«Penso e credo che nella legge di stabilità avremo un ulteriore diminuzione di tasse sul lavoro. Ci sono varie ipotesi sui modi, ma la finanzieremo con i tagli alla spesa». Lo ha detto Matteo Renzi, ospite della trasmissione di Rai Uno, Porta a Porta. Fra le ipotesi per la copertura « sia la soluzione Irap che la soluzione contributiva hanno pro e contro», ha spiegato Renzi, ma di sicuro «la finanziamo con la riduzione della spesa». Il che comporterà che «non subito verranno fuori dati positivi, perché quando tagli la spesa tagli dei denari che circolano, magari all'inizio si balbetta un po'». La manovra che il governo sta portando avanti continuerà con la legge di Stabilità «non l'ha mai fatta nessuno prima di noi - ha rivendicato Renzi -: stiamo riducendo il peso dello Stato e tagliando la pressione fiscale».
Da Draghi la mossa per la svolta della politica monetaria
Poi ha parlato del presidente della Bce, Mario Draghi, che ha dato una svolta
alla politica monetaria. «Draghi ha messo a disposizione 200 miliardi di euro e
non li dà a me, ma alle banche; ma alle banche dice che vanno dati agli
imprenditori e non per prendere soldi a meno dell'1 per cento e poi fare lavoro
sui titoli di Stato senza rischi. È un passaggio importante che potrebbe fare la
svolta della politica monetaria europea», ha detto il premier Matteo Renzi. E ha
parlato anche di euro, che se «scendesse rispetto al dollaro, se arrivasse più
vicino all'1,20 che all'1,30 sarebbe positivo per le nostre aziende».
[…]
FONTE: www.ilsole24ore.it
È legittimo il licenziamento del lavoratore assenteista anche se il numero di
assenze non supera il periodo di «comporto», cioè la somma dei giorni di
malattia consentiti.
Lo ha stabilito la Cassazione respingendo il ricorso di un lavoratore che con le
sue numerose assenze per malattia, a «macchia di leopardo» e agganciate ai
giorni di riposo, aveva fornito «una prestazione lavorativa non sufficiente e
proficuamente utilizzabile dall'azienda».
La Cassazione ha quindi confermato il licenziamento intimato all'uomo da
un'azienda di materiale edile della provincia di Chieti. La corte d'appello de
l'Aquila aveva, infatti, accertato, ascoltando come testimoni i colleghi, le
assenze sistematiche, per «un numero esiguo di giorni», ma «reiterate», a
«macchia di leopardo» e «costantemente agganciate» ai giorno di riposo. Per le
modalità con cui si verificavano, concorda la sezione lavoro della Cassazione
(sentenza n.18678), «davano luogo ad una prestazione lavorativa non
sufficientemente e proficuamente utilizzabile» per l'azienda.
Nel ricorso il lavoratore contestava che le sue assenze non avessero superato il
periodo di comporto, e che pertanto si trattasse di un licenziamento
premeditato, senza giusta causa. Dal punto di vista giuridico la Corte ancora
invece la decisione a precedenti pronunce su licenziamenti «per scarso
rendimento». La Corte ribadisce sì che «il datore di lavoro non può recedere dal
rapporto prima del superamento del limite di tollerabilità dell'assenza»,
tuttavia in questo caso le assenze per malattia assumono rilevo per la
prestazione lavorativa «inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole
per l'organizzazione aziendale».
Infatti, spiega la Corte, le assenze «comunicate all'ultimo momento
determinavano la difficoltà, proprio per i tempi particolarmente ristretti, di
trovare un sostituto», considerando che le assenza si verificavano soprattutto
in coincidenza «del fine settimane o del turno di notte».
FONTE: www.ilmessaggero.it
Il titolare del ministero del Lavoro commenta i dati Ocse sulla disoccupazione. "Nel nostro paese situazione drammatica". Le riforme all'esame del Senato, dice, favoriranno la ripresa
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti (Ansa)
• Lavoro. Ocse: in Italia un giovane su 2 è precario. Disoccupazione al 40%.
Urge riforma
• Disoccupazione, a luglio sale al 12,6%. In calo quella giovanile
• Istat. Poletti: "Preoccupa la disoccupazione giovanile. Va sostenuta la strada
della crescita"
La situazione dell’occupazione in Italia è drammatica, ma il governo sta
lavorando alle riforme necessarie. Il ministro del Lavoro e delle Politiche
Sociali, Giuliano Poletti, risponde così all'Ocse che pubblica i dati sulla
disoccupazione. Titolare del dicastero di Via Vebeto che cerca di infondere
fiducia nel futuro.
