenza economica sempre più necessaria.
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NEL 2021 L'ECOMMERCE B2B IN ITALIA VALE 453 MLD DI EURO

La digitalizzazione in ambito B2b sta attraversando forti cambiamenti. La pandemia ha aumentato la consapevolezza delle imprese rispetto alla necessità di investire in digitale per garantire continuità operativa e aumentare la propria competitività, ma resta ancora bassa la percentuale di imprese che sta puntando in modo deciso sulla digitalizzazione delle relazioni B2b. Sette imprese italiane su dieci (tra grandi realtà e PMI) hanno intenzione di investire in questo ambito, ma appena il 17% investe una quota significativa del proprio fatturato, tra il 2% e il 5%. L’eCommerce B2b, inteso come il valore delle transazioni in cui l’ordine viene scambiato in formato digitale, ha raggiunto nel 2021 453 miliardi di euro, +12% rispetto al 2020, pari al 21% delle transazioni B2b totali italiane. Dopo l’anno della pandemia, l’indicatore riprende a crescere in valore assoluto e aumenta dell’1% la sua incidenza sul fatturato italiano complessivo.

A tal punto che sono 21mila le imprese che nel 2021 hanno utilizzato l’EDI per scambiarsi i principali documenti del ciclo dell’ordine (+5% rispetto al 2020), per 262 milioni di documenti scambiati (+4%). Tra i documenti che hanno registrato una maggiore crescita troviamo l’ordine, la conferma d’ordine e l’avviso di spedizione. Crescono del 50% rispetto al 2020 le transazioni tramite Marketplace B2b, percentuale costantemente in crescita negli ultimi 3 anni. Queste piattaforme sono in grado di allargare le relazioni all’intero ecosistema a cui l’azienda appartiene, includendo in un unico spazio virtuale diverse tipologie di attori, provenienti da differenti settori merceologici e geografie.

Tutti dati emersi dal nuovo Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, che sottolineano quanto ormai, anche per il mercato italiano, sia imprescindibile aprirsi a una digitalizzazione delle proprie relazioni B2B per cogliere e offrire opportunità di crescita messe a dura prova da due anni di pandemia da Covid-19. Una sfida che abbiamo voluto comprendere meglio analizzando più da vicino i risultati della ricerca, anche in vista dei prossimi appuntamenti autunnali organizzati da Business International - Fiera Milano e dedicati al confronto tra i C-level dell'impresa moderna sui trend che guideranno il business nei prossimi mesi.

La digitalizzazione nel B2b è sempre più uno strumento in grado di allargare le relazioni all’intero ecosistema a cui l’azienda appartiene moltiplicando le opportunità di collaborazione - afferma Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Digital B2b -. Questa dinamica, che fino a qualche anno fa si applicava solo al contesto nazionale e di filiera, si sta ora estendendo sempre più a livello internazionale con un coinvolgimento ampio di diversi settori economici. In questo contesto diventa chiave il ruolo di provider e associazioni che, fornendo applicativi e competenze di revisione dei processi, possono aiutare le imprese in questa trasformazione. Per le aziende è quindi sempre più necessario uscire dai confini non solo della propria organizzazione, ma anche della propria filiera di appartenenza per aprirsi a relazioni esterne in grado di fornire nuovi stimoli innovativi e nuove opportunità di business”.

Diverse tendenze stanno guidando il B2b verso logiche di ecosistema – spiega Paola Olivares, Direttore dell’Osservatorio Digital B2b -. Innanzitutto, si evidenzia la migrazione delle tecnologie abilitanti l’eCommerce B2b da sistemi chiusi generatori di efficienza a strumenti aperti in grado di migliorare l’efficacia e di coinvolgere l’intero ecosistema in cui le imprese sono inserite; poi lo sviluppo di sistemi capaci di garantire una maggiore automazione di processo, una migliore collaborazione tra attori e un aumento della sicurezza delle transazioni; e ancora il commitment a livello europeo nella realizzazione di un sistema unico e armonizzato di fatturazione elettronica che garantisca interoperabilità nello scambio documentale tra Paesi membri. Queste dinamiche si stanno sviluppando in un contesto cross-settoriale e internazionale che rende necessaria una profonda revisione delle logiche di funzionamento dell’impresa”.