"In Italia situazione dell'occupazione drammatica"
“Conosco bene – dice Poletti - la drammatica situazione dell’occupazione nel
nostro paese, figlia di una crisi che ci sta colpendo da oltre sette anni e che
è aggravata dalle attuali tensioni del contesto europeo ed internazionale e da
cattive politiche del passato, che non hanno saputo costruire un rapporto
efficace tra scuola e lavoro ed un mercato del lavoro trasparente, efficiente e
fondato sulle politiche attive. Hanno prevalso gli scontri ideologici a scapito
di scelte pragmatiche in linea con gli altri paesi europei”.
"Mercato più efficiente con la legge delega"
La via d’uscita, secondo il ministro, passa per la legge delega attualmente
all’esame del Senato, “per la cui rapida approvazione il governo sta assicurando
un forte impegno”. Il provvedimento, spiega, “prevede non solo un’ampia riforma
della regolamentazione del lavoro, ma anche il rafforzamento degli strumenti di
politiche attive per il lavoro ed il riordino degli ammortizzatori sociali,
oltre ad una semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico dei
datori di lavoro”. Secondo Poletti, “è così che riusciremo a creare un mercato
del lavoro più semplice ed efficiente, più equo ed inclusivo, migliorando la
produttività generale del sistema Italia rendendolo, anche da questo punto di
vista, più europeo”.
FONTE: http://www.rainews.it/
Rimini - Basta "scazzottate" sull'articolo 18 che in passato non hanno
portato a nulla, discuterne ora è un controsenso, c'è una legge delega per
riordinare il mercato del lavoro e il Governo procede con quella. Il ministro
del Lavoro Giuliano Poletti, dal meeting di Rimini, sgombra anzitutto il campo
da possibili "distanze" rispetto a Renzi ("marginalizzato? assolutamente no,
l'ho sentito anche ieri) e conferma l'intenzione dell'esecutivo di procedere nel
riordino del mercato del lavoro in modo organico, senza strappi sull'articolo
18. "Impiantare un braccio di ferro su questo senza definire il quadro di
contesto è un controsenso. La discussione politica ci sta, ma per il Ministro
conta la Legge Delega, che è del Governo non solo mia".
Cambiare il mercato e le regole è tuttavia fondamentale, a partire dai
contratti, per cui Poletti spiega di essere a favore di una formula a tutele
crescenti per il contratto a tempo indeterminato che sia meno onerosa rispetto
alle formule di flessibilità oggi esistenti. "Altrimenti - spiega - nessuno
ricorrerà a questo nuovo strumento". In arrivo anche un riordino globale degli
ammortizzatori sociali, la cui filosofia di fondo sarà una corrispondenza di
diritti e doveri. "Oggi le erogazioni sono senza alcuna condizione. La nostra
idea è diversa: il disoccupato che riceve un contributo ha degli obblighi e deve
fare delle cose"Ma le norme non bastano".
A cambiarle ci si mette 5 minuti, è più difficile cambiare la testa". Per il
Ministro il nodo vero è più di carattere "filosofico" e riguarda il rapporto
lavoro-impresa, visto in modo antagonistico, con quest'ultima considerata sempre
con sospetto, come un oggetto da contenere e controllare. "Troppa gente - spiega
- pensa che questo sia il luogo in cui si sfrutta il lavoro e questo è il grosso
problema dell'Italia. Potremo dire di aver capito quando il primo maggio sarà la
festa del lavoro e anche dell'impresa". E infine le pensioni. Il ministro nega
l'ipotesi di qualsiasi intervento o contributo di solidarietà, anche se in via
di principio ribadisce la validità del concetto, "in via di principio mi pare
una cosa normale: in questa fase di crisi credo occorra anche un atto di
solidarietà dentro al sistema previdenziale".
FONTE: www.ilsole24ore.it
Quattro parole chiave. Quattro. Si tratta delle dimensioni che ho
personalmente colto da una giornata intensa e molto proficua e che ci riportano
alla realtà complessiva della Formazione in Italia.
Sono parole che in effetti ci descrivono un Sistema Italia, che arranca ma che
non abbassa la testa, punta in alto e cerca di conciliare l’esigenza di
contrasto di una crisi che ci mostra una lontana luce in fondo al tunnel con
quello che agli italiani è sempre venuto molto bene: fare buon viso a cattiva
sorte, rimboccarsi le maniche e … lavorare!
Training Strategies for Leaders, l'evento organizzato da Business International
- Fiera Milano Media ha presentato un panorama piuttosto vasto e completo di
come la formazione contemporanea possa ancora fare alcune cose, quanto sia
indispensabile fare queste cose e quali risultati queste cose possano portare.