Le tecnologie per l’eCommerce B2b

L’EDI si conferma una tecnologia trainante per lo scambio strutturato delle informazioni in ambito B2b, anche se la sua crescita rallenta a causa dell’ingresso di altre soluzioni a supporto dei processi tra privati. I Portali B2b sono attivati dal 13% delle imprese italiane e, da semplici siti per caricare documenti o fare data entry, sono negli anni diventati dei veri e propri “hub” in cui far confluire tutti i documenti del ciclo esecutivo indipendentemente dal canale su cui questi sono scambiati. Il 12% delle imprese italiane possiede un sito proprio su cui i clienti possono visionare o acquistare prodotti. Questo strumento, molto più diffuso in ambito B2c, ha iniziato a interessare anche le imprese B2b a seguito della pandemia.

Le startup

A livello mondiale, sono 165 le startup che si occupano dell’innovazione di uno o più processi di Digital B2b e hanno raccolto quasi 2 miliardi di dollari di finanziamento. Il 40% di queste supporta il ciclo esecutivo, con soluzioni in grado, ad esempio, di efficientare l’elaborazione, l’invio e la ricezione di ordini. Importante anche il cluster di startup che si occupa di pagamenti B2b, che si sta focalizzando su innovazione di processo (ad esempio visibilità realtime sui flussi di cassa) e di strumenti di pagamento (wallet o gatway di pagamento). Aumentano i progetti a supporto dell’eSupply Chian Collaboration (32% delle startup censite, era il 15% nel 2018) sia per lo sviluppo di nuovi prodotti che per il supporto a processi di marketing, comunicazione e post-vendita. Poca enfasi invece sul processo d’acquisto (28% delle startup censite), che vede però un impiego sempre più pervasivo della blockchain, ad esempio al fine di negoziare, firmare, archiviare e tracciare i documenti con un elevato livello di sicurezza.

La Blockchain

A livello italiano l’utilizzo di blockchain e tecnologie a registro distribuito a supporto di processi di relazione tra cliente e fornitore è ancora sporadico. Solo il 4% delle aziende ha avviato progetti, tuttavia la creazione di ecosistemi B2b si sta strutturando anche sulla base di queste tecnologie. Circa il 14% delle aziende ha avviato progetti o ha intenzione di farlo entro il prossimo anno. I principali ambiti di applicazione sono la tracciabilità di prodotto, lo scambio di documenti in formato digitale e la gestione di dati interni. I driver che spingono verso l’adozione di questa tecnologia sono il miglioramento dell’efficacia del processo, aumentando la tempestività di risposta al mercato e la qualità dei processi aziendali e dell’efficienza, risparmiando tempo e costi operativi. Questi ecosistemi sono al momento popolati principalmente da grandi aziende che stringono accordi con altri attori della filiera per progetti congiunti, guidati dall’esperienza di società di consulenza e fornitori tecnologici, che supportano le aziende nel rimodellamento dei processi e dei flussi informativi.

Le tendenze in ambito B2b

Tra le tendenze a livello B2b si evidenzia una forte attenzione al miglioramento della relazione con il cliente business, soprattutto a seguito dell’emergenza pandemica e un sempre più alto interesse verso la valorizzazione dei dati aziendali. Questa esigenza non si sta però ancora tramutando in effettiva azione. Solo un’azienda su cinque ha attivato una collaborazione con i propri clienti, con lo scambio di informazioni strategiche, mentre gran parte delle aziende si limita a uno scambio di informazioni di natura tecnica e/o commerciale. Questa immaturità deriva da un percorso ancora in essere all’interno delle aziende sia a livello organizzativo (il 34% delle aziende registra una piena integrazione tra le diverse funzioni aziendali che hanno contatto con il cliente), sia a livello tecnologico (il 39% possiede un'infrastruttura tecnologica in grado di integrare dati presenti in vari database). Solo il 15% tuttavia si è mosso in entrambe le direzioni mostrando, almeno a livello teorico, una maturità superiore.

La fatturazione elettronica in Europa

La fatturazione elettronica in Italia è ormai un processo stabile e consolidato e preso come esempio da molti stati europei che stanno guardando con interesse all'introduzione dell'obbligo. Da luglio 2022 l'obbligo nel nostro Paese si estenderà anche ad alcune categorie di imprese in regime forfettario. E' questo un ulteriore passo avanti nella lotta all'evasione e nella digitalizzazione del nostro Paese. Per quanto riguarda la situazione a livello europeo, la Commissione Europea sta provando a disegnare una soluzione unificata di fatturazione elettronica che garantisca interoperabilità tra gli Stati membri e permetta di monitorare il gap Iva, molto aumentato a seguito della pandemia. Se il formato della fattura sembra essere consolidato, siamo lontano da un suo reale utilizzo, almeno a livello italiano. Dal 1°aprile 2022, però, sono in vigore le nuove regole tecniche relative alla gestione delle fatture europee volte a garantire una piena rispondenza tra il formato FatturaPa e quello europeo. La principale criticità è la sostanziale non uniformità tra gli Stati membri rispetto alle procedure, alle informazioni da inserire in fattura e ai canali di trasmissione attivi per gli obblighi a livello nazionale che impongono alle imprese di doversi accordare volta per volta con i clienti business e le Pubbliche Amministrazioni riceventi. Tra i modelli di dichiarazione e fatturazione elettronica più diffusi troviamo il modello decentralizzato, presente in 19 dei 30 Paesi analizzati dall'Osservatorio, quello centralizzato, analogo a quello presente in Italia e utilizzato in 12 paesi e il modello reporting dei dati delle fatture che, similmente a quanto veniva fatto in Italia con lo spesometro, prevede di comunicare all'amministrazione fiscale i dati della fattura o un suo sottoinsieme (attivo in 11 Paesi).
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Al Business Leaders Summit, premiati i migliori c-level dell’impresa italiana in ambito Finance e Procurement

Più di 1000 manager in presenza, oltre 200 mila utenti coinvolti online, 18 C-level premiati in ambito Procurement e Finance, 5 giorni di eventi e networking non stop con 120 relatori di fama nazionale e internazionale provenienti dal mondo dell’impresa e dell’università. L’edizione primaverile del Business Leaders Summit, la settimana di eventi, tenutasi dal 13 al 17 giugno 2022 presso il Museo Diocesano di Milano, organizzata da Business InternationalFiera Milano e dedicata a CPO, HR Director, CFO e CRO, si conferma ancora una volta come una kermesse di grande successo, in grado di riunire al tavolo i principali decision maker dell’industria moderna per offrire una visione di futuro che guardi alla crescita e alla sostenibilità.

QUALITA’ E VALORI GUIDANO IL FUTURO DEL BUSINESS
Una serie di sessioni di confronto che in oltre 60 ore di keynote speech e tavole rotonde non stop hanno saputo unire esperti, come Colin Mayer, Emeritus Professor of Management Studies, Saïd Business School University of Oxford, Maurizio Dallocchio, Professore Ordinario di Finanza Aziendale all’Università Bocconi di Milano, Stefano Faccioli, Head of Organizational Development, Training & Change Management della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli ed Adjuct Professor di Human Resources & Competency Management presso La Sapienza Università di Roma, Romeo Orlandi, Economista e Professore di Globalizzazione, nuovi mercati ed Economie asiatiche e Vice Presidente della Italy-Asean Associaton, Massimo Temporelli, Presidente e co-founder di The FabLab, e Marco Crespi, già allenatore della nazionale italiana e svedese di basket femminile.

Tutti intervenuti per raccontare la propria esperienza e confrontarsi su tematiche quali la necessità di rendere sostenibili i bilanci, l’importanza di promuovere una nuova cultura della trasparenza e della coerenza tra l’interno e l’esterno dell’organizzazione, il valore sempre crescente di nuove modalità di lavoro flessibile e la capacità essenziale di prendersi cura ed educare la propria community, composta tanto dai dipendenti quanto dai partner della filiera e dai clienti.

In un contesto in continua evoluzione, infatti, dove i rischi climatici, geopolitici e sanitari o cibernetici la fanno da padroni, la capacità di collaborare per la creazione di un valore condiviso e di analizzare, interpretare e anticipare i nuovi trend del mercato diventano elementi cruciali, come anche le nuove competenze digitali, per poter dare vita a un nuovo sviluppo del business. Un set di skill su cui, in questa settimana di incontri e networking, la knowledge unit di Fiera Milano ha voluto porre grande attenzione.


A tal punto da decidere di valorizzare le migliori aziende e i migliori manager dell’area Procurement e Finance con due premi: il Circular Procurement Award e il Business International Finance Award.

Così, per l’area Acquisti, il riconoscimento ha visto protagonisti:

Alda Paola Baldi, Head of Procurement Italy di Enel Group, e Carmen Carulli, Italy Purchasing Director di L'Oréal Italia, nella categoria “Generating greater value for society”, Anna Spinelli, Chief Procurement Officer di Deutsche Post DHL Group, Giacinto Carullo, Chief Procurement & Supply Chain Officer di Leonardo, e Guido Amendola, Senior Vice President Corporate & Group Supply Chain di Snam, nella categoria “Protecting the environment”, Luigi Cozzolino, Global Industrial Procurement Director di Angelini Pharma, Adriano Meloni, Global Procurement, Country Lead Italy di Bristol Myers Squibb, Anna Campi, Head of Procurement di ERG SpA, e Fabrizio Guerra, Group Procurement Manager di Gruppo Sapio, nella categoria “Ensuring Business Governance”.