Parliamo quindi delle quattro azioni fondamentali che la formazione italiana fa,
può fare meglio e deve continuare a fare.
1. Sperimentare
Tutti i casi riportati e le esperienze del Convegno hanno in comune un elemento
che contraddistingue il nostro approccio all’innovazione: la sperimentazione.
La formazione deve evolvere, spingersi oltre i normali e tradizionali confini a
cui siamo abituati. E la sperimentazione diventa il fil rouge della maggior
parte delle esperienze condivise con diverse decine di persone.
Sperimentazione che riguarda gli strumenti, la metodologia, gli approcci, l’uso
della tecnologia (anche se su questo aspetto sarei un po’ critico come sto
scrivendo nel mio post su WebinarPRO.it “Tecnologia vs. Formazione: 1-0” e che
deve sempre di più coincidere con una sperimentazione mentale, un’esplorazione
concreta di nuovi paradigmi e nuovi approcci.
Gli esempi che abbiamo avuto vanno in questa direzione, facciamo in modo che sia
un atteggiamento sempre più condiviso e la luce in fondo al tunnel si allargherà
sempre di più, fino a tornare a rivedere le stelle.
2. Creare sistema e fare networking
La formazione non è un’isola a sé. Non è nemmeno un arcipelago. La formazione è
uno strumento, una parte del tutto, una fase di un processo dinamico, vitale, in
eterna evoluzione. E le aziende incontrate in questa giornata ne sono un
bell’esempio. La formazione deve integrarsi con l’intero sistema aziendale in
modo sempre più stretto e vitale, sempre più sinergico e non solo.
Una delle parole chiave emerse all’inizio è proprio networking e spesso il
termine è la risposta per offrire una via di fuga proprio alla fuga: se la
formazione diventa un ponte con sistemi esterni più ampi, allora le risorse si
trovano e diventano ottimali
3. Valorizzare e ottimizzare
Performance, performance, performance. Se la riduzione dei costi sembra aver
sostituito altre istanze ben più nobili, è anche vero che l’ingegno sta
rispondendo in modo concreto: le aziende (le migliori, almeno!) sempre più
mirano al massimo risultato, nonostante le risorse contenute.
Si potrebbe dire, dagli interventi del convegno, che la performance rimanga un
secondo fio conduttore, un’esigenza che non abbandoniamo seppur i fondi e le
risorse economiche possano ridursi sempre più.
A tal scopo, risulta sempre più efficace l’uso della tecnologia, come abbiamo
più spesso indicato anche su WebinarPRo, che sta rispondendo egregiamente
all’esigenza di formare a distanza centinaia di persone, far comunicare
venditori e agenti sparsi sul territorio nazionale e internazionale e tagliare
nettamente, se non azzerare del tutto i costi di trasferta e spostamento. La
soluzione? Videoconferenze, Riunioni online, WebTraining di qualità, con un
occhio attento alla qualità dell’interazione, e non solo alla piattaforma
webinar!
4. Puntare all’eccellenza
Insomma, la formazione può puntare all’eccellenza, può ancora valorizzare il
patrimonio umano (piuttosto che il concetto di risorse umane, vecchio e
obsoleto).
Possiamo tenere alta la testa e considerare le best practice sperimentate in
Italia e non solo (considerata l’importante esperienza di realtà che hanno un
braccio d’azione ben più ampio presenti al convegno) come modelli da seguire,
visioni di un insieme che tutto sommato può ancora rubarci un lieve sorriso di
orgoglio con i colori verde, bianco e rosso.
fonte: www.b2corporate.com
Le persone producono sempre meno beni materiali e sempre di più generano,
comunicano, integrano conoscenza, capace di assicurare la continuità dei valori
aziendali e di sostenere il cambiamento necessario a garantire la competitività
alle aziende.
Le scelte e le politiche di formazione delle Risorse Umane diventano uno
strumento fondamentale per presidiare i processi di trasmissione del sapere, di
riqualificazione, di crescita professionale e di sviluppo della cultura
manageriale.
E questo è tanto più vero quanto i contesti in cui le aziende si trovano ad
operano vivono momenti di difficoltà.
La ricerca, l’educazione, la formazione e lo sviluppo sono, pertanto,
investimenti immateriali essenziali e rappresentano oggi la vera sfida per
l’impresa competitiva.
- Ma quali sono le metodologie maggiormente efficaci per la formazione delle
Risorse Umane?
- Quali sono le tendenze per il prossimo futuro?
- Vi sono aziende che hanno sperimentato modalità di formazione particolarmente
efficaci, dato il periodo storico che viviamo?
Se ne parlerà nel corso del Convegno organizzato da Business International:
Training strategies for Hr Leader, a
Milano il prossimo 18 giugno.
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