Mentre nell’area Amministrazione Finanza e Controllo hanno ricevuto il premio:

Flavio Caruso, CFO di Novartis Italia, nella categoria “Digital Finance Transformation: innovazione e trasformazione dei processi e sistemi dell’area AFC”, Manuel Liotta, Head of ESG & Integrated Reporting di Leonardo, Carmine Scoglio, Responsabile Bilancio Amministrazione e Fiscale del Gruppo Terna SpA, Cosimo Guarini, Responsabile Bilancio e reporting del Gruppo Terna SpA, e Nabila Castellani, Marketing & Communication Manager di Fedabo, nella categoria “Non Financial Indicator, ESG e Bilancio Sostenibilità”, Bruno Stella e Anna Tarlo, rispettivamente, Head of AFC Digital Hub e Head of Adoption AFC Digital Hub dI Enel Group, e Gianluigi De Bernardi, General Manager e Executive Coach di Feralco Italia, nella categoria “Controllo di Gestione, Pianificazione e Reporting“, e Anna Tanganelli, CFO del Gruppo Iren, nella categoria “Finanza corporate”.



Grazie anche alla bellezza e alla calma del Museo Diocesano di Milano – commenta Carlo Antonelli, Direttore di Business International – Fiera Milano, non possiamo che essere estremamente soddisfatti della qualità a 360 gradi del Business Leaders Summit, confermata peraltro anche dal feedback dei partecipanti. Il summit prende così definitivamente la forma di un sistema di 5 giorni dedicato alle relazioni tra il mondo del lavoro e la complessità della condizione generale che ci circonda. Le abbiamo affrontate con alta competenza e con particolare attenzione all’umanità, assolutamente necessaria per la sostenibilità dell’ambiente delle organizzazioni”.
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Come implementare un Mentoring Inclusivo? L’esempio di Fitch Group

Non c’è dubbio che il mentoring sia diventato uno strumento essenziale per le aziende, specialmente per quelle che continuano a crescere su scala globale, insieme all’innovazione e sviluppo progettuale di lungo periodo. Questi obiettivi presentano diverse sfide, tra cui anche quella della gestione della Diversità e non soltanto per quanto concerne gli ambienti in cui le aziende operano, ma anche per quanto riguarda la Community aziendale in sé. Sotto questi punti di vista, il requisito per una strategia di Mentoring di successo necessita l’incorporazione di una prospettiva Inclusiva.

Ma, come si può costruire un programma di Mentoring Inclusivo efficace? Quali strategie sono più adeguate per garantire ambienti di Mentoring che siano vantaggiosi sia per l’organizzazione, sia per le persone che ci lavorano? Quali step possono essere approcciati da un'azienda che sta iniziando a intraprendere questo percorso?

Come spesso avviene, le risposte a queste e altre domande possono essere trovate nelle best practice delle aziende che prospettano lo sviluppo di questo tipo di iniziativa. Un caso di successo è quello del Fitch Ratings Women's Network Mentoring Program promosso da Fitch Group; il “WN Mentoring Program” è focalizzato sulle dipendenti donne ed ha come target quello di costruire una Community con l’obiettivo di sviluppare talenti femminili all’interno del framework del cosidetto Gender & Diversity balance.

Gabriela Mazzino, Market Research Associate nel Business & Relationship Management dell’ufficio di Fitch Ratings di Milano e testimone del programma, ci ha raccontato: "Una volta al mese e durante un anno, la mia Mentor – che ha base a Johannesburg – mi incoraggiava a rafforzare la mia identità, dandomi dei consigli e condividendo con me alcune strategie derivanti dalla sua esperienza".

Questa attività di Mentoring ha aiutato Gabriela a essere promossa in una nuova posizione all’interno dell’azienda, sviluppando così la sua carriera professionale e diventando a sua volta una Mentor.

"L’esperienza è stata davvero soddisfacente e positiva, professionalmente e personalmente. La mia Mentor mi ha aiutata a capire meglio come avrei potuto crescere e fare progressi nella mia carriera e superare le barriere che avrei dovuto affrontare” ha proseguito Gabriela.

Per quale motivo Fitch Group ha deciso di creare un programma di mentoring focalizzato sulle donne? Gabriela spiega che la ragione è motivata dalla bassa presenza di donne nel mondo della finanza che si registrava in passato. Oggi, data la presenza di un numero cospicuo di donne nell’ambito della finanza, l’azienda vede il bisogno di creare spazi nei quali il lavoro collaborativo tra loro migliori. "Avere diversi punti di vista in ambito lavorativo all’interno di un team è un elemento positivo e credo che Fitch Group voglia incoraggiare in questo senso l’arricchimento" sottolinea Gabriela.

Quindi, aggiunge, Fitch "ha attivato un programma di Mentoring focalizzato in primo luogo sulla riduzione di questo gap. In secondo luogo, poi, ha voluto incoraggiare le donne a crescere; e in terza istanza, ha creato una Community e una sorellanza tra donne provenienti da diverse parti del mondo e da diverse identità culturali".

Il programma non conosce confini : la sua strategia, che consiste in un percorso di Mentorship di almeno un anno, permette alle donne di scegliere un Mentor (uomo o donna) che lavori in ogni altra filiale del Fitch Group nel mondo. Gabriela ha spiegato che, dopo aver stabilito il contatto, la modalità e gli obiettivi del percorso sono stati concordati rispetto alle proprie esigenze con la Mentor.

I risultati hanno ampiamente superato le aspettative: solo nel 2021, il programma ha avuto ben 438 partecipanti (140 di EMEA, 158 di NA, 88 di APAC e 52 di LATAM). Il loro contributo è stato fondamentale per la talent retention in differenti aree dell’azienda.

Al di là di questi dati, però, il programma porta anche benefici diretti alle persone che vi aderiscono. Gabriela Mazzino evidenzia tra questi: la possibilità di sviluppare competenze essenziali per il mercato del lavoro moderno, come per esempio una migliore conoscenza dell’inglese finanziario, il problem solving, il miglioramento della propria perfomance, produttività e lavoro di squadra, ma soprattutto la creazione di spazi di intimità nei quali le persone, presenti in luoghi geograficamente distanti, possano connettersi "sotto un punto di vista più familiare". "Quando hai un Mentor con una Seniority superiore rispetto alla tua, la sua esperienza di crescita e di lavoro quotidiano è davvero un tesoro prezioso" ha aggiunto Gabriela.

Da questa esperienza, Gabriela ha voluto suggerire 5 spunti a quelle aziende che abbiano il desiderio di intrapendere un programma di Mentoring per la crescita professionale delle sue dipendenti:

  • 1) Incoraggiate voi stessi ad essere sia Mentor sia Mentee, perchè ognuno di noi ha molto da offrire e da cogliere, ma semplicemente non lo sappiamo;
  • 2) Fidatevi del processo, perchè qualche volta potreste pensare che la conversazione sia stata poco utile e quando meno ve lo aspettate, vi troverete ad usare il consiglio che vi è stato dato;
  • 3) Siate umili e aperti a ricevere: non siete né più, né meno delle altre persone, le differenze portano vantaggi a entrambe le parti;
  • 4) Mettete da parte i pregiudizi e ricordate che ognuno vive la propria vita come la sa interpretare secondo la propria educazione, cultura e paese dove lavora;
  • 5) Parlate col cuore in mano, senza avere paura di essere vulnerabili, siate autentici.


Inoltre, una strategia di Mentoring che aspiri a essere di successo deve essere aperta alle trasformazioni che rendono la sua evoluzione possibile e assicurano le connessioni personali, professionali e di amicizia che Gabriela ha enfatizzato in precedenza. Da questa idea, Fitch Group sta facendo passi da gigante e, nel 2022, il programma aprirà le sue porte a una modalità intercompany nel settore finanziario, che permetterà un Mentoring con altri colleghi che operano in altre aziende del mondo della finanza.
Infine, Gabriela incoraggia vivamente le donne Senior del mondo della finanza a fare un passo avanti nel creare questo tipo di iniziative e a tendere la mano alle donne che vogliono crescere professionalmente.

Non perdere l'occasione di scoprire la realtà di Fitch Ratings, che ha partecipato al CFO Summit, l'evento, tenutosi lo scorso 15 e 16 giugno 2022 e dedicato al mondo del Finance, che si è svolto presso il Museo Diocesano di Milano all'interno di Business Leaders, la settimana di eventi (dal 13 al 17 giugno 2022), ideata da Business International - Fiera MIlano e dedcata ai migliori C-level dell'impresa moderna.
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